Roma 7 aprile (La Velina Azzurra) –
Qualcuno parla con realismo delle nuove divisioni del Papa. La Chiesa cattolica che ammassa alcuni milioni di persone a Roma mettendo nel panico le autorità ha voluto dare prova della sua potenza planetaria. In piazza San Pietro e dintorni si sta realizzando una fase nuova dell’eterno scontro tra potere politico e potere religioso, tra Chiesa e impero. Stavolta la Chiesa ha messo in campo una potenza di fuoco impressionante. Sconfitta nel gioco delle lobby sul richiamo alle radici cristiane dell’Europa, ha colto l’occasione per la controffensiva. E’ come se avesse detto: “Vedete, cari amici, le divisioni del Papa esistono, eccole qui. Attenzione a voi”. Il segnale di forza è stato colto dai supergoverni stranieri che ne dovranno tener conto. George W. Bush ha annunciato subito la propria partecipazione ai funerali di Giovanni Paolo II. Ed è significativa la patetica marcia indietro di Carlo d’Inghilterra, che si credeva ai tempi di Elisabetta I, ma ha dovuto spostare la data delle sue sfortunatissime nozze. E non venga trascurato dagli intenditori questo contrappasso proveniente dalle nebbie antipapiste di oltre Manica.
Tentiamo di identificarle, innanzitutto, queste divisioni. Dopo viaggi bestiali le moltitudini arrivano cantando e scherzando come ad una kermesse, si adattano alle peggiori condizioni di vivibilità, come è sempre avvenuto nei grandi raduni di Wojtyla. I cronisti descrivono con toni increduli quell’immenso serpente umano che si avvicina sofferente al feretro nella basilica. Pioggia e freddo, stenti e malori non solo per gli spensierati “papa-boys” ma per bambini, anziani, donne. Infine, pochi secondi per scattare una foto alla salma. I mass media presentano questa lucida follia collettiva come fenomeno di devozione e ammirazione per il Papa defunto, l’avvio di un processo lampo di santificazione, imposta a furor di popolo. Nell’attesa miracolistica, ieri è già arrivato a Roma un treno di malati proveniente dalla Calabria. Ci dispiace di apparire miscredenti -e non lo siamo- ma queste espressioni fanatiche di culto sono state sempre condannate proprio dalla Chiesa.
La Chiesa ci ha insegnato che la fede matura dei cristiani, la comunione dello spirito vengono vissuti nella propria severa individualità, nell’incanto intimo di una chiesa semivuota all’ora del tramonto. A bassa voce o nel silenzio. Qui siamo ad altro. In queste pubbliche ostentazioni, nei balli e canti di piazza davanti al Papa che muore, nelle invocazioni pagane, nella stessa promiscuità dei concerti rock, emergono altri elementi: c’è l’astinenza del sacro, rimosso dalla prepotenza della vita moderna, ma anche la voglia fisica e ludica di stare insieme; c’è il bisogno di affidarsi a figure protettive e consolatorie con la tendenza (inquietante) ad accalcarsi sotto balconi paterni; c’è la stessa voglia di commozione popolare già sperimentata ai funerali della principessa Diana e c’è anche un’avidità di vedere, penetrare, quasi violare la solennità macabra della morte, fino a pretendere di espiantare il cuore del Pontefice per esibirlo in una chiesa di Cracovia.
Dall’espansione di questi fenomeni collettivi emana un’energia vitale, diciamo anche psichica o parapsichica, ancora da plasmare e indirizzare, che proprio Giovanni Paolo II, con intuizione iniziatica, aveva saputo intercettare, ricavandone forse giovamento anche nella lotta contro la propria malattia. Nell’era in cui la politica perdeva il contatto dinamico con le masse, il Papa di Roma le faceva proprie schierandole a sostegno della Chiesa, già indebolita e vacillante nei contenuti della fede. Perché, nella storia vera che sarà, non in quella preconizzata dai commentatori di maniera, il papato di Wojtyla sarà ascritto come un lunghissimo regno di transizione terapeutica con cui si è bloccata, ma non risolta, la crisi dottrinaria aperta dal concilio Vaticano II, in vista della partita che verrà giocata nel prossimo conclave. In parallelo, anche le altre confessioni religiose, con in testa l’Islam, l’induismo, il buddismo, ma anche i nuovi movimenti evangelici negli Usa e lo stesso ebraismo ortodosso, dilagavano nella società consumistica conquistando gli spazi dei nuovi bisogni spirituali e quindi condizionando e ricattando una politica sempre più inerme.
Nessuno può dire se se il prossimo Papa riuscirà a pilotare verso una dimensione religiosa più evoluta le masse evocate dal predecessore. Ma intanto quelle truppe ci sono e qualcuno dal Vaticano le ha chiamate adesso in piazza San Pietro. L’analisi del pellegrinaggio di queste ore ha messo in luce che solo per piccola parte si tratta di spontanei flussi popolari, mentre il grosso dei viaggiatori è stato alimentato dai movimenti cattolici e dalle organizzazioni diocesane. E ciò fa ritenere verosimile che la convocazione sia stata promossa dai cardinali Camillo Ruini e Giovan Battista Re attraverso la rete dei vescovi italiani ed europei. E’ ovvio che questo elemento potrà pesare parecchio anche in uno scontro all’interno del conclave.
Ma intanto il Vaticano orfano di Wojtyla ha utilizzato la sua morte per una formidabile esibizione di forza, mostrando ai “grandi della terra” in arrivo a Roma la sua capacità esclusiva di mobilitare le anime e di riempire le piazze dell’Occidente. Un messaggio altamente politico che gli interlocutori hanno subito capito. Li vedremo tutti domani inchinarsi davanti alla gloria funebre di Giovanni Paolo II, l’uomo che ha rilanciato nella nostra epoca l’arma delle folle. Speriamo che questo strumento non finisca in mani sbagliate com’è spesso accaduto nella storia.
La Velina Azzurra N. 16 del 7.4.2005
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