LA BELLA ITALIA CHE C'E'. LA BELLA ITALIA CHE NON C'E'
DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI
Libero pensiero
C’è una
importante partita di calcio che deciderà le sorti del campionato. Si
incontrano due squadre. Una è forte, di grandissima esperienza, sostenuta da
arbitri compiacenti, abile nell’avere un management che sa come frequentare i
corridoi dei palazzi sportivo-finanziari che contano. L’altra è la squadra,
diciamo “rivelazione” del campionato.
Nel corso della partita, la squadra
potente si accorge che la squadra meno ricca sta giocando a meraviglia, è
fortissima, muscolarmente tonica, e da un momento all’altro finirà per segnare.
Ha soltanto due uniche possibilità: arrendersi all’evidenza (versione sportiva
dell’esistenza) accettando l’inevitabile disfatta, oppure buttarla in rissa
grazie alla propria esperienza (versione mercatista dell’esistenza), finendo
per creare in campo un tale stato di caos che, inevitabilmente, trasformerà’ la
competizione sportiva in una zuffa tra gladiatori dove la squadra più potente
finirà per vincere non per propri meriti sportivi ma per il fatto di poter
contare su un arbitraggio compiacente che finirà per punire la fresca ingenuità
della squadra rivelazione che pensava di giocarsela sul merito agonistico.Chi segue il calcio sa che eventi del genere fanno parte della Storia.
Idem per ciò che avviene in Politica.
Soprattutto per ciò che riguarda le stanze dei bottoni di chi governa l’economia.
Così come creare crisi economiche è sempre la strada migliore per far passare ogni legge iniqua,
imbrigliando la volontà popolare, e finendo per bastonare i disagiati nel nome
di “c’è la crisi non esistono alternative”; così, in Politica, sottrarre il
Senso dell’esistenza attraverso la falsificazione della realtà, creando false
mitologie, consente di creare una situazione insensata di totale caos delle
intelligenze (la rissa sul campo di calcio) e permette di presentare la
banalità piatta mista a idiozia, il paradosso, la truffa ben congegnata, come
la soluzione culturale più avanzata nel campo dell’opposizione. E’ l’estrema
trappola nella quale imbrigliare la protesta popolare vanificandola,
disossandola, annacquandola, appiattendola.
Così facendo, eventi, situazioni, atti, circostanze, contraddittorie e “assolutamente prive
di alcun Senso Logico o Senso Comune o Buon Senso” vengono accettate e incorporate
dalla massa come Norma. In tal modo, le persone finiscono per accettare una
situazione paradossale come se fosse scontata e vivono la Surrealtà come se
fosse la Realtà.
Oggi, i surrealisti storici (intendo dire Dalì, Bunuel, Magritte, ecc.) sarebbero iper-realisti.
Perché la Realtà si è capovolta, ed è bene e utile comprenderlo..
Il virtuale ha soppiantato la realtà (la finanza ha sostituito la produzione economica delle merci, l’incontro feisbucchiano ha sostituito l’incontro sociale in carne e ossa) e quindi la Surrealtà è diventata Realtà. Nella situazione in cui viviamo, il surrealismo (storico) è diventato iper-realismo.
La chiave del gioco –e della partita in campo- sta tutta, oggi, ottobre 2012, nella capacità di attribuire di nuovo un Senso all’esistenza, alle argomentazioni, alla logica, in modo tale da poter aspirare
al lusso ritrovato di un nuovo Significato esistenziale nel quale credere. Far
irrompere sullo scenario dello scambio quotidiano psico-sociale il Senso delle
cose, delle persone, della vita.
Creare caos, confusione, mescolare i linguaggi, evitare i distinguo, abbattere la coerenza,
sono tutti elementi formativi dell’oligarchia per poter gestire indisturbata la
propria quota parte di privilegio. Nella confusione vince sempre il demerito e
l’incompetenza.
