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La Redazione

 

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Le banche come mezzo per combattere la rivolta

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A cura di Olimpia
Il 23 Giugno 2005
62 Views

In Messico stanno tagliando i fondi alle organizzazioni che appoggiano gli zapatisti.

Nelle ultime settimane si è aperto un nuovo fronte di conflitto per una delle più importanti e conosciute organizzazioni che sostengono il movimento zapatista: ha avuto grossi problemi con la banca, e il loro lavoro rischia di essere ostacolato dal blocco dei movimenti bancari.
Numerose organizzazioni non governative nel Chiapas sudamericano collaborano con il governo autonomo zapatista. Alcune aiutano nella formazione di personale medico, altre nella costruzione e nella fornitura di scuole, altre ancora danno una mano a realizzare progetti per le famiglie di contadini zapatiste nel territorio controllato dalla Guerilla EZLN.
La maggior parte di loro lavora da una decina d’anni, in maniera del tutto legale, quasi sempre sotto l’occhio vigile del fisco messicano, che è informato su tutte le donazioni, le spese e sui loro movimenti.

Il primo ad essere colpito è stato il centro per i diritti umani Fray Bartolomé de las Casas (1) che viene diretto dall’ex vescovo Samuel Ruiz. Soltanto a febbraio, basandosi su nuovi elementi appresi dalle dichiarazioni di un ex comandante paramilitare, l’organizzazione aveva denunciato (2) l’ex presidente Ernesto Zedillo accusandolo di fronte alla corte interamericana dei diritti umani, di aver addestrato, rifornito e appoggiato dei gruppi paramilitari. Poi all’improvviso, nell’aprile 2005, tutti e sette i conti correnti dell’organizzazione non governativa presso la BANAMEX (3), una banca di Citigroup, davano un saldo di 0 peso. Da un giorno all’altro, poco dopo che era arrivata una grossa somma dall’estero. Tuttora non è chiaro se la banca restituirà il patrimonio scomparso, il pubblico ministero sta indagando sui collaboratori del centro per i diritti umani.

Oggi, più di un mese dopo, Enlace Civil (4), il punto di contatto ufficiale del governo autonomo zapatista con la società civile, si trova ad affrontare un problema simile. Il 19 maggio, il direttore regionale della BBVA-Bancomer (5), il ramo messicano del gruppo bancario transnazionale di origine basca, è apparso negli uffici di Enlace Civil in compagnia di due notai. Questi tre uomini hanno chiesto che l’organizzazione chiuda tutti e nove i conti che ha presso la sua banca entro un mese. La richiesta si estende anche ai conti privati che i collaboratori di Enlace Civil hanno presso la BBVA. Il direttore Adulfo Ruiz Hernández ha motivato questa misura adducendo come motivo che la banca si deve „proteggere dal riciclaggio di denaro sporco”.

Sospettati di riciclaggio

Enlace Civil lavora dalla metà degli anni 90 come associazione registrata, e raccoglie la maggior parte dei finanziamenti destinati alle comunità autonome zapatiste. La contabilità dell’associazione, che non è esonerata dalle tasse, dal momento che lo stato non l’ha mai riconosciuta di pubblica utilità, è stata costantemente controllata in maniera meticolosa dal fisco.

Fra i finanziatori più importanti dell’autonomia zapatista figurano l’ambasciata finlandese in Messico, il governo basco, diverse regioni italiane e alcune comunità italiane e catalane che hanno creato dei gemellaggi con centri della comunità autonoma zapatista. Praticamente sarebbero tutti sospettati di riciclaggio se la banca dovesse continuare con le sue accuse.

E queste insinuazioni sono ancora più assurde, visto che la banca stessa, che qui scaglia la prima pietra, non si puó certo definire senza peccato: le banche che sono state privatizzate solo nel 1982 dal presidente Zedillo, sono state coinvolte nello scandalo per corruzione più imponente della storia messicana, lo scandalo Fobaproa, che prende il nome da un fondo di “protezione delle banche”. Quando gli isituti finanziari si trovarono di fronte alla bancarotta dopo la crisi economica del 1994, il debito di queste imprese private, che si aggirava intorno ai 60 miliardi di dollari, venne rapidamente riconvertito in debito pubblico, per salvarle dall’insolvenza. Si dispose che i soldi venissero presi dai fondi pensione statali e che venissero restituiti in 25 anni, il che singnifica per l’intera popolazione un prestito forzato ad un paio di imprese che rischiavano di fallire.

Nel 1998 è venuto fuori che delle ingenti somme erano state versate ad alcune imprese che erano già fallite, e alcune banche avevano immediatamente girato gran parte dei soldi su conti all’estero, invece di pagare i loro debiti. Secondo un rapporto (6) del Center for Public Integrity le banche che allora avevano ricevuto i maggiori crediti irregolari sono la Banamex e la Bancomer (acquisite poi da Citibank e BBVA) la Bital e la Banorte. Finora nessuno è stato citato in giudizio per queste transazioni illegali, e lo stato messicano continua a farsi carico dei debiti delle banche, il che suggerisce che ci siano dei buoni rapporti tra la direzione della banca e gli organismi statali in Messico.

Dal 2001 anche il giudice spagnolo Baltazar Garzón indaga sul gruppo BBVA per evasione fiscale, fondi pensioni illegali, conti segreti e altri delitti finanziari in grande stile.

Secondo Mario Alberto Solórzano, avvocato della commissione messicana per i diritti umani Comisión Mexicana de Defensa y Promoción de los Derechos Humanos (7) „nessuna banca può sospendere i suoi servizi a causa di un sospetto di riciclaggio, dal momento che è legata alle leggi commerciali nazionali che stabiliscono chiaramente che il solo sospetto di delitto finanziario non giustifica un provvedimento del genere”.

La banca ora nega l’accusa di riciclaggio, ma sostiene di aver annullato il contratto del cliente per motivi “operativi” ed “interni” nell’interesse del gruppo, che, come impresa privata, non si sente in dovere di fornire ulteriori delucidazioni su questa misura.

Allo stesso modo un mese fa la BBVA senza addurre alcuna motivazione aveva già chiuso il conto di OSIMECH (8), un’organizzazione di guaritori tradizionali indigeni che siede ad Oventic, una delle regioni zapatiste.

Secondo Julio Mata, il presidente dell’associazione dei parenti dei prigionieri, degli scomparsi e delle vittime di attacchi ai diritti umani in Messico, il saccheggio del centro per i diritti umani Fray Bartolomé e l’azione di disturbo della banca verso Enlace Civil corrispondono ad una “strategia delle autorità regionali e nazionali per annientare le organizzazioni e i movimenti, cominciando col danneggiarne la reputazione per poi continuare ad indebolirle a livello nazionale ed internazionale”.

Fonte:http://www.heise.de/
LInk:http://www.heise.de/tp/r4/artikel/20/20195/1.html
3.06.05

Scelto e Tradotto per www.comedonchisciotte.org da OLIMPIA BERTOLDINI

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