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La Redazione

 

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La propaganda occidentale occulta la barbarie della reazione israeliana

La falsa libertà di informazione dei mass media censura i crimini di guerra di Tel Aviv e le ragioni di chi è oppresso e che rischia lo sterminio.
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A cura di Redazione CDC
Il 3 Novembre 2023
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Il doppio standard degli ebrei e la propaganda occidentale occultano il genocidio palestinese

Di Belisario per ComeDonChisciotte.org

Dal 7 ottobre scorso, data dell’improvviso attacco della guerriglia palestinese nel territorio di Israele, siamo bombardati dalla propaganda dei media occidentali, imperniata su tre filoni:

a) la natura non provocata dell’attacco palestinese

b) la barbarie dell’attacco palestinese

c) la censura a 360 gradi della barbarie israeliana

Il primo punto, ossia la natura non provocata dell’attacco, è semplicemente miserabile sotto ogni profilo: umano, politico e giuridico. Anche al di là di quanto effettivamente successo nella moschea di Al Aqsa, quando una popolazione di 2,3 milioni rinchiusa in soli 365 kmq è sottoposta da oltre un decennio ad un blocco che l’affama e la costringe a vivere in condizioni disumane, farfugliare di un attacco non provocato è semplicemente miserabile.

E resta miserabile anche deumanizzare e trattare da mero terrorista chiunque nel popolo palestinese – prima l’OLP, poi Al Fatah, ed oggi Hamas – reagisca a tale politica di apartheid, ghettizzazione e impoverimento di massa.

Secondo l’ONU, nel West Bank, la violenza dei coloni israeliani è in costante aumento: dal 1 gennaio al 6 ottobre di quest’anno, sono stati uccisi 237 palestinesi e 25 israeliani (1)

Fermo restando, inoltre, che di unprovoked attacks ne abbiamo recentemente avuti due esempi indiscutibili: la seconda invasione dell’ Iraq da parte di George Bush e Tony Blair, con circa 700.000 vittime civili irachene, e la guerra ed i bombardamenti della Libia – ben oltre la no fly zone di cui alla risoluzione ONU – ormai ridotta a povertà e guerra civile permanente.

Sono ormai diversi decenni che le molteplici risoluzioni dell’ONU di condanna dell’occupazione e del regime di apartheid israeliano restano un mero flatus vocis. Certo che Israele ha diritto di esistere: ma ha uguale diritto ad esistere anche uno Stato palestinese, e non come un ghetto o un campo profughi a cielo aperto, quale di fatto da decenni è Gaza.

Il secondo punto, ossia l’asserita, estrema barbarie dell’attacco palestinese, è quanto meno dubbio, o comunque privo di prove certe ed inequivocabili.

Che la tanto pubblicizzata versione israeliana di attacco e strage di innocenti, bambini inclusi, del 7 ottobre al kibbutz di Beri sia almeno parzialmente falsa, è facilmente comprensibile, e da chiunque, dalla mera documentazione fotografica israeliana, salva la mala fede dei nostri media.

Infatti:

a) le poche foto pubblicate mostrano i cadaveri dei civili israeliani bruciati o uccisi solo ed esclusivamente in primo piano, senza immagini del contesto o ambiente (la stanza o l’area), il che fa dedurre che ci sia in realtà stata un’ esplosione o un incendio, nascosti dalle foto;

b) le foto delle aree e ambienti del kibbutz di Beri pubblicate dei media israeliani mostrano solo cadaveri di miliziani armati di Hamas, e mai cadaveri di israeliani. Va quindi da sè, salva appunto la mala fede, che nel kibbutz di Beri si è verificato un attacco e un conflitto a fuoco prima tra miliziani di Hamas contro coloni armati (che avevano come ovvio tutti i diritti di difendersi), e dopo contro personale militare dell’IDF.

E’ fuori discussione che l’attacco è partito da Hamas, ma non è invece per nulla chiaro se le vittime israeliane siano tutte addebitabili ad assassini intenzionali di Hamas e non anche o principalmente al conflitto a fuoco prima con i coloni armati e dopo con l’IDF. Analoghi dubbi, anche secondo testimonianze israeliane censurate dai media occidentali, sorgono circa la corresponsabilità dell’IDF nelle morti di decine di civili nell’attacco al rave party da parte di Hamas.

L’attacco di Hamas sui civili c’è stato, ed Hamas ne porta la primaria responsabilità, ma la propaganda sulla relativa dinamica ed orrori è almeno parzialmente falsa, ed è servita – come ampiamente previsto – alla copertura dei successivi e perduranti orrori perpetrati da Israele da parte della propaganda dei media occidentali.

La prima miserabile tattica dei media occidentali è la deumanizzazione del nemico, ossia di Hamas.

Deumanizzare il nemico porta sempre ad abusi umanitari su larga scala. I nostri media nascondono che Netanyahu ha affermato, con i toni biblici tanto familiari alla religione ebraica, che “non avremo pace fino a quando i militanti di Hamas non giaceranno morti ai nostri piedi”, e che il Ministro della Difesa Gallant si è più volte riferito ai miliziani di Hamas come “animali umani”.

