DI CARLO BERTANI
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Tutti avevano avvertito, per mesi, per anni…una grande guerra c’attende: è lì, dietro l’angolo, s’aspetta solo che qualcuno prema il bottone…a dire il vero la guerra non è mai cessata dal 1945 in poi: Corea, Vietnam, Afghanistan (URSS), Jugoslavia, Afghanistan (USA), Iraq, Libia, Ucraina, Siria…Non bastano le centinaia di migliaia di vittime per chiamarle “guerre”? No, sarà Armagheddon, la battaglia delle battaglie…perché, ad ogni richiamo di guerra, tutti s’addossano gli uni agli altri nella speranza che capiti proprio la colossale catarsi, che tutto e tutti devasterà?
Credo che la ragione risieda più in una generale infelicità, piuttosto che nell’analisi della diplomazia: il “fuoco distruttore” che diventa riparatore, la catarsi universale che ci monderà da ogni male. E’ una psicopatia che il Web eleva all’ennesima potenza.
Perché, ad essere onesti, non c’è nessun segnale di voler distruggere un’altra volta il mondo, almeno: io non riesco proprio a scovarlo, per quanto mi scervelli. Segnali di guerra fredda, certo…mostriamo i muscoli, come no…giochiamo un po’ alle spie, ma sì…poi tutto si ricompone e continuiamo a far soldi a palate. Credetemi: è questo che conta. Nessuno metterà in gioco gli stratosferici profitti per conquistare una Danzica qualunque, né una Crimea e né una Siria.
Vediamo prima l’analisi diplomatica.
Il confronto (potere degli anniversari!) è centrato sul 1914, prima fase della colossale guerra mondiale in due fasi, 1914-1918 e 1939-1945 che distrusse l’Europa e la consegnò in nuove mani. Eppure, quel 1914 fu un anno straordinario: non ci fu mai, nella Storia, un concentrato d’imbecillità come quello che scattò il 28 Giugno del 1914, a Sarajevo.
L’economia andava a gonfie vele, la tecnologia superava barriere impensabili e sovvertiva interi mondi al ritmo del vapore, dell’elettricità, della radio. Eppure, la guerra iniziò.
Bisogna però ricordare che le nazioni europee erano legate da trattati ferrei ed un’inezia – l’uccisione del pretendente al trono d’Austria-Ungheria – fece scattare automatismi a catena, con un meccanicismo che oggi non esiste più, in questo mondo di guerre (ed alleanze) a geometrie variabili.
La Germania di Bismarck aveva superato ostacoli su ostacoli, correndo come una matta sul filo della tecnologia e degli armamenti, ma la Union Jack garriva su tutti i mari: il commercio mondiale era nelle mani dell’Inghilterra, senza se e senza ma. L’unico timore inglese era che si generasse una situazione che capiterà proprio 25 anni dopo, ossia i porti sull’Atlantico francesi nelle mani dei tedeschi.
Eppure, una settimana dopo l’attentato di Sarajevo, tutte le diplomazie europee premevano per una “piccola guerra” di ritorsione nei confronti della Serbia: il conflitto non doveva uscire dai confini balcanici! Un poco l’attendismo dell’Austria, un po’ il doppiogiochismo (guerra/pace) della Francia, un poco la scarsa volontà inglese e russa, finirono per ingannare tutti, in un quadro di alleanze ferree, ancora legate – nei modi e nei tempi – a quelle delle guerre napoleoniche e il patatrac si mosse quasi da solo. E, solo pochi mesi dopo, la Gran Bretagna era invischiata nella sanguinosissima impresa dei Dardanelli.
Giustamente, molti storici definiscono il 1914 l’anno della “fine dell’Europa”, ossia di quel mondo che aveva capitale fra Londra, Parigi e Berlino. E gli USA, quando i contendenti furono stremati, gettarono la loro prima “rete”: la seconda – quella definitiva – giunse nel 1945.
Ma torniamo all’oggi.
