LA BOMBA ALLA MOSCHEA DI SAMARRA, UN ANNO DOPO

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DI MIKE WHITNEY
Information Clearing House

Secondo il calendario islamico oggi, il 12 Febbraio è il primo anniversario dell’esplosione alla Moschea della Cupola d’Oro di Samarra. Lo scoppio è spesso indicato come l’evento che ha trasformato il conflitto da una lotta armata contro una occupazione straniera ad una guerra civile. Il cambiamento nella storia ha avuto alcuni autentici benefici per l’amministrazione Bush spostando l’attenzione dal continuo combattimento tra le truppe americane e la resistenza guidata dai sunniti.

La nozione che l’Iraq sia nelle pene della guerra civile viene raramente messa in discussione nei media occidentali nonostante il fatto che l’ Iraq non abbia storia del tipo di violenza settaria che sta ora facendo a pezzi il paese. Il giornalista veterano Robert Fisk descrive così la questione:

” L’Iraq non è una società settaria. Persone [di diverse etnie] si sposano tra di loro. Sciiti e sunniti si sposano tra di loro… Alcuni delle milizie e delle squadre della morte vogliono la guerra civile ma non c’è mai stata una guerra civile in Iraq. La vera questione che mi chiedo é: chi sono queste persone che stanno cercando di provocare una guerra civile? Gli americani diranno che si tratta di al Qaeda o degli insorti sunniti; sono le squadre della morte. Molti delle squadre della morte lavorano per il ministero degli interni? chi paga gli uomini delle milizie che compongono queste squadre della morte? Noi; le autorità dell’occupazione”. (Robert Fisk, “Somebody is trying to provoke a Civil War in Iraq” [qualcuno sta cercando di provocare una guerra civile in Iraq n.d.t.])
Così, se accettiamo l’idea che in Iraq vi sia una guerra civile, non stiamo forse ignorando il fatto che altre forze potrebbero essere in gioco appena sotto la superficie?

Non c’è dubbio che l’amministrazione Bush si è impegnata in una guerra segreta in Iraq. Molto è già stato scritto sulla “Salvador Option” [l’idea di ricreare in Iraq la situazione di guerra civile e repressione attuata dagli americani tramite governi fantoccio e paramilitari in Salvador negli anni 80 n.d.t.] che riguarda l’armamento e l’addestramento di squadre della morte per diffondere il terrore tra i simpatizzanti della resistenza. Ma è anche probabile che molti degli attentati che vediamo, siano di fatto operazioni ‘false flag’ [letteralmente “sotto falsa bandiera”, cioè operazioni in cui si compie un attacco o un omicidio per attribuirne la responsabilità ai propri nemici. Il nome proviene dalla “tecnica” militare di compiere tali attacchi indossando divise e insegne dei nemici n.d.t.] volte a mettere gli arabi contro gli arabi, e perciò danneggiare la minaccia più grande di tutte, il nazionalismo iracheno.

Le operazioni sotto falsa bandiera sono comuni durante occupazioni straniere. Robert Fisk cita alcuni esempi nel suo articolo “All This Talk of Civil War, Now This” (UK Independent, 2006):

“Penso all’ OAS [Organisation de l’armée secrète n.d.t.] francese in Algeria nel 1962, che faceva esplodere bombe all’interno della comunità dei musulmani algerini in Francia. Ricordo i disperati sforzi delle autorità francesi di mettere musulmani algerini contro musulmani algerini, cosa che portò a mezzo milione di morti.

E mi dispiace, ma penso anche all’Irlanda e alle bombe a Dublino e Monaghan nel 1974, che, col passare degli anni, sembrano essere sempre più strettamente legate, tramite i paramilitari “lealisti” protestanti, elementi dell’apparato di sicurezza militare britannico [vedi il recente “IL TELEGRAPH RIVELA LE OPERAZIONI TERRORISTICHE BRITANNICHE IN IRAQ” di Kurt Nimmo pubblicato da Comedonchisciotte n.d.t.]”.

Impossibile sapere quanta parte della violenza che vediamo sia reale e quanta provenga da “black-ops” [operazioni clandestine, altro termine per indicare le operazioni ‘false flag’ n.d.t.]. “Dividi e conquista” è un modo di dire che è antico quanto la guerra stessa e viene sicuramente usato in Iraq. Infatti l’amministrazione Bush ha incaricato la Rand Corporation di studiare un piano proprio per promuovere questa strategia.

