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La Redazione

 

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L DOVE SI AMA ANCORA GHEDDAFI

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A cura di Davide
Il 23 Maggio 2011
51 Views

DI AL LABITA
Asia Times

A 71 anni, Usman Kamlon era senza dubbio troppo vecchio per trovarsi in prima fila alle manifestazioni, qualche volta violente, contro la guerra. Ma era risoluto, nonostante la vista di poliziotti muniti di manganelli anti-sommossa nelle vicinanze.
“Voglio solo sostenere [Muammar] Gheddafi”, ha affermato in un inglese esitante dalle file laterali di una manifestazione guidata dagli attivisti musulmani filippini la scorsa settimana nella capitale nazionale delle Filippine. “No ai bombardamenti NATO in Libia… Noi amiamo Gheddafi”, recita il suo cartello in riferimento alle missioni del Patto Atlantico in Libia. Come altri manifestanti, la posizione di Kamlon ha fatto eco al profondo sentimento dei suoi compagni musulmani per il despota libico che negli anni ha portato guerra – e pace – all’isola meridionale delle Filippine, Mindanao, ricca di risorse seppur impoverita.
Sotto l’assedio degli aerei da guerra della NATO e di una rivolta armata dei ribelli libici, Gheddafi ha di fronte un destino incerto. Il che ha scatenato dubbi sul futuro ruolo della Libia a Mindanao, al quale una volta Gheddafi forniva armi, denaro ed addestramento ai secessionisti musulmani nel loro tentativo di stabilire uno stato Moro separato.

I gruppi Moro ribelli di Mindanao hanno espresso la loro indignazione nei confronti di quelli che essi percepiscono come i tentativi illegittimi delle potenze occidentali, USA compresi, di spodestare Gheddafi con la forza. Il ribelle Moro National Liberation Front (MNLF) ed il Moro Islamic Liberation Front (MILF) – entrambi beneficiari della generosità di Gheddafi nel corso degli anni – hanno fortemente condannato gli attacchi sanzionatori dell’ONU sulla Libia.

”Invece di attacchi aerei e missili Tomahawk, l’ONU dovrebbe inviare degli osservatori internazionali o dei peacekeeper in Libia”, afferma Muslimin Sema, capo del comitato centrale del MNLF. Il MILF ha fatto appelli simili all’ONU per negoziare un accordo di pace tra Gheddafi ed i ribelli libici, come quello che Tripoli ha stipulato per Mindanao nelle Filippine.

”Gli interessi dei libici dovrebbero avere la precedenza su quelli di coloro i cui interessi sono mirati a proteggere la loro influenza ed il loro controllo sulle vaste riserve di petrolio della Libia”, afferma Muhammad Ameen, capo del segretariato del MILF. Nella stessa affermazione, a volte tendente a favorire la rivolta libica, Ameen ha detto: “Le legittime aspirazioni del popolo libico di mantenere la loro unità e costituire istituzioni democratiche affidabili e scelte liberamente dovrebbero essere al di sopra delle considerazioni personali, familiari o tribali.”

Sia il MNLF che il MILF hanno sparato proiettili a salve ai 58 membri dell’OIC – Organizzazione della Conferenza Islamica, della Lega Araba e dell’Unione Africana per non essersi impegnati a collaborare nella mediazione dell’agitazione politica nel paese del Nord Africa ricco di petrolio.
Non vi è alcun dubbio sul fatto che ciò che più preoccupa entrambe i gruppi di ribelli Moro sia che in ogni caso il rovesciamento di Gheddafi probabilmente condannerebbe la loro visione di un eventuale costituirsi di una repubblica Moro indipendente dalle isole di Mindanao, Sulu e Palawan nel sud.

Con Gheddafi, il ruolo della Libia a Mindanao negli anni è cambiato da guerrafondaio a pacificatore. Dal 1968 al 1972, Gheddafi ha passato armi e denaro ai secessionisti. Il potente della Libia è poi diventato un pacificatore in seguito alla stipula dell’accordo di pace tra Manila e MILF aiutando la negoziazione a Tripoli nel 1976, grazie alla diplomazia shuttle della first lady Imelda Marcos.

