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La Redazione

 

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LE MAFIE, I PIFFERAI MAGICI E I TOPI

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A cura di Davide
Il 8 Dicembre 2009
84 Views

DI PAOLO BARNARD
paolobarnard.info

C’era una volta un Pifferaio magico…

E’ tutta una questione di proporzioni. Combattere le Mafie è
giusto, a patto che le si combatta in ordine di pericolo. Combattere i
conflitti d’interesse è giusto, a patto che si combattano per primi quelli che
ci danneggiano di più. Ma se accade l’inverso, se cioè si combatte il nemico
minore e si ignora quello maggiore, che succede? Risposta: succede l’Italia,
purtroppo. Si ottiene cioè quel Paese miserabile e miserabilmente smarrito in
cui viviamo, e si ottengono i Pifferai magici che ci fanno danzare come topi
istupiditi ai loro comandi, dall’altra parte del Sistema.

Lotta alla Mafia? Sì,
ma la peggiore per prima.

Date un’occhiata qui: c’è 1 miliardo di euro da una parte, e
ci sono 118 miliardi di euro dall’altra.

1 miliardo di euro. Secondo un autorevole studio sull’impatto della Mafia sull’economia
produttiva della Sicilia, e cioè il volume ‘I costi dell’illegalità’ di Antonio
La Spina (ed. Il Mulino 2008), le cosche hanno sottratto a quella regione un
miliardo di euro nel 2007 (12 mesi) col ricatto del pizzo.

Nella foto: Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia

118 miliardi di euro. E’ la somma di denaro che noi
cittadini italiani abbiamo dovuto rendere disponibile – e una cui parte abbiamo
già del tutto perduto – nel 2008-2009 (12 mesi) per far fronte a un altro
ricatto, quello inflittoci dalla Mafia degli speculatori e degli investitori
internazionali, i responsabili della crisi finanziaria e della fuga di capitali
dall’Italia.

Preciso che in questa trattazione non si tiene conto
dell’ulteriore danno sistemico che le due Mafie causano a noi cittadini (cioè
le ripercussioni indirette). Mi sono attenuto unicamente all’impatto
sull’economia pulita dei ricatti delle due organizzazioni criminose, in 12 mesi.
Ma anche includendo il danno sistemico, le proporzioni rimangono identiche,
cioè Mafia della finanza batte Mafia regionale con un ampissimo margine. Ultimo
appunto: sappia il lettore che dei 118 miliardi di euro che cito, 96 miliardi è
denaro che la comunità ha dovuto rendere disponibile al ricatto, ma che non è
chiaro se sia stato del tutto speso o quando verrà del tutto speso; il resto è
già perduto. In ogni caso, si tratta di una ricchezza che sbuca dal cilindro
solo per compiacere alla Mafia finanziaria, e che non sarebbe mai stata
impiegata per spese di utilità sociale.

E se nel ricatto delle cosche ci sono i morti da lupara, i
commercianti strozzati e l’infiltrazione nella politica, in quello della Mafia
degli speculatori e investitori internazionali ci sono migliaia di aziende decapitate,
masse immensamente superiori di italiani licenziati, sottimpiegati,
cassintegrati, di famiglie senza futuro, di destini troncati sul nascere, di
drammi personali, e un intero sistema politico nazionale ricattato senza
eccezioni, e non solo in alcuni casi come accade con le cosche.

