DI SHAMUS CROOKE
Countercurrents.org
Dopo essersi di nuovo convocata per
decidere il destino della Siria, la Lega Araba ha deciso di prorogare
la sua “missione di monitoraggio” in Siria. Comunque,
alcune nazioni della Lega Araba sotto il controllo diplomatico degli
Stati Uniti stanno chiedendo a grande voce il sangue. Questi paesi
– veri burattini della politica estera statunitense – vogliono dichiarare
la supervisione della Lega stessa “un fallimento“,
così che un intervento militare – nella forma di una zona con divieto
di volo – possa essere usato per il cambio di regime.
Gli Stati Uniti sembrano usare una
strategia in Siria che si è perfezionata nel corso degli anni,
dopo con il recente successo in Libia: piccoli gruppi paramilitari leali
agli interessi degli USA che pretendono di parlare per la popolazione
natìa; questi militanti attaccano poi il governo che gli Stati Uniti
vorrebbero veder rovesciato, – bombardamenti dei terroristi inclusi
– e quando il governo attaccato si difende, gli Stati Uniti lamenteranno
un “genocidio” o gli “assassinii di massa“,
auspicando l’intervento militare straniero.
Questa è la strategia che gli
Stati Uniti stanno utilizzando per incanalare la Primavera Araba verso
la fine sanguinaria di un intervento militare e straniero.
Ad esempio, i media e il governo
statunitensi stanno fornendo fanaticamente l’impressione che, in Siria,
la popolazione vorrebbe un intervento straniero per rovesciare il presidente
dittatoriale, Bashar Assad. Ma la realtà è più caparbia.
Dopo essere diffuso queste bugie, il
New York Times è stato costretto ad ammettere, in molti articoli,
che in Siria ci sono stati raduni massicci a sostegno del governo siriano.
Questi assembramenti sono stati più frequentati di qualsiasi manifestazione
pro-governativa che il governo degli Stati Uniti potrebbe organizzare.
Il New York Times riporta:
come Damasco e Aleppo, le due maggiori del paese. (13 gennaio 2012).
Il New York Times è stato costretto
ad ammettere che le due più grandi città – di un piccolo stato –
sostengono il governo (o almeno si oppongono a un intervento militare
e straniero).
Ciò è stato poi confermato
da un sondaggio finanziato dalla Syrian Qatar Foundation, realizzato
per i Dibattiti di Doha:
(2 gennaio 2012).
Se la gente in Siria non vuole un intervento
straniero – la probabile motivazione per cui tante persone partecipano
alle manifestazioni pro-Assad – cosa dire del cosiddetto Esercito
della Siria Libera, al quale gli Stati Uniti concedono un’immensa
credibilità e che pretende di parlare per il popolo siriano?
L’Esercito della Siria Libera – come
la sua controparte libica – sembra essere ancora un altro gruppo militante
made in the USA attraverso la Turchia sua alleata, un fatto suggerito
dalla rivista pro-establishment
statunitense Foreign Affairs:
L’articolo cita anche un membro dell’Esercito
della Siria Libera che afferma: “’Ogni gruppo [dell’Esercito
della Siria Libera] in Turchia ha il proprio compito’, ha detto Sayeed.
‘[I turchi] ci hanno dato libertà
di movimento.’” (8 dicembre 2011).
L’articolo menziona anche il fatto
che l’Esercito della Siria Libera sta richiedendo una “no-fly
zone“, che potrebbe distruggere le forze armate siriane; la
possibile ubicazione di questa zona a divieto di volo è sul confine
siriano con Turchia, Giordana o Iraq – tutti e tre questi stati sono
alleati o clienti degli Stati Uniti.
Una “no-fly zone“ è
il nuovo ‘eufemismo per dire che gli Stati Uniti e i suoi partner militari
europei nella NATO interverranno per utilizzare i loro avanguardistici
jet d’assalto per distruggere le forze armate siriane, come accaduto
in Libia. In Libia la zona a divieto di volo si è evoluta in una “zona
a divieto di movimento ” e alla fine in una “zona a divieto
di sopravvivenza” per tutto quello che potesse assomigliare all’esercito
siriano, o a quelli che si sono armati in difesa del governo libico.