Quell’accordo, che Gheddafi salutò come una “pietra miliare per la promozione della pace e della comprensione universali”, ha portato alla creazione di un governo regionale autonomo per i musulmani di Mindanao con Nur Misurai, presidente del MNLF, come primo governatore.

E’ stato anche tramite l’iniziativa del leader libico che la potente OIC ha esteso lo status di osservatore al MNLF, un atto che ha turbato la diplomazia di Manila ed ha suscitato l’invidia del MILF.

Negli ultimi anni, Seiful Islam al-Gheddafi – il figlio maggiore del rais – ha tentato di unire le correnti del MNLF e del MILF per creare un fronte comune dinnanzi alla comunità islamica globale e di influenzare il loro tentativo di creare uno stato musulmano indipendente a Mindanao.

Questi sforzi di mediazione, tuttavia, si sono scontrati con le radicate differenze di vedute tra i due gruppi. Mentre il MNLF sembrava incline ad accettare l’autonomia prima dell’indipendenza, il MILF è rimasto intransigente nella sua posizione per una repubblica Moro completamente separata ed indipendente.
Ora che Gheddafi ed i suoi figli non sono capaci di esercitare influenza e controllo sugli scontri tra MNLF e MILF, la loro divisione va di male in peggio. Recentemente si sono lanciati frecciatine, ognuno accusando l’altro di aver tradito gli obiettivi e le aspirazioni dei Moro per una patria separata.

Misurai si è opposto ai negoziati di pace intermittenti tra Manila ed il MILF, sebbene la cosa abbia la benedizione di Gheddafi come parte della sua decennale iniziativa di sistemare il conflitto di lunga data di Mindanao. La Libia fa parte della squadra internazionale di monitoraggio a guida malesiana che sta supervisionando il patto di tregua tra Manila e MILF a Mindanao. Gli altri rappresentanti della squadra sono Giappone, Norvegia, Brunei e l’UE.

Per Misurai, il MILF ha perso la sua legittimità di rappresentare i Moro poiché molti dei suoi comandanti e combattenti hanno trasferito la loro fedeltà al MNLF. Afferma che il MILF si è ridotto ad un gruppo indecoroso dopo che i suoi comandanti hanno formato un gruppo separato chiamato BangsaMoro Islamic Freedom Fighters.

Di tutta risposta, il MILF ha negato la dichiarazione di Misurai e l’ha accusato di aver provato a “piratare” i suoi seguaci e di proiettare un’immagine del MNLF come di una forza con cui fare i conti. Nonostante la sollecitazione di Washington e di altri alleati occidentali, Manila ha rifiutato di affermare pubblicamente il suo sostegno alla risoluzione ONU per la no-fly zone sulla Libia e alle altre misure punitive contro Gheddafi ed il suo regime.

La Libia ospita circa 25.000 lavoratori filippini e Manila non può compromettere il loro benessere e la loro sicurezza di fronte a un’agitazione politica. Attraverso la Fondazione Gheddafi, il leader libico ha versato milioni della sua ricchezza petrolifera per finanziare la costruzione di scuole, strade ed altri progetti vitali nelle zone depresse di Mindanao, a prescindere dal fatto che a beneficiarne fossero musulmani o cristiani.

Prima di dimettersi nel giugno scorso dopo aver completato il suo mandato di sei anni, l’allora presidentessa Gloria Macapagal-Arroyo è riuscita a convincere Gheddafi ad investire nello sviluppo della palude tentacolare di Liguasan nella provincia di Maguindanao, una roccaforte del MILF. Si sostiene che l’area contenga depositi di gas naturale.

Quando il famoso gruppo ribelle Abu Sayyaf è ricorso ai rapimenti, gli emissari libici sono prontamente riusciti a negoziare il rilascio degli ostaggi, alcuni dei quali stranieri, ed il pagamento delle richieste di riscatto. I rapimenti comprendevano anche quello dei missionari statunitensi Martin e Garcia Burnham nel 2001.

Al Labita è un giornalista che vive a Manila

Fonte:http://theglobalrealm.com/
Link: http://theglobalrealm.com/2011/04/28/where-gaddafi-is-still-loved/
28.04.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO

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