LA DIÊN BIÊN PHU AMERICANA E' COMINCIATA IN IRAQ

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DI JOE VIALLS

Mentre gli strateghi della Guardia Repubblicana risucchiano le truppe combattenti USA sempre più a nord, in aree urbane indesiderate [dal nemico] come Fallujah, Samarra, Kirkuk e Mosul, per l’America le linee di rifornimento dal Kuwait, nell’estremo sud, diventano sempre più lunghe ed esili. Alla fine quelle linee saranno attaccate e tagliate completamente dall’Armata shi’ita del Mehdi, affamando così le truppe USA e costringendole alla resa. Per comprendere come e quando ciò avverrà, abbiamo bisogno di tornare indietro nel tempo fino al Marzo 1954. Sebbene sia considerato un eroe di guerra in tutta l’Asia, il Generale Capo Vo Nguyen Giap è quasi sconosciuto in Occidente, nonostante fosse il Comandante in Capo che sconfisse i Francesi cacciandoli dal Vietnam, e in seguito concesse un quasi impossibile bis facendo esattamente la stessa cosa agli Americani, venti anni più tardi. A rigor di logica, Giap dovrebbe essere il più famoso generale del mondo, giacché tradizionalmente sono i vincitori a scrivere la storia. Sfortunatamente ciò fu impossibile per il Vietnam, che non aveva alcun controllo su istituzioni accademiche e mezzi d’informazione occidentali. Nel corso degli anni che seguirono, gli studiosi e gli inviati occidentali cercarono costantemente di sminuire la statura del Generale Capo Giap, forse nella futile speranza che questo avrebbe cancellato i suoi straordinari successi, e dunque smesso di perseguitarli con ricorrenti incubi di continue ed aspre sconfitte. Ancora di recente, nel 1996, un autorevole inviato di New York scriveva sfacciatamente: “La giuria non è ancora rientrata a dire se Vo Giap fosse veramente o no un buon generale”. Solo che cosa Giap dovesse fare alfine per conquistare l’approvazione d’un gruppo di ottusi e sovrappeso inviati sionisti, rimane non chiarito, benché avrebbe avuto maggiori possibilità se avesse battuto anche gli Inglesi, i Tedeschi e i Russi. Forse questo l’avrebbe elevato all’irraggiungibile status di “buon generale” sebbene appaia improbabile, perché a New York c’è un pesante razzismo misto ad amarezza, che si estende alle altre istituzioni, inclusi il Dipartimento di Stato USA e l’Accademia Militare di West Point. Il nocciolo della questione è che i banchieri di Wall Street, i quali così disperatamente anelano il controllo del mondo, non hanno mai creduto veramente che “Gooks” e “Chinks” e “Ayrabs” sappiano come combattere e vincere, il che significa che per il presente almeno, il Generale Capo Vo Giap dovrà rimanere una figura di secondo piano, che ebbe solo “abbastanza fortuna” per sconfiggere due dei più potenti eserciti del mondo. E’ questa grande arroganza e pretesa di superiorità che alla fine distruggerà il giovane Nuovo Ordine Mondiale dall’interno. Se gli “strateghi” sionisti di spicco come Perle e Wolfowitz avessero prestato attenzione alla storia reale, piuttosto che alle loro insane ideologie, sia la “Operazione Shekhinah” sia la “Operazione Iraqi Freedom” non avrebbero mai visto la luce; migliaia di famiglie americane non piangerebbero un caro perduto in Iraq, e la benzina per le automobili sarebbe negli USA ancora un bene relativamente economico.

