LA VERA FURIA DI FALLUJA

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DI PEPE ESCOBAR

“I Romani hanno seminato  desolazione e l’hanno chiamata pace”
– Tacito

 
“Il nemico ha un volto. Quello di Satana. Si trova a Fallujaj, e noi lo distruggeremo.”
– Colonnello Gary Brandl, Marine U.S.A.

Il Presidente George W Bush sta per “spingersi” fino a Fallujah – la prima grandiosa iniziativa in politica estera della seconda amministrazione Bush. Nome: Operazione Phantom Fury (Furia Fantasma). Strategia: democrazia a colpo sicuro. Messaggio: ucciderli tutti e lasciare che Dio faccia di loro quello che vuole.
L’ex punto di forza dell’intelligence USA, divenuto in seguito primo ministro senza un parlamento, Iyad Allawi – conosciuto ovunque a Baghdad come “il Saddam senza baffi” – si è guadagnato un nuovo soprannome: il Macellaio di Fallujah. Domenica scorsa, prima di dare il via con il Pentagono al più massiccio conflitto urbano mai visto fin dai tempi dell’offensiva di Hue del 1968 in Vietnam, Allawi ha instaurato di fatto la legge marziale in Iraq per sessanta giorni. Gli storici e gli esperti di politica non sanno più come spiegare al mondo che delle elezioni politiche indette successivamente ad uno stato d’assedio non sono concepibili.
  
Tanto per aggiungere l’ingiuria al danno, il capo del Pentagono Donald Rumsfeld va dicendo che è Allawi il responsabile delle maggiori decisioni militari circa Fallujah: soltanto la gente di Bible Belt (cintura di Stati nel Sud degli Stati Uniti nota per la fervente devozione alla Bibbia) può essere tanto ingenua da credere che un semplice civile iracheno privo di esercito possa prendere decisioni a prescindere dal parere del Pentagono. Ecco quindi la tragedia del Vietnam che si ripete, riproposta come una farsa stavolta: una crociata biblica in Mesopotamia. Coloro che hanno appreso la lezione della storia sanno benissimo cos’è successo dopo Hue.

 
Una nuova Hue, o una nuova Grozny

La macchina propagandistica del Pentagono sta proponendo l’Operazione Phantom Fury come uno scontro tra il bene e il male, una battaglia necessaria al fine di stanare i “terroristi” asserragliati nella “roccaforte militare” di Fallujah. Una guerra contro la popolazione civile viene fatta passare come lotta per la “liberazione degli abitanti di Fallujah” nonchè come un passo avanti verso la “democratizzazione” dell’Iraq. Non si tratta che di bugie. Gli abitanti di Fallujah non fanno che ripetere che non stanno proteggendo alcun combattente di al-Qaeda; tantomeno l’inafferrabile Abu Musab al-Zargawi. Il Pentagono ribatte sostenendo che il quartier generale del movimento al-Tawhid wal-Jihad (Unità e Guerra Santa) di Zarqawi  risiede proprio a Fallujah. Ma se Zarqawi non è lì – se veramente esiste se ne sarebbe già andato via, secondo quanto riportato dall’Asia Times Online – e se tantomeno vi è al-Quaeda, che ragione c’è allora per giustificare una simile furia offensiva?

Lo tradisce il nome in codice: il vero motivo che vuole Fallujah tramutata in una Grozny è la vendetta. Durante il primo assedio di Fallujah in aprile, i mujahideen inflissero una grave sconfitta agli americani. Fallujah era già allora considerata come il simbolo della resistenza irachena dopo l’uccisione da parte dei Marines di 15 civili nel maggio del 2003 – allora la città aveva persino un sindaco pro-America. Lo scorso Aprile, almeno un migliaio di iracheni sono morti ammazzati, saltati in aria, bruciati o colpiti dagli americani – due terzi dei quali civili, in prevalenza donne e bambini. Adesso, un ospedale di Fallujah identificato dal Pentagono come  “centro di propaganda”, è diventato uno degli obiettivi principali dell’operazione Phantom Fury. In realtà, ad aprile i dottori dell’ospedale avevano rilasciato dettagliate interviste ai media provenienti da tutto il mondo a cui raccontarono di come centinaia di civili innocenti erano rimasti vittime dell’assalto americano. Ora, con una strategia ideata per infliggere un vero e proprio castigo collettivo, ecco che l’ospedale è diventato un obiettivo militare.

