LA LEGGE DI STABILITA': PER CHI SUONA LA CAMPANA ?

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DI VALERIO LO MONACO

ilribelle.com

Al Governo questa volta i dati Inps vanno bene. Quelli sul breve termine, naturalmente, mentre per quanto riguarda il medio e il lungo, al solito, molto semplicemente si evita accuratamente di prenderli in considerazione. Figuriamoci di abbozzare anche la minima riflessione.

Ad ogni modo, dopo alcuni trimestri dall’entrata in vigore del Jobs Act, si conoscono infine i numeri reali (parziali) dell’operazione: i veri nuovi occupati sono 90 mila. Che non è proprio una cifra risibile in sé, bisogna ammetterlo, ma che è in grado, soprattutto, di scoprire le carte in merito a tutta questa operazione sul mercato del lavoro.

Perché questi 90 mila in più, se correlati ai 790 mila posti di lavoro a tempo indeterminato (cioè, con scadenza tra tre anni…) resi possibili dal Jobs Act, dimostrano non già l’efficacia dell’operazione per creare nuovi posti, quanto quella di consentire alle aziende di modificare i vecchi posti di lavoro già esistenti creando i nuovi poveri di domani (e in larga parte già di oggi).

In altre ere, in altri paradigmi culturali (e cultuali, se vogliamo) non si compiva alcuna azione che avrebbe potuto poi portare a uno svantaggio nel futuro. Se si tagliava un albero per fare legna ne si piantava immediatamente uno nuovo. Se si coltivava una zona di campo si lasciava l’altra a riposo, e così via. Perché il domani lo si sentiva in ogni caso proprio, o delle generazioni che dall’uomo comunque sarebbero discese. In luogo del solo qui e ora si pensava insomma anche al domani, per non doverlo pensare con timore, per non dover far diventare nero, con le preoccupazioni del futuro, anche il momento che si stava vivendo.

Per noi, oggi, accade esattamente il contrario: il futuro è nero e privo di prospettive, è gravido di minacce e, semplicemente facendo due conti in croce, con l’alta probabilità di panorami funesti. Ma pur di vivere il qui e ora, pur di mettere puntelli alla situazione disastrosa nella quale ci siamo ficcati, l’unica tattica che riusciamo a mettere in campo è quella di tamponare ora una falla ora un’altra, mai in modo definitivo. Con soluzioni sempre posticce, raffazzonate. E soprattutto a certo innesco di ulteriori problemi venturi.

Ora, tutta la strategia che ruota attorno alla trovata dell’esonero contributivo non è altro che questo. All’impossibilità di trovare un impiego, e a quella di versare il benché minimo contributo per la classe più giovane che si affaccia al lavoro, si pensa di esonerare dal versamento dei contributi anche le aziende, così che possano offrire qualche contratto in grado di far spendere qualche euro allo schiavo salariato di turno (sperando che con questo si muova un po’ la domanda interna).

La retribuzione media lorda di circa il 60% dei nuovi posti di lavoro creati dal Jobs Act è di 1750 euro. Lorda, ribadiamo. Ciò significa, conti domestici alla mano, che il nuovo soggetto lavoratore a tempo pieno è in grado sì e no di arrivare alla fine del mese, andando a infoltire le schiere della nuova classe sociale del “lavoratore povero”. Di colui, cioè, che pur avendo un posto di lavoro, riesce a mettere insieme uno stipendio che gli permette a malapena, e solo nella migliore ipotesi, di arrivare al tetto inferiore sotto al quale scatta la soglia della povertà.

Con la non trascurabile conseguenza, inoltre, che la sua posizione contributiva continua a essere fatiscente, se non del tutto aleatoria. E che tutta l’operazione, ai fini Inps, cioè ai fini dello Stato, viene creata e portata avanti in regime di non sostenibilità. Non solo nel lungo termine, figuriamoci, ma anche nel medio.

La decisione della Commissione europea di ieri, che ha rispedito al mittente, cioè alla Spagna, la legge di stabilità presentata dal governo iberico, intimandole di modificarla in modo da non sforare i parametri europei, è un grande campanello d’allarme proprio per l’Italia.

Il nostro governo si appresta a presentare la propria, di legge di stabilità, e mentre continua a portare avanti gli annunci in merito al possibile taglio delle tasse nel prossimo anno (tasse sulla prima casa e Ires per le aziende) in realtà i conti che dovrà far tornare, e approvare dalla Commissione europea, sono altri. E già tanto complessi dal non poter neanche immaginare sul serio di essere in grado di andare persino oltre fino al taglio delle tasse che viene ribadito in continuazione dai megafoni a reti unificate.

L’operazione farlocca degli 80 euro in busta paga (che servì a Renzi per portare a casa il buon risultato alle elezioni europee) deve essere tutta rifinanziata, così come l’esonero contributivo per le aziende. Il tutto con il misero +1% di Pil previsto (e originato dal quantitative easing della Bce e dal calo del prezzo dei carburanti, peraltro, non già da buone operazioni del governo italiano).

Ebbene, attorno a questo +1% si sta giocando tutta la tenuta del Governo Renzi, che altrimenti sarebbe già caduto da un pezzo. Invece questo Governo, votato da nessuno, forte del nulla che ha attorno (se si fa eccezione alla crescita, per ora pur non incisiva ai fini pratici, dell’M5S) sta cambiando la Costituzione e mettendo in campo una serie numerosa di riforme – peggiorative della situazione in atto – tenendosi in piedi grazie al regalo indiretto della Bce e all’appiattimento dei media che gli puntellano ogni operazione.

Lo scrivemmo a suo tempo e vale la pena ribadirlo adesso, a ridosso della presentazione alla Commissione della legge di stabilità che dovrà tra le altre cose rifinanziare le cosucce che abbiamo rammentato: o Renzi continua a tenersi agganciato a questo effetto placebo di ripresa oppure non potrà continuare a lungo a raccontare frottole e a compiere operazioni di portata limitatissima innescando le bolle sociali di domani.

Al momento, peraltro, non si prevedono favori e regali dall’Europa. Che chi ha intenzioni serie e possibili di governo post-Renzi, se c’è, si tenga dunque pronto.

Valerio Lo Monaco

Fonte: www.ilribelle.com

Link: http://www.ilribelle.com/la-voce-del-ribelle/2015/10/13/legge-di-stabilita-per-chi-suona-la-campana.html

13.10.2015

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