Come in Siria, a Tripoli, la più
grande città libica, non ci sono mai state manifestazioni anti-governative.
Il gruppo paramilitare anti-governativo e a favore degli USA che ha
attaccato le forze libiche era così piccolo che ci sono voluti mesi
per prendere il potere dopo 10.000 missioni di bombardamento della NATO
che hanno distrutto gran parte delle infrastrutture della Libia, come
documentato dall’indipendente Human Rights Investigations.
È impensabile che una frazione consistente
della società siriana favorisca una “no-fly zone” appoggiata
dalla NATO, ossia una guerra in Siria. Gli esempi di Afghanistan, Iraq
e Libia sono troppo evidenti per non essere notati da qualsiasi nazione
mediorientale. Nel momento in cui l’Esercito della Siria Libera richiede
un’invasione della NATO in Siria, ciò è sufficiente per identificare
questo esercito come un’entità fantoccio degli Stati Uniti che lotta
per assumere il potere politico, meritandosi quindi una ferma condanna.
Questa strategia di utilizzo di un
esercito per delega al fine di danneggiare un governo anti-statunitense
ha un passato devastante. Questa strategia è stata celebrata nel
libro “Charlie Wilson’s War” che descrive la vera storia
del governo statunitense che invia armi e finanziamenti gli estremisti
islamici per intraprendere una campagna terroristica contro il governo
afgano, che era all’epoca un alleato dell’Unione Sovietica. Gli attacchi
alla fine portarono il governo afgano a richiedere un rafforzamento
della presenza militare sovietica in Afghanistan, e tutto questo motivò
un forte sostegno popolare a favore degli estremisti che divennero noti
col nome di Talebani.
Lo stesso scenario fu impiegato anche
in Kosovo, dove il piccolo Esercito di Liberazione del Kosovo (KLA)
appoggiato dagli Stati Uniti avviò una campagna terrorista contro il
governo dell’Iugoslavia, con l’intenzione di rendere indipendente
il Kosovo. Quando il governo jugoslavo tentò di difendersi dal KLA
– imitando al contempo le sue tattiche violente – gli Stati Uniti
e gli altri governi occidentali parlarono di genocidio e entrarono in
Yugoslavia, definendola un’”invasione umanitaria“.
Oggi gli Stati Uniti sono una delle poche nazioni che riconoscono il
Kosovo come nazione indipendente, mentre il Kosovo serve fedelmente
i suoi interessi.
La stessa strategia di guerra per delega
– da parte degli Stati Uniti e delle potenze europee – ha svolto
un ruolo fondamentale in vari conflitti sparsi per tutta l’Africa,
che sono culminati nella Guerra del Congo che ha ucciso oltre cinque
milioni di persone, come descritto dal giornalista francese Gerard Prunier
nel suo libro, Africa’s World War.
In Siria la storia si sta ripetendo
e le nazioni che non sono alleate degli USA ne sono ben consapevoli.
Ancora il New York Times riporta:
Il Ministro degli Esteri ha fornito
una descrizione accurata della politica estera statunitense nei confronti
dell’Iran:
Ancor più malauguratamente, il
Ministro degli Esteri russo ha affermato che la politica estera statunitense
in Siria e in Iran potrebbe portare a un “conflitto molto vasto“,
una guerra regionale o anche internazionale, quando gli altri poteri
interverranno per difendere i propri interessi nella regione.
La Russia ha proposto un modo per evitare
la guerra in Siria e lo sta intraprendendo attraverso il Consiglio di
Sicurezza dell’ONU; è lo stesso percorso che è stato perseguito dal
governo pro-statunitense in Yemen, col mantenimento al potere del governo
in carica fino a nuove elezioni. Sfortunatamente, lo Yemen è un alleato
degli Stati Uniti e per questo gli USA e i suoi alleati stanno bloccando
lo stesso approccio per avviare il conflitto in Siria.
Il blocco di opposizione al governo
siriano, il Comitato di Coordinamento Nazionale, si oppone all’intervento
militare straniero. Un leader dell’NCC, Hassan Abdul Azim, ha con
saggezza affermato:
Rifiutiamo per principio qualsiasi tipo di intervento straniero e militare perché minaccia la libertà del nostro paese. (19 gennaio 2012).