LA VERA BANANA DRITTA

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DI GEORGE MONBIOT

C’è un gruppo di uomini e donne che fa il possibile per rendere la vita difficile ai progressisti che sostengono l’Unione Europea. Non sono membri né dell’Independence Party britannico né del Fronte Nazionale francese, ma della Commissione Europea. Ogni volta che noi cerchiamo di persuadere i nostri connazionali che l’UE ci aiuta a migliorare la qualità della vita, a difendere i diritti umani, a proteggere l’ambiente e a tenere a bada il fondamentalismo liberista degli
USA, loro trovano il modo di dimostrare che abbiamo torto.

Nessuno ci ha mai così abilmente spiazzato come un olandese di nome Frits Bolkestein. Fino a novembre egli è stato il commissario al mercato dell’EU. Lo scorso anno a gennaio ha emesso una direttiva che pretendeva di armonizzare le regole per tutta l’Unione, al fine di facilitare le attività economiche in ogni campo, dai parrucchieri agli ospedali.(1)La Direttiva per i Servizi è stata promossa, come tutte le misure di questo tipo, allo scopo di creare “milioni” di posti di lavoro, e certo è possibile che abbia aiutato a stimolare l’economia europea, ma si è anche evidenziato che essa impone agli stati membri una commercializzazione forzata dei loro servizi pubblici, annullando nel contempo la loro capacità di difendere i lavoratori dallo sfruttamento da parte delle grandi imprese. Dovrebbe – o avrebbe dovuto – essere approvata entro la fine di quest’anno.

Il trucco sta in alcune righe di testo all’interno dell’accordo, a proposito di una cosa chiamata “principio del paese di origine”. Le aziende, dice, “sono soggette solo alle norme nazionali del loro Stato Membro di origine”. (2) Tradotto alla buona significa che una azienda con sede in un dato paese europeo ma che opera in un altro è vincolata solo dalle norme del paese in cui ha sede. Se ad esempio un’impresa di costruzioni i cui uffici sono in Lituania ha un contratto nel Regno Unito, deve rispettare solo la legge lituana mentre lavora lì. L’ovvio risultato è che ogni grande azienda spregiudicata trasferirà i propri uffici lì dove le leggi sono più permissive.

Poi la faccenda diventa davvero buffa: lo stato che ha la responsabilità di imporre il rispetto delle regole – per esempio le leggi sulla salute e la sicurezza – è quello in cui l’azienda ha sede, non quello in cui essa opera. (3) Se per esempio un’impresa di costruzioni lituana costringe i suo operai nel Regno Unito ad usare impalcature ballerine, il nostro Health and Safety Executive non potrà farci un bel niente. Sarà invece il suo equivalente lituano a dover mandare quaggiù i suoi ispettori, e a cercare, senza una conoscenza del posto, impacciato da una quantità di problemi di traduzione, di proteggere le vite dei lavoratori britannici.

Dato il modo in cui questi mercati funzionano, quella che essi staranno controllando, sarà molto probabilmente un’impresa britannica battente bandiera lituana di comodo. Ma se quell’impresa sta minacciando la vostra sicurezza in un cantiere di Brixton, voi potrete cercare protezione solo reclamando presso le autorità di Vilnius.

In altre parole è la formula per un totale azzeramento di ogni effettivo controllo legale sulle grandi imprese. La direttiva, in nome dell'”abbattimento delle barriere”, innalzerebbe delle barriere tali per chiunque cercasse di difendere i propri diritti, che ogni rivendicazione pubblica diventerebbe del tutto impossibile. Questo è il punto, ovviamente.

Bisogna leggere l’intero testo per capire quali saranno i suoi effetti. Nel preambolo, per esempio, si dice che una “deroga” (cioè una esenzione) dalle regole del paese di origine è possibile su questioni “relative alla sicurezza dei servizi”. (4) Ma giunti all’art. 19 si scopre che uno stato membro può ottenere una deroga per questioni di sicurezza “solo in circostanze eccezionali”. Non vorrei essere il legale di un sindacato che tenta di utilizzare una tale misura di sicurezza.

Fin da una prima occhiata il principio del paese d’origine appare strampalato. Lo scopo delle riforme del mercato interno era sicuramente quello di concepire un unico insieme di standard per l’intera UE. Questa norma, in teoria, potrebbe portare a 25 diversi insiemi di standard applicati a ciascun paese. Ma se leggete i briefing presentati dalle lobby imprenditoriali a Bruxelles, capite che essa armonizzerà davvero gli standard… ai livelli più bassi che si possano trovare nell’UE. (5) Una volta che le imprese avranno trasferito i loro indirizzi ufficiali nei paesi con le regole più deboli (proprio come i proprietari di navi registrano le loro imbarcazioni a Panama o in Liberia), i paesi con le leggi più severe scopriranno che per restare sul mercato dovranno abbassare i loro standard al livello dei più permissivi.

La scelta dei tempi di Bolkestein è stata quasi perfetta; egli ha anticipato l’uscita di altre quattro proposte europee, che insieme avrebbero potuto definire e proteggere i servizi pubblici essenziali e produrre un solo (e ragionevolmente alto) insieme di standard per gli operai delle filiali e i lavoratori migranti. (6) In altri termini egli ha sferrato un duro colpo all’Europa sociale.

Questo ha causato un putiferio in quasi tutti gli stati membri, ma non nella capitale di Eurofobia. Qui nel Regno Unito, mentre coltiviamo le nostre solite fisime per l’abolizione delle campane, i cagnolini da salotto e le banane curve, restiamo ignari delle vere minacce alla nostra sovranità. Questo è il guaio degli euroscettici, non ci sono mai quando hai bisogno di loro.

Ma la scorsa settimana, senza l’aiuto dei nostri campioni dell’autodeterminazione, è scoppiato l’inferno a Bruxelles. Charlie McCreevy (nella foto sotto), il nuovo commissario al mercato, ha ammesso che questa direttiva sui servizi “non decollerà” e, a proposito di Bolkestein, ha suggerito che “un altro commissario avrebbe affrontato (questo tema) in un modo diverso” (7) , il che è quanto di più scortese può dire un Eurocrate nei confronti di un collega.

Certo, non è ancora finita. Le imprese e i loro sostenitori si sono infuriati. Il Financial Times, che ha costantemente ignorato o travisato le preoccupazioni degli oppositori alla direttiva, ha tuonato che McCreevy ha “pavidamente suonato la ritirata prima che la battaglia fosse iniziata formalmente”. (8) Malcolm Harbour, un deputato conservatore, ha accusato la commissione di distruggere la democrazia. (9) (Buffo, vero, come le preoccupazioni dei Tories a proposito della sovranità, svaniscano quando una opzione è buona per il grosso business?) Peter Mandelson, il nostro dono al resto dell’Unione, ha esortato la commissione a non “ritirarsi di fronte a pressioni illegittime”, (10) col che sembra alludere agli Europei.

Direttive come quella di Bolkestein rischiano di far infrangere l’entusiasmo europeista di chiunque abbia interesse alla giustizia sociale. Per quelli di noi che ammettono che la sovranità assoluta non è possibile in presenza della globalizzazione, e che la nostra non è una scelta tra allineamento o isolamento, ma tra l’allineamento con l’Europa o quello con gli Stati Uniti, questa proposta ci dice che tanto vale desistere, perché non si tratta di una vera scelta. Uomini come lui, e Mandelson, e Jose Manuel Barroso, hanno svolto un miglior lavoro di sabotaggio del progetto europeo, di tutti i Kilroy e i Le Pen.

La loro proposta sicuramente tornerà alla carica, e allora la gente di queste isole ottenebrate dovrà al resto dell’UE un po’ più di vigilanza pubblica e di solidarietà. Per adesso, anche se non vi abbiamo preso parte, possiamo festeggiare la rara vittoria di un vecchio ideale.

George Monbiot
Fonte:www.zmag.org/Italy/
link:http://www.zmag.org/Italy/monbiot-straightbanana.htm
8.03.05

NOTE:


(1) Commissione della Comunità Europea, 2004: “Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio dei Servizi nel Mercato Intrerno”. COM(2004) 2 final/3

(2) Art.16 (1)

(3) Art.16 (2) e art. 35 (4)

(4) Comma 40

(5) Vedere ad esempio EuroCommerce, Novembre 2004: “Proposta per una Direttiva sui Servizi nel Mercato Interno£ Position Paper. EuroCommerce, Bruxelles

(6) La British Medical Assocation elenca l’Informativa dell’EU sui Servizi di Interesse Generale; la Direttiva sulle Qualificazioni; la Direttiva sui Lavoratori Temporanei delle Filiali ed il Rapporto della CE sulla Direttiva sugli Incarichi ai Lavoratori: “BMA Framework Response to the DTI Consultation on the EU Directive on Services in the Internal Market”, 2004. BMA, London

(7) Tobias Buck, 4 Marzo 2005: ” Scoppia la contestazione a Bruxelles sui propositi di aprire il mercato per i servizi dell’UE”. Thr Financial Times.

(8) Leader, 4 Marzo 2005: ” Disservizi all’UE”. The Financial Times.

(9) Malcolm Harbour, 3 Marzo 2005: “Invito alla Commissione a promuovere la Direttiva sui Servizi”. Comunicato stampa. http://www.epp-ed.org/Press/
showpr.asp?PRControlDocTypeID=1&PRControlID=3378&PRContentID=6362&PRContentLG=en

(10) Raphael Minder, 15 Febbraio 2005: “Mandelson sollecita un fondo per proteggere le regioni più povere dell’Ue”. The Financial Times.

Documento originale   The real Straight Banana
Traduzione di Bernardino Tolomei

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