Di Raffaele Varvara, per ComeDonChisciotte.org
Si è concluso il primo tour di presentazione della Carta della nuova umanità; i gruppi “Darsi Pace” e “L’Indispensabile” fondati e guidati dal poeta e filosofo romano Marco Guzzi, hanno registrato il tutto esaurito nelle tappe di Roma, Torino, Milano, Napoli, Verona, Firenze. È il segno che c’è un gran bisogno di un linguaggio nuovo, di una politica che sappia dar voce alle crisi esistenziali di ciascuno, quindi di un’ inedita rivoluzione. Per Comedonchisciotte, abbiamo intervistato Francesco Marabotti, uno dei protagonisti di questo tour, giovane filosofo, già colonna portante dei gruppi “Darsi Pace” e “L’Indispensabile”, autore di “Imparare a nascere” per la collana crocevia.
- 1. Francesco, bilancio positivo per questo primo tour della Carta della Nuova Umanità che è il frutto del lavoro di “Darsi Pace”, gruppo fondato nel 1999 da Marco Guzzi, oggi capillarizzato su tutto il territorio nazionale, nonchè all’estero: ci racconti le tappe principali di questi 24 anni di storia? E soprattutto, in un presente in cui le relazioni si sfaldano continuamente, qual è il collante che ha consentito ai gruppi Darsi Pace di restare unito per 24 anni?
“Ti rispondo con le parole dello stesso Marco Guzzi, che negli ultimi anni ama parlare di varie fasi del movimento Darsi Pace. La prima dura, indicativamente, dal 1999 al 2011. Sono dodici anni di forte sperimentazione, e di consolidamento del metodo, che si articola in un piano culturale, in uno meditativo-spirituale e in uno psicologico. Tieni conto che nel 2011, quando vengono avviati i gruppi telematici, e cioè la possibilità di seguire i gruppi in tutta Italia e in tutto il mondo, i praticanti erano un centinaio. Nel 2008 viene attivato il canale Youtube, che ad oggi conta 50’000 iscritti. Dal 2011 al 2019 c’è la seconda fase del movimento, che è stata sicuramente all’insegna di una maggiore espansione all’esterno. Nel 2015 nascono i gruppi di creatività culturale, all’interno dei quali nascerà poi nel 2018 l’Indispensabile, il movimento giovanile “rivoluzionario” di cui faccio parte anch’io. Nel 2016 e nel 2017 ci sono poi le collaborazioni con la realtà di Mauro Scardovelli, e dal 2017 al 2019 prende corpo tutta l’esperienza dei seminari a Montecitorio con il M5S, chiamati “Parole Guerriere”, che hanno coinvolto decine di migliaia di persone.
Nel 2019, in un momento di forte espansione, inizia però anche una fase più critica, che coincide con l’inizio della pandemia, nel febbraio del 2020. Questi anni sono stati molto paradossali e ambigui. Da un lato è evidente che abbiano comportato come una fermata, una sorta di sosta, di discesa anche caotica e difficile nelle profondità di noi stessi. Per il movimento Darsi Pace questo ha significato uno scavo ancora più meticoloso e penetrante nel senso del proprio compito storico.
Che significato può avere questa chiusura e discesa(lockdown)? E dove ci vuole portare? Queste sono state le domande che ci siamo posti. Dal 2020 al 2023 perciò, paradossalmente, sono stati anni in realtà di crescita, sia nei nostri canali social, sia nel numero degli iscritti. Nel giugno 2023 il numero totale di iscritti è arrivato a 1600 persone.
La mia esperienza personale e quella delle persone con cui condivido questo percorso è perciò di una crescita e di una espansione che fioriscono dalle profondità liberate della nostra anima. L’intuizione di fondo è che tutti noi stiamo vivendo un grande salto evolutivo come umanità. La crisi che stiamo vivendo, lo smarrimento e la sensazione di una mancanza di energia vitale, sono in realtà sintomi dell’esaurimento(nervoso) di un modo di essere che sta collassando. Questo crollo si esprime nelle varie forme di burnout, di depressione, attacchi di ansia e di panico, e sul piano collettivo come deriva nichilistico-tecnocratica di una società del controllo assoluto.
Nei nostri gruppi impariamo a rinascere in una nuova modalità di essere noi stessi, molto più libera e integra. Questo processo di connessione reciproca a partire dalle profondità sorgive della nostra anima, alimenta relazioni autentiche, che durano per decenni, anche a distanza di chilometri. In realtà è proprio lì dove siamo più vulnerabili che entriamo in relazione con l’altro.”
