LA FINE DEL MONDO

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blankDI WILLIAM KOTKE
CarolynBaker.Org

Stiamo tutti osservando la fine del mondo che conosciamo. La nostra attenzione è concentrata sul buco dell’ozono, il riscaldamento globale, i rialzi del petrolio, la diffusione di armi all’uranio impoverito, il crollo delle case delle carte di credito e la prospettiva che l’élite finanziaria planetaria assuma velocemente un controllo dittatoriale dell’intera terra. Aldilà di questa soglia percettiva, i nostri sistemi di sopravvivenza biologica si vanno consumando.

In questo momento qualcosa come il 20% del terreno fertile del pianeta scompare ogni 25 anni. Almeno 200 000 acri di terre coltivate e irrigate diminuiscono la produzione a causa della salinizzazione o della saturazione idrica ogni anno e gli esperti affermano che una quantità oscillante tra il 60% e l’80% delle aree irrigate è destinata a seguire gli 8/10 milioni di acri che storicamente sono stati rovinati tramite le irrigazioni. Globalmente le terre disidratate sono 7.9 miliardi di acri, di cui il 61% sono desertificati, ovvero, portati all’infertilità dall’abuso umano. In tutto, il 23% di tutte le terre coltivate arabili sono andate perse dal 1945 per colpa dell’uomo e gli esperti dicono che tutte le terre arabili scompariranno nel giro di 200 anni. Si stima che prima dell’instaurazione della cultura umana, che noi chiamiamo civiltà, un terzo del pianeta fosse coperto di fitte foreste. I boschi ora ricoprono il 10% della terra. Negli oceani decresce vertiginosamente la presenza di grandi banchi di pesci. Almeno 8 grandi riserve sono collassate: dalla balena azzurra in Antartide nel 1935, all’acciuga peruviana negli ultimi anni del XX secolo. A partire dal 1984 la pesca mondiale si è progressivamente ridotta nonostante maggiori investimenti siano giunti e si sia ripiegato su razze precedentemente considerate “pesce spazzatura”. Di 32 riserve di pesca oceaniche, 30 sono in declino ed alcune di esse stanno scomparendo. Contemporaneamente le barriere coralline e le paludi di mangrovie, che sono considerati gli “incubatori” della vita marina, stanno rapidamente deperendo.

Il terreno è la base della vita terrestre planetaria. In condizioni ottimali, come nelle foreste antiche e nelle praterie, la terra cresce al ritmo di un pollice ogni 300/1000 anni. Ora è esaurita e sta scomparendo. Il sistema industriale ha continuato ad aumentare la produzione di vivande bilanciando la fertilità del terreno con energia da combustibile fossile facendo ricorso a fertilizzanti artificiali. Ora, quasi mezzo mondo si nutre “grazie” alla produzione aggiunta di cibarie, portata dall’iniezione in terreni esauriti di fertilizzanti artificiali e dall’uso di tutti gli altri accorgimenti dell’agricoltura industriale alimentata a benzina… Metà della popolazione mondiale si sta rifugiando in un limbo, sostanzialmente nutrendosi di petrolio! Considerando che la popolazione è in continuo aumento, si raggiungerà il picco massimo per il petrolio e poi il suo declino. Non c’è bisogno di dilungarci nei dettagli. I nostri intelletti possono giungere alla conclusione. Una popolazione mondiale in crescita esponenziale da una parte e dall’altra l’erosione materiale in aumento, basata su risorse in esaurimento e un pianeta morente, non possono funzionare!

Ma questo non è un nuovo fenomeno, come credono alcuni. La cultura della civiltà, dell’impero, era già una calamità ecologica quando ebbe inizio circa 8000 anni fa. È questa forma mentis e la visione della realtà di cui è corredata, il disastro. Metà della Cina era un’unica grande foresta da zona temperata. Tale foresta venne distrutta prima che la storia potesse ricordarla, cancellata dall’impero cinese Han. L’impero della valle del fiume Indo aveva stravolto l’habitat ecologico prima che la storia fosse scritta. Abbiamo documenti degli imperi sumero e babilonese. Sappiamo che hanno decimato le foreste e ipersfruttato il terreno per il pascolo. Un terzo della terra in Iraq che attualmente dovrebbe essere arabile è ancora così salinizzata dalle irrigazioni imperiali di 4/5 mila anni fa che non può essere utilizzata. L’erosione materiale venuta dai fiumi Tigri ed Eufrate ne ha distrutto il bacino e riempito il golfo per 185 miglia. Seguendo la storia di questo genere di cultura umana troviamo un medio-oriente ecologicamente messo a nudo. Gli imperi greco e romano usavano Turchia e Nord Africa come “granai”. Così ci sono città in Turchia, Nord Africa e persino in Italia che erano città di mare ai tempi di questi imperi ed ora sono situate a 15 miglia dal mare – allontanate dal materiale d’erosione portato da territori ecologicamente distrutti. Possiamo poi continuare con la distruzione delle grandi foreste europee ed ora del mondo intero. Questi esempi e molti altri ancora sono conseguenze di atti indelebili sull’ecosistema globale che non si sono ancora assestati dopo migliaia di anni.