A metà del 1953, le forze d’occupazione francesi in Vietnam decisero improvvisamente che fosse una buona idea quella di rinforzare il capoluogo settentrionale di Diên Biên Phu, al confine col Laos, e utilizzarlo come “esca” per indurre gli oltraggiati Vietnamiti ad attacchi suicidi contro il potente perimetro difensivo. Nel corso degli anni, a dire il vero, è stato affermato che gl’infiltrati vietnamiti avessero “inculcato” ai Francesi quest’idea, e osservando la situazione logicamente, è un’affermazione perfettamente ragionevole. In linea d’aria, Diên Biên Phu si trova circa 600 miglia a nord di Saigon, ch’era al tempo l’unica base per rifornirsi di acqua, cibo, carburante e munizioni. Oltretutto, ogni metro della strada da Saigon a Diên Biên Phu costituiva un’insidia, con il continuo rischio d’imboscate e distruzione. I Francesi non si preoccupavano di questo perché essi avevano la “superiorità aerea” (un termine che ritroveremo in Iraq), e credevano di poter vettovagliare i loro reggimenti settentrionali con gli aerei da trasporto, e se assolutamente necessario con lanci di paracadute. Egualmente importante era l’apparentemente erronea credenza francese che le forze vietnamite considerassero Diên Biên Phu abbastanza importante da tentare la riconquista.

Per più di 3000 anni, le guerre sono infuriate attraverso l’Europa orientale e l’Asia, con tutti i comandanti militari acutamente consapevoli di come città piene di civili largamente improduttivi costituiscano dei grossi pesi passivi, richiedendo massicce risorse per il mantenimento, dando in cambio un ritorno militare molto piccolo. Osservando crudamente, l’Inghilterra avrebbe probabilmente vinto la Seconda Guerra Mondiale con almeno due anni d’anticipo, se non avesse dovuto traghettare vaste quantità di cibo e carburante dall’America attraverso l’Atlantico, per sostenere le popolazioni di Londra, Birmingham, Manchester e una moltitudine d’altre grandi città. Dunque, il Generale Capo Vo Giap fu ben contento di lasciare assumere ai Francesi l’onere d’alimentare gli affamati abitanti di Diên Biên Phu, tanto a lungo quanto avessero voluto, sebbene, ovviamente, egli nutrisse un interesse personale nella distruzione dell’armata d’occupazione francese. E’ significativo comunque che Giap si mise a distruggere l’esercito d’occupazione francese seguendo i propri programmi e il proprio metodo ingegnoso, e ch’ebbe successo contro tutte le previsioni. E’ quanto accaduto in seguito, al principio del 1954, a provare come i Francesi fossero disposti per essere massacrati, proprio come gli Americani oggi in Iraq sono stati sistemati per essere massacrati, quasi cinquant’anni esatti dopo. Diên Biên Phu sorge in una grande valle a forma di coppa, con un fondo pianeggiante, sul quale i Francesi costruirono due importanti basi aeree, ed è circondata da colline facilmente difendibili. Il ragionamento francese era che prendendo le colline, la valle sarebbe stata al sicuro, ed utilizzabile come una via di rifornimento aereo di primo piano. Questa dipendenza dalla superiorità e dal trasporto aereo fu un fatale errore di valutazione, proprio come lo è oggi in Iraq. Ai fini dell’orientamento, è tempo di fare un veloce confronto tra il Vietnam del 1954 e l’Iraq del 2004. Nella prima fase della campagna vietnamita, i Francesi furono indotti a muovere un gran numero di truppe combattenti al fronte, nella città in gran parte deserta di Diên Biên Phu, che non aveva valore militare, e, fattore cruciale, era situata 600 miglia a nord dei depositi di rifornimenti, a Saigon.

