LA LOTTA DEI MAPUCHE AL GIORNO D'OGGI

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Vladimir Painemal Morales intervistato da Derrick O’Keefe

DI DERRICK O’KEEFE

Il popolo dei Mapuche ha una storia lunga ed orgogliosa per quanto
riguarda
la resistenza nei confronti del colonialismo
Oggi, sia lo stato Cileno che le multinazionali continuano ad operare
per
rubare le risorse dei Mapuche e per sottometterli.
Vladimir Painemal Morales, un giovane leader dei Mapuche, ha terminato
da
poco un tour in Canada, dove ha tenuto delle conferenze. Si è incontrato
con i
Seven Oaks per discutere dei problemi della sua gente, della lotta al
razzismo, dell’emarginazione, e delle ultime invasioni del loro
territorio.Derrick O’Keefe: Quello che chiamiamo neo-liberismo americano è, in
effetti,
l’ultima fase di 500 anni del processo di colonizzazione. Ci puoi
raccontare
la storia dei Mapuche e come vi siete opposti a questo processo?

Vladimir Painemal Morales: Storicamente i Mapuche hanno subito varie
invasioni e sottomissioni ad imperialismi. Prima degli spagnoli,
infatti,
noi abbiamo subito la dominazione dell’impero Inca. Per questo noi
siamo
considerati un popolo di guerrieri. Ma si è trattato di resistenza e
difesa
continuata per molti molti anni. E’ diverso dal dire che siamo guerrieri
perchè
amiamo la violenza. Noi siamo guerrieri perché abbiamo dovuto resistere
contro le incursioni e gli imperialismi per secoli e secoli. Parlando
dell’invasione spagnola, noi abbiamo combattuto una dura guerra contro
di
loro. Il territorio dei Mapuche è chiamato “il cimitero degli spagnoli”
perché loro subirono molte perdite nella guerra contro di noi. L’impero
spagnolo si rese conto che subivano tremende perdite e per questo
accettarono di siglare un trattato che riconoscesse la nostra
autonomia. Dal
1641 al 1881 siamo stati una nazione autonoma. Questo per dire che c’è
una
sostanziale differenza tra i Mapuche e altre popolazioni indigene
dell’America Latina. La nostra storia registra la perdita
dell’autonomia
solo 125 anni fa, ed oggi stiamo proprio cercando di recuperare questa
autonomia.
Oggi però non si tratta di invasioni come nel passato, fatte con
eserciti in
armi che invadevano le nostre terre. Oggi è un’invasione portata avanti
dalle multinazionali. Pertanto anche se i media continuano a definire
noi
come un popolo sempre in guerra, altri sono quelli che invadono il
nostro
territorio e quindi causano la rivalità tra noi e loro.


Victor

O’Keefe: Nel 1973, il governo democraticamente eletto di Salvador
Allende fu
destituito con un colpo di stato organizzato dalle forze armate cilene
supportate dagli Usa (che volevano mantenere il controllo del rame, in
particolare!) Quali sono oggi le multinazionali operanti nel territorio
dei
Mapuche, quali le industrie, quali le risorse che intendono
controllare?

Painemal: Sia in Argentina che in Cile abbiamo avuto delle dittature,
mentre
oggi ci sono i cosiddetti processi democratici, le democrazie. Ma
durante le
passate dittature sono stati attivati dei sistemi economici, sul
modello
neo-liberale, che hanno aperto il mercato alle multinazionali ed ai
loro
investimenti. In Cile, dopo che le terre sono state suddivise e portate
sotto il controllo statale, noi siamo stati confinati nel peggior pezzo
di
terra possibile. Poi si scoprì che le terre lasciateci avevano comunque
delle ricchezze naturali (parliamo di minerali, di oro, di gas). La
politica
del governo cileno si è indirizzata alla diversificazione
dell’economia, per
non restare dipendenti dal rame, che era il prodotto principale. Oggi
c’è
una nuova tendenza a sviluppare la selvicoltura, come prodotto base
alternativo al rame.
Ma mentre un tempo le terre venivano assegnate (ai coloni europei) in
piccole aree destinate alla produzione agricola, negli ultimi anni
queste
aree sono state rivendute alle aziende che la hanno destinate alla
selvicoltura (produzione forestale!).
Per cui oggi abbiamo ampi territori dove sono state trapiantate piante
che
NON sono native della nostra zona, come l’eucalipto che assorbe 100
litri di
acqua al giorno per ogni pianta. Abbiamo il problema della
contaminazione
dovuta alla necessita’ di fumigazione. C’è, insomma, un grosso problema
ecologico consequenziale allo sviluppo forestale.
E questo solo per quanto riguarda la selvicoltura!
Ci vorrebbero giornate intere per raccontare tutti gli aspetti di ogni
settore soggetto allo sfruttamento delle multinazionali. E, non
dimentichiamolo, oggi lo stato e le multinazionali vanno a braccetto!

O’Keefe: E quindi il vostro popolo è in conflitto con questo stato.
Potete
spiegarci perché 18 vostri leaders sono stati condannati lo scorso anno
ed
anche come il governo cileno (socialista) ha usato le leggi
anti-terrorismo
(del periodo della dittatura) contro i Mapuche?

Painemal: Nella maggioranza dei casi, gli indigeni che furono arrestati
e
che sono tuttora in prigione, sono stati accusati di aver messo in atto
la
lotta contro le compagnie forestali. C’è un altro leader, Victor, che è
stato condannato a 5 anni di prigione (grazie alle leggi
anti-terrorismo)
per essere stato un attivista nella lotta contro la costruzione della
diga
idroelettrica “Ralco”.