Per quanto mi sforzi, non riesco a capire perché mai la Gran Bretagna dovrebbe attaccare la Russia: per non perdere la posizione egemonica (che non ha più!) nel Pianeta? E gli USA? Anch’essi per la stessa ragione? Ma la grande accusata, la Russia, non ha certo i mezzi né aspira a diventare una potenza egemonica mondiale. E l’Europa, ossia la Grande Germania dei sogni bismarckiani? Si muoverebbe come un sol uomo od in ordine sparso, come sempre è avvenuto nelle recenti crisi? Non dimentichiamo che la potenza nucleare è la Francia, non è Berlino. Cosa farebbe la Cina che, pacificamente, sta conquistando il commercio mondiale?
Insomma, mi sembra che ci sia una sfilza di “se” e di “ma” un po’ troppo lunga da scogliere per giungere a quello “scontro titanico” che si paventa. Poi, il mondo è cambiato.
Dove riposa il vero potere?
Negli aggregati economici, che non hanno più nazionalità? Nella monete da difendere, che non hanno più valore intrinseco? I capitali si spostano ed investono dove trovano fertilità per costruire nuove aziende, nuova tecnologia e nuovi strumenti per vendere, ossia guadagnare, in ogni parte.
Possiamo ragionevolmente pensare che i Rothschild (tanto per indicare un nome) affianchino qualcuno dei contendenti per distruggerne un altro, nel cui territorio hanno gli stessi interessi e i medesimi investimenti? Qualcuno ricorderà la “strana” vicenda di Thyssen e Prescott Bush, ma è solo una miserabile storia d’affari in tempo di guerra, non una causa e nemmeno una ragione. Fu un accidente casuale.
Non esistono più patrie, né da difendere né da attaccare: al massimo, si mostrano i muscoli per far vedere che “se ci fate questo, noi siamo in grado di…” E tutto s’acquieta.
Molti diranno: eh, c’è la bomba atomica…non credo che questa sia la ragione.
Vediamo l’aspetto militare.
Le armi non convenzionali, negli eserciti, vengono classificate come NBC, ossia Nucleari, Biologiche e Chimiche. Le uniche a non essere mai state usate in una guerra moderna sono quelle Biologiche le quali, a ben vedere, sono forse le più pericolose, giacché nessun batterio si ferma ad una frontiera, di pace o di guerra.
Le armi biologiche, ad essere un po’ pignoli, furono però le prime ad essere usate, ma quasi inconsapevolmente.
Quando i genovesi – siamo nel 1346 – erano sotto assedio nella fortezza di Feodosia (Caffa), sul Mar Nero, le truppe del Gran Khan – oramai alla fame, disperate e decimate dalla peste – decisero di catapultare alcuni corpi d’appestati all’interno delle mura. I genovesi a’affrettarono a gettare i cadaveri in mare, ma oramai era troppo tardi: tornarono a Genova, e la peste uccise un terzo dell’allora popolazione europea.
Sarà il gran terrore che le circonda, ma Colin Powell scelse proprio una boccetta d’antrace per spaventare l’assemblea dell’ONU, poi rivelatasi un clamoroso falso.
Le armi chimiche ed atomiche sono già state usate: le seconde, come ben sappiamo, sganciate sul Giappone oramai alla resa e senza più nessuna possibilità di difendersi. Churchill era contrario e, quando Roosevelt gli disse che uno sbarco in Giappone sarebbe costato “almeno 500.000 vittime”, rispose che la Gran Bretagna era disposta a pagare quel prezzo: erano, entrambi, degli spudorati bugiardi. Così è in diplomazia.
Roosevelt sapeva che il Giappone non aveva più una squadriglia di caccia in grado di volare, ma voleva prendersi qualche anno di vantaggio sull’URSS, dimostrando di poter egemonizzare il Pianeta. Proprio quello che l’orgoglioso Churchill non voleva concedere.
Ma i gas? Perché li dimentichiamo sempre?
Uno dei gas più comuni, l’Iprite, deve il suo nome alla cittadina francese di Ypres, presso la quale furono usati dapprima dai tedeschi, poi dai francesi, inglesi, austriaci, italiani…e compagnia cantante.
La domanda che pongo è questa: perché, vista la loro inutilità al fronte (e se il vento cambiava?), nessuno meditò di bombardare Londra con una spessa coltre d’Iprite? Ovvio: perché il giorno dopo sarebbe toccato a Berlino. In quegli anni, entrambi i contendenti avevano già mezzi aerei per farlo.
