LA DISNEYFICAZIONE DELLA GUERRA E IL CULTO DELL’ANIMALE EROICO

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blankDI GEORGE MONBIOT
The Guardian

La disneyficazione della Guerra ci consente di ignorare la sua reale crudeltá.

La maggior parte dei nostri monumenti sentimentalizza la guerra. Pochi commemorano l’orrore. Ma ora abbiamo una nuova categoria, il cui scopo sembra essere di sminuirne il senso.

La scorsa settimana un’importante scultura in bronzo è stata inaugurata, a Montrose sulla costa est della Scozia, dal Principe Andrea. Ritrae un eroe della seconda guerra mondiale, che indossa un cappello da marinaio, che fu decorato con “l’equivalente della Croce di Giorgio”. È un po’ tardi forse, ma a parte questo non sorprendente- fino a che non dico che l’eroe è un cane. La statua ritrae un San Bernardo chiamato Bambse, il quale, secondo il racconto, salvò due marinai Norvegesi. Questa è l’ultima manifestazione del nuovo Culto dell’Animale Eroico.

L’ Imperial War Museum sta attualmente tenendo una mostra intitolata “ La guerra degli animali”.
Vengono mostrati mascotte di peluche, racconti di disperati sacrifici di 200 animali intrappolati dalla battaglia in Iraq, e foto di cani che indossano maschere antigas. Ci racconta della “PDSA Dicken Medal the Animals’ Victoria Cross”, della quale sono stati insigniti 23 cani, 32 piccioni, 3 cavalli e un gatto per “atti di notevole coraggio e devozione in tempo di guerra”. Il museo risuona di commozione del tipo “aahh”, “che dolce”, la guerra fa tenerezza ora. Lo scorso anno la Disney ha prodotto un cartone animato intitolato Valiant, che narrava le gesta eroiche di un gruppo di piccioni viaggiatori durante la Seconda Guerra mondiale. Nel 2004, è stato inaugurato un’importante monumento da parte della principessa Anna a Park Lane a Londra, intitolato “Animali in guerra”. È costato 1.5 milioni di sterline, ed è dedicato “A tutti gli animali che morirono e servirono gli Inglesi e le forze Alleate in guerra e in battaglie di ogni tempo. Dal piccione all’elefante tutti quanti ebbero un ruolo fondamentale in ogni angolo della terra per la causa della libertà umana. Il loro contributo non deve essere mai dimenticato”. A Liverpool ci sono ora due statue che commemorano un cane – Jet – il quale era solito scovare vittime di raid aerei durante la seconda guerra mondiale.

Non ho nessuna obiezione nel ricordare le sofferenze degli animali. Se qualcuno cominciasse una raccolta di firme per una statua per un maiale attaccato o un pollo bruciacchiato(frequentemente dimenticato da più di qualcuno) potrei perfino aderire. Ma l’enfasi data agli animali che soffrono in guerra suggerisce l’incapacità di riconoscere la sofferenza umana. È inciso nell’insegna di Park Lane il giustificante motto “Non avevano scelta”. Neanche i civili irakeni uccisi, i milioni di donne violentate dai soldati nel corso dei secoli, o i coloni che morirono di fame e di malattie nei campi di concentramento Britannici. Cerchereste in vano in questo Stato un monumento per ognuno di loro.

Bamse è morto da 63 anni. Sia il monumento di Park Lane che la mostra allo War Imperial Museum di Londra sono stati ispirati da un libro di Jilly Cooper- il santo patrono del sentimento borghese inglese- intitolato “Animali in Guerra”. Fu già pubblicato nel 1983. Ma è soltanto dall’invasione dell’Iraq che questa disneyficazione della guerra sembra avere un risvolto economico.

Gli animali sono stati mostrati in monumenti di guerra per almeno 4000 anni. Ma sono stati usati, per la maggior parte, come rappresentazione del coraggio e del dominio dell’uomo. L’insegna di Park Lane, che ritrae un affaticato cavallo dello shire, due esausti muli carichi, un setter irlandese alla ricerca del suo padrone, potrebbe quasi essere una risposta al disinvolto leone di Landseer a Trafalgar Square. Se queste bestie fossero state ideate, come la sua, con un intento antropomorfico, rappresenterebbero la silenziosa e pesante fanteria dell’esercito imperiale, preda dei più grandi predatori di Trafalgar Square. L’iscrizione potrebbe essere letta “ Quali campane a morto per chi morì come bestiame?”. Ma non è stato così. Non c’è nessuna metafora sottintesa. Ci viene chiesto di concentrarci sulla sofferenza degli animali, non sulla fanteria.