Nella prima fase della campagna irachena, gli Americani sono stati indotti a muovere un gran numero di truppe combattenti al fronte, nella città in gran parte deserta di Fallujah, che non ha valore militare, e, fattore egualmente cruciale, è situata 450 miglia a nord dei depositi di rifornimento, a Kuwait City. In entrambi i casi, ogni singolo miglio tra la Città Bersaglio e i magazzini dei rifornimenti è terra di nessuno, coi convogli di terra esposti al rischio estremo d’imboscata e distruzione. Se il piano della Guardia Repubblicana e dell’Esercito del Mehdi, alleati, avrà successo, il terreno del massacro/cattura finale per gli Americani in Iraq sarà più a nord, verso il vertice del “Triangolo Sunnita” che allunga le distanze dai depositi di rifornimento a Kuwait City fino a circa 600 miglia. Come vedremo brevemente, le forze USA sono già attirate verso settentrione, incoraggiate dall’inganno d’essere riuscite a “conquistare” Fallujah. A tutti i fini pratici quindi, il “Triangolo Sunnita” in Iraq è il diretto equivalente di Diên Biên Phu. Sebbene il Triangolo Sunnita misuri oltre tre volte le dimensioni di Diên Biên Phu, esso serve al medesimo scopo, e il risultato finale sarà lo stesso, a meno che l’America non trovi improvvisamente, entro le prossime due settimane, un generale dotato d’un po’ di cervello. Il Generale Capo Vo Giap non interferì con le operazioni francesi durante il rafforzamento della posizione di Diên Biên Phu, nonostante disponesse di truppe più che sufficienti. Se la trappola era destinata a scattare correttamente, voleva prendere nella rete il maggior numero possibile d’invasori francesi. Così dagli ultimi di Novembre del 1953 ai primi di Marzo del 1954, gli osservatori di Giap rimasero sotto copertura, prendendo numerose annotazioni su ogni sviluppo francese, e registrando l’arrivo di tutti i soldati francesi. Per gli ultimi di Febbraio del 1954 le operazioni francesi erano completate, e gli osservatori del Generale Giap furono in grado di comunicare che le due gigantesche piste d’atterraggio erano state completate, tutti gli altri lavori in corso erano essenzialmente terminati, ed allora vi erano un totale di 13000 francesi combattenti a Diên Biên Phu. E’ naturalmente una pura coincidenza il fatto che gli Americani, recentemente, abbiano inviato proprio 13000 truppe combattenti a Fallujah.

Ai primi di Marzo il Generale Giap concesse ai Francesi d’eccitarsi, permettendo ad alcuni suoi uomini di correre attraverso le colline, benché fugacemente, provocando messaggi-lampo per Parigi riferenti come i Vietnamiti “avessero abboccato all’esca” e si stessero “preparando ad attaccare le linee francesi”. Chiaramente i comandanti francesi si aspettavano un ammasso di contadini ignoranti che si precipitassero all’assalto del perimetro di filo spinato agitando mazze e forconi. Allora i Vietnamiti scomparirono e tutto tornò nuovamente calmo, e tale rimase fino alla tarda serata del 13 Marzo 1954. Al crepuscolo, tiri d’artiglieria di grande calibro cominciarono a piovere sulle posizioni francesi a Diên Biên Phu, come se provenissero dal nulla, portando al suicidio del comandante dell’artiglieria francese. Umiliato dalla sua incapacità di portare un contrattacco contro i ben celati cannoni vietnamiti, l’ufficiale francese camminò fino alla sua piroga, e quindi si sparò un colpo in testa. Be’, almeno questo gli riuscì correttamente… In una copertura degna degli attuali reportage della CNN sugli eventi in Iraq, l’ufficiale fu immediatamente celato nella piroga in completa segretezza, per paura che la sua mancanza di fibra morale potesse contaminare gli uomini. Di fatto i suoi uomini avevano cose ben più serie di cui preoccuparsi, poiché durante la sola notte tra il 13 e il 14 Marzo, più di 9000 colpi d’artiglieria pesante piovvero sui Francesi, che non poterono rispondere con neppure un singolo proiettile di fucile. Con una mossa sbalorditiva, il Generale Capo Vo Giap aveva convinto i suoi uomini a portare a mano più di 100 pezzi d’artiglieria pesante su per i ripidi e boscosi pendii delle colline, che i Francesi avevano precedentemente descritto come invalicabili, provando così che quanto appare impossibile a un invasore scoraggiato, è invece possibile a uomini motivati e determinati a proteggere le loro mogli, i loro figli, e il loro paese.