Oggi, i grandi sostenitori del liberismo montiano si travestono, si mascherano e si presentano
sulla piazza mediatica fingendo di essere la contundente opposizione a Monti,
mentre in realtà sono i suoi camerieri da lui mandati a lavorare sul campo, un
evento paradossale che provoca uno sconcertante effetto: i veri oppositori a
Monti si trovano accanto ai camerieri di Monti e quindi (nella migliore delle
ipotesi) finiscono in confusione travolti dalla perdita del Senso. Far perdere
il “Senso delle cose” è il primo fondamentale obiettivo culturale del
neo-liberismo, una teoria politico-economica basata sulla negazione del bene
comune, la negazione della volontà collettiva, (ovverossia la cancellazione del
Senso Civico) che provoca l’affermazione
dell’esercizio del potere da parte di una elite superiore auto-referenziale, il
cui obiettivo consiste nell’avvilire le coscienze, addormentarle, appiattendo
la realtà per poter affermare dei principii che hanno Senso solo e soltanto per
una ristrettissima cerchia di persone. La massa, ben pilotata e manipolata da
questa elite che si ritiene superiore, finirà per sceglierli, volerli, pretendendo
addirittura (inconsciamente) che siano loro, proprio loro, i membri della nuova
aristocrazia sociale a rappresentare le istanze di tutti, perché la propria
esistenza, la propria vita, le proprie esigenze autentiche, i propri desideri
veri veritieri, sono diventati ormai privi di Senso: hanno perso Valore.
Sono stati sostituiti da desideri e bisogni fittizi e indotti, perché il virtuale ha
sostituito il reale e quindi tutto è concesso, tutto è possibile. L’evento
Fiorito è soltanto la piccola punta dell’iceberg nella sua sezione umana più
miserevole di questo gigantesco castello esistenziale. E così, la cittadinanza
finisce per vivere una quotidianità in cui il Senso non esiste più. Diventa
“normale” che il primo responsabile della lotta contro l’evasione (il ministro
per lo sviluppo economico Corrado Passera) sia stato individuato dalla
magistratura come responsabile di una gigantesca evasione fiscale nell’ordine
di 760 milioni di euro quando era presidente di Intesa San Paolo,
identificandolo pertanto come uno dei più grossi evasori d’Italia, ma per i
parlamentari e per tutti i membri dell’opposizione è considerato “un evento
normale”. Diventa normale che si discuta tra deputati sulla norma giusta per
consentire al parlamento di varare una legge che salvi Berlusconi da una
inevitabile condanna nel suo processo Ruby. E’ normale che siano degli imputati
indagati per corruzione che devono varare un decreto anti-corruzione. E’
normale che il leader politico-spirituale di una importante organizzazione
(Comunione e Liberazione) il cui cavallo di battaglia è sempre stato la sua
dichiarazione di appartenenza a un codice molto severo spirituale, basato sul
voto pubblico di “umiltà modestia e castità”, scelga una vita lussuosa e
dispendiosa, come se non esistesse il concetto di contraddizione.
La truppa mediatica asservita si è ben guardata di fare mai, neppure una volta, all’on.
Roberto Formigoni, una domanda semplice semplice, elementare, sorretta da un
forte Senso, del tipo: “Mi scusi, onorevole, ma visto che lei pratica l’umiltà
e la modestia non le sembra davvero poco modesta e nient’affatto umile la
scelta di trascorrere le vacanze in un resort di lusso al prezzo di 14.000 euro
al giorno? Che Senso ha? Le sembra Normale?”. A una domanda del genere, si
sarebbe potuto rispondere soltanto in due modi: sì, è normale; oppure, no, è
anormale. In entrambi i casi il lettore o l’ascoltatore o il telespettatore
avrebbe potuto, in seguito, trarne le dovute considerazioni personali e
interrogarsi sul Senso. Questa domanda non gli è stata mai posta.
L’onorevole Giulio Tremonti, l’uomo che tra il marzo e l’ottobre del 2009 ha dato, nella
sua qualità di Ministro dell’Economia, ben 45 miliardi di euro alle banche
(senza nessuna forma di garanzia) depauperando le casse dello Stato e
provocando un buco disastroso finanziario che ha aggravato la crisi, considera
un evento normale andare in giro a comiziare per l’Italia settentrionale
sostenendo che il nemico sono le banche, che il nemico è la finanza e che lui
sa come risolvere la faccenda. Che Senso ha?
Che Senso ha accettare il principio tale per cui un miliardario noto per la sua bulimica
avidità di danaro, come Adriano Celentano, spiega agli italiani che il danaro
fa schifo e non bisogna desiderarlo, ma per poter spiegare tutto ciò si fa
pagare centinaia di migliaia di euro?
Che Senso ha ascoltare dei sermoni sulla necessità inderogabile di combattere contro la
cosiddetta “casta dei privilegiati”, se a fornire tali consigli sono membri
accolti all’interno di quella stessa casta di privilegiati?
Eppure, tutto ciò, invece, ha un suo “specifico Senso molto preciso”.