Il successo dell’umana specie

La specie umana è un fallimento? È come hanno affermato certi Nativi, “molto perspicace, ma senza saggezza”? Se diamo un’occhiata alla biosfera, notiamo che la maggioranza delle altre specie dedica gran parte delle energie vitali alla riproduzione, al sostentamento e alla protezione della progenie. Sotto questo aspetto, gli umani civilizzati sono una specie fallita. Non riescono nemmeno a tenere il pianeta in forma per i loro discendenti. Ma gli umani sono stati una specie straordinariamente in gamba. Per vari milioni di anni siamo esistiti come raccoglitori/cacciatori. Abbiamo vissuto in armonia con l’ecosistema, migrando coi nostri tradizionali sistemi, girando per le solite aree e raccogliendo i frutti della terra. Eravamo adatti alla vita sul pianeta. Abbiamo sviluppato una letteratura orale sorprendente e una ricca vita culturale. L’antropologia asserisce che ogni raccoglitore/cacciatore lavorava mediamente 500 ore all’anno, ottenendo il necessario per vivere. Tribù di agricoltori tradizionali come gli Hopi o i Balinesi lavoravano 1000 ore all’anno ed avevano aspettative di vita più brevi. Una persona nel moderno sistema industriale lavora in media 2000 ore all’anno e riesce a sopravvivere solo grazie alle polizze mediche. Studi antropologici affermano che i raccoglitori /cacciatori (anche quei pochi che rimangono ora) godono di ottima salute.

Possedevano anche una vasta letteratura: i nostri antenati non si limitarono a sedere attorno al fuoco dell’accampamento ma diedero vita ad un’ampia letteratura, a grandi lavori d’arte, come i manufatti, e ad una complessa ritualità per la tribù.
La nostra specie ha convissuto col pianeta vivente. Avevamo profonde conoscenze degli esseri viventi attorno a noi e li rispettavamo. Un fatto grottesco come l’uccisione di migliaia di esemplari di bufalo per il solo gusto di prenderne la lingua o la pelle a scopo di lucro, abbandonandone le carcasse a decomporre, era un atto inconcepibilmente inumano agli occhi di un raccoglitore/cacciatore.

I nostri predecessori si nutrivano con una dieta ampia e variegata. Studi antropologici dimostrano che tra i Kung Bushmen dell’inospitale deserto Kalahari sudafricano l’assunzione giornaliera di proteine per persona è più alta di quella inglese e superata solamente da 10 paesi industrializzati. La proporzione di uomini e donne oltre i 60 anni è solo del 10% inferiore rispetto ai paesi industrializzati. Raccoglitori e cacciatori che hanno vissuto in ecosistemi più rigogliosi hanno fatto anche meglio. Ciò significa che la stragrande maggioranza della popolazione del terzo mondo e i poveri del primo non raggiungono nemmeno gli standard di vita dei Kung Bushmen, e per 8000 anni, tutti quelli che si sono impettiti per la superiorità della “civiltà” non sono riusciti ad eguagliare le condizioni dei liberi raccoglitori/cacciatori – ecco cosa ci hanno rifilato!

Per il 99% del tempo, la nostra specie è riuscita a vivere in equilibrio con le correnti d’energia del pianeta. La popolazione del sottosuolo con i suoi milioni di abitanti fornisce un milieu da cui le radici delle piante traggono nutrimento. Le piante spargono sul suolo, nutrendolo, foglie e altri detriti organici, a loro volta mangiati dai “decompositori.” Questo circolo di energia biologica è poi proiettato sui cicli vitali di tutte le altre entità biologiche dell’ecosistema attraverso le catene alimentari ed altri servizi che le specie si fanno l’un l’altra in quello che è un sistema di scambio energetico con la fotosintesi come motore primario. Questo è il sistema di fluttuazione dell’energia a cui la nostra specie ha aderito per un incalcolabile periodo di tempo. Essendo un ristretto gruppo nomade (composto in media da 28 persone secondo studi antropologici), avevamo una cultura della cooperazione, della condivisione, ed essendo migratori portavamo solo lo stretto necessario, cosicché il materialismo, l’accumulo e la brama di beni materiali non prendeva piede.