Il bombardamento dell’ ospedale di Gaza, con circa 500 morti, è stato vergognosamente e sommariamente attribuito dai media occidentali ad un missile di Hamas, nonostante gli aperti dubbi di tutti gli esperti in materia di dotazioni belliche e dinamica dell’esplosione. Ed ora si cerca di coprire anche il ripetuto bombardamento israeliano del disgraziato campo profughi di Jabalia, con almeno 195 morti e diverse centinaia di feriti.

Ma per quanto sforzi la nostra propaganda faccia, la bottom line è evidente e innegabile:

a fronte di 1400 morti dal lato israeliano – nonostante l’ultima lista nominativa del quotidiano israeliano Haaretz sia ferma a 1012 morti (2) – dal lato palestinese siamo a 8700 morti (di cui almeno 3500 bambini): la ratio è di 6 a 1, ma apparentemente non basta: ovvio, quando si tratta di “animali umani”.

Per non parlare delle condizioni miserabili in cui si trovano oltre 2,3 milioni di civili palestinesi: senza tetto e senza cibo, mentre gli ospedali razionano terapie intensive e dialisi. La sofferenza collettiva di 2,3 milioni di palestinesi è impossibile da comprendere: 50.000 donne palestinesi di Gaza sono incinte, e circa 5500 partoriranno entro un mese.

Nemmeno la questione dei circa 200 ostaggi detenuti da Hamas esce pulita dalla propaganda dei media occidentali:

si viene a scoprire, infatti, che oltre 3500 palestinesi sono detenuti in Israele, e migliaia senza un procedimento di un tribunale: è lo stesso standard dell’ istituto della custodia protettiva (Schutzhaft), con cui la Germania nazista – ben prima della WW2 – spedì senza processo decine di migliaia di oppositori interni nei campi, e la GPU e la NKVD stalinista milioni di persone nei gulag.

L’occasione per intervenire e costringere Israele a dosare la sua difesa e la sua risposta, l’ Occidente l’ha avuta e continua ad averla: ma invece di esigere un cessate-il-fuoco, ci si è limitati a richiedere “pause e corridoi umanitari”.

Il doppio standard tra le morti di civili occidentali e le morti di civili islamici – già chiaramente visibile dall’indifferenza occidentale di fronte a circa 700.000 civili iracheni sterminati nella seconda invasione dell’Iraq – è sempre più chiaro e innegabile, specialmente agli occhi dell’opinione pubblica islamica.

Comprendiamo tutti come Joe Biden ed i suoi principali collaboratori, per inciso Ebrei, e quindi difficilmente neutrali (Jacob Jeremiah Sullivan, Anthony Blinken, Victoria Nuland, Merrick Garland, Alejandro Mayorkas, Janet Yellen), siano obiettivamente indeboliti dalla difficile prospettiva delle elezioni presidenziali del novembre 2024.

Sembra che le 91 imputazioni inflitte a Donald Trump, più la concreta minaccia di esproprio delle sue proprietà a New York, non siano sufficienti a garantire la rielezione di Joe Biden: e non si può lasciare Israele al sostegno di Donald Trump!

Ma noi Europei? L’immagine più raccapricciante è senza dubbio quella della Albrecht Von der Leyen: chiunque può agevolmente comparare i suoi violentissimi e costanti attacchi alla Russia – ben oltre gli standards di linguaggio della sua carica – per le sofferenze inferte alla popolazione ucraina, con il suo miserabile, infame silenzio sulle sofferenze, infinitamente maggiori, inflitte da Israele agli “animali umani” di Gaza. Per non parlare della reductio ad absurdum della pedina Giorgia Meloni, secondo la quale “Hamas non ha nulla a che vedere con la causa palestinese”.. .

Il doppio standard tra le vittime appare a tutti gli effetti un’ eco del doppio standard esistente nella religione ebraica tra Ebrei da una parte e Gentili o Goym dall’altra. E proprio non si vede per quale ragione la religione ebraica dovrebbe essere esentata, pena la gratuita ed infamante accusa di antisemitismo, dagli attacchi a cui da decenni, a diverso titolo, sono costantemente esposte le religioni cristiana ed islamica.

La novità storica è che tale doppio standard è stato chiaramente accettato perfino dalla Chiesa Cattolica, che ha rifiutato la richiesta del cessate-il-fuoco in favore di mere “pause e corridoi umanitari” e della liberazione degli ostaggi israeliani.

Eppure almeno Papa Bergoglio non deve essere rieletto.. tra l’altro Bergoglio ha appena annunciato che parteciperà personalmente alla conferenza internazionale sul climate change prevista a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre: unicuique prioritas sua!!!

La notte è proprio fonda, anche qui in Europa.

Di Belisario per ComeDonChisciotte.org

02.11.2023

NOTE

(1) In West Bank, Israeli Settlers Step Up Attacks Against Palestinians – WSJ

(2) Israel’s Dead: The Names of Those Killed in Hamas Attacks, Massacres and the Israel-Hamas WarIsrael News – Haaretz.com

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