DI KEVIN ZEESE E MARGARET FLOWERS
truth-out.org
Il problema comune che andiamo ad affrontare è quello del potere della ricchezza concentrata e degli interessi delle compagnie monopolistiche. Esso ha dato vita ad un capitalismo clientelare che sfrutta il governo per arricchirsi sulle spalle della gente, mettendo spesso a repentaglio le risorse che costituiscono il suo fabbisogno di base. Un chiaro esempio di questo atteggiamento è rappresentato dalla corporation chimica e agraria Monsanto. La Monsanto rappresenta una minaccia per la riserva mondiale di cibo: ecco una sfida cruciale della nostra epoca. E’ la lotta al centro della crisi globale che riguarda l’ecosistema, l’economia e l’energia. La Monsanto inoltre immette nell’ambiente sostanze chimiche velenose e promuove metodologie di coltivazione che rendono il cambiamento climatico ancor più aspro.
Le azioni della Monsanto si traducono in danni per ciascuno di noi. Essa antepone la rincorsa al proprio profitto al bisogno di cibo sano, alla necessità di un’offerta diversificata di semi e di maggior stabilità nell’economia agricola. Ha a disposizione una serie di strumenti per controllare l’accesso ai semi e non fa altro che esercitare pressioni per l’utilizzo degli OGM e di sostanze chimiche tossiche i cui effetti sulla salute suscitano non poca preoccupazione. E tutto ciò viene fatto con l’aiuto del governo statunitense.
Un chiaro esempio di quanto entrambe le parti siano corrotte e colluse è stato l’episodio dell’investitura di Michael Taylor, lobbista della Monsanto, come “zar del cibo” (ufficialmente vice commissario per le politiche alimentari) da parte del presidente Obama, che così facendo ha bypassato l’iter della conferma da parte del senato – che avrebbe inevitabilmente attirato l’attenzione su questa nomina.
Quanto più la gente si rende conto che si sta lottando per la propria esistenza, tanto più le fila del movimento popolare globale di opposizione alla Monsanto si allargano. Il 25 maggio è stata la giornata della mobilitazione globale contro la Monsanto, con l’adesione di centinaia di città e di 41 paesi. La Monsanto va fermata prima che la sua sconfinata avidità distrugga la nostra salute e l’ambiente che ci circonda. Dobbiamo unirci quanto prima alla lotta per fermarli.
Monsanto: una minaccia alla salute pubblica ed all’ambiente
I prodotti della Monsanto portano ad un incremento nell’utilizzo di fertilizzanti, pesticidi, erbicidi, acqua ed energia. In un momento in cui è necessario che il mondo intero passi dall’impatto distruttivo dell’agricoltura intensiva ad una dimensione locale ed organica sia del cibo che del modo di coltivare, la Monsanto rema esattamente nella direzione opposta.
La Monsanto ha cominciato nel 1901 come azienda chimica. Nel corso degli anni Trenta è stata responsabile di alcuni dei maggiori disastri chimici della storia – policlorobifenili o PCB e diossina. Stando al profilo stilato dalla Food & Water Watch, un solo stabilimento della Monsanto a Sauget, Illinois, produceva il 99% di PCB, e ciò fino a quando non furono banditi nel 1976. I PCB sono cancerogeni e dannosi per molti organi e sistemi. Ancora adesso vengono illegalmente scaricati nei corsi d’acqua, insediandosi nelle piante e nelle colture, nel pesce e negli altri organismi acquatici e finendo di conseguenza nel nostro cibo. Dove c’era l’impianto di Sauget oggi sorgono due sedi della Superfund.