L’inversione

Poi nell’Asia centrale e nella Cina settentrionale, gli umani iniziarono a distruggere il pianeta vivente con l’agricoltura e l’allevamento. Gli imperi basati sulla forza militare iniziarono ad espandersi dando il via a un netto abbassarsi della fertilità del terreno – una cultura umana basata sul saccheggio e il latrocinio. Questa cultura prese campo, in un battito d’occhi, dagli 8 ai 10 mila anni fa, e lo scambio energetico mutò. Gli umani costruirono civis, città, etimo della parola “civiltà”. Il dominio maschile – il patriarcato, la cavalleria e il militarismo si radicarono nel terreno e crebbero risucchiando la fertilità dalla terra. Questa cultura, in origine, era basata sulla coercizione, sulla schiavitù biologica, come la piante annue, gli animali addomesticati e l’umana servitù, per depredare la fecondità del suolo. La storia ecologica degli imperi è lì a mostrarsi. Non raccogliamo più i frutti della terra, la forziamo a produrre surplus, beni, finché non si esaurisce, nel qual caso ci spostiamo. Questa è la cultura dell’impero, cultura di espansione sfrenata. I suoi principali punti saldi sono il patriarcato, la gerarchia, il materialismo, ed il militarismo. La configurazione del sistema imperiale è: un Imperatore (maschio), circondato da un ristretto gruppo elitario finanziario/militare, che controlla e trae profitto da una struttura a comando coercitivo gerarchico. Cioè, si alimentano delle attività sociali produttive delle persone nella società!

Adesso siamo vicini alla fine. La cultura imperialista si è diffusa su tutta la terra, se non per pochi residui manipoli di raccoglitori/cacciatori. Mentre la popolazione in esorbitante aumento incontra la diminuzione di risorse, le società iniziano a mostrarsi. Iniziamo a vedere città gigantesche tutte circondate da milioni poveri. Queste genti vengono ancora sfamate dagli acri coltivati in diminuzione, ma il punto di rottura fa capolino.

La sfida

La specie umana è di fronte ad un ultimatum. La specie si estinguerà o sul lungo termine si riuscirà ad estrarre il coniglio dal cilindro? Dato che gli umani vivono grazie ad altre forme di vita, sappiamo che l’essere umano che esisterà tra 200 anni sarà quello che è stato capace di mantenere in vita il suo pianeta.

Viviamo in un’era in cui accade un numero di cose mai avvenute in precedenza. Il nostro tempo è caratterizzato da morti a catena globali di massa delle specie, causate da noi. Questa è la terza e più vasta ecatombe di specie dal momento in cui la vita è comparsa sulla terra, le precedenti essendo avvenute quando i dinosauri si estinsero, milioni di anni fa. Gli esseri umani hanno anche causato il buco nell’ozono e il riscaldamento globale. Abbiamo anche la comunicazione planetaria, però, e tramite internet, tale comunicazione è disponibile a livello individuale. È la prima volta che la specie umana può comunicare come un tutt’uno. Ed è anche la prima volta che gli umani controllano l’evoluzione del pianeta intero e i loro ulteriori possibili sviluppi. Gli esseri umani possono gestire la situazione, e le scelte che faranno nell’arco delle prossime generazioni determineranno il futuro destino delle specie al pari di quello del pianeta stesso.

Il condizionamento culturale

La cultura è ipnosi. Si può essere soggetti alla suggestione ipnotica in trance profonda o leggera, uno stato di conscia attenzione assimilabile a quello di chi guarda la tv. In trance leggera la suggestione va ripetuta continuamente. Tutti abbiamo una visione del mondo suggeritaci dal nostro condizionamento culturale. Ad esempio, sappiamo che, a parte i nativi, gli altri abitanti dell’emisfero americano e di molti altri luoghi sul pianeta, sono coloni. Ma sotto sotto poi non manteniamo questa cognizione a causa del condizionamento culturale.
Dalla nascita abbiamo sentito parlare di “guerrieri” Indiani. Ma a livello conscio sappiamo che qualunque paese invaso cercherà di difendersi con vigore. A livello intellettuale sappiamo che, stando allo storico Eduardo Galeano, oltre 70 milioni di nativi vennero cancellati dalle Americhe, a causa dei combattimenti o delle malattie, ma a livello subconscio continuiamo a vedere l’olocausto degli Ebrei e degli Armeni come gli unici significativi genocidi.