E allora, perché veniamo incessantemente dirottati dai
Pifferai magici sugli uomini con la coppola di Palermo e Roma e mai su quelli
col doppiopetto blu di New York e di Milano? Perché siamo topi che marciano
sulle loro note mentre alle nostre spalle il Vero Potere ci distrugge la vita?
Sarò esplicito: perché la carogna nazionale è sempre chiamata il Cavaliere e
mai il Governatore? Berlusconi proviene dalle fila degli uomini d’onore?
proviene cioè da quelli del miliardo di euro? Mario Draghi stringe la mano ai mafiosi
che ce ne hanno sottratti 118 di miliardi. Ecco da dove viene il Governatore: è
stato uomo di punta del Fondo Monetario Internazionale, della Banca
Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo, della Banca Mondiale (le
cause di ‘solo’ qualche centinaio di milioni di morti di fame e stenti, ma non
contano, sono negri), e poi vice presidente di Goldman Sachs, la banca più
devastante del XX e XXI secolo, la banca che mentre i lavoratori, le loro vite
e le aziende venivano fottuti dai crimini di Wall Street (lei complice),
scommetteva sulla loro rovina e vinceva miliardi di dollari (si chiama swap betting e hedging – i crimini sono spiegati qui http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=122).
Infatti nel giugno scorso, mentre qui in Italia la cassa integrazione divampava
peggio dell’influenza suina, Goldman Sachs incassava i suoi profitti di
quadrimestre più ricchi da 140 anni: 3,4 miliardi di dollari. E vanno capite le
drammatiche differenze fra le due Mafie: gli uomini dei pizzini possono essere
arrestati, e talvolta lo sono, ma quelli di AIG, Citigroup, Goldman Sachs, Banca
Italease (Banco Popolare) o di via Nazionale no, nessuno li tocca, meno che
meno i Pifferai magici che tanto inveiscono contro i poteri minori. Infine,
l’illegalità che permea entrambe le organizzazioni è di sicuro spaventosa, ma
il Vero Potere è riuscito nell’impresa di vestire il re nudo, cioè di
convincere l’opinione pubblica che la Mafia di gran lunga più micidiale, quella
intoccabile dell’alta finanza, quella che può rovinare una nazione come
l’Italia in pochi mesi, è  del
tutto legale. Berlusconi e picciotti 1, Draghi & partners 118, queste sono
le proporzioni, e queste proporzioni dovrebbero dettare a qualsiasi cittadino
attivo delle priorità nella lotta alle Mafie. Ma entriamo nei fatti.

Conflitto di
interessi? Vediamo le proporzioni.

Parliamo di conflitto d’interessi. Il Presidente del
Consiglio certamente si affanna per oliare la sua azienda, ma di nuovo, stiamo
sulle proporzioni. Tenete a mente che la Fininvest è un interesse da 6 miliardi
di euro. Torno a Draghi. Nell’ottobre del 2008 il Governatore ha emesso 40
miliardi di euro in titoli di Stato di alta qualità che ha scambiato con titoli
scadenti delle nostre banche, per permettergli di tornare a funzionare (Il Sole
24 Ore, 14/10/2008). Sono soldi nostri. Cioè Draghi ha usato 40 miliardi di
euro di debito pubblico (sono 4 finanziarie) per salvare le banche danneggiate
dai suoi compagni di ‘cosca’ a Wall Street. Fra l’altro ha oliato con i nostri
soldi le stesse banche che dal 2008, grazie ai “finanziamenti illimitati e cambiali in bianco” del decreto
salva-banche n. 155 (ne parlo sotto), possono poi “promuovere i loro prodotti finanziari assicurando i clienti di godere
delle garanzie illimitate dello Stato
” (Sangalli e Lannutti, Senato,
22/12/2008). E attenzione, perché quando parliamo del ‘salva-banche’ stiamo
parlando di qualcosa come 12 o 18 miliardi di euro, nostri soldi, secondo le
stime del Fondo Monetario Internazionale del 2008. * (nota: il Ministero dell’Economia interpellato
sulle cifre non ha risposto)
La capite la giostra come gira qui? Riassumo: la Mafia degli investitori
internazionali delinque impunemente, scoppia la crisi finanziaria, le nostre
banche vanno in sofferenza; il delegato in Italia di quella Mafia (Draghi), che
teoricamente dovrebbe fare i nostri interessi, prende i nostri soldi e salva il
deretano dei suoi amici banchieri, i quali poi si fanno belli con quei soldi
(più quelli del decreto salva-banche) per venderci i loro giocattoli. Le banche
così incassano due volte. Oltre all’ignobile beffa, il conflitto d’interessi
sta nel fatto che un uomo teoricamente pubblico come il Governatore (proposto
dalla Presidenza del Consiglio, con decreto del Presidente della Repubblica)
usi il denaro dei cittadini per rimediare a un crack del tutto privato della
sua ‘cosca’ dei banchieri internazionali e nazionali, e di cui nessuna azienda
o lavoratore italiano hanno alcuna colpa. Le cifre coinvolte sono di almeno 52
miliardi di euro prelevati dalle casse nazionali. La Fininvest ne vale 6. Di
nuovo, queste proporzioni dovrebbero dettare a qualsiasi cittadino attivo delle
priorità. E qui ricordo anche ai forsennati dei V- e No-B days che l’intero
affare del Ponte di Messina è un interesse di 6 o 7 miliardi di euro, e che
l’intero affare dei costi della Casta dei politici è di 4 miliardi.  Chiare le proporzioni?