- 2. Torniamo a oggi e alla Carta della Nuova Umanità: che cos’è esattamente? Quante sottoscrizioni avete raccolto?
“La Carta della Nuova Umanità è un testo scritto da Marco Guzzi ed è un manifesto appunto, una carta d’identità, di questa nuova modalità di essere umani che sta nascendo dentro ognuno di noi. Questa Nuova Umanità è radicalmente non violenta, ma non in un modo ingenuo o da “anime belle”: siamo consapevoli dell’esistenza di un sistema di potere neo-totalitario, che mira al dominio sulle coscienze, rispetto al quale urge una nuova forma di contestazione e di lotta. È una Nuova Umanità che “non vuole più farsi schiacciare da piccoli gruppi di potere, oramai votati al suicidio”, ma è al contempo consapevole che le strutture del dominio sono presenti anche dentro di noi, come modi di pensare e di agire. Io non voglio vivere da precario, in un mondo in cui le diseguaglianze sono vergognose, in una società in cui lo stato sociale è stato completamente smantellato, in favore di una logica di mercato che mercifica tutto l’esistente. Basta!
Ormai sappiamo che in tutta Italia e in tutto il mondo c’è una percentuale enorme di persone che non si riconosce più nell’ideologia dominante, radicalmente nichilista, riduzionista e materialistica. La Nuova Umanità è perciò al contempo il rifiuto di questo meccanicismo scientista ormai patologico che sta devastando il pianeta e le anime, e al contempo l’avvio, l’inaugurazione gioiosa di un nuovo grande ciclo della storia.
La Carta della Nuova Umanità è perciò come una carta d’identità attorno alla quale sempre più persone si possano riconoscere e aggregare, per dare vita ad un movimento culturale e politico rivoluzionario di nuovo tipo. Ad oggi abbiamo raccolto circa 8500 firme, che per la nostra realtà sono un buon numero.”
- 3. La Carta della Nuova Umanità, genera stupore nella lettura poiché dotata di un’elevata “quantità di futuro”, ovvero è costituita da parole che anche se ascoltate tra 30 anni, saranno ancora attuali. Come ti spieghi questo successo? Ve lo aspettavate?
“Questo conforta molto, perché vuol dire che al di là delle chiacchere di una certa informazione, per le quali il futuro è solo nelle “innovazioni tecnologiche”, oppure al contrario non c’è proprio futuro, ma solo un eterno presente che appiattisce il passato e il futuro, noi sperimentiamo proprio il contrario.
Abbiamo bisogno di parole che ci spieghino che cosa ci sta accadendo, e ci facciano capire che il futuro è solo in una promessa, in un non-ancora da realizzare che dà senso e direzione al presente. Verso dove vogliamo dirigerci come umanità? Manca un “a che scopo?” scriveva Nietzsche nello Zarathustra, e aveva perfettamente ragione. La vera malattia nel nostro tempo è la mancanza totale di una ragione di vita, di un senso della storia. Ma questa direzione non ce la possiamo inventare o stabilire a tavolino. Possiamo solo contattarla mettendoci in ascolto del mistero dell’essere direbbe Heidegger.
Chi ci insegna questa arte dell’ascolto? Quasi nessuno, e infatti stiamo diventando tutti sordi, con gli auricolari nelle orecchie e domina l’ab-surdus, l’assurdità universale. È stato molto bello perciò e anche stupefacente vedere così tante persone ad ogni evento che abbiamo realizzato. Mi sembra evidente che ci sia una sfiducia ormai radicale e una nausea nei confronti del dibattito pubblico e delle proposte politiche maggioritarie. C’è un bisogno estremo di forme di aggregazione che nascano da discorsi più veri, capaci cioè di parlare di quello che stiamo vivendo, sia a livello esistenziale, sia a livello economico-sociale. Gli anni della pandemia ci hanno mostrato con una certa brutalità che l’isolamento, la paura, il clima apocalittico, lo sfaldamento del tessuto sociale ed economico, sono ormai cronicizzati; la nuova fase emergenziale adesso è quella della guerra.
In questa narrazione distopica quotidiana nella quale ci troviamo le alternative sono due: o ci conformiamo adattandoci ad un mondo privo di senso e direzione, diventando noi stessi come il sistema, e cioè in fondo disumani, oppure iniziamo un lungo processo che noi chiamiamo rivoluzionario.
La rivoluzione oggi è cioè l’unica modalità di vita sensata per restare umani. In questo senso noi, come movimento Darsi Pace, abbiamo radici culturali che affondano nei secoli e nei millenni. La rivoluzione di cui stiamo parlando non nasce oggi e non è una nostra invenzione, ma è come l’esito di una storia di liberazione e di emancipazione dell’essere umano che attraversa tutta la saga umana. Noi siamo, in questo senso, gli eredi legittimi di tutte le tradizioni del passato. Per questo siamo futuri.”