Così la nostra visione del mondo è fabbricata. Il pesciolino rosso non vede l’acqua. La nostra cultura ci insegna che il benessere dà sicurezza ed è lo scopo della vita, e noi abusiamo della terra più rapidamente verso la nostra scomparsa. Sotto il profilo psicologico, ci identifichiamo con i nostri possedimenti materiali, mentre inconsciamente siamo convinti che la nostra esistenza perderebbe identità senza di essi. La nostra necessità di auto-rassicurazione a sua volta conduce alla nostra dipartita.

L’iniziazione della specie

Ora che la specie umana, ben diffusa su tutto il globo, controlla di default la vita della terra, possiamo comprendere cosa sarebbe necessario perché le specie raggiungano il pieno sviluppo. Il primo diktat è sopravvivere. Per riuscirci, dobbiamo provvedere al mantenimento di ciò che ci nutre e protegge. Dobbiamo mantenere la terra viva oggi e curarla ecologicamente anche nelle aree ad alta densità di popolazione. La nostra visione della realtà, di fatto, è ora predefinita in modo globale. Buchi nell’ozono, radiazioni nucleari, innalzamento del livello del mare, riscaldamento del pianeta e il massacro della carne vivente del pianeta sono fenomeni di portata globale.

Come le 6 Nazioni Irochesi prendevano ogni decisione tribale in base agli effetti che essa avrebbe avuto fino alla settima generazione, dobbiamo creare una struttura della società che rispecchi la vita della terra. Rinunciando al nostro condizionamento subconscio, ardua impresa, il nostro intelletto può guidarci. Se possiamo ristrutturare la nostra visione culturale della realtà basandola sulla cura della terra, insegnandola ai bambini, allora molti altri valori culturali ne verranno di conseguenza.

Un attuale cittadino del pianeta, adulto, maturo e responsabile, sancirebbe quale azione onorabile perpetuare la vita della terra per la sua salute e per quella della sua progenie. Tale impegno assunto su scala dell’intera specie, significherebbe l’iniziazione della specie alla maturità.

L’eroe dinanzi ai portali dell’iniziazione

Il centro non tiene… Il petrolio e le risorse della terra, come il suolo e le foreste, si stanno esaurendo, mentre le masse aumentano. Può un eroe farcela contro la disintegrazione? Piccole comunità auto-sufficienti, basate sulla terra, riusciranno a sopravvivere, o almeno alcune di esse? Possono portare l’universale valore della vita nel cuore della loro cultura? Possono dare vita ad una cultura che crescerà in futuro e che si concentrerà sul più alto sviluppo dell’essere umano in quanto persona e non come il più grande scalatore dell’impero? Questo viene richiesto all’eroe per l’iniziazione dell’umana specie alla maturità – nientemeno che avere coraggio e abbracciare la cultura dell’amore per la vita nei lunghi periodi di trasformazione.

Tutti gli elementi di cui abbisogniamo, già sono presenti. Esistono costruzioni alternative, edificate con materiali locali, e attrezzate con pannelli solari che ne regolano il clima senza ulteriori apporti energetici. Abbiamo un diffuso movimento, la Permaculture [filosofia e stile di vita, vedi questo link N.d.r.], che ci può aiutare a rimettere in sesto l’ambiente, producendo maggiori quantità di cibo per acro rispetto al sistema industriale. Vantiamo un’ampia e crescente selezione di metodi per l’evoluzione umana, che può aiutare lo sviluppo di ogni individuo verso la realizzazione del proprio massimo potenziale – al di fuori del paradigma materialista. Possiamo contare sulla comunicazione planetaria attraverso internet, un mezzo che possiamo mantenere spendendo poche risorse.

Quando l’eroe avrà mantenuto in vita con successo la specie ed il pianeta, come dovere domestico, allora potremo affrontare l’obiettivo veramente arduo di creare una cultura umana positiva e gioiosa, cui attribuire onoreficenza.

William H. Kötke è autore di “Garden Planet: The Present Phase Change of the Human Species” [Pianeta verde: l’attuale fase di cambiamento della specie umana, ndt]. Vedi: www.gardenplanetbook.com e THE FINAL EMPIRE [L’impero finale, ndt], un classico di nicchia liberamente scaricabile presso l’url: http://www.Rainbowbody.net/Finalempire .

William H. Kötke
Fonte: http://carolynbaker.org/
Link
01.04.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MOLECOLA

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