Lo studio della Rand è stato intitolato “US Strategy in the Muslim World after 9-11” [strategia Usa nel mondo islamico dopo l’11 settembre. N.d.t.]. Il documento ha fornito “uno schema per identificare le maggiori orientazione ideologiche all’interno dell’Islam, ed esamina le tipiche divisioni tra gruppi islamici”. Lo scopo dell’articolo era di sviluppare una strategia formativa per pacificare le popolazioni islamiche nei posti in cui gli Usa hanno interessi commerciali o strategici. Le conclusioni del documento sono illuminanti. La Rand suggerisce che gli USA ” allineino la propria politica con i gruppi sciiti che aspirano ad avere maggiore partecipazione al governo e maggiori libertà di espressione politica e religiosa. Se questo allineamento potesse essere compiuto, potrebbe erigere una barriera contro i movimenti radicali islamici e potrebbe creare le fondamenta per una posizione stabile degli Usa in medio oriente”.

Chiaramente l’amministrazione sta seguendo le raccomandazioni dello studio Rand e ha deciso di elevare gli sciiti al di sopra dei sunniti precedentemente dominanti.

L’amministrazione Bush sembra anche star applicando parti di un’altra teoria che è stata escogitata dal fiero nazionalista Oded Yinon nel suo “The Zionist Plan for the Middle East” [piano sionista per il Medioriente n.d.t.]. Yinon ha detto:

“È ovvio che le assunzioni militari citate, e l’intero piano, dipendono anche sul fatto che gli arabi continuino a essere sempre più divisi di quanto siano ora, e sulla mancanza di un qualunque autentico movimento di massa tra di loro… Ogni genere di confronto tra arabi ci assisterà a breve termine e abbrevierà la via verso il più importante obiettivo di rompere l’ Iraq in fazioni, così come è in Siria e in Libano… La Siria si spezzerà”.

In modo simile alle raccomandazioni dello studio della Rand, la strategia di Yinon è di aizzare i sunniti contro gli sciiti in modo da distruggere l’unità araba e lasciare il paese debole e diviso.

Ancora una volta, non c’è nulla di nuovo in queste teorie, ma dobbiamo capire che gran parte dei racconti dei mass media vengono forgiati in modo da nascondere la verità e allo stesso tempo promuovere gli obiettivi dell’occupazione Usa. Dietro alla cortina di fumo della “guerra civile” (parte della quale è realtà, naturalmente) c’è un piano coerente e attentamente ha articolato per reprimere la resistenza e rubare le risorse del Iraq. Questa è la vera forza che sta generando gran parte della violenza che vediamo sul terreno.

In termini pratici, Robert Fisk fornisce una descrizione credibile di come queste black-op vengono eseguite in Iraq. Nel suo articolo “Seen through a Syrian Lens” [guardando attraverso una lente siriana n.d.t.] (UK Independent 4-29-06) Fisk fornisce dettagli di una conversazione che egli ha avuto con una fidata “fonte della sicurezza” che ha detto a Fisk che: (gli USA) ” stanno disperatamente cercando di provocare una guerra civile attorno a Bagdad in modo da ridurre le loro perdite militari”.

“Ti giuro che abbiamo informazioni molto buone”, riferisce Fisk, ” un giovane iracheno ci ha detto che è stato addestrato dagli americani come poliziotto a Bagdad e che ha speso il 70% del suo tempo imparando a guidare il 30% addestrandosi all’uso delle armi. Loro gli hanno detto: ‘torna tra una settimana’. Quando lui è tornato loro gli hanno dato un telefono cellulare e gli hanno detto di guidare in un’area affollata vicino alla moschea e chiamarli. Egli ha aspettato in macchina ma non riusciva a prendere il segnale col telefono. Così è uscito dalla macchina per andare dove poteva ricevere un segnale migliore. Allora la sua macchina è esplosa”.

Per quanto sembri incredibile, Fisk assicura che egli ha ascoltato la stessa storia molte volte da fonti differenti.

Ancora:

“C’era un altro uomo, addestrato dagli americani per il servizio di polizia. Anche ad egli fu dato un cellulare e gli fu detto di guidare in un’area dove c’era una folla -forse una protesta- e chiamarli e dire loro cosa stava accadendo. Ancora una volta il suo nuovo cellulare non funzionava. Così andò ad un telefono fisso e chiamò gli americani e disse loro: ‘sono qui, nel posto dove mi avete mandato e vi posso dire cosa sta succedendo qui’. E a quel momento vi fu una grande esplosione nella sua macchina”.

Fisk è un giornalista con un grande fiuto, non facilmente propenso all’esagerazione. Il suo resoconto di questi incidenti si aggiunge semplicemente alla crescente quantità di testimonianze costituite da “voci” sul fatto che l’intelligence Usa sia direttamente coinvolta nell’incitare alla violenza settaria. Queste storie non possono essere corroborate, ma, naturalmente, ciò non ha impedito a molti iracheni di credere che gli Usa siano dietro alle quotidiane esplosioni.