Il resto della
storia.

Sempre a causa dei misfatti della Mafia degli speculatori e
degli investitori internazionali, l’Italia ha visto morire una media di 30
aziende al giorno nella prima metà del 2009 (dati Camera di Commercio), con la
prevedibile voragine di disperazione che si è aperta sotto i piedi di migliaia
di famiglie e centinaia di migliaia di lavoratori. Il 20 agosto del 2009,
Bloomberg News scrive un’analisi intitolata “La pacchia del salvataggio finanziario italiano”, dove ci informa
che “le banche italiane sono
all’avanguardia nel salvataggio delle aziende in crisi, buttandovi almeno il
40% dei loro capitali, cioè il doppio di ciò che ha fatto la media del resto
d’Europa
”. Bloomberg cita poi l’ABI, che parla di una concessione alle
aziende italiane di almeno 40 miliardi di euro. Si tratta di esborsi che le
banche non offrono in beneficienza, e la domanda che segue è: chi paga alla
fine? Indovinate la risposta. E la seconda domanda è: chi ci ha ficcati in
questo disastro? Vi do una mano: non è Berlusconi, non è Dell’Utri, e non sono
i corleonesi. E disastro è, senza ombra di dubbio. Arnaldo Borghesi, direttore
dell’azienda di consulenze finanziarie Borghesi Colombo e Associati di Milano,
confessa a Bloomberg quello che difficilmente vi dicono i Tg nostrani: “In teoria, una massa enorme di aziende
italiane sono già fallite… non hanno più un soldo per tirare avanti
”. E
Francesco Faldi, socio della Linklaters LLP sempre a Milano, spiega alla
medesima agenzia di business news il resto del marasma: “Le banche sono costrette a sborsare quei fondi perché devono a tutti i
costi evitare che le aziende finiscano in amministrazione straordinaria…  i loro crediti con quelle aziende
perderebbero ogni possibilità di essere rimborsati
”. Avete compreso? Riassumo: la Mafia degli speculatori e
degli investitori internazionali delinque, scoppia la crisi finanziaria, le
aziende italiane vanno al macero; e le banche pur di non perdere le speranza di
recuperare i crediti devono anticipare 40 miliardi di euro alle aziende
asfissiate. Ma è chiaro anche a un bambino che non saranno le banche a
rimetterci, perché alle loro casse ci pensano Draghi e Tremonti coi nostri
soldi, e poi anche noi correntisti, ovviamente. Altro che pizzo.

Il lettore deve comprendere una cosa: c’è una
rappresentazione mediatica del pericolo Mafia regionale che grazie anche
all’apporto delle fiction Tv ci fa percepire la criminalità organizzata come un
mostro tentacolato (la Piovra
infatti) che strangola l’intera nazione. I Pifferai magici soffiano
incessantemente su questo falò, che ai nostri occhi diviene un Inferno. Ma
nella realtà, la Mafia regionale è solo un fuoco, e l’Inferno sta ai piani alti
di Wall Street, della City di Londra, o della cittadella finanziaria di Milano.
Le bombe che possono fare a pezzi milioni di esistenze faticosamente costruite
sono le loro, ed è accaduto pochi mesi fa. Le pianificazioni criminali in grado
di rovinare due generazioni di italiani non avvengono a Casal di Principe o a
Corleone, ma in uffici con l’aria condizionata perfettamente legali. La Mafia
regionale è ovviamente un pericolo da combattere, ma se volete tremare di paura
fatelo quando passate di fronte a scritte come Banca d’Italia e Citigroup, o se
leggete il termine Hedge Fund.  La
vostra vita – e cioè l’economia che deciderà se vostro figlio sarà insegnante o
telefonista alla TIM, che deciderà se potrete avere abbastanza mezzi per
partorire un bambino, se avrete una Sanità decente o il Far West del privato –
viene decisa o rovinata da poche persone libere di circolare, non indagate, non
latitanti e persino rispettate. Cosa vi minaccia di più? Le cosche o il fatto
che l’intero sistema bancario italiano sia indebitato per 718 miliardi di euro?
E’ indebitato per il triplo di ciò che vale, cioè 277 miliardi di euro. E anche
se i nostri istituti di credito si erano esposti ai prodotti derivati ‘tossici’
americani per soli 4,9 miliardi di euro (cioè a quei prodotti finanziari
fraudolenti alla fonte della crisi globale), risulta però che le banche
italiane siano titolari di altri derivati (rischiosissimi per definizione) per
un valore lordo di 367 miliardi di euro. Cosa
significa tutto ciò?
Significa che coloro che hanno in mano sia i vostri
risparmi che il destino di aziende e lavoratori italiani, cioè vite reali,
vagano in un campo minato di indebitamento e di finanza speculativa selvaggia
che può farli/farci saltare per aria da un giorno all’altro, rovinandoci tutti.
E non si sta parlando di perdere la villa al mare, ma di lavoro, di stipendi,
del futuro e soprattutto di Diritti fondamentali. Di seguito il perché. (i dati
sopraccitati sono di: Banca d’Italia, Senato, Legislatura 16, Atto Ispettivo n.
4-00961, 22/12/08; Capital Economics, Italian Banks weathering storm better
than most, 2/7/09; Lamberto Cardia, Consob, 13/7/09)

