DI ALAN R.GABY
huffingtonpost.com
Dall’8 aprile i mezzi d’informazione hanno ampiamente diffuso una storia, sostenendo che la carnitina, un integratore alimentare che ha dimostrato la sua efficacia nella prevenzione e nel trattamento delle malattie cardiovascolari, potrebbe invece causare malattie cardiache. Le notizie fanno riferimento a uno studio pubblicato il giorno precedente sulla rivista Nature Medicine. Tuttavia, come spesso accade con i resoconti negativi dei media a proposito delle vitamine, minerali, erbe o altre sostanze naturali, le conclusioni travisano gravemente ciò che la ricerca ha realmente documentato.Questi resoconti sono più che semplicemente irresponsabili, sono addirittura gravemente dannosi alla salute pubblica, perché inoculano una paura impropria nelle persone che non assumeranno più una sostanza sicura che può alleviare i sintomi correlati alle malattie cardiovascolari, e in alcuni casi, prolungare la vita.
La carnitina è prodotta dal corpo umano e si trova anche in vari alimenti animali, in particolare nelle carni rosse. La sua funzione corporea principale è quella di facilitare il trasporto degli acidi grassi nei mitocondri, dove sono metabolizzati per produrre energia. Studi clinici in doppio cieco hanno dimostrato che gli integratori di carnitina possono aumentare la capacità di esercizio nei pazienti con dolore toracico correlato a malattia cardiaca (angina). Inoltre, le persone con claudicatio intermittente (una condizione causata da aterosclerosi degli arti inferiori) sono in grado di camminare più a lungo senza dolore dopo un trattamento semestrale con carnitina. Nei pazienti con insufficienza cardiaca congestizia, la supplementazione di carnitina aumenta la capacità di esercizio, migliora la funzione cardiaca e aumenta i periodi di sopravvivenza. E, in uno studio controllato randomizzato, i pazienti sottoposti a supplementazione con carnitina poco dopo aver subito un attacco di cuore hanno avuto un calo del 90 per cento della mortalità nel corso dei successivi 12 mesi, rispetto alle persone che non avevano ricevuto la carnitina.
Allora, cosa possiamo dire dello studio che ha sostenuto che la carnitina sia un male per il cuore?
Tale conclusione si basa su due punti principali. Primo, l’integrazione con carnitina di un particolare ceppo di topi ha promosso lo sviluppo dell’aterosclerosi, apparentemente perché dei batteri intestinali l’hanno convertita in un composto dannoso al cuore, N-ossido-trimetilammina (TMAO). In secondo luogo, in uno studio osservazionale su 2.595 soggetti umani sottoposti a valutazione di possibili malattie cardiache, elevati livelli ematici di carnitina sono stati associati a una maggiore incidenza di “eventi cardiaci”, come attacchi cardiaci, ictus e decessi correlati a malattie cardiovascolari. Nessuno di questi due punti permette di concludere che la carnitina sia dannosa per il sistema cardiovascolare umano.
Riguardo al primo punto, la biochimica dei topi differisce per molti versi da quella degli esseri umani, e i risultati validi per i topi non sono necessariamente applicabili anche agli esseri umani. Inoltre, i topi che sono stati utilizzati in questa ricerca sono stati geneticamente modificati in modo da non avere un enzima chiave coinvolto nel metabolismo dei grassi, ed erano pertanto particolarmente sensibili allo sviluppo di aterosclerosi. Mentre la nuova ricerca ha scoperto che i batteri intestinali nell’uomo possono anche convertire la carnitina in TMAO, un vasto corpo di precedenti ricerche cliniche (vedi sopra) suggerisce che gli effetti benefici della carnitina superano qualsiasi potenziale effetto deleterio del suo prodotto di scomposizione, TMAO.
Per quanto riguarda lo studio osservazionale su 2.595 soggetti che ha collegato i più elevati livelli di carnitina nel sangue alle malattie cardiache, i ricercatori sono stati in grado di dimostrare una tale associazione solo dopo la manipolazione dei dati. Normalmente, gli statistici sono tenuti a regolare i loro numeri per rendere conto delle “comparazioni multiple.” Ad esempio, cinque teste di fila quando si lancia una moneta solo cinque volte, sarebbe considerato un evento statisticamente significativo. Al contrario, sarebbe facile trovare cinque teste di fila se eseguo cento lanci consecutivi, e tale risultato non sarebbe considerato statisticamente significativo. I ricercatori hanno riconosciuto che il loro presunto legame carnitina-malattie cardiovascolari non era statisticamente significativo, in ossequio ai criteri comunemente accettati. E’ diventato significativo solo quando hanno impiegato criteri “meno rigorosi” (cioè, matematicamente inappropriati).
Anche ammesso che esistesse una vera associazione tra i livelli ematici di carnitina e le malattie di cuore, non ci sarebbe alcun motivo di ritenere che una tale associazione indichi un nesso causa-effetto. Le malattie cardiovascolari sono spesso associate a funzioni renali compromesse, e reni deboli hanno una ridotta capacità di espellere carnitina. Di conseguenza, elevati livelli di carnitina potrebbero essere una conseguenza delle malattie cardiache, piuttosto che una causa. È interessante notare che l’associazione osservata tra le malattie cardiache e i livelli di carnitina è scomparsa del tutto quando i ricercatori hanno preso in considerazione le differenze della funzione renale. Quel punto chiave non è stato menzionato nei resoconti dei media, e i ricercatori stessi erano apparentemente inconsapevoli della sua importanza.
La maggior parte delle evidenze scientifiche indica che la carnitina è benefica per il cuore e la conclusione diffusa dai media che invece la carnitina sarebbe dannosa è ingiustificata. Ci si chiede come mai la scienza naturale spazzatura riesca a farsi strada così spesso nei notiziari.
Alan R. Gaby
Fonte: www.huffingtonpost.com
Link: http://www.huffingtonpost.com/alan-r-gaby-md/carnitine-heart-health_b_3100191.html
18.04.2013
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da STEFANO PRAVATO