E’ la comunicazione al cittadino che esistono due schieramenti in campo, molto
chiari, delineati, specifici, e la discriminante che li distingue consiste nel
fatto che esiste una classe di esseri superiori i quali sono al di sopra della
Legge, al di sopra della Norma, al di sopra del senso comune, perché
seguono dei codici altri, ai quali il cittadino comune–inconsapevole
schiavo imbambolato e ipnotizzato dal totem della visibilità e della
popolarità- non può avere accesso. Mai. Ma ciò che più conta è far capire e
comprendere che “le richieste di Senso” da parte nostra non sono legittime.
Perché per chi vive all’interno di quella ristrettissima cerchia, i codici sono “altri”.
Si sviluppa, così, nell’immaginario collettivo della nazione, il desiderio indotto (conscio
o inconscio che sia) di dover, voler e poter, entrare a far parte in qualche
modo di “quell’universo del Senso” e si è disposti a tutto pur di infilarsi dentro.
Ecco perché, oggi, non esiste affatto tangentopoli, e non ci sarà.
Perché Belsito, Lusi, Fiorito, Saggese e tutti gli altri, in nessun caso, mai e neppure per un
secondo, hanno manifestato l’assunzione in proprio di una responsabilità
individuale. All’interno della cerchia oligarchica, infatti, i codici sono
diversi: spendere 20 euro o 2.000 euro per una cena è uguale. Il danaro,
infatti, ha perso la sua funzione di Valore. Così come l’ha perso il Lavoro,
depauperato e atomizzato, sottratto alla sua dignità, ragion per cui è
“normale” che in Italia, oggi, si chiedano prestazioni non retribuite: è il
NON-SENSO della cerchia oligarchica che sta filtrando nel sociale, contagiando
la collettività. Le persone che vivono dentro quel sistema esistenziale hanno
perso completamente il concetto di manifestazione ed espressione lavorativa
come espressione di competenza specifica e merito, loro non vengono pagate
perché “fanno” qualcosa, bensì perché “sono” qualcosa.
E’ una classe superiore.
E’ la codificazione di un neo-nazismo esistenziale che riconosce l’esistenza di
semi-dei, con l’aggravante (tutta italiana) dei nuovi funzionari semi-dei che
vengono messi al comando della gestione della “industria dell’indignazione”,
una squisita invenzione mediatica utilissima ai semi-dei, per convogliare
eventuali dissapori o proteste dentro argini socialmente accettabili,
alchimizzabili, semplici da gestire. Se ci fate caso, tra i profeti che
gestiscono la cultura della protesta indignata in Italia non ce n’è neppure uno
che abbia anche un minimo rapporto con gli schiavi, che dica o scriva una
parola gratis (come viene invece chiesto ai loro collaboratori), che sia
disposto o disponibile a “essere nella cittadinanza e nel territorio” se non
come parte di un evento spettacolare profumatamente pagato, laddove il Senso
non è più la rivolta contro la casta, bensì la sua sostituzione con un
neo-totem di tipo narcisistico: il profeta dell’indignazione diventa un divo,
fa una religione, fonda una setta, promuove una lista civica, ripropone con la
sua comportamentalità lo stesso identico atteggiamento contro il quale invita i
suoi adepti, seguaci, lettori, spettatori, a combattere. E finisce per essere
inglobato in quei codici altri: a loro sono concesse attività, stili, modalità
ad altri negate perché loro sono superiori, in quanto deputati scelti con
astuzia per fornire il teatro (finto) della denuncia dei superiori. Detto in
termini banali: dopo il danno anche la beffa.
L’Italia è diventato un paese dove addirittura la protesta, l’indignazione, lo scandalo,
la denuncia del privilegio, è affidata a chi ne gode i vantaggi. Nella sua
miserabile vicenda da piccolo-borghese minimo, Fiorito diventa quasi meritevole
di compassione umana comprensibile: un poveraccio senza arte né parte, senza
alcuna competenza, senza sapere far nulla si
trova a fare un giro dentro quel sistema e quindi si adatta agli usi e
costumi. Nella sua totale piattezza umana e totalmente privo di qualsivoglia
strumento di comprensione della realtà (lui è immerso nella Surrealtà ma non lo
sa) rimane sorpreso e sconcertato per il fatto di finire in prigione. Non si
rende mica conto. Non ha capito che era dentro un video game, che stava
giocando a una slot machine e per un caso è apparsa la scritta game over. Da
bravo ludopatico protesta la sua innocenza, solo perché vuole ritornare a
giocare; quella, ormai, è la sua essenza esistenziale. E’ il risultato voluto
da questa classe elitaria, che ha proposto e propone un modello alternativo al
“lavoro inteso come Valore”; è addirittura sostitutivo. Per loro “basta essere”
per essere pagati tanto. Quindi, non sono in grado di comprendere le istanze,
le esigenze, le domande, le proteste, di chi considera e vive “il Lavoro” come
la manifestazione socialmente più alta e meritevole di rispetto nella società
civile degli Umani. Da questo punto di vista bisogna quindi comprendere che
l’uscita del sottosegretario al lavoro, Martone “chi non è laureato a 28 anni è
uno sfigato” corrisponde a una verità sociale italiana. Per loro, infatti, è
davvero così. Vivono all’interno di questo tipo di realtà. A 28 anni, infatti,
Mario Monti aveva già la cattedra. Il premier è l’unico rettore di università
privata specifica in tutto l’occidente senza nessun titolo: non ha mai preso il
dottorato di ricerca. Ci ha provato, non ce l’ha fatta per scarsità intellettuale.