- 4. “Pace è rivoluzione”, “Democrazia è rivoluzione”, “Fede è rivoluzione”, così avete denominato alcune tappe del tour; la parola ricorrente è “rivoluzione”: ci aiuti a capire com’è, che caratteristiche assume la rivoluzione di oggi? È un automatismo della mente collegare la parola “rivoluzione” ai moti sanguinosi della storia. Ma la rivoluzione contemporanea assumerà nuovamente la forma di rovesciamento violento dell’ordine dominante come in Francia, o può assumere un’altra inedita forma nonviolenta ma profondamente radicale?
“È innegabile che le rivoluzioni moderne siano tutte avvenute mediante conflitti sanguinari, spesso sfociati nel terrore e nell’instaurazione di regimi altrettanto autoritari di quelli precedenti. L’errore storico fondamentale dei gruppi rivoluzionari, in fondo, è sempre stato quello di pensare che bastasse abbattere i rappresentanti del potere(la Bastiglia, il Palazzo di Inverno, la Repubblica Cinese) per disinnescarne alla radice le logiche inique e distruttive, senza fare i conti con il fatto che l’oppressione dell’uomo sull’uomo è un problema sistemico, e non solo politico o economico. Non essendo capaci di riconoscere dentro di sé, nella propria struttura caratteriale, nella propria modalità di condurre la lotta, le stesse dinamiche che contestavano fuori di sé, non hanno fatto altro che replicarle, spesso in forme addirittura peggiori. Questo processo è comunque avvenuto in una ambiguità storica ineludibile.
Le rivoluzioni moderne hanno infatti comunque segnato delle svolte radicali nella storia dell’umanità: la nascita delle costituzioni democratiche, il suffragio esteso a sempre più cittadini, una consapevolezza dell’importanza della politica come veicolo di emancipazione, per una vita più dignitosa.
Tutto questo processo è giunto fino agli anni ’70, in cui abbiamo assistito agli ultimi movimenti rivoluzionari in senso proprio, alimentati sicuramente dalla corrente marxistica, ma anche da filoni esistenzialistici, dal femminismo, e cioè da correnti che hanno posto al centro l’esigenza di una connessione fra contestazione del sistema e liberazione interiore. Dagli anni ’80 in poi tutto questo calderone si è sostanzialmente affievolito e poi spento, in favore di un sistema neoliberista che ha operato una contro-rivoluzione dei ricchi contro i poveri, dei dominanti contro i dominati, come dice Marco D’Eramo.
Paradossalmente tuttavia, proprio quando questo sistema sembra non avere più oppositori, esplodono da dentro le sue contraddizioni. Noi dobbiamo comprendere meglio gli errori del passato, per rilanciare un moto rivoluzionario di nuovo tipo. Il sistema di potere è anche un mio modo di funzionare e di essere, è un modo di stare assieme, di concepire la città, il lavoro, la televisione. Se vogliamo rovesciarlo siamo chiamati perciò a lavorare sulla nostra interiorità profonda e al contempo sulla trasformazione delle istituzioni politico-culturali ed economiche.”
- 5. Ci sarà un secondo tour in autunno e quali prospettive si pongono i gruppi promotori della Carta?
“Sì, in autunno riprenderemo da Palermo, e poi saremo a Brescia, a Bologna, a Genova e a Trieste, e in tante altre città. In questa fase stiamo cioè seminando e diffondendo la Carta. Non abbiamo fretta, e cerchiamo di vivere il processo come esso stesso rivoluzionario. La Nuova Umanità e la sua rivoluzione è già in questi eventi, in queste parole di speranza e di guarigione. Parlare un altro linguaggio, sentire in un altro modo la vita, capisci? È già dare inizio ad un evento di rinascita personale e collettivo. Di questo abbiamo urgente bisogno. Poi chiaramente questi eventi mirano ad una aggregazione culturale e politica che sappia farsi massa critica, per operare una trasformazione concreta a livello sociale e politico.”
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Non mi resta che concludere augurandovi un buon divertimento per il tour autunnale. Siete davvero un centro propulsore di nuovi concetti e nuovi linguaggi, indispensabili oggi per guidare il travaglio dell’umanità nascente.
Grazie Francesco e grazie ai Gruppi Darsi Pace per i contributi di valore che avete donato in questi anni e che continuate a donare, avanti così!
Di Raffaele Varvara, per ComeDonChisciotte.org
28.07.2023