[Il Principe Andrea mentre scopre il monumento al cane Bamse]

Il monumento ha un interessante lista di sponsor. Accanto a RSPCA, Bettersea Dogs Home, la Household Cavalry a la Amalgamation of Racing Pigeons, c’è una folta rappresentanza di industriali. C’è Sir Anthony Bamford, il quale gestisce JCB, e che è stato riconosciuto come presidente del Midlands Industrial Council(MIC), che ha donato un milione di sterline al Partito Conservatore. Il partito Laburista accusa il MIC di sfruttare una scappatoia legale nella legge elettorale, che obbliga i donatori a rivelare la loro identità. C’è Lord Ballyedmond, il quale, direttamente e tramite la sua azienda Norbrook Laboratories, ha dato 1.1 milioni di sterline al Partito Conservatore nel 2001. Sono accompagnati da PR company Spa Way (conosciuta perché rappresenta l’appaltatore della sicurezza privata Tim Spicer); l’ultimo costruttore ed ex consigliere del partito Conservatore Sir Stanley Clarke; Eva e Kirsten Rausing rispettivamente nipote e nuora dell’ industriale svedese Hans Rausing, i cui affari tributari hanno causato delle controversie qui, che ha recentemente donato 343,000 sterline al partito conservatore.

Forse il nome più interessante sulla lista è quello di William Farish III. Un vecchio amico della famiglia Bush, è uno dei maggiori donatori della campagna elettorale dei Conservatori e fu ambasciatore degli Stati Uniti a Londra tra il 2001 e il 2004. Uno dei suoi compiti fu quello di giustificare la guerra in Iraq. Ereditò la maggior parte dei suoi soldi da suo nonno, il miliardario petroliere Texano William Farish II.

Nel 1942, William S. Farish II dichiarò infondate le accuse di cospirazione criminale con i Nazisti, e fu denunciato dal presidente Truman per compartamento che si “avvicina al tradimento”. Attraverso la Standar Oil company nel New Jersey, del quale era presidente, fu accusato di aver gestito un cartello con la compagnia petrolifera Tedesca IG Farben. La Farben produsse Zyklon B, il veleno utilizzato nelle camere a gas, e gestì uno stabilimento che utilizzava il lavoro degli internati dei campi di concentramento di Auschwitz. Tra le altre cose, William Farish II acconsentì alla spartizione del brevetto per la produzione di un gas sintetico e una gomma artificiale con Farben, tenendoli nascosti alla Marina militare Americana. Fu multato e morì subito dopo ciò. Suo figlio morì in un incidente aereo poche settimane dopo, lasciando l’intero patrimonio di famiglia a William Farish III.

Cosa sta succedendo? Cosa c’è di così interessante in questi monumenti per i membri della famiglia reale che hanno acconsentito alla loro inaugurazione, per la folla che è accorsa in massa all’evento, e per i multimilionari della destra che hanno finanziato il gigante quadro vivente? Perché ora, quando la guerra cominciata da noi in Iraq sembra avere ucciso migliaia di esseri umani, abbiamo cominciato ad ossessionarci delle vittime non umane?

Non sono sicuro ma l’ultimo cartellone alla mostra potrebbe darci una spiegazione possibile. Riproduce un’iscrizione su un monumento eretto dai Britannici a Porth Elizabeth, in Sud Africa, eretto per commemorare “ gli animali che morirono nella guerra Anglo-Boera, 1899-1902”. Questa fu una guerra di indicibile brutalità, nella quale gli Inglesi batterono i Boeri bruciando le loro case e rinchiudendoli nei primi grandi campi di concentramento al mondo, dove circa 40000 persone morirono. “La grandezza di una nazione” dice l’iscrizione “consiste non tanto nel numero del suo popolo o l’estensione del suo territorio quanto nella grandezza e giustizia della sua compassione”.

Questo è indice significativo, in base al quale gli Inglesi sarebbero potuti essere posti nel punto più basso, a meno che non fossimo giudicati dalla nostra compassione- o sentimento- per gli animali. Questi monumenti ci permettono forse di considerarci brava gente anche se inenarrabili fatti sono commessi in nostro nome.

George Monbiot
Fonte: http://www.guardian.co.uk/
Link: http://www.guardian.co.uk/commentisfree/story/0,,1929935,00.html
24.10.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARCO PATERNESI

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