La diossina è il defogliante utilizzato in Vietnam e noto come Agent Orange. È una delle sostanze chimiche più dannose, altamente cancerogena e responsabile di 50 malattie e 20 difetti congeniti. Tra il 1962 e il 1971, 19 milioni di galloni di Agent Orange sono stati spruzzati in Vietnam. Una class action presentata da alcuni veterani del Vietnam contro l’ Agent Orange si è risolta con un risarcimento di 180 milioni di dollari. Ed uno stabilimento della Monsanto che produceva diossina a Times Beach, Missouri, ha avvelenato l’area al punto che la città ha dovuto essere rimossa dalla cartina. Migliaia di persone sono state costrette ad emigrare ed ora anche qui è sorta una sede della Superfund. In linea con il suo tipico modus operandi, la Monsanto ha declinato ogni responsabilità.
Il suo agente chimico maggiormente venduto in tutto il mondo è l’erbicida glifosato, in commercio sotto il nome di RoundUp. La Monsanto lo spaccia per un prodotto sicuro e da esso ha guadagnato una fortuna. Le vendite del RoundUp e di altri erbicidi a base di glifosato hanno rappresentato da sole il 27 % dell’intero fatturato del 2011. I tecnici della Monsanto hanno modificato geneticamente dei semi, creando il marchio “Roundup Ready”, in modo da renderli resistenti al Roundup, che in questo modo è diventato indispensabile per coloro che li hanno acquistati. I Roundup Ready sono la linea di prodotti geneticamente modificati di maggior successo per la Monsanto e hanno fatto del Roundup l’erbicida più usato nel mondo.
Il Roundup è tossico e notoriamente causa di cancro, morbo di Parkinson, difetti congeniti ed infertilità. Un dossier Europeo del 2012 rileva che “l’industria sa fin dagli studi condotti negli anni ottanta che, ad alte dosi, il glifosato causa malformazioni negli animali da cavia” e che “dal 1993 tali effetti sono ravvisabili anche a fronte di dosi basse o medie”. Tali informazioni non sono state rese note e tanto la Monsanto quanto il governo Europeo hanno fuorviato i consumatori dichiarando che il glifosato era sano. La stessa cosa ha fatto il governo statunitense.
In risposta alla smentita di Monsanto circa la tossicità del prodotto, la Earth Open Source ha fatto esplicito riferimento a studi, alcuni dei quali finanziati dalla stessa Monsanto, che mostrano come “il glifosato causa difetti congeniti negli animali da cavia”, oltre che “cancro, malattie genetiche, disturbi endocrini ed altri gravi effetti sulla salute. Molti di tali effetti sono rilevabili già con dosaggi bassi ma fisiologicamente rilevanti”.
Prima che arrivassero i semi resistenti al glifosato, gli agricoltori usavano quantitativi minori di Roundup per paura di uccidere le piante (visto che notoriamente l’erbicida in questione ammazza tutto ciò che è verde). Ma da un dossier del 2012 emerge che con l’impiego dei semi resistenti “l’erbicida può essere spruzzato in dosi massicce, spesso dagli aerei, vicino alle case, alle scuole e ai centri abitati, con il conseguente incremento del cancro e dei difetti congeniti”.
C’è di più. Gli agricoltori hanno scoperto delle “super erbe” resistenti al Roundup, ovvero non sterminabili dall’erbicida. Un coltivatore dell’Arkansas dice a US News: “Non è fantascienza, sta accadendo realmente. Stiamo creando le super erbe”. In effetti le erbe dichiarate resistenti al Roundup sono già 24. In seguito alla loro comparsa uno studio evidenzia che “gli agricoltori usano sempre più glifosato ed altri mix di erbicidi ancora più letali”. I contadini che coltivano raccolti geneticamente modificati utilizzano infatti il 25 % in più di erbicidi rispetto a quelli che invece utilizzano i semi tradizionali.
La Monsanto produce anche una serie di pesticidi meno conosciuti. L’autore Jill Richardson riporta che tra essi ci sono “degli agenti chimici soprannominati Pessimi Attori dal Pesticide Action Network”. Essi includono noti cancerogeni, sostanze che disturbano il sistema endocrino ed altre tossine come Alachlor, Acetochlor, Atrazine,Clopyralid, Dicamba e Thiodicarb.