Naturalmente, la questione di “chi” stia finanziando e aiutando il terrorismo in Iraq presenta una seria sfida ad un’amministrazione che ha basato la sua politica estera in termini di guerra al terrorismo . L’appoggio pubblico potrebbe svanire rapidamente se il popolo americano sapesse che Bush è direttamente coinvolto nelle stesse attività dei nostri nemici di al Qaeda.

Tradizionalmente, gli Stati Uniti non hanno avuto problemi nell’appoggiare gli estremisti islamici sinché essi servivano ai nostri obiettivi di politica estera. La CIA ha finanziato i mujahideen in Afganistan, il KLA (Kosovo Liberation Army) [Esercito di Liberazione del Kosovo n.d.t.], e ora fornisce appoggio materiale e armamento al MEK Mujahideen-e- Khalq; un gruppo militante marxista che è sulla lista delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato. Ciò che conta non è l’ideologia ma se questi gruppi possono portare avanti le aspirazioni imperiali di Washington.

Ciò dimostra che quando Bush punta il dito contro l’ “estremismo ideologico” o l’ “Islam radicale” non fa altro che della vuota retorica. L’ideologia gioca una parte molto piccola nell’attuale guerra. I commenti di Dick Cheney in un discorso all’ Institute of Petroleum a Londra nel 1999 possono gettare un po’ di luce su questo punto. Egli disse, “Per il 2010 avremo bisogno di qualcosa come 50 milioni di barili di petrolio in più al giorno. Dunque, da dove proviene questo petrolio?… Mentre molte regioni del mondo offrono grandi opportunità petrolifere, il Medioriente con i suoi due terzi del petrolio mondiale e i costi più bassi in assoluto, è ancora il posto definitivamente più importante”.

Mentre l’esaurimento delle riserve petrolifere ha accelerato oltre le aspettative di Cheney a quel tempo, (i quattro maggiori giacimenti petroliferi mondiali sono in uno stato di declino irreversibile) la situazione rimane la stessa. Il mondo sta esaurendo il petrolio e gli Usa intendono dispiegare il proprio esercito per assicurarsi le riserve vitali ovunque esse siano. La guerra al terrorismo e semplicemente la maschera che nasconde la lotta in corso.

L’amministrazione Bush sembra sempre meno preoccupata che la sua strategia di ” dividi e conquista” rimanga nascosta al pubblico. C’è stato un gran numero di articoli nella stampa mainstream su un regalo di Bush di $ 86 milioni a Mahmoud Abbas [Abu Mazen n.d.t.] per addestrare ed equipaggiare truppe speciali in modo da abbattere il governo democraticamente eletto di Hamas. Ed è stata data ampia copertura sulle operazioni segrete della CIA in Libano dirette contro Hezbollah. La sola conclusione che possiamo trarre da ciò è che Bush in realtà non si preoccupa più che il mondo sappia o no che gli Usa stanno consapevolmente alimentando il caos che si diffonde rapidamente attraverso l’intero medio oriente. (L’ultima accusa che l’Iran stia fornendo bombe da far esplodere lungo le strade alla resistenza irachena mostra con quanta trascuratezza l’amministrazione abbia iniziato a gestire la propaganda. L’Iran naturalmente è sciita, mentre, la resistenza irachena è prevalentemente sunnita. La possibilità che l’Iran stia fornendo bombe agli ex membri dell’esercito di Saddam è quanto meno remota.) .

La “sporca guerra” di Bush in Iraq è diventata sempre più violenta e confusa. La fiducia posta dai neoconservatori nella “distruzione creativa” è riuscita a frammentare la società irachena, ma le prospettive a lungo termine per la normalizzazione (o per l’estrazione di risorse) appaiono tetre. A questo punto sembra irrilevante che l’ attentato alla Moschea dalla Cupola d’Oro sia stato o no opera di estremisti sunniti o di agenzie di intelligence Usa. Dopo tutto, la propaganda può essere utile a manipolare l’opinione pubblica ma non può vincere le guerre. E questo è il dilemma che ora Bush si trova a fronteggiare.

È passato esattamente un anno dal giorno in cui stata rasa al suolo la Moschea Askirya. Molti americani ora credono che siamo impantanati in una guerra che “non si può vincere”. L’appoggio pubblico sta svanendo, la violenza aumenta, l’amministrazione si spacca, e la fine è ormai in vista. L’incapacità dell’amministrazione di pensare politicamente o di cambiare il corso delle cose ha gettato l’America sull’orlo della sua peggiore sconfitta di tutti tempi.

Titolo originale: “The Bombing of the Golden Dome Mosque; one year later”

Mike Whitney
Fonte: http://www.informationclearinghouse.info
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article17044.htm
12.02.2007

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da ALCENERO

Si veda il seguente articolo pubblicato da ComeDonChisciotte sui retroscena dell’attentato alla Moschea di Samarra: CHI HA ATTACCATO IL SANTUARIO A SAMARRA?

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