Nè immagini, nè suoni

Questa è la guerra asimmetrica per eccellenza – F-16 ultra tecnologici, elicotteri Cobra e Apache, aerei da combattimento AC-130, carri armati, Bradleys ed una spaventosa potenza di fuoco lanciata contro una banda di ragazzotti in tuta e scarpe da ginnastica armati di mortai e granate con propulsione a razzo. Qualche centinaia di loro sono arabi-sauditi, yemeniti, giordani, tunisini – la nuova generazione della diaspora Jihad. Ma la maggioranza dei combattenti iracheni, molti dei quali ex ufficiali o militari in pensione, combattono una guerra per la liberazione nazionale. Il Pentagono aizza tra i 2000 e i 2500 combattenti a Fallujah e dintorni più 10000 civili iracheni contro almeno 12000 truppe – quattro brigate militari e una forte brigata di 500 iracheni, addestrati dai marines e stipendiati dagli americani.

Massicci combattimenti si susseguono ad al-Guaifi, nella parte nord della città, nel Golan e nelle prossimita’ militari ad est, nella zona industriale e intorno ad al-Shuhada a sud. I Mujahideen, almeno per il momento, stanno mantenendo le loro posizioni.

Nessuno saprà mai fino a che punto potra’ spingersi l’orrore inflitto alla popolazione civile di Fallujah poichè questa è una guerra studiata minuziosamente dal Pentagono – costruita attentamente per settimane, programmata per divampare solo dopo la rielezione di Bush, e adesso condotta con un gruppetto di giornalisti accondiscendenti che, sopraffatti da raffiche di messaggi opportunamente costruiti,  hanno subito un vero e proprio lavaggio del cervello. Il triangolo sunnita è diventato un luogo talmente pericoloso che fare del giornalismo indipendente è fuori discussione. A cio’ si deve l’assenza di immagini di guerra – a parte dei video di marines diffusi dal Pentagono girati di notte con sottofondo sonoro di esplosioni udite in lontananza.

 
Questa guerra non ha una colonna sonora. Restano mute le bombe da un chilo l’una che cadono su file di abitazioni a cui seguono implacabili gemiti di dolore, il sibilo dei missili che solcano i cieli, il mormorio delle preghiere e le grida di “Allah Akbar!” lanciate per soffocare la paura, il boato dei velivoli AC-130 Spectre che annientano interi quartieri in meno di un minuto, il tonfo sordo dei corpi che crollano sulla sabbia dopo essere stati colpiti dai tiratori scelti dei marines. L’unica informazione attendibile circa quanto sta accadendo sul suolo di Fallujah proviene dai civili che sono partiti per Baghdad.

 
Descrivere una città di 300,000 abitanti come una “roccaforte di militanti” non e’ che una sfacciata bugia. Anche si trattasse degli unici 100,000 residenti rimasti, la maggioranza di questi, decine di migliaia, non sono altro che civili. Dei quali i piu’ vulnerabili sono – come capita in qualsiasi guerra – i poveracci, gli anziani, i malati e la gente che per destino non se n’e’ potuta andare via. Poi ci sono i più valenti e coraggiosi di tutti: gli infermieri e i dottori.

Fallujah dall’interno

L’illustre Sceicco Omar Said identifica i tre grandi fili conduttori a Fallujah – il Sufismo, i fratelli musulmani e il Salafismo, tutti uniti con il momento contro l’occupazione. La città e’ governata dal mujahideen shura (il Consiglio) – sotto la guida di imams influenti e di predicatori in moschee come Abdullah al-Janabi, Zafir al-Obeidi e Omar Hadid.

A Fallujah ci sono quattro grandi clan: Zawbaa, al-Jamilat, Bu Eisa e al-Mahameda, più diversi clan minori come i Tamim, Bani Kabis, al-Fayad, al-Aneen e al-Raween. La maggior parte dei clan sono sunniti originari della penisola arabica.