Non solo la Monsanto non si assume la responsabilità dell’impatto causato dalla sua velenosa produzione chimica, ma fa addirittura del suo meglio per evitare che la ricerca possa mettere in luce i suoi effetti tossici. Nel 2011, ad esempio, la Monsanto ha acquisito Beeologics, una compagnia nata con lo scopo di riportare ad uno stato ottimale la salute delle api e che sosteneva sia mediaticamente che scientificamente l’ipotesi secondo cui un uso eccessivo dei pesticidi avrebbe causato la loro diminuzione.
La Monsanto rappresenta una minaccia per l’agricoltura sostenibile, perchè la coltivazione dei suoi prodotti richiede una quantità enorme di acqua e di combustibile fossile. In genere si crede che i raccolti geneticamente modificati siano più resistenti alla siccità, ma i fatti dimostrano l’esatto contrario. Don Huber, scienziato esperto, fa notare infatti che “produrre una libbra di fagioli di soia trattati con il glifosato Roundup richiede il doppio dell’acqua necessaria ad una pianta che non lo è”.
La Monsanto rischia di influire gravemente sul cambiamento climatico a causa del suo modello agricolo ad alto consumo energetico e dell’utilizzo dell’etanolo come combustibile. L’Associazione dei consumatori organici riassume il tutto dicendo che “si stima che la produzione e la lavorazione delle colture OGM, dal deforestamento ai pesticidi, dai fertilizzanti a base di combustibile fossile alle imprese agricole inquinanti, e la filiera del cibo ad alto dispendio di carburante producano da sole il 51 % delle emissioni mondiali di gas responsabili dell’effetto serra”.
L’azione di marketing della Monsanto ha fatto sì che oggi esista un mito dell’OGM. La verità è che i cibi geneticamente modificati sono diversi da quelli tradizionali, non sono più nutrienti né tanto meno è stato dimostrato che siano sani. I pochi studi che sono stati condotti finora individuano gli OGM come responsabili di danni al fegato e ai reni. I semi OGM non danno raccolti più abbondanti e non semplificano la vita dei coltivatori. E non saranno certo loro la soluzione per sfamare il mondo intero. Al contrario, il loro utilizzo significa per l’ambiente danni legati all’abuso di pesticidi, combustibili fossili e acqua. E rappresenta un’aggravante al problema ambientale nel momento più grave, ovvero quello dello stravolgimento climatico.
Una delle chiavi della sostenibilità e della durata in un periodo di forte stress ambientale è la biodiversità, ovvero l’esistenza di diverse varietà di piante e degli insetti, dei batteri e dei funghi necessari alla loro sopravvivenza, in modo che la produzione del cibo possa avvenire in qualunque condizione. A causa del cambiamento climatico l’ambiente è sottoposto ad un forte stress: condizioni meteorologiche estreme, nuovi tipi di insetti che migrano da sud a nord ed erbe mai viste prima stanno diventando oramai comuni. Questo è un momento in cui la biodiversità è più importante che mai.
Ma anni di agricoltura chimica e di avvelenamento dell’aria, dell’acqua, della terra e del cibo l’hanno limitata ed hanno causato la morte di molti esseri viventi. L’uso di erbicidi e pesticidi non è dannoso solo per la salute dell’uomo, ma anche per quella di piante benefiche, insetti ed animali che rischiano addirittura l’estinzione.
La Monsanto preme per la diminuzione della biodiversità, concentrando nelle sue mani la riserva mondiale di semi. Promuovendo le sue colture OGM, contaminando i semi e creando una situazione di monopolio la Monsanto si avvia a dominare il sistema alimentare mondiale.
I geni della Monsanto si trovano nel 40 % delle coltivazioni cresciute negli USA. Da un dossier di marzo di quest’anno emerge che negli Usa l’86 % del grano, l’88 % del cotone ed il 96 % dei fagioli di soia è geneticamente modificato, rendendo quasi del tutto vana la possibilità di coltivare prodotti che non lo siano. Man mano che le colture OGM si diffondono ed infettano o si mischiano con quelle tradizionali, diventa sempre più difficile conservare delle sementi non contaminate. Questo è un problema, perchè come abbiamo detto finora le colture trattate non sono sostenibili per una serie di motivi.
