E RAFFORZA LA GUERRA ECONOMICA CONTRO LA SIRIA
DI THIERRY MEYSSAN
Reseau Voltaire
Se finora pensava di applicare lo scenario dell’Intervento militare umanitario, già provato in Yugoslavia e recentemente in Libia, l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico deve rivedere in Siria la sua strategia. Oramai si tratterà di applicare quella utilizzata in Iraq: mettere sotto assedio la nazione con totale disprezzo delle popolazioni per indebolirla a sufficienza prima dell’assalto seguente.
La NATO sta rivedendo la sua strategia in Siria. Dopo otto mesi di guerra a bassa intensità e nonostante l’infiltrazione di numerosi combattenti arabi e pashtun, la società siriana non si è ancora fratturata. Certo, si sono avuti alcuni scontri confessionali a Deraa, Banyas e Homs, ma non si sono diffusi e non hanno avuto una lunga durata. Per l’alleanza, è illusorio pensare
di poter fomentare rapidamente una guerra civile che possa giustificare
un’”operazione umanitaria internazionale“. Questa constatazione si fa largo proprio quando la coalizione militare istituita ad hoc è in crisi.
All’epoca della guerra contro la Libia, l’iniziativa era stata assunta dalla Francia e dal Regno Unito. Ma i due pesi massimi europei si sono poi rivelati incapaci di mobilitare la forza necessaria. In effetti, i tre quarti delle attrezzature belliche sono state fornite o finanziate dal Pentagono. Soprattutto, il dispiegamento di dispositivi incompleti avrebbe potuto portare al disastro se la Libia avesse deciso di attaccare le imbarcazioni e gli elicotteri dell’alleanza [1]. Il problema è molto più grave con la Siria la cui popolazione è quattro volte più numerosa di quella libica, il cui l’esercito è già addestrato dai precedenti conflitti regionali.
Era stato quindi utile rafforzare il
tandem franco-britannico con l’aggiunta della Germania. Il 2 dicembre
si sarebbe dovuto negoziare un accordo trilaterale in occasione dell’anniversario del Trattato di Lancaster House [2] che fissò l’organizzazione delle forze congiunte franco-britanniche e sancì la sorte della Libia [3].
Ma questa riunione è stata annullata. In piena crisi economica occidentale,
Berlino non se la sente di destinare spese al conflitto senza una garanzia
di ritorni sugli investimenti.
La razionalità di bilancio tedesca
rafforza i sogni epici del complesso militare-industriale israeliano-statunitense.
La partenza di Robert Gates e la comparsa di Hillary Clinton hanno illustrato
il ritorno sulla scena mondiale del progetto di “rimodellamento
del grande Medio Oriente” e la sua estensione in Africa settentrionale.
Questa dottrina, derivata del pensiero imperialista di Leo Strauss,
si presenta come una continua fuga in avanti, una guerra che non ha
altri obiettivi che la sua continuazione. È sicuramente positiva per
l’economia di guerra degli Stati Uniti, ma non per l’economia industriale
pacifica tedesca.
Il progetto di guerra convenzionale
contro la Siria mette in campo numerose questioni economiche. Alcune
nazioni europei non avranno alcun interesse a breve o medio termine,
mentre hanno molto da perdere. Nel caso libico, alcuni uomini d’affari
britannici e francesi hanno potuto incassare dividendi immediati rinegoziando
in maniera vantaggiosa le loro concessioni petrolifere, mentre i turchi
e gli italiani hanno fatto la figura degli scemi del villaggio, perdendo
quasi tutti i loro mercati nella vecchia colonia.
