LE FANTASTICHE TROVATE DEL “TG1 STORIA”: IRAN E OLOCAUSTO

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DI ERESIARCA
Lettera d’informazione

Il 12 febbraio 2007, il “Tg1 Storia”, sovente dedicato ad
una “unica” storia ammantata del crisma della “unicità”, ha
trasmesso una puntata su “Olocausto e Iran” che ha dimostrato, una
volta ancora, il legame esistente tra “Olocausto” e politica.
Politica pro-Usa, s’intende, “adesso che – come ha affermato il
conduttore – soffiano venti di guerra sull’Iran… “: l’abitudine
all’ineluttabilità di un’aggressione la si fa anche attraverso
queste frasette inframmezzate ai discorsi cosiddetti “seri”. E, a
seguire, in un delirio d’onnipotenza, come se Ahmadinejad seguisse
l’insignificante televisione di un Paese di burletta, il conduttore
ha introdotto così la puntata: “Al presidente Ahmadinejad
ricordiamo.. .”.

E che cosa gli “ha ricordato”? La storia di un “giusto”, di un
funzionario dell’ambasciata iraniana nella Parigi occupata dai
tedeschi. Il ‘Perlasca iraniano’ dunque c’è, e si chiama Sardari
Qajar. Quindi, se solo lui è “buono”, gli altri iraniani, di ieri e
di oggi, sono tutti più o meno “cattivi”.L’unico intervento serio è stato quello di Farian Sabahi (autrice di
una Storia dell’Iran), la quale ha osservato che in Iran “gli ebrei
non sono perseguitati” , che sono 30.000 circa ed hanno varie
sinagoghe ed un rappresentante in Parlamento; “in Iran la gente non
ce l’ha con gli ebrei”, ma il problema per l’Iran è solo il
Sionismo, ha aggiunto la Sabahi. Ecco il perché dell’apparente
contraddizione tra le posizioni ufficiali dell’Iran sulle
persecuzioni antiebraiche da parte dei nazionalsocialisti e la messa
in onda, imminente, sulla tv nazionale, di uno sceneggiato dedicato
al ‘Perlasca iraniano’.

Ai cantori della “libertà d’espressione” delle “democrazie
occidentali” va perciò fatto osservare che in Iran esiste una
maggiore “libertà d’espressione” che in Italia, dove assistiamo solo
agli sceneggiati olocaustici, mentre nessuna
posizione “revisionista” , anche la più documentata, ha libero
accesso a tv e giornali.

Ma l’exploit della trasmissione l’ha prodotto un “giovane storico
dell’Iran”, Houman Sarshar, in diretta da New York: “Molti sionisti
associano la creazione dello Stato d’Israele all’Olocausto, così
negando l’Olocausto si finisce per negare allo Stato israeliano il
diritto di esistere. Ma il diritto di Israele di esistere risale
alle sacre scritture, alla Bibbia. La Bibbia degli ebrei viene
venerata anche dai musulmani. E’ il Corano che prescrive la
venerazione della Bibbia. Negare il diritto di esistere allo Stato
d’Israele era uno dei modi usati in Iran dall’intellighenzia di
sinistra per criticare il regime dello Shah”.

Si mediti bene questa frase – “negando l’Olocausto si finisce per
negare allo Stato israeliano il diritto di esistere” – e allora si
capirà il perché dell’uscita di Napolitano sull’equazione
tra “antisemitismo” e “antisionismo” . Siccome ci hanno fatto credere
che tutto comincia, come per incanto, col 1948, il timore è che il
ristabilimento della verità storica provochi un crollo verticale
del “credito morale” di cui gode il cosiddetto “Stato d’Israele”
presso il gran pubblico.

Sulle storie veicolate da “sacre scritture”, poi, stendiamo un velo
pietoso, poiché ciascuno può cantarsi e suonarsi tutte le “verità”
che desidera e farle dire da un “libro sacro”, per non parlare
dell’evidente contraddizione tra l’antirazzismo predicato dagli
ebrei sionisti e la pretesa di “discendere dagli ebrei della
Bibbia”, al confronto della quale anche le teorie di Himmler e
Rosenberg sulla pura “razza ariana” fanno una ben magra figura. Ma
se proprio vogliamo dire qualcosa nello specifico, i musulmani non
sono per nulla tenuti a “venerare la Bibbia degli ebrei”, poiché il
Corano distingue tra Banû Isrâ’îl (“Figli d’Israele”), depositari di
una “Rivelazione divina” consegnata a Mosè; Alladhîna hâdû, ovvero i
giudaizzati; i Yahûd (da Giuda, figlio di Giacobbe/Israele) , cioè
coloro che usano la religione per scopi antispirituali e di mero
potere, che il Corano condanna – per ogni tempo e luogo – con netta
severità: è, appunto, il caso dei Sionisti, condannati anche
dai “rabbini ortodossi contro il Sionismo”.

Il finale, dopo aver presentato un “sopravvissuto iraniano alla
shoà”, non poteva non prevedere “l’esperto di Auschwitz” di turno,
Marcello Pezzetti, già ridimensionato a suo tempo da Carlo Mattogno
(Olocausto: dilettanti a convegno, Genova 2002, pp. 93-117): “Il
presidente Ahmadinejad non sta solo negando la Shoà, diciamo che sta
negando anche una pagina di storia dell’Iran”. “Ahmadinejad fa
esattamente quello che fanno i negazionisti italiani: cioè, nega una
parte importante della propria storia”.

Come non vedere che tutto ciò serve interessi (formare un’opinione
pubblica favorevole ad un attacco all’Iran) che con la Storia non
hanno nulla a che fare? Ma tant’è, citando il conduttore, anche
questa puntata di «Tg1 Storia» (www.raiclick tv.it ) è un contributo “utile a tutti, e soprattutto alla pace”. “Tutti”
perché siamo “tutti americani”, “pace” perché preparano una guerra.

Eresiarca
Lettera d’informazione
15.02.2007

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