 
L’asse portante di Fallujah è l’Islam con i suoi clan tribali. L’audacia è il principale argomento comune. La vendetta è un valore irrinunciabile. La gente preferisce morire piuttosto che cedere all’invasore straniero: è il loro dovere islamico. Oltre 20 maestri sauditi di rilievo hanno descritto la resistenza come un diritto legittimo nonche’ un dovere.

 
Il mujahideen Shura di Fallujah è una vera forza unificatrice. Non c’e’ alcun “terrorista” in mezzo a questi leader della resistenza, capi tribali ed autorità religiose sunnite – ci sono solo degli iracheni che combattono una guerra di liberazione nazionale. In risposta alla Propaganda del Pentagono, lo shura ha promesso di proteggere i giornalisti e di ospitarli in “edifici speciali”. Ma considerato quanto accaduto a Kabul nel 2001 e a Baghdad nel 2003, ci sono valide ragioni per ritenere che i Marines potrebbero cadere vittime di un “incidente”.

Il controllo locale di Fallujah è concentrato in due moschee: Saad ibn Abi Wakkas, guidata dall’imam Abdullaj al-Janabi, e al-Hadra al-Mohammadiya, guidata dall’imam Zafir al-Obeidi. Janabi controlla la shura dei mujahideen mentre Obeidi controlla la shura politica, presieduta dallo Sceicco Tarlub Abdel Karim al-Alusi con l’unione dei capi sociali e religiosi piu’ altre eminenti personalità della città. Tarlub è di fatto il capo politico della guerriglia a Fallujah – anche se le decisioni sono prese collettivamente e la parola degli imam e degli emiri ha un potere enorme.

Fonti dall’Asia Times Online a Baghdad vicine alla resistenza di Fallujah confermano che Tarlub andava dicendo non più tardi di una settimana fa che la città avrebbe preferito intavolare delle trattative ma che gli Americani volevano la guerra. Lo sceicco ha aggiunto che l’80% dei giovani di Fallujah si sono uniti alle forze di resistenza poichè sarebbe stata una vergogna per le loro famiglie se non si fossero impegnati nella difesa della loro città. Secondo lo sceicco, ci sono più di 1500 combattenti stranieri per la Jihad in città (il Pentagono afferma che ce ne sono tra i 2000 e i 2500), di cui nessuno appartenente ad al-Qaeda. Lo sceicco difende la presenza degli “arabi” – come li chiamano gli iracheni: sono “fratelli musulmani” che sono venuti a dare una mano a respingere gli invasori. Molti nazionalisti iracheni però sono infuriati per la presenza di stranieri perchè, dicono, non fanno altro che dar man forte alla strategia americana che etichetta qualsiasi individuo come “terrorista”. Ma per quanto riguarda l’assedio di Fallujah e la resistenza irachena, lo sceicco e’ certo che il mujahideen si adatterà, poi ritratterà per ritornare infine in tutta forza.

Il mondo cosa dirà?

Gia’ prima di Phanton Fury i bombardamenti americani avevano decimato per settimane gli abitanti civili di Fallujah. Adesso i Marines invadono gli ospedali, prendono di mira le ambulanze e nelle prossime ore e giorni potranno persino gettare bombe sulle moschee: tanto ci vuole per catturare i cuori e le menti degli iracheni. Il mercato nel centro della città una volta era aperto fino a mezzogiorno ed ancora vi si trovavano cibarie – ma questo avveniva prima che Allawi sbarrasse le strade che da Fallujah conducono a Baghdad e a Ramadi. Gli ospedali sono strapieni ma privi di forniture e medicine. Solo occasionalmente hanno l’ elettricità. Il nuovissimo ospedale Nazzal, fondato da donatori sauditi è stato distrutto sabato scorso da due missili americani.

Qualche giorno fa, un messaggio proveniente dalle “moschee di Fallujah” ha minacciato di scatenare la guerra santa in tutto l’Iraq contro gli americani e i loro alleati nel caso in cui Fallujah fosse stata attaccata. Un decreto (fatwa) approvato dalle più alte autorità di Baghdad ha officialmente proclamato che una guerra santa sarebbe stata proclamata nel giro di poche ore o giorni: una decisione destinata ad infuocare l’intero triangolo sunnita promuovendo una collaborazione ancora più stretta tra i sostenitori della guerra santa ed i nazionalisti iracheni.

