DI ROSTISLAV ISHCHENKO
L’Unione europea comincia un 2019 pieno di problemi irrisolti, dilaniata dalle contraddizioni più dolorose …
Il primo problema – che è anche il più grave – è che la UE è stata creata come un meccanismo che per funzionare in Europa occidentale deve essere sotto controllo USA. Senza l’American Marshall Plan, senza che vengano aperti i mercati americani alle merci europee, senza truppe americane in Europa e, infine, senza la NATO, l’Unione europea non sarebbe possibile.
Quando si dice che la UE fu concepita, tra l’altro, come un modo per rimuovere le contraddizioni franco-tedesche, per prevenire futuri conflitti come quelli che condussero alla prima e alla seconda guerra mondiale, è vero. Ma bisogna tener presente che l’unità franco-tedesca è stata necessaria e benigna esclusivamente per gli Stati Uniti. La Gran Bretagna, invece, durante tutta la sua storia ha sempre combattuto per dividere l’Europa e per evitare una situazione in cui uno stato o una unione di stati avrebbe potuto dominare il continente.
Gli Stati Uniti erano separati dall’Europa non da uno stretto, ma da un oceano ed inoltre, erano molto più forti di quanto lo fosse la Gran Bretagna al massimo del suo potere. Una Europa forte e unita poteva essere un alleato necessario degli Stati Uniti contro l’Unione Sovietica. Questo approccio ha assicurato ( fin dalla sua nascita) vantaggi commerciali e protezione militare per l’Europa. Ad esempio, gli Stati Uniti hanno permesso che la UE guadagnasse denaro sui loro mercati, con parte dei dividendi di una politica neo-coloniale, e inoltre ha contribuito più della stessa UE, alla sua protezione militare, esentando l’Europa da una buona parte delle spese militari. In cambio, l’Europa è diventata teatro di operazioni militari di un crescente armageddon nucleare, consentendo agli USA di restare ancora una volta defilati. Almeno questo, è quello che pensava Washington.
Nel XXI secolo lentamente la situazione ha cominciato a cambiare e, nel 2017, con l’avvento al potere di Trump negli USA, è cambiata all’improvviso e drammaticamente. Gli Stati Uniti hanno dovuto affrontare una carenza di risorse, che in un primo momento avrebbe dovuto essere colmata riversandone i costi su Russia e Cina. Ma quando è stato chiaro che questo piano non poteva realizzarsi, gli USA hanno visto che ridurre le loro spese per la UE era rimasto l’unico modo per ridurre il deficit di risorse. Inoltre, già dall’inizio del 2010, Washington aveva iniziato a considerare i loro alleati europei solo come un trofeo legale. Saccheggiare la UE potrebbe anche risolvere temporaneamente e parzialmente il problema americano della mancanza di risorse disponibili.
E’ in queste circostanze che si sono risvegliate le forze conservatrici in Europa per sfidare il potere dei globalisti. E dato che i globalisti si appoggiavano agli USA e ricevevano l’appoggio di Washington, i conservatori, almeno alcuni di loro, hanno cominciato a guardare alla Russia.
L’erosione delle fondamenta dell’unione europea-americana, così come la divisione delle élite europee e un certo riorientamento verso la Russia, ha portato Washington a perdere (in tutto o in parte) i meccanismi che gli consentivano di controllare l’Unione europea. Il pericolo che l’Unione europea potesse trasformarsi in una unione economica, e poi militare e politica con la Russia, ha fatto mettere in atto per gli Stati Uniti il vecchio concetto britannico di una Europa a pezzi. Washington non ha avuto e non ha nessun desiderio di mettere nelle mani di Mosca un meccanismo per gestire l’Europa, che sia tanto efficace quanto l’Unione europea. Per questo gli Stati Uniti stanno cercando di avviare lo smantellamento della UE.
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L’uscita della Gran Bretagna dalla UE, i disordini in Francia e in Ungheria, il tentativo di far arrivare questo disordine anche in Germania (finora senza successo), il mettere in mostra le contraddizioni polacco-tedesche e, in generale – quelle dell’Europa orientale contro l’Europa occidentale (blocco polacco-baltico-romeno contro il blocco franco-tedesco). In questo contesto, le contraddizioni tra il Nord ricco e il Sud povero, che fino a poco tempo fa erano le principali contraddizioni della UE, sembrano essere finite in secondo piano, per il momento, ma non sono sparite e in qualsiasi momento possono divampare di nuovo.
