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La Redazione

 

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LA PROBA BRITANNIA SARA' LIBERATA DALLA TORRE DEL PERFIDO BARONE?

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A cura di Das schloss
Il 2 Ottobre 2008
31 Views

blankDI STUART LITTLEWOOD
Uruknet

Presto ci ritroveremo nella stagione delle pantomime, e quando si tratta di divertimento si può sempre contare sul governo britannico. Quest’anno una Fata Buffona nel Foreign Office progetta di trasferire l’ambasciata britannica a Tel Aviv da un posto decente sul lungomare a un palazzone sinistro, di proprietà della compagnia Africa-Israel Investments e occupato per la maggior parte da ministeri del governo israeliano.

A quanto pare, il Foreign Office britannico è talmente invaghito del governo israeliano che vuole iniziare a ‘convivere’ infischiandosi dei pettegolezzi. Qui a Londra la stessa Fata sta mettendo a disposizione della Federazione Sionista la magnifica Locarno Suite del Foreign Office per “un Ricevimento con Champagne e una Conferenza Commemorativa al Foreign Office in onore del 91esimo anniversario della Dichiarazione Balfour del 1917”.

Quale individuo ragionevole sognerebbe di commemorare una persona che ha scritto, in tutta serietà: “In Palestina non proponiamo neanche di passare per la consultazione dei desideri degli attuali abitanti del paese. Le quattro potenze hanno un impegno nei confronti del Sionismo e il Sionismo, sia esso giusto o sbagliato, buono o cattivo, è radicato in una tradizione secolare, in bisogni presenti, in speranze future, e ha un’importanza di gran lunga maggiore dei desideri e pregiudizi dei 700.000 arabi che ora occupano quella terra”?L’assoluta arroganza della Dichiarazione di Balfour ha creato un’amara frattura tra Est e Ovest, che ora, 91 anni dopo, va aggravandosi invece che migliorare. Perché il Foreign Office, che è di tutti, è implicato nella perpetuazione di questa follia?

La compagnia Africa-Israel peraltro è presieduta dallo straricco magnate dei diamanti e dell’immobiliare barone Lev Leviev, che ha ammassato enormi ricchezze senza preoccuparsi troppo delle correttezze legali o della miseria umana provocata in corso d’opera.

Di Leviev si riporta che sia uno dei maggiori sostenitori degli insediamenti per soli ebrei sulle terre palestinesi rubate. Sembra che la Africa-Israel sia proprietaria di una compagnia che mette in atto la costruzione degli insediamenti nella Cisgiordania occupata, mentre Leviev e suo cognato possiedono un’altra compagnia che sta costruendo l’insediamento di Zufim.

E corre voce che Leviev sia un donatore del Land Redemption Fund [Fondo per la Liberazione della Terra, ndt.], che si appropria delle terre palestinesi con tutti i mezzi, onesti o sporchi – soprattutto sporchi – a favore dello squallido esercito di coloni di Israele.

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[Il miliardario sionista Lev Leviev e la sua casa: la “nuova proprietà più costosa mai venduta in Gran Bretagna” (Reuters).]

Gli insediamenti violano il diritto internazionale, ma a chi importa?

Gli insediamenti e le loro infrastrutture contribuiscono a derubare i palestinesi delle loro migliori terre agricole e dei preziosi rifornimenti di acqua. Bloccano di fatto l’accesso a Gerusalemme Est e frammentano quel che rimane del territorio in enclave disconnesse senza alcuna possibilità di costituire uno Stato palestinese in grado di sopravvivere. Lo scopo è molto semplicemente quello di annettere territorio strategico a Israele, distruggere e impoverire ulteriormente la società palestinese, e rendere permanente l’Occupazione. Gli insediamenti violano il diritto internazionale, ma a chi importa? Non a Leviev, né al governo israeliano e sicuramente non alla remissiva comunità internazionale o al Quartetto tergiversante.

E meno tra tutti al Foreign Office britannico.

Ho letto che l’UNICEF ha inserito Leviev nella lista nera e non accetterà più contributi da parte sua, perché il suo presunto sciacallaggio attraverso la costruzione di insediamenti illegali è troppo controverso. Ma ecco il governo britannico bramoso di fare affari con quest’uomo, nonostante il nostro Primo Ministro abbia di recente annunciato a Betlemme che “l’espansione degli insediamenti ha reso più difficile il raggiungimento della pace… erode la fiducia, accresce la sofferenza palestinese… penso che tutta l’Unione Europea sia molto chiara a questo proposito: vogliamo vedere il blocco dell’espansione degli insediamenti”.

Qualche mese fa, Leviev, un cittadino israeliano cresciuto nell’Unione Sovietica, si è trasferito in un nuovissimo palazzo fortificato da 70 milioni di dollari e con 7 camere da letto a Hampstead, un sobborgo lussuoso nella zona nord di Londra. Pare che sia attrezzato con una piscina dalle piastrelle di mosaico dorate, una palestra, una sauna, un cinema privato e un salone da parrucchiere. Qui Leviev può rilassarsi dietro a una porta d’ingresso a prova di pallottole e 25 camere di videosorveglianza, monitorabili anche dal suo yacht.

Ha inoltre aperto un negozio di diamanti nella sontuosamente esclusiva Old Bond Street di Londra. Oltre Atlantico gli attivisti per i diritti umani hanno messo in piedi un putiferio quando Susan Sarandon ha partecipato al gala di apertura del negozio di Leviev in Madison Avenue a New York, che fu il fulcro di proteste continuate.

Durante il decennio passato il governo britannico ha messo in atto una politica delle porte aperte per malavitosi albanesi, baroni della droga dell’India Occidentale, trafficanti di sesso dell’Europa dell’Est, e ogni sorta di indesiderabili di tutto il mondo, così come per le merci prodotte dai coloni israeliani su terre palestinesi confiscate. Nessuna sorpresa, allora, per il fatto che a Leviev fu permesso di ritagliarsi una fetta di immobili britannici e stabilirsi comodamente. Ma io, per esempio, potrei acquistare un bel appezzamento di terra in Israele e trasferirmici per vivere là? Non credo proprio.

Ma torniamo alla prospettiva di diplomatici britannici soggetti alle attenzioni improprie di ufficiali israeliani, all’interno degli accoglienti confini del Kirya Tower di Leviev… Questa lettera di Kim Howells, ministro del Foreign Office, indica che il Foreign Office sta pedalando all’indietro: “È in corso un processo interno che contempla il trasferimento potenziale dell’Ambasciata Britannica a Tel Aviv. Stiamo considerando diverse opzioni. In ogni caso, a questo stadio precoce del processo nessuna decisione rispetto al luogo è stata presa e non sono stati firmati contratti di affitto.

“Il governo ha reso molto chiara la sua posizione riguardo agli insediamenti: crediamo che gli insediamenti contravvengano al diritto internazionale e siano un impedimento significativo all’avanzamento del processo di pace. Se dovessimo decidere di trasferire l’Ambasciata, renderemo nota l’ubicazione prevista appena una decisione sarà stata presa”.

Forse la nostra Fata Pantomima ha infine ritrovato la ragione? La gentile donzella Britannia sarà risparmiata da un destino atroce rinchiusa nella torre del perfido barone?

Titolo originale: “Will fair Britannia be rescued from wicked baron’s tower?”

Fonte: http://www.uruknet.info/
Link
27.09.2008

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di KARIN LEITER

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