Ora pensate a questa gente con molta attenzione, pensate a loro. Vo Giap disponeva di circa 150 pezzi d’artiglieria all’inizio dell’assedio, ma gli Iracheni ne hanno più di 10000 nel solo nord del paese. Oltre la metà delle armi irachene hanno un calibro più pesante di quelle vietnamite, e tutte hanno una gittata tre volte superiore. Quando la Guardia Repubblicana in particolare, alfine deciderà d’aprire il fuoco, il cielo sarà oscurato dalla cascata di proiettili di mortaio pesante. Mentre gli shrapnel continuavano a strepitare da una capo all’altro di Diên Biên Phu, i sempre più disperati Francesi spedirono i bombardieri da Saigon ad attaccare i mortai vietnamiti. Questa doveva essere la dimostrazione della tanto vantata superiorità aerea francese. Purtroppo per i piloti, il Generale Capo Vo Giap aveva camuffato ogni pezzo così accuratamente, che neppure uno fu colpito o danneggiato. In molti casi i piloti non poterono neppure trovare un obiettivo, così sganciarono i loro missili alla cieca in mezzo alla foresta, oppure li riportarono indietro 600 miglia a Saigon. Posso quasi sentire i miei critici da poltrona iniziare a obiettare: “Sì, ma non c’è alcun albero dietro cui nascondersi in Iraq!”. Ciò è esatto, ma è anche vero che molti mesi prima che l’America invadesse illegalmente l’Iraq nel 2003, l’Esercito Iracheno ingrassò e avvolse nella plastica ogni pezzo d’artiglieria con 100-200 cariche di munizioni, e quindi seppellì le armi in buche individuali lontane tra loro e ben distribuite all’interno del paese. Tutto ciò che gli Iracheni motivati debbono fare (ricordate le loro mogli, i loro figli, e il loro paese?), è disseppellire e scartare i pezzi d’artiglieria con le munizioni, e aprire il fuoco. Una volta che l’arma ha sparato, riportare la canna al di sotto del margine superiore della buca, e gettarvi sopra un telo mimetico. Tutto quello che gli F-15 Eagles dei razziatori americani vedranno è piatto deserto, e ad ogni modo non potranno avvicinarsi molto per osservare.

Durante gli ultimi mesi gli attacchi da parte degli Iracheni con lanciamissili da spalla a ultravioletti e termo-guidati, sono aumentati in modo allarmante, rendendo i piloti americani estremamente nervosi. Al montare delle perdite a Diên Biên Phu, i Francesi risposero paracadutandovi rinforzi, ma scoprendo con orrore ch’erano presi di mira dal fuoco di cannoni anti-aerei nascosti nella giungla. Atterrare sulle due enormi piste era ovviamente fuori discussione, poiché i Vietnamiti avevano concentrato i tiri d’artiglieria sui campi d’aviazione per impedire una simile eventualità. Pochi idioti suicidi tentarono un atterraggio, ma la maggior parte furono uccisi toccando terra, o distrutti sulle piste. L’ultimo tentativo d’atterraggio s’ebbe il 28 Marzo, il che significa che Vo Giap era riuscito a distruggere due grossi campi d’aviazione in 14 giorni, usando solo l’artiglieria. Ricordate che proprio come oggi gli Iracheni, egli non aveva un solo aviomezzo a sua disposizione. Entro il 31 Marzo tutti i convogli di terra provenienti dal sud furono distrutti o bloccati, con l’implicazione che i rifornimenti erano allora interamente da paracadutare in un area irta di cannoni anti-aerei, e il flusso di provviste cominciò a scemare rapidamente. Una buona porzione dei rifornimenti atterrò nelle aree controllate dai Vietnamiti, fornendo loro più materiale necessario. In pratica il Generale Capo Vo Giap aveva già vinto, riferendosi al resto della battaglia come al “lento dissanguarsi del pachiderma morente”. La fine giunse quando i Vietnamiti occuparono una Diên Biên Phu ridotta allo stremo, il 7 Maggio 1954. E così erano riusciti, quei “contadini ignoranti” o “gooks”, a sconfiggere l’alta tecnologia dei Francesi.