Gli sforzi della Monsanto per dominare il mercato sono cominciati fin dal 1982 sbaragliando la concorrenza. Nel decennio dopo la metà degli anni 90 la Monsanto ha speso oltre 12 miliardi di dollari per rilevare almeno 30 imprese, portando al declino i produttori di semi indipendenti. Una delle acquisizioni che più ha contribuito a dare vigore al suo business è stata quella, nel 1997, della Holden Foundation Seeds e di altri due distributori di semi appartenenti alla Holden per 1,02 miliardi di dollari. Holden era l’ultimo grande produttore di semi indipendente del paese. La compagnia apparteneva alla famiglia Holden da 3 generazioni. Le sue sementi (grano escluso) erano piantate nel 35 % dei terreni disponibili ed erano loro i maggiori produttori di grano primario, il seme originario da cui poi si ricavano gli ibridi.
Jill Richardson parla di come la Monsanto sfrutti il proprio strapotere sul mercato “per costringere i commercianti di sementi a non tenere molti prodotti della concorrenza… inficia la capacità delle compagnie di amalgamare le qualità della Monsanto con quelli dei loro concorrenti. E’ inoltre risaputo che chi pianta semi targati Monsanto deve firmare un contratto che vieta la loro conservazione ed il loro riutilizzo”. Ha promesso sconti ai coltivatori che assicuravano di scegliere almeno il 70 % dei suoi prodotti, in modo da tagliare la concorrenza fuori dal mercato. Il risultato è stato che spinti o addirittura forzati alla bancarotta, il numero dei produttori di semi indipendenti è crollato da 300 a 100 a partire dalla metà degli anni 90. La Monsanto ha pure chiesto che i semi Roundup Ready venissero trattati solo con il Roundup, lasciando fuori dai giochi i concorrenti generici e meno costosi.
Tutto ciò ha corrisposto ad un’impennata dei prezzi sia per i consumatori che per i coltivatori. Dal 2001 la Monsanto ha più che raddoppiato il prezzo dei semi di soia e di grano, e agli agricoltori è stato esplicitamente detto di aspettarsi nuovi aumenti. Secondo uno studio condotto nel marzo di quest’anno, dal 1995 al 2011 il costo medio per seminare un ettaro di soia è incrementato del 325 %; i prezzi del cotone hanno raggiunto il picco del 516 % e quelli del grano del 259 %. Tutto ciò ha avuto un effetto devastante in India, dove 270000 agricoltori della Bt Cotton si sono suicidati – molti dei quali ingerendo dei pesticidi – proprio perché strozzati dal debito incessantemente in crescita. La peggiore minaccia connessa alla perdita della biodiversità, tuttavia, è l’incapacità di adattarsi a cambiamenti climatici sempre più difficili da prevedere. Come riporta Salom, “molti dei coltivatori e dei commercianti comprati dalla Monsanto erano esperti regionali, conoscitori di un terreno che sapevano come prendere in base anche alle bizzarrie del tempo e dei parassiti locali. Questo tessuto di conoscenze e di sperimentazioni locali è stato pesantemente disgregato”. Richardson aggiunge che quando i raccolti sono “troppo omogenei geneticamente, diventano più vulnerabili ad una singola malattia o ad un parassita che li può spazzare via.”
