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La Redazione

 

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LA NATO SOSPENDE I SUOI PROGETTI MILITARI

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A cura di supervice
Il 11 Dicembre 2011
44 Views

E RAFFORZA LA GUERRA ECONOMICA CONTRO LA SIRIA

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DI THIERRY MEYSSAN
Reseau Voltaire

Se finora pensava di applicare lo scenario dell’Intervento militare umanitario, già provato in Yugoslavia e recentemente in Libia, l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico deve rivedere in Siria la sua strategia. Oramai si tratterà di applicare quella utilizzata in Iraq: mettere sotto assedio la nazione con totale disprezzo delle popolazioni per indebolirla a sufficienza prima dell’assalto seguente.

La NATO sta rivedendo la sua strategia in Siria. Dopo otto mesi di guerra a bassa intensità e nonostante l’infiltrazione di numerosi combattenti arabi e pashtun, la società siriana non si è ancora fratturata. Certo, si sono avuti alcuni scontri confessionali a Deraa, Banyas e Homs, ma non si sono diffusi e non hanno avuto una lunga durata. Per l’alleanza, è illusorio pensare
di poter fomentare rapidamente una guerra civile che possa giustificare
un’”operazione umanitaria internazionale“. Questa constatazione si fa largo proprio quando la coalizione militare istituita ad hoc è in crisi.

All’epoca della guerra contro la Libia, l’iniziativa era stata assunta dalla Francia e dal Regno Unito. Ma i due pesi massimi europei si sono poi rivelati incapaci di mobilitare la forza necessaria. In effetti, i tre quarti delle attrezzature belliche sono state fornite o finanziate dal Pentagono. Soprattutto, il dispiegamento di dispositivi incompleti avrebbe potuto portare al disastro se la Libia avesse deciso di attaccare le imbarcazioni e gli elicotteri dell’alleanza [1]. Il problema è molto più grave con la Siria la cui popolazione è quattro volte più numerosa di quella libica, il cui l’esercito è già addestrato dai precedenti conflitti regionali.

Era stato quindi utile rafforzare il
tandem franco-britannico con l’aggiunta della Germania. Il 2 dicembre
si sarebbe dovuto negoziare un accordo trilaterale in occasione dell’anniversario del Trattato di Lancaster House [2] che fissò l’organizzazione delle forze congiunte franco-britanniche e sancì la sorte della Libia [3].

Ma questa riunione è stata annullata. In piena crisi economica occidentale,

Berlino non se la sente di destinare spese al conflitto senza una garanzia

di ritorni sugli investimenti.

La razionalità di bilancio tedesca

rafforza i sogni epici del complesso militare-industriale israeliano-statunitense.

La partenza di Robert Gates e la comparsa di Hillary Clinton hanno illustrato

il ritorno sulla scena mondiale del progetto di “rimodellamento

del grande Medio Oriente” e la sua estensione in Africa settentrionale.

Questa dottrina, derivata del pensiero imperialista di Leo Strauss,

si presenta come una continua fuga in avanti, una guerra che non ha

altri obiettivi che la sua continuazione. È sicuramente positiva per

l’economia di guerra degli Stati Uniti, ma non per l’economia industriale

pacifica tedesca.

Il progetto di guerra convenzionale

contro la Siria mette in campo numerose questioni economiche. Alcune

nazioni europei non avranno alcun interesse a breve o medio termine,

mentre hanno molto da perdere. Nel caso libico, alcuni uomini d’affari

britannici e francesi hanno potuto incassare dividendi immediati rinegoziando

in maniera vantaggiosa le loro concessioni petrolifere, mentre i turchi

e gli italiani hanno fatto la figura degli scemi del villaggio, perdendo

quasi tutti i loro mercati nella vecchia colonia.