In tutto, 7860 soldati francesi morirono a Diên Biên Phu tra il 13 Marzo e il 7 Maggio. In altri termini, il loro tasso di logoramento dal solo fuoco d’artiglieria e fucili fu di 143 soldati uccisi al giorno, per ogni giorno dell’assedio, senza contare le migliaia di feriti. Allora era giunto il momento di prendere i prigionieri. I Vietnamiti fornirono assistenza di base ai 4436 soldati francesi feriti, mentre quelli sani furono condotti nei campi d’internamento. Infine, dopo lunghe contrattazioni e un acuto imbarazzo per il Governo francese, gli ultimi 3300 francesi prigionieri furono rilasciati quattro anni più tardi, nel 1958. Ora provate a illudervi che ciò non possa assolutamente accadere nel 2004 ai soldati americani in Iraq. Laddove i Vietnamiti erano essenzialmente combattenti formatisi come tali nella giungla e con armamento minimo, la Guardia Repubblicana è una forza speciale addestrata dalla Russia, ed equipaggiata con tutte le armi presenti nell’arsenale russo, a parte l’aviazione. I suoi componenti sono altamente motivati, altamente addestrati, e stanno al momento attirando tuo padre o tuo fratello o tuo figlio (I) verso nord, in una trappola mortale che i miopi ed ipernutriti generali del Pentagono non possono o non vogliono vedere, e Wolfowitz è incapace di comprendere, neppure se gliela illustraste con immagini colorate a pastelli. Sarebbe bello pensare che ci sia un generale assennato da qualche parte del Pentagono, ma alla prova dei fatti non sembra essere così.

La Guardia Repubblicana ha provocatoriamente appeso una coppia di mercenari americani ad un ponte di Fallujah, e poi sogghignato: “Come reagirete di fronte a ciò?”. Essi già conoscevano l’ovvia risposta, e qualche mascella fiacca del Pentagono ordinava a 13000 delle 30000 truppe americane combattenti al fronte di recarsi e farsi vincolare a Fallujah, mentre l’idiota Wolfowitz timbrava gli ordini. Ora, quanto è stato semplice? Ottimo, i Marines USA si precipitano nella quasi deserta città di Fallujah, per divertimento sparano a qualche civile disarmato nella chiesa, mentre consumano ingenti quantità di acqua, cibo, carburante e munizioni incredibilmente preziose. Mentre essi sono così impegnati, la Guardia Repubblicana fa fuori qualche convoglio americano in più, facendo sì che i Marines abbiano anche meno acqua, cibo, carburante e munizioni. In seguito la Guardia Repubblicana uccide qualche americano in più nella ulteriormente settentrionale Samarra, e come prevedibile deride: “Come reagirete a questo?”. La stessa mascella fiacca del Pentagono ordina immediatamente ad altre 5000 truppe combattenti di linea d’andare a nord, a Samarra, mentre Wolfowitz pone prontamente il suo timbro. Neppure uno che sappia leggere una mappa, per la miseria! Poi, come se per magia, la Guardia Repubblicana provoca la rovina a Mosul, sparando a qualche dozzina di collaboratori (II) e a qualche inutile edificio vuoto. Nessun bisogno di derisioni questa volta, perché la mascella fiacca al Pentagono è già comportamentalmente condizionata. Rapida come un fulmine assegna altre 4000 truppe combattenti di linea a Mosul, sebbene non abbia idea di dove essa sia. Be’, è un bel pezzo a nord, ed anche di più a tornare indietro, se la Guardia Repubblicana non vuole permettertelo. Potete dedurre da voi il prossimo episodio, benché non appaia promettente…

Joe Vialls
Fonte:http://www.joevialls.co.uk/
5.12.04

Note del traduttore

I) L’Autore si sta naturalmente rivolgendo ai suoi compatrioti statunitensi.

II) Sottinteso “degli Statunitensi”.

Traduzione italiana di Daniele Scalea

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