Un dossier di marzo 2013, “I giganti dei semi contro gli agricoltori statunitensi” ha messo in luce che il predominio della Monsanto sta facendo diminuire anche il numero dei coltivatori indipendenti. Stando ad esso a partire da gennaio del 2013 la Monsanto, asserendo che vi siano state delle violazioni di brevetto sui propri semi, ha archiviato qualcosa come 144 cause che vedono coinvolti 410 coltivatori e 56 piccole attività agricole in almeno 27 stati. Alcuni tra questi agricoltori sono stati citati perchè il polline porta i prodotti della Monsanto nelle loro fattorie. Ci sono stati talmente tanti casi che è impossibile riassumerli tutti in questo articolo, ma per ulteriori informazioni su questo ed su altri contenziosi che riguardano la Monsanto potete consultare l’eccellente sito dell’Associazione dei Consumatori Organici.
Monsanto: la migliore prova che il governo è corrotto ed incapace di operare nell’interesse pubblico
Penserete che questa situazione di monopolio abbia portato a delle cause per antitrust. In effetti subito dopo essersi insediata l’amministrazione Obama ha dato il via a delle inchieste, prendendo in esame diversi stati che stavano investigando sulle pratiche della Monsanto. L’inchiesta è stata annunciata con molta risonanza, ma lo scorso novembre, senza nemmeno un comunicato stampa, il Dipartimento di Giustizia l’ha chiusa. Non ci resta che concludere che si sia trattato di una manovra per ostacolare i governi.
All’inizio dell’inchiesta antitrust si sperava che in futuro avrebbe potuto esistere un mercato con derivazioni maggiormente diversificate di sementi e più competizione, ma con la decisione dell’amministrazione Obama di interrompere le indagini il monopolio della Monsanto è stato praticamente dichiarato legale così come i suoi abusi per comprare o distruggere la concorrenza.
La Monsanto incarna i nessi politici, gli avvicendamenti, la governance corrotta delle corporations e tutto ciò che di sbagliato c’è nel modo di governare statunitense. Open Secrets riporta che la Monsanto è uno dei più accaniti sperperatori di Washington. Nel 2012 ha speso 6 milioni di dollari in lobbismo, imponendosi come il maggior scialacquatore agroalimentare. Dopo di lei Archer Daniel Midlands con poco più di un milione di dollari.
La Monsanto è l’esemplificazione della commistione tra industria e governo. Almeno sette funzionari della Monsanto hanno ricoperto dei ruoli governativi. Michael Taylor ha abbandonato la Food and Drug Administration (FDA) nel 1984 per entrare a far parte della Join & Spalding, lo studio legale che spalleggia la Monsanto. Nel 1991 è tornato alla FDA e poi l’ha lasciata per rientrare alla Monsanto come vice presidente alle politiche pubbliche, per poi ritornare alla FDA nel ruolo tutt’oggi ricoperto di “zar del cibo”, riuscendo a compiere le sue manovre in favore della modificazione genetica degli alimenti. Taylor ha giocato un ruolo fondamentale nell’introduzione dell’ rBGH (ormone per la crescita bovina), utilizzato per incrementare la produzione di latte nelle mucche del mercato statunitense all’inizio degli anni ’90. Tutto ciò con l’aiuto di altri due personaggi che hanno fatto la spola tra Monsanto e FDA, la dottoressa Margaret Miller e Susan Sechen, entrambe dall’Ufficio per i Nuovi Farmaci sugli Animali.
Tra gli altri turnoveristi abbiamo funzionari di alto livello: Arthur Hayes, commissario della FDA dal 1981 al 1983 nonché consulente per l’agenzia di pubbliche relazioni Searle, in seguito unitosi alla Monsanto; Michael A. Friedman, prima vice commissario della FDA e subito dopo vice presidente superiore per gli affari medici alla Searle; Virginia Weldon, membro del Comitato Consultivo sui Farmaci Endocrinologici e Metabolici della FDA, successivamente ritiratasi per diventare presidente delle politiche pubbliche alla Monsanto.
La FDA non è l’unico posto dove la Monsanto esercita la propria capacità di riciclare il personale. Nella Corte Suprema, il giudice Clarence Thomas era un avvocato della Monsanto. Di recente la Corte Suprema si è pronunciata contro un agricoltore citato in giudizio dalla Monsanto, ingiungendogli il pagamento di 84000 dollari per danni.