Un’altra cosa importante da evidenziare è che ci sono centinaia e
centinaia
di Mapuche che sono in prigione tutt’oggi, che non sono stati
condannati per
la lotta contro le multinazionali, ma per altre cause che sono da
collegarsi
comunque all’oppressione dei Mapuche, come il furto di animali, la
tossicodipendenza, e altre situazioni endemiche.
Un’altro punto riguarda il fatto che lo stato cileno aveva iniziato
un’opera
di assimilazione dei Mapuche all’interno della società cilena.
L’inserimento
all’interno della società cilena era iniziato all’inizio degli anni
’90,
dopo la fine della dittatura e con l’inizio della democrazia, quando i
Mapuche avevano iniziato a negoziare con alcuni partiti per poter
entrare
nel governo. Avevamo grandi aspettative. C’era un accordo di massima
che
doveva prevedere, da parte delllo stato cileno, il riconoscimento
dell’etnia
Mapuche come “nazione” nella propria costituzione e quindi si doveva
firmare
il patto 169 dell’organizzaione internazionale del lavoro. Ma le
promesse
vennero meno da parte della coalizione di governo e nel 1997 c’è stata
la
rottura definitiva tra le parti, principalmente come conseguenza della
politica neo-liberale del governo cileno. Da allora, grazie anche
all’utilizzo massiccio delle leggi speciali anti-terrorismo, c’è stata
una
continua crescita della lotta dei Mapuche.

O’Keefe: Considerando la possibile assimilazione, quale è la situazione
demografica dei Mapuche rispetto ai cileni?

Painemal: In Argentina non sono stati fatti censimenti ma il numero
varia
tra i 300.000 ed i 400.000. In Cile i numero sono un po’ contraddittori
a
seconda della fonte, ma comunque il numero va dai 600.000 al 1.000.000,
quindi diciamo un 10 per cento dell’intera popolazione del Cile. E
questa è
solo la percentuale di chi si dichiara Mapuche!
Oggi, in conseguenza della scarsità di territori agricoli, i Mapuche
sono
per lo più concentrati in aree urbane. Circa l’85 per cento dei Mapuche
vive
in aree urbane. Per quanto riguarda i meticci va detto che la
maggioranza
dei cileni sono meticci e sono l’80 per cento della popolazione. Ma i
meticci non si identificano con alcun gruppo sociale o partito
politico, per
cui non hanno una loro propria realtà politica, in termini di
organizzazione
o di rappresentanza.
E poi va detto che il numero dei Mapuche è in diminuzione. Siamo in
presenza
di un tasso di crescita negativo, causato principalmente dalla
necessità di
migrare dalle aree agricole alle aree urbane, specialmente per le donne
che
vanno a lavorare in città, per cui c’è proprio scarsità di donne nelle
aree
rurali.

O’Keefe: E’ vero che, nella società cilena, il problema demografico è
anche
legato al problema del razzismo?

Painemal: certamente, c’è un grosso problema di razzismo, soprattutto
nel
settore educativo. Non c’è una educazione bilingue che tenga conto
anche
della cultura Mapuche. Ancora oggi nelle scuole insegnano che quelle
che noi
chiamiamo invasioni sono state in effetti “opera di pacificazione
dell’Arucania”. Per cui non c’è proprio alcun insegnamento che tenga
conto
di quello che è successo al nostro popolo nè di cosa sia stato davvero
il
colonialismo.

O’Keefe: Ci devono essere davvero grosse difficoltà ad ottenere la
solidarietà della società cilena. Quali tattiche intendete mettere in
atto
per far conoscere meglio le vostre battaglie contro lo stato e contro
le
multinazionali?

Painemal: Noi siamo molto critici anche nei nostri stessi confronti,
ragionando sul nostro stesso rapporto con la società cilena. In effetti
abbiamo discussioni anche al nostro interno perché tendiamo a biasimare
la
società cilena per il comportamento dello stato cileno. Tendiamo a
confondere lo stato con la sua politica senza distinguerlo dalla
società
cilena nella sua completezza.
Dobbiamo poi evidenziare il comportamento dei media. Fin
dall’apparizione
dei primi giornali in Cile, la stampa è stata razzista nei confronti
dei
Mapuche. Oggi sparlano di noi, ci chiamano lavativi, ubriaconi, tu
dimmi una
qualsiasi qualifica negativa … loro pensano che noi ce l’abbiamo! Per
questo crediamo che la nostra comunicazione con il mondo esterno sia
importantissima. Potrà permetterci di iniziare una azione di rinascita
per
cancellare i luoghi comuni che oggi vengono associati al nome Mapuche.
Per questo cerchiamo di educare a rimuovere gli stereotipi. Non sono
quelli
che esistono nei confronti dei Mapuche, ma anche tanti altri che
esistono
oggi nella società cilena per quanto riguarda il fenomeno della
discriminazione, nei confronti dei gay, nei confronti degli stranieri
che
vengono dal Perù e dalla Bolivia per lavorare, nei confronti dei
poveri.
Poichè esiste il classismo ed il razzismo, noi vogliamo impegnarci per
educare la società cilena a rimuovere tutti i pregiudizi

Fonte:www.zmag.org
link: http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=20&ItemID=8338
20.07.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Paolo Federici

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