Uno degli aspetti più osceni di queste deflagrazioni
finanziarie internazionali, oltre ai prezzi evidenti per tutti noi, è che esse
servono agli oligopoli di destra economica per erodere sempre più i Diritti dei
lavoratori acquisiti in oltre 200 anni di lotte dal basso.  Il meccanismo è semplice: queste crisi
mandano a morte migliaia di piccole medie aziende; ciò significa che il mercato
dell’offerta di manodopera aumenta enormemente (tanti lavoratori in cerca di
lavoro); le grandi aziende licenziano con la scusa della crisi, e dunque altri
lavoratori a spasso; quando sul mercato c’è grande offerta di qualcosa
(lavoratori), questa cosa crolla in valore; e così, sfruttando la disperazione
di milioni di disoccupati (in Italia oggi sono 2 milioni) e con la scusa della
crisi, le aziende erodono i salari, precarizzano il lavoro e ricattano i
sindacati. Ecco che il Diritto al lavoro e a una sopravvivenza degna prende un
altro colpo micidiale. Ma c’è di peggio: le grandi aziende che hanno licenziato
con il pretesto della crisi, si ripresentano agli investitori come slimmed down (gergo finanziario, cioè
‘dimagrite’, cioè con meno lavoratori a carico). Essere slimmed down è una delle condizioni essenziali per attrarre gli
investimenti; così ‘ringiovanite’, esse si riquotano in borsa apprezzandosi, e
i dirigenti incassano bonus milionari. Tutto legale, ma disgustoso, poiché sono
lacrime e sangue per masse enormi di persone comuni e per le loro vite future,
mentre i Diritti evaporano sempre più. La Mafia regionale può fare una cosa del
genere all’intero Paese?

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Tremonti bonds. Stato stuoino della Mafia, quella maggiore.

Nell’ottobre del 2008, come si è detto, la Mafia finanziaria
si era vista porgere  dal governo un salvataggio delle proprie voragini
(decreto salva-banche) che è potenzialmente la seconda truffa grottesca dopo
quella della Banca d’Italia di cui sopra, e sempre sulla nostra pelle. La cifra
impegnata, lo ricordo, è secondo il Fondo Monetario Internazionle di 12 o 18
miliardi di euro. Scrisse Massimo Mucchetti sul Corriere finanza del 12/10/08: Il Tesoro sottoscriverà azioni privilegiate, che hanno diritti di voto
limitati. Ma, se una banca salvata dal Tesoro poi si rilancia, il plusvalore si
concentrerà soprattutto sulle azioni ordinarie. I contribuenti sarebbero meglio
protetti se il Tesoro ottenesse azioni ordinarie, più facili, tra l’ altro, da
rivendere. Certo, da azionista ordinario, il Tesoro nominerebbe gli
amministratori. Può non piacere. Ma dovrebbe piacere ancor meno che chi paga
non comandi
”. Traduzione: lo Stato dava i
nostri soldi per salvare le banche, ne diveniva così co-proprietario con in
mano però delle quote di serie B; ma se la banca salvata tornava a far soldi,
sarebbe stata lei a incassare le quote di serie A. Lo Stato diventava così
partner delle banche buttandovi una montagna di denaro nostro, ma non poteva
comandare su nulla, e alla fine chi scremava i profitti erano i banchieri.
Erano i soliti miliardi di euro regalati alla Mafia delle banche mentre a noi
raccontano che non ci sono gli spiccioli per i vigili del fuoco o per le
scuole. Questo vi dà ancora un’idea di chi comanda obbedienza nel Potere, altro
che Piovra. Il marchingegno sopra descritto era la fotocopia replicata in
Italia di ciò che ha fatto Obama con le banche americane, attraverso lo
stratagemma dei non-recourse loans,
di cui ho parlato in altri interventi. L’esempio del Banco Popolare è lampante:
ha aderito in ottobre all’offerta di salvataggio incassando 1,5 miliardi di
euro, per i quali noi, lo Stato, abbiamo ricevuto in cambio azioni con diritto
di voto limitato, come volevasi dimostrare. E poiché la crisi delle banche è
ancora tutta in pieno sviluppo, “il Banco
Popolare non sarà l’ultima banca italiana ad aderire
”, ha scritto
nell’ottobre 2009 Market Scan sotto suggerimento del super analista italiano
Marcello Zanardo.

Poi nel febbraio del 2009 il ministro Tremonti annuncia i suoi bonds. Dice cioè: care banche, lo Stato vi dà
i miliardi per le cure a patto che voi ci ricambiate con impegni scritti a
ripagarci con gli interessi (cioè i bonds o obbligazioni). In apparenza nulla
di che. Parte una zuffa fra politici, banchieri e giornalisti dove su questi
bonds se ne dicono di tutti i colori. Ma vediamoli con calma, anche perché sono
ancora in gioco oggi.

Menzogna numero 1): Ci dicono che quei soldi pubblici dati alle banche “hanno l’obiettivo di
rafforzare il capitale di vigilanza Core Tier 1 e, di conseguenza, favorire
l’erogazione del credito a famiglie e imprese
”. Traduzione: il Core Tier 1 è l’indicatore di quanto sana sia una
banca in termini di beni, e, ci dicono, rafforzando quei beni con denaro
pubblico si permette alle banche di ricominciare a prestare soldi ai cittadini
e alle aziende. Balle. Il reale motivo per cui lo Stato dona alle banche i
nostri soldi lo spiega il Financial Times del 5/02/09: “Quando gli investitori internazionali (la Mafia, nda) hanno dato
un’occhiata alle banche italiane, si sono resi conto che erano messe male…
Siccome le loro azioni continuavano a languire, l’opzione di raccogliere fondi
dagli azionisti era scomparsa. L’unica sorgente di fondi rimaneva lo Stato
”.
Traduzione: la Mafia della finanza
gli ha detto: siete con le pezze al sedere, valete poco, andate a succhiare
capitali da Roma, se no chi investe più in voi? Ma chi è ancora sano di mente
ed è cittadino, ribatte: un momento, perché devo essere io a pagare i guai dei
banchieri causati proprio dai loro compagni di ‘cosca’ americani e inglesi? Ma
non vige la legge del Libero Mercato? E allora che si vadano a trovare i soldi
sul loro mercato, e che i soldi pubblici vadano direttamente ai cittadini/aziende
in difficoltà.

Menzogna n. 2): Lo Stato non ci
rimette, anzi, ci guadagna. Badate bene, e semplifico: con i Tremonti bonds se
le banche non hanno di che ripagare lo Stato, questo deve mettersi da parte e
aspettare che prima le banche ripaghino tutti gli altri debiti che hanno coi
privati. Cioè noi cittadini/Stato creditori ci attacchiamo al tram. E inoltre, gli
interessi sono pagati allo Stato solo se la banca ha i conti in attivo, se no,
di nuovo, ci attacchiamo al tram. Poi, sempre secondo i Tremonti bonds, se la
banca debitrice allo Stato perde di valore sul mercato, anche i soldi che ci
deve perdono di valore. Cioè: ti ho prestato 100 quando eri ricco, ma se
diventi povero mi ridai 10. A un pensionato indigente non lo permetterebbero
mai, ma ai banchieri sì. Infine, c’è il tasso di rischio di questo
finanziamento alle banche con denaro pubblico: il Sole 24 Ore del 2/02/09 già
ci informava che i Tremonti bonds “
sono
prodotti d’investimento particolarmente rischiosi e solo l’investitore più
sofisticato può valutarne correttamente il rapporto rischio/rendimento
”. Traduzione
di tutto quanto sopra: non solo noi cittadini diamo soldi a privati banchieri a
condizioni di grande favore, ma rischiamo pure il deretano in diversi modi.