Ma non sono questi avvicendamenti il problema, bensì il fatto che alcuni alti ufficiali del governo “lavorino” per la Monsanto dai loro uffici. Un esempio si è verificato quando, durante l’amministrazione Clinton, la Francia si è mostrata riluttante ad utilizzare i semi della Monsanto sul proprio suolo. Per cominciare Charlene Barschefsky ha sollecitato il governo francese. Dal momento che non ha funzionato il Segretario di Stato Madlene Albright ha fatto pressione. Avendo anche lei fallito lo stesso Presidente Clinton si è accollato il compito di dare “una lavata di capo” al Primo Ministro Lionel Jospin. Ma non è bastato. Così il Vice Presidente Gore ha fatto pressioni su Jospin, che alla fine ha capitolato.
Questo non è che un esempio di come la macchina della politica estera del governo USA agisca per conto della Monsanto. Cinque anni di intercettazioni di WikiLeaks durante l’amministrazione Bush e Obama rivelano che il Dipartimento di Stato ha spinto i prodotti della Monsanto in tutto il mondo ed ha esercitato pressioni per l’utilizzo di cibi geneticamente modificati ovunque ha potuto. È quasi come se il governo USA altro non fosse che la divisione marketing della Monsanto e degli OGM. Nell’agosto del 2011 WikiLeaks ha rivelato che i diplomatici americani avevano richiesto dei fondi per permettere ai lobbisti dell’industria biotecnologica di intavolare delle trattative con i funzionari politici e agricoli dei “paesi bersaglio”, ovvero aree come l’Africa e l’America Latina.
Sicuramente nei nuovi grandi accordi commerciali, la Partnership Trans-Pacifica e l’intesa in fase di discussione con l’Europa, gli USA cercheranno di introdurre le tutele per la Monsanto e gli OGM. In Europa gli addetti alla sicurezza del cibo e delle colture sono molto preoccupati che l’abbassamento delle barriere commerciali spiani la strada a questi ultimi. Qui infatti agli OGM viene destinato meno dell’1 % del terreno coltivabile.
Appena la gente prova ad utilizzare degli strumenti democratici per cambiare il comportamento della Monsanto, essa ed i suoi alleati stanziano immediatamente milioni per confondere i votanti e creare panico. Ciò è emerso chiaramente nel Novembre del 2012, quando in California sono stati spesi decine di migliaia di dollari per stroncare un’iniziativa che prevedeva la richiesta, sui cibi, di etichette che indicassero il contenuto o meno di OGM. I gruppi di consumatori continuano a premere per queste etichette. Ci sarà un altro voto nel 2013 nello Stato di Washington, ed il Vermont potrebbe essere il primo stato a fare passare la legge che richiede l’etichettatura.
Nonostante in Europa sia richiesta l’etichettatura dei cibi contenenti OGM e alcune corporations statunitensi come Walmart e MacDonald si attengano a queste norme, la Monsanto ed i suoi alleati combattono per impedire che ciò accada anche negli Stati Uniti ad altri livelli. Più ci si batte e si sviluppa una coscienza civile motivata, più loro si adoperano per annientare questi sforzi obbligando il governo federale corrotto far passare una legge che impedisca agli stati di adottare le normative sull’etichettatura, dice Ronnie Cummins dell’Associazione dei Consumatori Organici.
Impossibile dite? Ebbene, a quanto pare la Monsanto ha già fatto in precedenza cose impossibili. Recentemente una vittoria legislativa che ha suscitato sdegno è stato l’Atto di protezione della Monsanto (attualmente identificato con il deviante nome Provvedimento per la Sicurezza degli Agricoltori), che all’inizio di quest’anno è stato sepolto sotto una finanziaria e che serve a proteggere la Monsanto dai tribunali. Ad esempio secondo questa nuova legge i tribunali federali non possono predisporre la cessazione della vendita né della coltivazione di semi geneticamente modificati, a prescindere da qualunque questione di salute sollevata circa gli effetti degli OGM a lungo termine. Al momento si sta cercando di aggiungere una clausola condizionale che respinga questa misura.