In attesa che venga formata una coalizione

militare ad hoc, la NATO si è provvisoriamente fermata alla

guerra economica. Vuole assediare la Siria, tagliarle ogni possibilità

commerciale sia per l’import che per l’export e sabotare i mezzi di

produzione. Sotto l’egida benpensante delle “sanzioni”,

gli Stati dell’alleanza e i loro vassalli della Lega araba hanno già

introdotto un congelamento bancario che vieta il commercio delle materie

prime. Ora si stanno concentrando sulla chiusura delle vie di comunicazione,

particolarmente le linee aeree, e sul ritiro delle multinazionali, principalmente

le compagnie petrolifere. Così, dopo Shell e Total, PetroCanada ha

fatto marcia indietro, chiudendo la centrale che fornisce elettricità

alla città di Homs. Soprattutto, la prima azione di sabotaggio

ha esordito contro le tubazioni che approvvigionano proprio questa centrale

elettrica, affinché non sia possibile farla funzionare in assenza degli

ingegneri canadesi. Questa azione è stata rivendicata dall’Esercito

Siriano libero, senza sapere chi ci sia realmente dietro questa iniziativa:

disertori, mercenari di Al Qaida o i comandi atlantici.

Per il momento non si vedono carenze

di alcun genere in Siria, se non per nafta ed elettricità. Per rimediare

allo shock dell’assedio, Damasco ha concluso nuovi scambi con Pechino.

L’embargo bancario fa sì che debbano avvenire sotto forma di baratto,

come la Cina già sta facendo con l’Iran. Questo sistema dovrebbe permettere

alla Siria di salvare la propria economia, a parte il settore turistico

duramente colpito.

Comunque sia, l’assedio della Siria

ha già lasciato sul campo molte vittime economiche in Turchia. L’annullamento

del trattato di libero scambio e l’instaurazione di dazi doganali proibitivi

hanno rovinato le zone di frontiera. E se i siriani accettano di subire

alcune privazioni per salvare la patria, i turchi non sono pronti a

subire la stessa sorte per le ambizioni della NATO.

Inoltre, questo cambiamento di strategia

mette il Consiglio nazionale siriano in una posizione difficile. I politici

che rivendicavano una forma di azione non violenta, ispirata delle rivoluzioni

arancioni di Gene Sharp [4], sono costretti ad accettare i sabotaggi

rivendicati dai combattenti dell’esercito siriano libero. Il conflitto

è sempre più acceso dato che gli uni e gli altri hanno come base a

Istanbul e sono chiamati a sostenersi a vicenda.

La sospensione del piano di intervento

militare internazionale è stata confermata dal ritorno a Damasco degli

ambasciatori di Stati Uniti, Francia e Germania. Ciò comporta un’inflessione

della campagna mediatica. Già ora i media anglosassoni stanno

abbandonando i riferimenti alle accuse più forti e meno credibili che

vengono lanciate contro Bachar el-Assad, come quella di far torturare

i bambini. Anche il Dipartimento di Stato non descrive più il presidente

siriano come un mostro, ma come un uomo “scollegato dalla realtà

(sic) [5]. Quindi il suo caso non necessita più un trattamento

urgente. Del resto, la descrizione della realtà siriana riportata da

vari giornalisti, a mille miglia di distanza dalle immagini di propaganda

veicolate da otto mesi [6], rende indispensabile un momento di silenzio.

Note:

[1]

« La

guerre de Libye aurait pu mal tourner pour les Alliés », Réseau Voltaire,

9 novembre 2011.

[2]

« Déclaration

franco-britannique sur la coopération de défense et de sécurité », Réseau Voltaire,

2 novembre 2010.

[3]

« Washington regarde se lever “l’aube de l’odyssée” africaine » di Thierry Meyssan, Réseau

Voltaire, 19 marzo 2011.

[4]

« L’ALBERT EINSTEIN INSTITUTION: LA VERSIONE CIA DELLA NONVIOLENZA» di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 4 giugno 2007.

[5] « Daily Press Briefing , Dipartimento di Stato, 6 dicembre 2011.

**********************************************

Fonte: L’OTAN suspend ses projets militaires et renforce la guerre économique contre la Syrie

09.12.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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