Ha lasciato perdere. Tanto sapeva che per la sua carriera era uguale. Non ha
mai pubblicato in tutta la sua esistenza professionale neppure un articolo di
due pagine accettato in una rivista scientificamente accreditata. Non è mai
stato invitato a nessun convegno, incontro, seminario di economisti seri
internazionali. Quando ci è andato, lo ha fatto sotto altre vesti: consulente
finanziario di Goldman Sachs, preside della Bocconi, commissario politico
dell’Unione Europea. E’ stato dal 1982 a oggi consulente di svariati governi
per otto volte. Tutto ciò che lui ha sostenuto (nero su bianco) per ben otto
volte, si è dimostrato sbagliato. Ha attraversato la sua esistenza passando da
un fallimento all’altro. Ma per lui è irrilevante. Così come lo è per Fabrizio
Viola, il quale, nella sua qualità di gestore della Banca Popolare di Emilia
Romagna ha portato l’istituto emiliano da un titolo in borsa che valeva 18 euro
a 4, 20 facendo perdere decine di miliardi di euro e provocando il fallimento
di decine di migliaia di aziende nella regione. In un paese “reale” sarebbe
stato scuoiato vivo dagli azionisti e dai correntisti. E invece è stato
promosso, inviato come direttore generale al Monte dei Paschi di Siena, con un
aumento di stipendio. Gianni Alemanno ha distrutto definitivamente la
produzione agricola italiana, quando era Ministro dell’Agricoltura. Anche lui è
stato promosso. Il che vuol dire che queste persone vivono in un mondo dove i
codici sono altri, diversi, che appartengono a una norma per noi insensata.
Riappropriarsi del Senso è quindi fondamentale per poter aspirare alla costruzione di una
opposizione alternativa efficace ed efficiente. Vuol dire alzare il livello
dell’attenzione e sottrarsi alle trappole ben ingegnate di questa cerchia
feudale; che appartengano agli industriali dell’indignazione oppure siano
membri dell’opus dei, della massoneria, o di una fondazione bancaria,
francamente è irrilevante.
Come fare a uscirne?
E’ davvero molto ma molto semplice.
E’ davvero molto ma molto elementare.
Bisogna capire innanzitutto che tutta questa gente, in verità, non è potente. E’ solo utile.
Il che è diverso. Sono intercambiabili. E già questo è il primo passo. Avere Enrico
Letta o Corrado Passera o Roberto Maroni come ministro dell’economia è uguale.
Questo penso che lo capite tutti. Il che è una prova lampante della loro inetta
impotenza reale.
Cominciare a comprendere che esiste il potere personale individuale, ed è ciò che atterrisce
queste persone. Senza la manna/tetta delle istituzioni, dei ministri, degli
assessori, dei presidenti di regione, di presidenti di enti e fondazioni,
queste persone non valgono nulla e non saprebbero come operare. Usano la cupola
mediatica, avvalendosi del servile compiacimento deferente di una immonda
classe intellettuale italiana, e quindi bisogna operare al di fuori cercando di
organizzarsi nel territorio affidandosi a interlocutori di mercato, disposti e
disponibili a investire risorse in nuove imprese meritevoli.
Operare una riconversione interiore per modificare comportamenti individuali reattivi e
diventare consapevoli che i social networks non sono inter-attivi: è falso. Non è così.