Già all’epoca, ci si rese conto che certe frontiere è inutile varcarle: senza menzionare i gas (il loro impiego fu scarso e sporadico) l’Europa giunse all’autunno del 1918 stremata, al punto che gli americani dovettero letteralmente nutrire le popolazioni vinte e quelle vincitrici, per almeno un paio d’anni. E mancavano le navi per portare il grano in Europa: ci avevano pensato i sommergibili tedeschi. Addirittura, i giornali viennesi declamarono ampie lodi ad una colonna italiana che aveva portato rifornimenti (di fonte USA) fino a Vienna.
Nella 2GM nessuno pensò d’usarli: né Churchill che blaterava d’ammazzare tutti i tedeschi con armi biologiche, né Hitler che godeva soltanto quando gli mostravano fotografie di Londra che bruciava.
Eppure, entrambe le forze in campo continuarono a produrre ed a distribuire gas a reparti speciali: ne abbiamo la prova nella nave americana John Harvey colata a picco a Bari per il bombardamento tedesco del 2 Dicembre 1943, carica d’Iprite, la quale (per il segreto gelosamente custodito) causò numerose vittime anche dopo la guerra fra gli ignari pescatori.
Dal primo uso bellico dei gas è trascorso un secolo. Possiamo immaginare un bombardamento a gas su Londra o Berlino? Gli aerei ed i dirigibili d’entrambe le parti potevano sganciare già bombe da una tonnellata, nel bel mezzo della notte, praticamente indisturbati. Quanti sarebbero stati i morti? Decine, centinaia di migliaia? Per notte? Una follia. Difatti, anche all’epoca, nessuno “schiacciò il bottone”, nessuno diede l’ordine di usare i gas per i bombardamenti.
Possiamo immaginare una guerra del futuro senza armi atomiche? Certo, perché a finanziare una guerra sarebbero le stesse persone che, oggi, “finanziano” la pace. Ossia un (dis)ordinato, ininterrotto flusso di “rifornimenti” dalle grandi aree di produzione ai nostri supermercati: siamo considerati come topi, ma topi di un certo pregio, perché se il topo non è felice e non mangia sempre di più, oltre il suo bisogno, loro non guadagnano. E li vedete, metter mano a delle armi che li priverebbero del 90% dei loro bei topolini? E dopo? Per rimettere insieme tutta la macchina, quanto ci vorrebbe?
Come sarebbe un’ipotetica 3GM?
Ogni guerra inizia sempre con i mezzi che hanno dimostrato efficienza nella guerra precedente: potremmo aspettarci lo spiegamento di spettacolari Task Group centrati sulle portaerei. Subito dopo, le portaerei andrebbero a fondo, colpite da convenzionalissimi missili che giungerebbero da 1.500 chilometri di distanza – magari sparati da un sottomarino – con una “misera” tonnellata d’esplosivo nell’ogiva.
Ancora dopo – rimessi in magazzino portaerei ed aerei – giungerebbero i nuovi mezzi: il sottomarino a propulsione nucleare – il sottomarino non ha più niente da dimostrare, lo ha già dimostrato nelle precedenti guerre…unico ostacolo l’autonomia in immersione, che era scarsa – ed una panoplia di missili che, oggi, non riusciamo nemmeno ad immaginare. Poi tutto il gioco elettronico: contro-misure, contro-contro-misure per ingannare, deviare i missili…che gioia!
I costi?
E che gliene frega!
Sapete quante navi sono colate a picco nei due conflitti mondiali? Circa 30 milioni di tonnellate (1): sì, 30 mi-lio-ni di tonnellate, un vero e proprio camposanto sottomarino, costruito col sudore di milioni d’operai. E con guadagni astronomici.
Ogni volta che osservate un aereo sganciare un grazioso missile con la sua scia di vapori, è un milione di dollari che se ne va. Un po’ meno se è un missiletto, parecchio di più se è un missilone.
Ma, rigorosamente, con esplosivo: niente atomi od altre porcate. I topi devono sopravvivere, mangiare e lavorare. Altrimenti, noi, dove si va a finire?
Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.it
Link: http://carlobertani.blogspot.it/2018/03/la-guerra-2014-2018.html
20.03.2018
(1) TSL, ossia Tonnellata di Stazza Lorda, che non coincide con la più nota tonnellata metrica, ma ci aiuta a comprendere le dimensioni del disastro.