LA SOLITA IPOCRISIA MEDIATICA

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DI MANRICO TOSCHI

Nei giorni scorsi l’emittente televisiva inglese BBC ha trasmesso un filmato amatoriale girato in Cina poche settimane fa. Le immagini riportavano drammatici scontri che sono avvenuti tra i contandini del villaggio nord orientale di Shenyou (Beijing) e dozzine di uomini sconosciuti che indossavano vesti camuffate ed elmetti da costruttore. Il video e’ stato girato da un abitante del luogo rimasto vittima degli scontri che hanno portato alla morte di 6 contadini e 48 feriti.
Gli abitanti del villaggio si sono rifiutati di consegnare la loro terra nelle mani di una campagnia d’energia elettrica che aveva in progetto la costruzione di un nuovo stabilimento energetico proprio in quel luogo. Non ci vuole molto per concludere che la tecnica segue le orme ormai collaudate dalle multinazionali americane: il fine ed i mezzi sono gli stessi, cambiano solo gli attori. E’ poi emerso da alcune interviste che questo tipo di “ espropiazione“ ha luogo in alcune zone della Cina da non molto tempo, almeno da quando la terra ha assunto un ruolo troppo importante per l’ avidita’ economica delle multnazionali.

Yao Min, Guizhou Province

Tuttavia non c’e’ da stupirsi piu’ di tanto se si pensa che l’ economia cinese e’ in sviluppo esponenziale e si e’ affermata a livello globale. Non solo in oriente, se si considera che pochi mesi fa la Rover britannica dopo essere fallita e’ passata nelle mani di aziende cinesi. Forse la novita’ sta nel fatto che oggi, almeno in certe zone della Cina, la terra rappresenta un fattore potenziale primario, soprattutto per le multinazionali sempre in cerca di nuovi spazi da occupare e contaminare. Costruendo a bassi costi grazie all’ impiego di manodopera decisamente economica. Il diritto di proprieta’ soprattutto dei privati cittadini, e per “certe cose”, ha ormai assunto i connotati di un qualcosa di virtuale ancorato alle esigenze economiche private. Niente a che vedere con l’espropiazione dello stato per motivi di interesse pubblico. C’e’ comunque da dire che nella vasta nazione cinese, tutta la terra appartiene allo stato il quale ha il potere di deciderne la destinazione e l’ utilizzo qualora ne ravvisi la necessita’. Necessita’ che in Cina e’ direttamente proporzionale alle variabili corruzione ed interesse economico privato. Cio’ nonostante negli ultimi anni c’e’ stata una forte resistenza da parte degli abitanti sfrattati e ricompensati miseramente. Resistenza motivata dall’ inevitabile destino di senza tetto a cui migliaia di persone erano costrette involontariamente.

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Mi Yushan, Ningxia Province

Anche in Cina, direi, i contadini sono costretti a lottare contro squadre paramilitari al soldo delle grandi aziende per ripulire il luogo dalle “ erbacce “ e poterci costruire sopra indisturbati con il benestare delle autorita’ locali. I giovani uomini nei villaggi sono costretti a fare turni di sentinella per timore di incursioni notturne da parte di squadroni mercenari. Altri villaggi gia’ occupati sono stati demoliti. Ufficiali del governo locale sono stati ripresi in compagnia dei mercenari, non certo per persuaderli a lasciare in pace gli abitanti. Ai contadini vengo offerte due alternative: andarsene con le buone o con le cattive. Le buone maniere, lontane dalla concezione occidentale, prevedono il risarcimento di una misera frazione del valore della terra e che spesso rimane solo una promessa. Le cattive maniere sono contenute nel video amatoriale.<

Se adesso ci spostiamo sull’ emisfero opposto, anche se basterebbe fare scalo in Asia, questa situazione non e’ molto diversa, tanto per fare un esempio, da Nicaragua o Nigeria, anche se la lista sarebbe piu’ lunga ed avrebbe sempre uno stesso attore fisso: gli Usa. Quello che pero’ mi disturba in questa sede, e’ la sempre piu’ attitudine dei media impregnata di ipocrisia. Una contraddizione di atteggiamento che da sempre fa parte del DNA giornalistico. Quell’ attitudine mediatica che fa da cassa di risonanza degli interessi economici privati e mantiene il pubblico nell’ ignoranza. Proprio come fa la monarchia.

Questa vicenda, a cui il Washington Post ha dedicato 5 righe, e’ stata presentata dalla BBC come fatto quasi sorprendente ( almeno per 10 minuti ) grazie all’ esistenza di un video amatoriale, sebbene si affermi che gia’ da tempo in alcune zone della Cina accadono cose simili. Come per dire: lo sapevamo gia’ ma non l’ abbiamo mai detto prima. E’ certo che lo sapevate gia’, come e’ certo che avete sempre guardato dall’altra parte, o meglio nella direzione indicatavi da “qualcun altro”. Adesso qualcuno alla BBC si e’ preso il superficiale disturbo di trattare l’ argomento come per dire: guardate cosa stanno combinando in Cina. Guardate fino a che punto arriva la prepotenza industriale. Guardate come i governi locali supportano le grandi multinazionali cinesi. Spiacente di deludere le aspettative di quei giornalisti britannici che si sono presi la briga di recarsi sul posto, ma per me questo e’ il classico Déjà Vu.
Piuttosto e’ molto piu’ plausibile ritenere che le compagnie cinesi stiano emulando i “pionieri americani “, anche perche’ per questo genere di cose non esiste certo un diritto sulla proprieta’ intellettuale.
Che i media si svegliano sempre all’ ora che gli pare non e’ una novita’. Ma siccome accade in Cina, e magari le corporations in questione non sono americane, allora possiamo anche trasmettere questo prepotente sopruso, avallato dal governo locale e far finta che queste cose non possano accadere in occidente. Certo e’ vero che a volte qualcosa trapela anche sulle multinazionali occidentali, ma se ci fosse un video e’ sicuro che non lo vedremo certo in tv.