“Essere inter-attivi” come dice la definizione, vuol dire muoversi nell’azione rispetto
ad altri soggetti. Trascorrere gran parte del proprio tempo cliccando mi piace
su proclami rivoluzionari, non ha nessun riferimento con la realtà politica,
economica, culturale. Non vuol dire nulla. Cliccare mi piace esaltando Che
Guevara o Hitler o la Lega Nord o Vendola, è uguale. Serve soltanto al proprio
ego, al proprio narcisismo, eventualmente alla cattura di contatti a fini
pubblicitari. Quindi soldi.
Cominciare ad accorgersi che la cultura acquisita inconsciamente su facebook non è cultura.
Non è nulla. Per chi ha molta memoria, se va bene, è la possibilità
nozionistica di conoscere due righe di John Locke e tre righe di David Hume; il
che non vuol dire affatto aver capito, compreso, assorbito ciò che loro hanno
scritto cambiando l’orizzonte dell’intellettualità europea.
Discutere animatamente nei propri ghetti, ghettizza.
Discutere della propria setta, nella pagina della setta, rende settari, cioè ottusi.
Leggere un e-book è acquisire informazioni in maniera bulimica passiva. Non è leggere.
Andare in libreria per acquistare il libro X, presuppone una scelta che, in questo
momento, (in un paese in cui gli indici statistici segnalano la presenza della
punta più alta europea nell’analfabetismo di ritorno) diventa un Atto Politico
di autentica opposizione. Anche se comprate le memorie della mamma di Mario
Monti, rimane sempre un’azione antagonista. Provare per credere.
L’inter-attività è partecipazione diretta: fisica, mentale, culturale.
Diventare consapevoli che quando si sente la scarica di adrenalina e si pigia mi piace
sotto l’immagine di un Monti vampiro, non si è niente di più che un topino di
laboratorio. Seguire chi odia le banche o un bel culetto o la nuova lista
civica è uguale. E’ solo uno sfogo, che esaurisce la rabbia ma non la veicola
dentro un canale attivo nella realtà.
Chi finisce in un ghetto, quando la pressione esterna aumenta, si candida all’inevitabile
esecuzione della soluzione finale.
Bisogna uscire fuori dalla logica del branco, dal settarismo, dall’omologazione.
E alzare il livello dell’attenzione civile. Oppure, se non lo si vuole fare, accettare il
fatto che non lo si vuole fare e assumersene la responsabilità.
Serata tragica, ieri sera, per l’Italia video-dipendente, sottoposta a un bombardamento
massiccio della cupola mediatica. Canale 5 offriva lo show di un miliardario
avido che spiega al popolo perché non devono desiderare i soldi, pagato
lautamente da chi ha inserito con un immaginario microchip i soldi nel cervello
degli italiani; mentre sulla Rai Fazio & co., quella che io chiamo “la
avanguardia miliardaria”, quella deputata alla gestione profetica della
industria dell’indignazione, vi spiegava dall’alto dei loro cachet memorabili come
dovete vivere per andare a letto e sentirvi orgogliosamente indignati; mentre
il network La7 offriva una seratina alternativa piena di preti, monachelle,
vescovi, abati, amorevolmente accuditi da Gad Lerner, proprio la stessa sera
che concludeva la giornata nella quale il Consiglio di Stato aveva dichiarata
illegittima la pretesa del governo di tassare le attività economiche del
vaticano in Italia, in tal modo finendo per essere puniti dall’Unione Europea
con una gigantesca salatissima multa che il ministero del tesoro sarà costretto
a pagare: davvero il danno dopo la beffa.
E intanto, in tutto il Sudamerica, si parlava di come fermare gli strozzini finanziari.
Questa era una premessa necessaria (lo so, sono prolisso: nessuno è perfetto).
Ecco il post del giorno:
“Se il meridione si muove, è un dovere civile, quantomeno accorgersene”.
E’ necessario operare dei distinguo.
Nella regione Campania, in quel di Caserta, un gruppo di giovani (veri, anche in senso
anagrafico, credo intorno ai 25/28 anni) se ne sono andati da un’altra parte.
Giornalisti professionisti regolarmente iscritti all’ordine, hanno scelto di dire no alle
mafie, hanno preso atto dell’esistenza della cupola mediatica capendo che il
sistema dell’informazione è blindato e non è permeabile e si sono messi in
proprio, a vedersela con il mercato, con delle buone idee innovative, e
un’ottima conoscenza dei sistemi più avanzati della multimedialità high tech.