Le vittime civili della Phantom Fury possono a mala pena appellarsi all’opinione pubblica globale per esprimere il loro sdegno. Non è accaduto nell’aprile scorso, durante l’assedio di Fallujah, e non è accaduto lo scorso agosto, quando Najaf è stata attaccata. Secondo uno studio pubblicato dalla rivista medica britannica The Lancet, l’invasione nonchè l’occupazione americana hanno provocato almeno 100,000 iracheni morti – dozzine di volte in più rispetto al bilancio dell’11 settembre. Fallujah e’ un’ulteriore 11 settembre da aggiungere alla lista. Più della metà dei morti sono donne e bambini.

 
Fallujah ovvero il cammino verso la guerra civile

Cosa si ottiene dal trasfore Fallujah in una Grozny? Di certo niente di buono per gli Stati Uniti. La storia insegna che un popolo che lotta per la liberazione della propria patria difficilmente può essere intimorito. La resistenza si disperderà ma solo per riorganizzarsi in un secondo tempo. I vertici religiosi sunniti di tutto il triangolo sunnita ed oltre hanno ricordato agli iracheni – non che ne avessero bisogno – il loro dovere di assecondare la fuga dei guerriglieri. Sul fronte della Jihad,le brigate di Abu Jafs al-Masri, il gruppo collegato ad al-Qaeda che ha rivendicato l’attentato di Madrid, hanno già minacciato di scatenare un “inferno insopportabile” contro gli Stati Uniti – senza dimenticare di imputare all’elettorato americano la responsabilità di aver perdonato le strategie stile furia fantasma di Bush.

Mohamed Bashar Faidhi, membro dell’Associazione Sunnita dei Religiosi Musulmani, ha giurato alla potente associazione che avrebbe boicottato le elezioni di gennaio in caso di attacco a Fallujah. L’associazione – e con lei la maggioranza degli iracheni – sa che il “Saddam senza baffi” Allawi è vivo e al potere solo grazie alla presenza di 137,000 truppe U.S.A.

Martedi, un partito politico musulmano sunnita di rilievo, il partico Islamico d’Iraq (Hizbul Islami al-Iraqi), ha abbandonato il governo ad interim ed ha ritirato il suo unico ministro dal gabinetto in segno di protesta dopo l’assalto di Fallujah. Il partito Islamico dell’Iraq rappresenta la filiale irachena della Fratellanza Musulmana, un partito islamico sunnita fortemente consolidato in Medio Oriente.
I suoi membri hanno subito una lunga storia di oppressione sotto il regime di Saddam Hussein. Di conseguenza, i leaders di partito sono andati in esilio, la maggior parte di loro a Londra. Subito dopo la caduta di Saddam, hanno ripristinato le loro attività, e sorprendentemente hanno adottato una linea politica pacifista per dare modo agli Stati Uniti di consegnare il potere nelle mani del popolo iracheno. Una possibilità che è ormai andata persa.

Legge marziale significa in pratica coprifuoco nelle ore diurne, divieto di fare riunioni politiche e abolizione della libertà di stampa – non per questo la resistenza se ne andrà via. La dinamica è inesorabile: i sunniti si sentiranno sempre più esclusi dal nuovo Iraq a mano a mano che crescera’ il potere degli sciiti. Circostanza che aprira’ la strada alla guerra civile. Non esiste esercizio di futilità più tragico che una Phantom Fury intesa come riedizione del Vietam: distruggere Fallujah al fine di “salvarla”. La nuova Grozny, coperta di macerie, finirà per diventare un presidio – con decine di americani che saltano in aria a causa delle bombe seminate lungo le strade – altrimenti la resistenza potrebbe riappropriarsi della città non appena gli americani se ne andranno. Pochi tra gli iracheni sunniti crederanno che tutto cio’ e’ avvenuto al solo scopo di proteggerli dal “terrorismo” e promuovere la “democrazia”.
La democrazia a colpo sicuro è un fantasma dei neo-conservatori, colmo di frastuono e furia, che non significa assolutamente niente.

Pepe Escobar
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Novembre 2004

  

Traduzione per Comedonchisciotte a cura di KOLDER

PHOTO GALLERY DI FALLUJA IN CONTINUO AGGIORNAMENTO 

 

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