DI PAUL KRUGMAN
Jeb Bush sicuramente ci ha fatto un favore: i suoi tentativi di glissare sul passato hanno finito con il riportare in auge una discussione che molte persone cercavano, al contrario, di evitare – e dalla quale cercano tutt’ora di sottrarsi con una lotta serrata, oppure ricorrendo alla falsa ipotesi del “se avessimo saputo quello che sappiamo ora”.
Questa formulazione rappresenta già di per sé una chiara evasione dal problema, come hanno sottolineato Josh Marshall [qui], Greg Sargent [qui], e Duncan Black [qui] – ognuno dei quali ha fatto al riguardo delle leggere ma fondamentali distinzioni.
In primo luogo, come ha detto Josh, quello sull’Iraq non è stato un errore in buona fede. Bush e Cheney non sedettero intorno ad un tavolo con la comunità dell’intelligence, chiedendole la miglior valutazione sulla situazione, per poi concludere a malincuore che la guerra era l’unica opzione. Avevano deciso fin dall’inizio – prima che la polvere del 9/11 si fosse finanche posata – di usare l’attacco terroristico come una scusa per perseguire un regime laico che, per quanto malvagio potesse essere, non aveva nulla a che vedere con quell’attacco.
Per portare avanti l’idea della “splendida piccola guerra” che si aspettavano di combattere, essi hanno deliberatamente ingannato la popolazione, ipotizzando un caso, essenzialmente falso, di WMD [Armi di Distruzione di Massa] – perché le armi chimiche, che molti credevano fossero in possesso di Saddam, non erano che una piccola cosa rispetto alle armi nucleari sulle quali quel regime, a loro dire, stava lavorando – arrivando ad insinuare, falsamente, che Saddam era l’ispiratore dei fatti del 9/11.
In secondo luogo, come ha detto Greg, non siamo davanti al classico “senno del poi”. Era decisamente chiaro, in quei momenti, quanto quel “caso di guerra” fosse un falso – Dio sa quanto io abbia pensato che lo fosse [falso], e quanto abbia cercato di dirlo alla gente – e quanto fosse ovvio che il tentativo di creare un governo filo-americano in Iraq, dopo l’invasione, non era destinato ad essere che un costoso fallimento. La domanda, per coloro che sono stati sostenitori della guerra in Iraq, non dovrebbe essere: “lo sareste ancora, sapendo quello che sappiamo ora?”. Dovrebbe essere, al contrario: “perché non vedeste, allora, quello che invece era così evidente?”.
Infine, e qui entra in gioco Atrios, una parte della risposta è che un sacco di “Very Serious People” [VSP, termine coniato da Krugman per definire l’establishment conservatore statunitense: http://rationalwiki.org/wiki/Very_Serious_People] era coinvolto in modo molto pesante nella menzogna. Anche queste persone erano in attesa della “splendida piccola guerra”, oppure erano desiderose di lustrare le loro credenziali non-hippie al grido di: “Hey, guardate, anche io sono un guerrafondaio”; oppure erano timorose di riconoscere quelle ovvie bugie perché il farlo sarebbe stato considerato un atto non patriottico e si vantavano, per concludere, di essere dei “centristi”. E ora, naturalmente, sono molto ansiose di non dover rivisitare i loro comportamenti dell’epoca.
Possiamo pensare al dibattito economico nello stesso modo? Senz’altro sì, anche se l’argomento, senza alcun dubbio, non è altrettanto forte. Si consideri il lungo periodo nell’ambito del quale Paul Ryan è stato considerato come “modello” stesso di un serio ed onesto conservatore. Era evidente fin dall’inizio, se foste stati disposti a fare giusto un po’ di compiti a casa, che si trattava di una frode, e che la sua presunta preoccupazione per il deficit era solo una copertura per il suo vero obiettivo: lo smantellamento dello stato sociale.
Anche la follia riguardo l’inflazione [ovvero la preoccupazione di una sua forte crescita, palesemente senza alcuna evidenza empirica] può essere meglio spiegata in termini di agenda politica: il popolo di destra era furioso contro la Fed [http://krugman.blogs.nytimes.com/2015/02/12/qe-truthers/?_r=1] perché questa, a suo dire, sbarrava la strada alla crisi fiscale che esso invece voleva per giustificare la crociata anti-assicurazione-sociale, ovvero per far pressione sulla Federazione [USA] perché la smettesse di fare il suo lavoro.
E i “Very Serious People” tutto questo lo hanno impedito [palese l’ironia dell’Autore], nella stessa misura in cui hanno impedito il verificarsi della situazione drammatica in cui si trova l’Iraq.
Ma tornando all’Iraq: la cosa importante da capire è che l’invasione non è stata un errore, ma un crimine. Ci hanno mentito, riguardo quella guerra. E noi non dobbiamo permettere che quest’orribile verità venga dimenticata.
Paul Krugman
Fonte: http://krugman.blogs.nytimes.com
17.05.2015
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCO
Fra parentesi quadra [ … ] le note del Traduttore