Se la vedono con il mercato. Il loro leader propugnatore si chiama Germano
Milites ed è un giovane uomo che non intende farsi contagiare dalla depressione,
ma soprattutto non ha nessuna intenzione di rinunciare ai propri sogni e alle
proprie ambizioni. E ha ragione. Si è messo su un portale da solo, insieme ad
altri giovani professionisti e fanno ciò che possono. In allegria. Finchè
sopravvivono. Ma stanno dando un segnale forte alla loro regione, al loro
territorio, ai loro simili. Questi ragazzi sì che sono interattivi per davvero.
Agiscono. Inventano, senza copiare, senza rubare, perché “osano” comportarsi
come professionisti mediatici.
Questa è l’avvilito sfogo di Germano Milites sulla mia bacheca di facebook di qualche
giorno fa:
“94.000 visite per Sara Tommasi nuda a Montecitorio. 94 visite per l’intervista
esclusiva ed interessantissima ad una testimone di giustizia abbandonata dallo
stato. Chi non guarda la tv è più evoluto di chi ancora la segue? A volte non
sembra proprio
Ecco l’intervista alla testimone di giustizia che non interessa a nessuno
Link: www.you-ng.it
Non ho saputo che cosa rispondere.
Il suo avvilimento mi sembra uno splendido termometro dell’Italia di oggi. Dello stato narcolettico in cui
versa la nazione, popolata ormai da rivoluzionari della tastiera, seguaci di sette più o meno dichiarate, che non vogliono sapere le narrative esistenziali di un meridione che sta cambiando, che si è già svegliato, che si agita, che
sta diventando dinamico, ma che si sta manifestando all’interno di un territorio nazionale abbrutito da una stupefazione ghettaiola di massa.
Questa sua accorata confessione mi ha indotto a porre una domanda a tutti voi: “Come si fa a
competere con il culo della Tommasi?”.
Il solo fatto di trovarsi dinanzi a simile frangente, non vi sembra indecoroso?
Non pensate che sia il caso anche, magari, forse, di sentirsi incuriositi da una vicenda come questa che non a
caso è vietata dalla cupola mediatica mainstream? Una testimone di giustizia
racconta la sua storia, ma non parla di teorie, di banche, di grandi numeri, di
epopee che salveranno l’Italia e i popoli e l’Europa. Parla dall’interno della
realtà che è il cancro dell’Italia. Vogliamo almeno ascoltare chi, in un
qualche modo, sta dando un contributo davvero inter-attivo per la sua
estirpazione? Che cosa gli diciamo a questo giovane imprenditore? Arrangiati!
Fatti furbo e metti anche tu il culetto della sorella del boss! Fregatene e vai
da Bruno Vespa o da Fabio Fazio o da Corrado Formigli!
Penso che meriti una qualche risposta adulta. Io non glie l’ho saputa dare.
Vi aggiungo altri due input sulla Calabria, come risposta civile alla faciloneria usuale.
Corruption Is Seen as a Drain on Italy’s South: from Reggio Calabria.
Questo è il titolo di un ampio reportage apparso in data 8 ottobre 2012 sul prestigioso New York
Times (lo trovate dovunque), nel quale si spiegano le ragioni per cui gli imprenditori e investitori seri a livello internazionale non vengono e non verranno in Italia. Esce insieme a un’analisi della situazione italiana davvero ponderata, dove non si parla di spread, Monti, e le solite banche, ma si parla della REALTA’, ovverossia
corruzione e criminalità organizzata, ben coadiuvate entrambe dal
consociativismo colluso di chi con loro si mescola. Ha fatto un grosso effetto
in diversi ambienti italiani, popolati da gente magari anche per bene, assopite
e comode, malate di xenofilia piccolo-borghese provinciale, per cui devono
leggere sul New York Times che in Calabria la ‘ndrangheta la fa da padrone per
capire che esiste. A me basta che se ne parli. Ieri notte, alla tivvù, in
nessun canale, nessuno ne ha parlato. Ne hanno parlato però nel resto d’Europa.
Eccome, se l’hanno fatto.
E per cambiare quella dimensione, dobbiamo cominciare a darci tutti una svegliata etica.
Il secondo input viene dalla Calabria che si è svegliata ed è interattiva. Anche qui un giovane
giornalista di carattere; anzi, una giovane, essendo di genere femminile. Ha
raccontato una bella storia, vera, densa, di quelle che vanno ascoltate. Le
hanno chiuso tutte le porte in faccia e allora senza scomporsi più di tanto, è
riuscita a trovare un mini-editore ed è finita come e–book.
Ecco come ha presentato il suo lavoro:
LA CALABRIA CHE RESISTE
Questa è l’Italia dei giovani che mi piacciono.