Fermare la Monsanto e spostarsi verso una politica agricola di buon senso
Il primo passo per arrestare il radicamento degli OGM nel nostro cibo è l’etichettatura. Come abbiamo detto gli stati stanno facendo progressi su questo fronte, nonostante gli sforzi della Monsanto per fermarli. Questa è la sfida, perchè solo una volta che i cibi sono etichettati i consumatori hanno il potere di scegliere di comprarli o meno. Cummins riporta che in Europa l’etichettatura è stata la chiave dell’arresto della diffusione dei cibi geneticamente modificati.
Uno degli strumenti da utilizzare è il boicottaggio. Le grandi corporations alimentari che vendono milioni di dollari di cibi organici e naturali hanno sostenuto la lotta contro gli OGM procedendo con l’etichettatura in California. Marchi come Kashi, Cascadian Farms, Bear Naked, Honest Tea, Odwalla Naked Juice e molte altre devono sentirsi dire che noi non acquisteremo i loro prodotti finchè non la smetteranno di finanziare l’ignoranza attraverso il blocco delle etichette sugli OGM.
Al fine di proteggere il nostro cibo e la nostra salute gli USA devono cominciare ad adottare il principio precauzionale, ovvero dimostrare che un alimento è sano ancor prima di essere immesso sul mercato. Gli Usa applicano uno standard fasullo di “sostanziale equivalenza”, che elude la necessità di testare la sicurezza di un prodotto. Applicare il principio precauzionale sui prodotti della Monsanto significa dichiarare su di essi una moratoria fintanto che la loro sicurezza – e quella dei metodi di coltivazione – non viene certificata da test indipendenti (non finanziati da corporations) e a lungo termine. La nostra salute dovrebbe venire prima del profitto della Monsanto.
Alla gente va conferito maggior potere non solo attraverso l’accesso ad informazioni attendibili sui cibi geneticamente modificati e sul modo per evitarli – che consiste nell’acquistare alimenti organici e non trattati – ma anche attraverso la possibilità di fare causa a chi provoca danni all’ambiente e alla salute utilizzando gli OGM. L’abrogazione del “Monsanto Protection Act” è il primo passo in questa direzione, ma è necessario dare alle persone più possibilità di fare causa alle industrie che attentano al loro benessere.
Noi sosteniamo l’urgenza di un approccio biunivoco – protestare per ciò che non ci piace e costruire ciò che vogliamo. Ovvero che mentre ci battiamo affinchè siano l’agricoltura affidata alle comunità e l’orticoltura locale e organica a produrre il cibo non trattato e ad impegnarsi perchè le leggi vengano cambiate, al tempo stesso incitiamo alla lotta. Il 25 maggio di quest’anno sono stati 300 in tutto il mondo i movimenti di protesta che hanno aderito alla Marcia contro la Monsanto organizzata da Occupy Monsanto. Unitevi a questi movimenti.
Come una serie di altri problemi, anche quello del futuro delle risorse mondiali è da ricondursi all’opposizione tra la gente comune e gli interessi delle grandi corporations. Esso mette chiaramente in luce quanto i governi siano corrotti e quanto ci sia bisogno di una vera democrazia dove le persone siano messe nelle condizioni di poter decidere da sole in merito a questioni di base come quella relativa al cibo che mangiano e alle piante che vogliono coltivare. La resistenza popolare alla ricchezza concentrata aumenta man mano che la gente reclama il diritto di poter decidere della propria esistenza.
Kevin Zeese e Margaret Flowers
Fonte: http://truth-out.org
Link: http://truth-out.org/opinion/item/16516-the-growing-global-challenge-to-monsantos-monopolistic-greed#13694555018271&action=collapse_widget&id=9926442
22.05.2013
Traduzione per Comedonchisciotte.org a cura di DONAC78