Menzogna n. 3): Non è un favore
fatto alle banche. Leggete cosa scrive sempre il Sole 24 Ore su questo punto: “Queste obbligazioni speciali hanno tutti i
vantaggi del capitale, perché aumentano il “Core Tier 1” delle banche
che le emettono, ma costano meno di un ricorso diretto sul mercato dei capitali
”.
Traduzione: lo Stato permette alle
banche di farsi il lifting come in clinica, ma senza pagare le tariffe di
mercato del chirurgo plastico. Ma perché io e voi dobbiamo fargli questi
favori? Provate voi a negoziare favori del genere anche solo con la vostra
filiale di quartiere.

Naturalmente i media che leggiamo
ci hanno amplificato le poche regoline pro-collettività che questi regali alla
Mafia finanziaria comportavano, e cioè la promessa di riprendere a prestare
soldi alle aziende, e la sospensione dei pagamenti per mutui da parte dei
cassintegrati per un anno.

Con lo Stato prostrato ai piedi
della Mafia in doppiopetto blu, quest’ultima ha avuto poi l’ardire di
protestare che le condizioni di quei regali coi nostri soldi erano troppo
onerose. Non solo non sono finiti in galera per aver giocato con le nostre vite
e i nostri posti di  lavoro (mentre
almeno qualche volta i mafiosi in carcere ci finiscono), ma pretendevano anche
il tappeto rosso. E non è una pura coincidenza che
le banche italiane che
hanno attinto dalle casse dello Stato coi Tremonti bonds abbiano chiesto in
prima battuta un totale di oltre 4 miliardi di euro. Perché quella cifra è
esattamente l’ammontare delle scommesse finanziarie ‘tossiche’ (toxic assets)
che avevano fatto in combutta coi colleghi delinquenziali di Wall Street.

Il fatto più sconcertante che emerge da quanto scritto
sopra, è come nella democrazia moderna, Italia inclusa, sia dato per scontato
un meccanismo orwelliano, scandaloso e grottesco: la comunità dei cittadini
lavoratori viene colpita a sangue da una crisi cucinata per intero da un Mafia
internazionale di avidi speculatori privati; il dolo è doppio, perché non solo
la comunità dei cittadini ne soffre nella carne viva, ma deve poi intervenire
per salvare gli stessi criminali, ricattata dal fatto che se non li salva
questi ci rovinano del tutto. E’ come se un alcolizzato ti sfascia l’auto, e
non solo non ti paga il danno, ma sei tu che devi pagargli la disintossicazione
se no quello ti sfascia pure la casa. E’ esattamente così.

Capitali con le ali (e
ricatti di Mafia).

La Mafia degli investitori e degli speculatori internazionali ha poi a sua
disposizione un altro strumento di ricatto immane, che non ha paragoni con
quello esercitato dalle bombe della mafia regionale. Si chiama Capital Flight
(volo di capitali), di cui ho già parlato in ‘Questo è il Potere’, da cui cito
direttamente: “
L’Italia dipende
come qualsiasi altra nazione dagli investitori esteri, per cifre che si
aggirano sui 40 miliardi di euro all’anno, cioè più di due finanziarie dello
Stato messe assieme. Immaginate se una cifra simile dovesse sparire dalla
nostra economia oggi. Nel 2008 è quasi successo, infatti ne sono scomparsi di
colpo più della metà (57%) col risultato in termini di perdita di posti di
lavoro, precarizzazione, e relativo effetto domino sull’economia di cui ci
parla la cronaca. Ripeto: qualcuno che non sta a palazzo Chigi, decide che
all’Italia va sottratto il valore di oltre un’intera finanziaria. Così, da un
anno all’altro, una cifra superiore a tutto quello che lo Stato riesce a
spendere per i cittadini gli viene sottratta dal ‘Tribunale
(Mafia, nda)  degli Investitori e degli Speculatori Internazionali’, a
capriccio. Questa tirannia del vero Potere prende il nome tecnico di Capital
Flight (letteralmente capitali che prendono il volo), ed è interessante
constatare il candore con cui il ‘Tribunale’
(la Mafia, nda) descrive la pratica: basta leggere
Investors.com là dove dice che “Capital Flight è lo spostamento di denaro in
cerca di maggiori profitti… cioè flussi enormi di capitali in uscita da un
Paese… spesso così enormi da incidere su tutto il sistema finanziario di una
nazione”. Peccato che di mezzo ci siano i soliti ingombranti esseri umani a
milioni. Oltre al caso italiano, si pensi alla Francia, altro Stato ricco e
potente, ma non a sufficienza per sfuggire al Capital Flight, che ha punito
l’Eliseo con una fuga di capitali pari a 125 miliardi di dollari per aver
legiferato una singola tassa sgradita al business
”.