In attesa che venga formata una coalizione
militare ad hoc, la NATO si è provvisoriamente fermata alla
guerra economica. Vuole assediare la Siria, tagliarle ogni possibilità
commerciale sia per l’import che per l’export e sabotare i mezzi di
produzione. Sotto l’egida benpensante delle “sanzioni”,
gli Stati dell’alleanza e i loro vassalli della Lega araba hanno già
introdotto un congelamento bancario che vieta il commercio delle materie
prime. Ora si stanno concentrando sulla chiusura delle vie di comunicazione,
particolarmente le linee aeree, e sul ritiro delle multinazionali, principalmente
le compagnie petrolifere. Così, dopo Shell e Total, PetroCanada ha
fatto marcia indietro, chiudendo la centrale che fornisce elettricità
alla città di Homs. Soprattutto, la prima azione di sabotaggio
ha esordito contro le tubazioni che approvvigionano proprio questa centrale
elettrica, affinché non sia possibile farla funzionare in assenza degli
ingegneri canadesi. Questa azione è stata rivendicata dall’Esercito
Siriano libero, senza sapere chi ci sia realmente dietro questa iniziativa:
disertori, mercenari di Al Qaida o i comandi atlantici.
Per il momento non si vedono carenze
di alcun genere in Siria, se non per nafta ed elettricità. Per rimediare
allo shock dell’assedio, Damasco ha concluso nuovi scambi con Pechino.
L’embargo bancario fa sì che debbano avvenire sotto forma di baratto,
come la Cina già sta facendo con l’Iran. Questo sistema dovrebbe permettere
alla Siria di salvare la propria economia, a parte il settore turistico
duramente colpito.
Comunque sia, l’assedio della Siria
ha già lasciato sul campo molte vittime economiche in Turchia. L’annullamento
del trattato di libero scambio e l’instaurazione di dazi doganali proibitivi
hanno rovinato le zone di frontiera. E se i siriani accettano di subire
alcune privazioni per salvare la patria, i turchi non sono pronti a
subire la stessa sorte per le ambizioni della NATO.
Inoltre, questo cambiamento di strategia
mette il Consiglio nazionale siriano in una posizione difficile. I politici
che rivendicavano una forma di azione non violenta, ispirata delle rivoluzioni
arancioni di Gene Sharp [4], sono costretti ad accettare i sabotaggi
rivendicati dai combattenti dell’esercito siriano libero. Il conflitto
è sempre più acceso dato che gli uni e gli altri hanno come base a
Istanbul e sono chiamati a sostenersi a vicenda.
La sospensione del piano di intervento
militare internazionale è stata confermata dal ritorno a Damasco degli
ambasciatori di Stati Uniti, Francia e Germania. Ciò comporta un’inflessione
della campagna mediatica. Già ora i media anglosassoni stanno
abbandonando i riferimenti alle accuse più forti e meno credibili che
vengono lanciate contro Bachar el-Assad, come quella di far torturare
i bambini. Anche il Dipartimento di Stato non descrive più il presidente
siriano come un mostro, ma come un uomo “scollegato dalla realtà”
(sic) [5]. Quindi il suo caso non necessita più un trattamento
urgente. Del resto, la descrizione della realtà siriana riportata da
vari giornalisti, a mille miglia di distanza dalle immagini di propaganda
veicolate da otto mesi [6], rende indispensabile un momento di silenzio.
Note:
[1]
« La
guerre de Libye aurait pu mal tourner pour les Alliés », Réseau Voltaire,
9 novembre 2011.
[2]
franco-britannique sur la coopération de défense et de sécurité », Réseau Voltaire,
2 novembre 2010.
[3]
« Washington regarde se lever “l’aube de l’odyssée” africaine » di Thierry Meyssan, Réseau
Voltaire, 19 marzo 2011.
[4]
« L’ALBERT EINSTEIN INSTITUTION: LA VERSIONE CIA DELLA NONVIOLENZA» di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 4 giugno 2007.
[5] « Daily Press Briefing , Dipartimento di Stato, 6 dicembre 2011.
Fonte: L’OTAN suspend ses projets militaires et renforce la guerre économique contre la Syrie
09.12.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE