La strategia della pensione

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Di Accattone il Censore, per comedonchisciotte.org

Rinviata sempre più avanti nel tempo, la pensione è ormai un miraggio. Le regole cambiano talmente in fretta, che persino all’INPS non ne sanno nulla e si rifiutano di dare indicazioni, le quali sarebbero comunque fumose e inattendibili come i vaticini di una sibilla.

In realtà, un miraggio la pensione lo è sempre stata, perché – come scriveva Longanesi -una società fondata sul lavoro non sogna che il riposo; o meglio, chiosa saggiamente mio cognato dalla poltrona: «L’uomo non è fatto per lavorare, tanto è vero che si stanca».

Noi malpensanti, da quando per avere dei contributi bisogna pagare un “riscatto”, già sappiamo che la nostra previdenza sociale è ostaggio di masnadieri. Ma forse siamo troppo maliziosi.

Mi ricordo di una donna di servizio sarda – oggi per non essere offensivi, si direbbe collaboratrice domestica, ma con metà dello stipendio che si percepiva al tempo- che sognava ad occhi aperti la pensione, meritato bengodi dopo una vita di sacrifici. Morì il giorno in cui la raggiunse (forse per l’emozione, davanti a uno sportello INPS), e non è un caso isolato.

Può darsi, allora, che la pensione sia davvero una cosa pericolosa e fa bene lo Stato a prodigarsi per pagarla sempre meno, anzi, non pagarla affatto e fare in modo che la gente non la raggiunga.

I nostri governanti dimostrano squisita sensibilità con l’evitarci il conflitto intergenerazionale e scene alla Agatha Christie aggiornata: nonni nelle villette al mare sequestrati e derubati dal nipote, che sta facendo uno stage da bagnino; o spettacoli indecorosi di abbienti megere, che hanno tale confidenza con il botulino da utilizzarlo come vezzeggiativo nei confronti del marito, nell’intimità di alcove fuori stagione, dove si rischia di fratturarsi un femore scivolando su una manciata di pasticche di Viagra, cadute da mani tremolanti, e mai più ritrovate per incipienti cataratte. (Non siamo ipocriti: sappiamo che un buon terzo delle dosi del “vaccino” sono l’offa con cui almeno un paio di generazioni hanno pagato il debito di riconoscenza alla Pfizer, per la sua meravigliosa pillola blu, irresistibile strumento promozionale verso il morente gallismo italico).

La logica del governo non fa una piega: eliminando la pensione, si eliminano sul nascere episodi degni di stigma, in cui ingegnosi disoccupati riescono, per avventura o torbidi sodalizi con spregiudicati burocrati, a percepire gli emolumenti di qualche parente deceduto da lustri, ma conservato amorevolmente intatto in frigorifero.

Ma lo Stato, magnanimo e occhiuto, vuole anche evitare la penosa diaspora all’estero dei nostri concittadini, alla ricerca dei migliori vantaggi fiscali. L’inflazione è un Cerbero sempre più famelico e, dalle Canarie, dopo essere già stati magari in Portogallo, gli sventurati pensionati stanno ora transumando in Tunisia, allettati da sedicenti agenzie di imbroglioni e improbabili sensali, che hanno inventato un espediente per sopravvivere nei Paesi dove, per primi, hanno sbagliato a trasferirsi. Pazienza, se in Tunisia manca anche l’acqua, si vive comunque con i fatidici 500 euro, limite fissato dalla pensione sociale fino a un suo improbabile aumento.

Ci si può addirittura permettere l’unico lusso irrinunciabile: la pizza Margherita, che si scopre costare più che in Italia.

Diciamolo: in Sicilia si starebbe certamente meglio (ma come si fa, se si viene dal nord Italia: «tanto vale andare in Africa sul serio»), a patto di non essere troppo vicini al Muos o a Sigonella. E, se proprio non ce la si fa più, in attesa che la mutua passi l’eutanasia obbligatoria (vedrete, finirà per coincidere con l’età pensionabile), ci si potrebbe sempre trasformare in bersagli umani nel nuovo poligono di tiro in allestimento per conto della NATO.

Sbagliamo noi malfidati, a pensare che la previdenza non ci sarà più. La soluzione sono i privati, verso cui i nostri governanti ci stanno indirizzando in modo surrettizio, ma sollecito; anzi, il “connubio pubblico-privato”.

Ci penseranno i privati a darci la pensione, finalmente in modo meritocratico: se abbiamo i soldi per pagarcela, bene; se non li abbiamo, lo Stato avrà misericordia di noi, eliminandoci.

Sbagliamo noi sfiduciati pessimisti: se mi guardo intorno, vedo sempre più immigrati che la pensione ce la pagano andando in bicicletta.

E poi, se il lavoro non c’è più, perché dovremmo preoccuparci della pensione?

Accattone il Censore

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