Possiamo dire che le contraddizioni intra-europee sono troppo forti e che le forze centripete non sono inferiori alle forze centrifughe. Ecco perché uno sviluppo concreto e stabile della UE sarà possibile solo solo a patto che, il concetto di Europa unita e di chi vorrà portarlo avanti, ricevano un appoggio politico da un alleato potente, esterno e che abbia propri interessi nell’unità dell’Europa. Oggi solo la Russia può essere un alleato del genere, soprattutto perché Mosca può aver più vantaggi alleandosi con la UE e quindi non partecipando alla sua politica autodistruttiva, che perdere l’opportunità degli effetti di una interazione economica tra Russia e Europa.
La Russia ha teso la mano all’Unione europea per più di venti anni, ma il tradizionale Eurocentrismo, l’inerzia politica, la visione ideologica del tunnel e anche l’iniziale mancanza di fiducia nella capacità della Russia di tornare una potenza mondiale hanno bloccato la cooperazione con la Russia. Di conseguenza, il momento in cui l’Europa poteva effettuare una svolta strategica, indolore, senza fretta e in silenzio, è stato perso del tutto dagli europolitici e dalla burocrazia europea.
Oggi l’Unione europea è soggetta a tre pressioni. Per prima c’è la pressione della gente in generale, gente a cui non piace l’inevitabile abbassamento del tenore di vita. Sono abituati a considerarsi il “sale della terra” e sono sicuri che manterranno i loro alti standard sociali per diritto di nascita. Secondo, c’è anche la pressione degli stati nazionali che si muovono in direzioni diverse.
Avendo perso l’opportunità di garantirsi i finanziamenti per la politica globalista a spese degli Stati Uniti, l’euro burocrazia ha iniziato a disinteressarsi dei governi nazionali. Tanto fumo e niente arrosto. Rispettivamente, le contraddizioni etniche, che in passato erano state ammorbidite dalla politica europea, tornano alla ribalta, lacerando “l’Europa unita”. Terzo, gli Stati Uniti non sono più interessati a che gli europei abbiano un alto tenore di vita, chiudono i loro mercati e cercano di eliminare l’industria europea perché loro concorrente. Ma Washington è anche interessata a redistribuire le risorse impiegate per la UE a proprio vantaggio diretto. E infine, dato che esiste il pericolo di una deriva (benché lenta) della UE verso la Russia, gli Stati Uniti non sono interessati a lasciare a Mosca una Unione europea unita, che potrebbe essere rimessa in ordine piuttosto rapidamente. La politica di Washington negli ultimi due anni vuole distruggere la UE.
Quello che succederà dopo dipende dall’Unione Europea. Il suo salvataggio sta nell’accelerare un riorientamento verso la cooperazione politico-economica con la Russia. La pressione americana non potrebbe infiltrarsi in un blocco russo-europeo. Oggi questo riorientamento è fortemente rallentato dalle “strutture euro-atlantiche” che ormai non hanno più spazio nel nuovo mondo europeo, ma sono composte da migliaia di influenti politici e militari e da rappresentanti della tradizionale burocratico-globalista. Gente che si è costruita una carriera in 20-30 anni di sottomissione incondizionata degli interessi dell’Europa a quelli USA, gente insomma che non è in grado di cambiare politica. Sarebbe una cosa contro i loro interessi, e poi sono passati attraverso una selezione negativa, quindi hanno delle caratteristiche nella loro cultura che, semplicemente, non consentono loro di comprendere il pericolo che minaccia l’Europa.
La sostituzione dei globalisti con dei nazionalisti a livello di stati nazionali sta accelerando in Europa. Persino il globalista Macron è stato costretto a prendere atto delle idee dei nazionalisti conservatori. Ma non è ancora chiaro se ci sarà il tempo di sostituire questa élite e se i nuovi politici riusciranno o meno a cambiare la rotta della nave europea prima che vada a sbattere definitivamente contro le rocce.
Molto dipenderà dalle elezioni del Parlamento europeo nel 2019. Se i nazionalisti saranno in grado di prendere la maggioranza nel Parlamento europeo e quindi costringeranno i globalisti a lasciare libere le poltrone più importanti della Commissione europea e di altre strutture a capo della UE, allora l’Unione europea avrà ancora una possibilità. Se la situazione attuale rimarrà invariata, molto probabilmente saremo costretti a dimenticarci di una Europa unita per un lungo periodo e si dovrà cominciare a costruire un sistema di unione tra certi Stati, in particolare con la Germania.
Rostislav Ishchenko
Fonte: https://ukraina.ru/opinion/20190109/1022191926.html
Tradotto dall’originale da Ollie Richardson e Angelina Siard per //www.stalkerzone.org
Original Link : https://www.stalkerzone.org/rostislav-ishchenko-eu-2019-problem-survival /
Link: http://thesaker.is/the-eu-in-2019-the-problem-of-survival/
9.01.2019
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario