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La Redazione

 

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LA PERSECUZIONE DI JOHN DEMJANJUK

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A cura di supervice
Il 15 Maggio 2011
486 Views
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DI PATRICK J. BUCHANAN

Lew Rockwell

“John Demjanjuk Colpevole degli Omicidi nei Campi della Morte Nazisti” è il titolo della BBC.
E questo è il sottotitolo:

“Una corte tedesca ha condannato John Demjanjuk per aver collaborato all’omicidio di più di 28.000 ebrei nel campo della morte nazista in Polonia.”

Fino a che al paragrafo 17 si può
trovare quest’affermazione stupefacente: “Nessuna prova è stata
fornita per l’attribuzione di un crimine specifico.”

È corretto. Non è stata fornita alcuna prova, nessun testimone è intervenuto a testimoniare di aver visto Demjanjuk far del male a qualcuno. E la prova principale che riporta Demjanjuk a Sobibor è venuta dal KGB.

La prima era un riassunto del KGB di

una presunta intervista fatta a Ignat Danilchenko, che asseriva di essere

una guardia a Sobibor e di conoscere Demjanjuk. La seconda è stata

una carta d’identità fornita dai Sovietici dal campo di Trawniki

dove venivano addestrate le guardie.

Ci sono dei grossi problemi in entrambe

queste “prove”.

Per prima cosa, Danilchenko è

morto da un quarto di secolo, nessuno in Occidente lo ha mai intervistato

e Mosca ha fatto ostruzionismo alle richieste della difesa per accedere

al suo archivio completo. Se sia realmente esistito è una questione

ancora da risolvere.

Come avrebbe potuto un soldato dell’Armata

Rossa che poi ha collaborato con i nazisti sopravvivere all’Operazione

Keelhaul, che rispedì tutti i prigionieri di guerra sovietici da Joseph

Stalin, che poi o li ha uccisi o li ha mandati al Gulag?

Per quanto riguarda la carta d’identità

da Trawniki, proprio lo scorso mese il National Archives

di College Park nel Maryland ha scoperto un report

emesso nel 1985 dall’ufficio di Cleveland dell’FBI che, dopo aver

studiato la carta, concluse che “con una forte probabilità” era

una falsificazione del KGB.

“La giustizia è stata ostacolato

nello svolgimento del processo di un cittadino americano con una prova

che non solo non è ammissibile in una qualsiasi corte giudicante,

ma è basata su prove e dichiarazioni molto probabilmente fabbricate

dal KGB.”

Quest’informativa dell’FBI, mai

resa pubblica, fu prodotta proprio quando Demjanjuk fu deportato in

Israele per affrontare un processo con l’accusa di essere “Ivan

il Terribile”, l’assassino di Treblinka. In un processo che fu

seguito dalla stampa di tutto il mondo, Demjanjuk fu dichiarato colpevole

e condannato all’impiccagione.

Ma dopo cinque anni passati nel braccio

della morte, vennero portate alla luce nuovi documenti quando l’Unione

Sovietica collassò e la Russia ne prese il posto. Questa nuova prova

validava completamente le richieste dei difensori di Demjanjuk.

Non solo Demjanjuk non era mai stato

a Treblinka, ma l’archivio sovietico conteneva una fotografia del

vero “Ivan”, un uomo più robusto e più vecchio.

A suo merito, la Suprema Corte israeliana

annullò la sentenza, rifiutò una richiesta di riprocessare

Demjanjuk come guardia di un qualsiasi campo nazista in Polonia, lo

liberò e lo rispedì a casa in America.

Esposto al pubblico ludibrio e denunciato

per frode dal distretto dell’Ohio e dalle corti d’appello, l’Ufficio

delle Indagini Speciali iniziò a costruire un nuovo caso su John Demjanjuk

di Sobibor, per trattenere e riprocessare l’anziano uomo, i cui difensori

erano riusciti a far sprofondare l’Ufficio nel ridicolo.

Malgrado la storia di Sobibor e la

supposta complicità di Demjanjuk nell’assassinio di 28.000 ebrei,

nessuno testimoniò al processo di aver mai visto John Demjanjuk ferire

chicchessia, fatto riportato anche dalla BBC.

Considerate la vita di questo americano

tormentato.

Nato nel 1920 in Ucraina, da ragazzo

dovette subire l’Holodomor, la carestia imposta alla sua gente

nel 1932 e nel 1933 da Stalin e dal suo odiato accolito, Lazar Kaganovich,

che provocò la fame e la morte di un numero tra i 5 e i 9 milioni di

ucraini.

È stato definito dagli storici “l’Olocausto

dimenticato”.

Arruolato nell’Armata Rossa, Demjanjuk

fu catturato nella blitzkrieg tedesca. Diversamente dai prigionieri

di guerra americani e britannici, che i tedeschi consideravano della

stessa razza, gli ucraini erano essere inferiori che furono usati per

le sperimentazioni mediche.

Non solo Demjanjuk riuscì a sopravvivere,

ma riuscì anche a sfuggire all’ordine degli Alleati di rimpatriare

tutti i prigionieri dell’Armata Rossa per consegnarli a Stalin, cosa

che il dittatore sovietico richiese prima di liberare i prigionieri

americani e britannici a Berlino.

Alla fine della guerra, Demjanjuk sposò

sua moglie Vera, che era stata arruolata in Ucraina e portata con forza

a ovest per fornire la manodopera all’economia tedesca.

Dopo di che si trasferì a Cleveland,

entrò a lavorare nelle fabbriche delle auto, tirò su famiglia

e praticò la sua fede cristiana. Ma fece un errore.

Mandò sua moglie in Ucraina per

dire all’ anziana madre che era riuscito a sopravvivere alla guerra

e che viveva nei grandi Stati Uniti d’America.

La parola passò di bocca in bocca. Il KGB venne subito informato. Rapidamente i pagamenti che sua madre stava ricevendo dall’eroe di guerra furono bloccati e improvvisamente fece la sua comparsa una carta d’identità che riportava un John Demjanjuk addestrato a Trawniki per diventare una guardia di un campo nazista.

Il KGB iniziò a fornire i suoi “file” all’OSI che avviò così una persecuzione ossessiva nei confronti di Demjanjuk durata 30 anni.

Stalin morì nel suo letto nel 1953. Kaganovich morì a Mosca vicino alla sua famiglia nel 1991. E John Demjanjuk, 91 anni, dopo aver trascorso cinque anni nel braccio
della morte per non aver commesso un crimine in un posto dove non era mai stato, è apolide e senza fissa dimora nella stessa Germania dove i veterani delle SS camminano a piede libero.

Questa è la giustizia, nel nostro mondo.

Patrick J. Buchanan

è il cofondatore e editore di The

American Conservative.

È anche autore di sette libri, tra cui Where

the Right Went Wrong e A Republic Not An Empire. L’ultima pubblicazione è Churchill, Hitler and the

Unnecessary War.

_________________________________________________________

Fonte: http://www.lewrockwell.com/buchanan/buchanan162.html

14.05.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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