Si puo’ anche credere, sbagliando, che il genocidio in Nicaragua faccia parte degli anni ottanti o che in Salvador vivano tutti felici e contenti. Lo si puo’ credere perche’ a molti di noi fa comodo così. Non credo di aver mai sentito i media parlare del monopolio dell’ acqua che ci fu in Boliva qualche anno fa. Quando il governo boliviano ottenne un prestito dal FMI a condizione che concedesse ad una compagnia americana il monopolio sulla distribuzione dell’ acqua, quando la gente viveva gia’ con meno di un dollaro al giorno. Quello che successe e’ quello che sta accadendo adesso nel villaggi cinesi e quello che accadra’ a noi quando ci priveranno dei beni di prima necessita’. I boliviani si ripresero il controllo dell’ acqua con una mini rivoluzione che fece anche cadere il governo. Questo faremo noi quando minacceranno i nostri bisogni primari. Per adesso il problema e’ da un’altra parte.

Ad Haiti si continua a uccidere con il supporto del governo statunitense. Ma certo non lo vengono a dire a noi. Come si guardano bene dal dire che nessuno puo’scappare da Haiti perche’ altrimenti sarebbe ucciso prima di toccare le coste statunitensi solo perche’ non si vuole che gli americani sappiano cio’ che sta accadendo. In fondo perche’ non si potrebbe verificare un esodo di clandestini come accade in Italia? La risposta e’ semplice: perche’ gli Usa e l’ Italia hanno interessi opposti.

In fondo, credo che la BBC, come ogni altro media di questo pianeta, farebbe meglio a lavarsi i panni sporchi in casa e magari trovare il coraggio di inviare un reporter tra i villaggi haitiani, di fargli filmare un po’ di massacro innocente perpetrato con le armi fornite dagli Stati Uniti e di mostrarci la realta’, visto che ha dichiarato di divulgare solo notizie di cui ha prova certa. Dovrebbe anche considerare il fatto che cio’ che e’ stato trasmesso nel video amatoriale non e’ altro se non una versione alternativa orientale dei soprusi americani e britannici praticati nel corso del tempo. ( leggasi Compagnie delle Indie, British Petrolium, Chevron, Enron, Exxon, Halliburton, solo qualche esempio ).

Ma spesso quando si parla di quello che accade in Cina la gente ha una considerazione distaccata delle cose come se fosse un “secondo pianeta”, come se la reazione umana fosse funzione inversa della distanza che di divide dagli altri popoli. E poi facciamo finta di dimenticare che la maggior parte delle cose acquistate in Occidente proviene proprio da questo “secondo pianeta”.

Se aspettiamo che siano gli altri a cambiare le cose mettiamocii pure comodi, in quanto finche’ ci sara’ qualcuno di noi che acquistera’ oggetti prodotti in oriente ci saranno sempre multinazionale pronte a pagare mercenari per liberare i villaggi cinesi ( e non solo ) dai propri abitanti, e lasciar spazio agli interessi economici privati, gli stessi che ancora oggi noi stessi stiamo alimentando con la nostra corsa al risparmio.
Ho il sospetto che facciamo l’ errore di puntare il dito sempre verso i governi, cioe’ verso l’ obiettivo sbagliato, come se avessimo dl fumo negli occhi. Un presuntuoso sospetto che qualcuno pensi che le cose si cambiano se cambia la forma di governo. Ma ho una convinzione; che il potere delle multinazionali sia determinato dalle nostre scelte d’acquisto e che i governi sono gli strumenti per materializzare gli interessi econonici privati. Possiamo anche cambiare la forma di governo e unirci in sindacati, come dice N.Chomsky, ma il potere sta sempre altrove.

Magari la prossima volta che andremo all’IKEA facciamoci un pensierino. Forse sara’ stato necessario cancellare dalla terra un altro villaggio cinese, distribuire un po’ di mazzette qua e la’ ed uccidere qualche contadino per costruirci sopra una fabbrica che potesse produrre quella sedia su cui siamo seduti in questo momento a leggere.
Tuttavia mi e’ piu’ facile credere che domani molta gente avra’ gia’ dimenticato tutto questo, perche’ il ricordo, per fatti che non toccano in prima persona, e’ come la memoria Ram per un computer: si azzera ad ogni riavvio.

Manrico Toschi
www.comedonchisciotte.org
8.08.05

Fonti:
http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/asia-pacific/4728025.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/4097950.stm

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