Ritorno qui al rapporto sproporzionato con cui ho esordito.
Le cosche siciliane sottraggono in un anno un miliardo di euro alla regione colpita, le ‘cosche’ di Wall Street, della City di Londra o della cittadella
finanziaria di Milano ce ne hanno fatti sparire col Capital Flight 22,8 di
miliardi in un anno, a capriccio. E perdonate se sono ripetitivo, ma stiamo
sempre parlando di stipendi, di lavoro, di famiglie e di destini umani.

Conclusioni.

Mafia
significa in ultima analisi una consorteria di pochi individui occulti che
tramano per il loro esclusivo lucro con i mezzi dell’illegalità, apportando
grave danno alla comunità dei cittadini. Senza dubbio le Mafie regionali fanno
ciò e vanno combattute. Ma come si è visto, incombono sulle nostre vite altre
Mafie che rispettano tutti i criteri sopraccitati meno uno (sono pochi, occulti alla
maggioranza, tramano, lucrano, danneggiano, ma solo legali), e che alla
prova dei dati risultano immensamente più pericolose delle cosche siciliane o
della Camorra. E sta qui il pericolo micidiale: i criminali con la coppola,
essendo riconosciuti come palesemente illegali, si possono combattere, e lo
facciamo. Quelli con il doppiopetto blu no, e nessuno dei Pifferai magici e dei
topi al loro seguito si sbraccia per farlo. Anzi, tacciono, e, come del caso di
Saviano, diventano dei simulacri ipertrofici se invece combattono le Mafie
minori, dirottando, guarda caso, immense energie civiche e mediatiche lontano
dalle Mafie maggiori. Dove sono in Italia i ‘saviano’, ‘travaglio’ e ‘di
pietro’ delle Mafie finanziarie? Dove i No-Draghi day? E se poi a queste ultime
si aggiungono quelle dei grandi burocrati non eletti, sovranazionali, e dei
loro club privati e lobbisti a servizio (leggi ‘Questo è il Potere), non è
azzardato affermare che le proporzioni in termini di pericolo e danno fra Mafie
in doppiopetto blu e Mafie regionali è di mille a uno.

Lo ricorderò sempre: il danno economico diretto inflittoci da tutta la criminalità organizzata italiana in un anno è comunque inferiore a quello inflittoci dai ‘mafiosi’ finanziari. Le cifre cantano chiarissimo, e sono 91 miliardi di euro a 118 (dati Confesercenti Sos impresa 10/2008). Goldman Sachs controlla 1.081 miliardi di dollari ogni anno (dati 2008, Goldman Sachs Group in Forbes’ list of global 2000), ed è stata strumento di un danno diretto all’economia mondiale pari a 12.000 miliardi di dollari (dati FMI, 2009). Chiare le proporzioni?

Infine,
si pensi che mentre la Mafia della finanza ci ha ricattati con almeno 118
miliardi di euro nel 2008-9, a noi viene detto da Roma che in finanziaria per
l’Università ci sono solo 400 milioni, che per le assunzioni in polizia ce ne
sono 115, per il mondo del lavoro un misero miliardo, per gli indigenti pochi
spiccioli, e l’opposizione crede di far meglio reclamando un ‘suntuoso’ bonus
di 200 euro a cranio per i redditi bassi, ma una tantum naturalmente.

Badino
il lettore e la lettrice che queste righe non sono la solita denuncia di
misfatti per causare inutile indignazione. Sono l’esposizione chiara e
indiscutibile di chi sia il vero Potere, la maggiore Mafia, e dunque
un’indicazione su chi combattere con maggior forza. Altro che No-B day.

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I
Pifferai magici erano a Roma il 5 dicembre, i topi al seguito. “Cacciamo l’uomo da 1!” si gridava,
mentre quello da 118 dormiva sonni sereni.

E tutti vissero
felici e contenti…

Paolo Barnard
Fonte: www.paolobarnard.info
Link: http://www.paolobarnard.info/intervento_stampa.php?id=157
8.12.2009

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