DI MAURIZIO BLONDET
Effedieffe
Da segnalazione di un lettore allarmato, riporto il progetto di legge presentato da Cossiga, numero 221.
Disegno di legge
Articolo 1.
(Acquisto della cittadinanza)
1. Il cittadino straniero iscritto nell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane acquista di diritto la cittadinanza italiana a sua domanda, da presentare tramite l’Unione al ministero dell’Interno, mantenendo altresì la cittadinanza israeliana se già ne sia titolare.
2. La cittadinanza italiana è acquisita anche dalla moglie e dai figli minori del cittadino di cui al comma 1, mantenendo anch’essi la cittadinanza israeliana.
Articolo 2.
(Doppia cittadinanza italiana ed israeliana)
1. Le persone che siano iscritte all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che acquistino volontariamente anche la cittadinanza italiana, possono mantenere la cittadinanza israeliana, se già ne siano titolari.
2. Il cittadino italiano iscritto all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che acquisti volontariamente anche la cittadinanza israeliana, mantiene di diritto la cittadinanza italiana.
3. Le stesse disposizioni si applicano al coniuge ed ai figli minori, ancorché non siano iscritti all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Articolo 3.
(Servizio in amministrazioni dello Stato d’Israele)
1. I cittadini italiani che siano iscritti all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ancorché non siano anche cittadini dello Stato d’Israele, possono liberamente e senza autorizzazione delle autorità italiane prestare servizio militare anche volontario nelle forze di difesa, ovvero prestare servizio in altre amministrazioni dello Stato d’Israele.
Il lettore mi chiede che cosa ne penso. Mah. Come ha detto Chiesa, Francesco Cossiga si fa capire benissimo da chi vuole lui. Lancia messaggi ad ambienti che non hanno nulla a vedere con l’opinione pubblica. E’ l’uomo di servizio della massoneria britannica, è stato uno dei capi di Gladio, ha avuto una parte molto interessante nell’omicidio Moro, per la quale è stato premiato con la presidenza della repubblica.
Ma d’altra parte, non si può escludere che si stia facendo beffe del servilismo della «destra» al potere verso i fanatici ebraici, al punto da imbarcare e dare cariche a israeliani come la ridicola Nirenstein e Ruben, capintesta dell’ADL, il ministero degli Esteri a un israeliano di diritto come Frattini (ciascun ebreo è di diritto israeliano, basta lo chieda), o da arruolare Elkann (il papà di Lapo) come consulente alla «cultura».
Cossiga è uno specialista in quella che i francesi chiamano «surenchère», cioè di rilanciare una tendenza aumentando la dose, fino all’assurdo. E’ un’applicazione maligna del detto evangelico (Matteo 5,40): Se uno vuol farti causa per toglierti la tunica, cedigli anche il mantello. Perchè Cossiga è notoriamente maligno e malvagio.
Secondo me, dimostra la «surenchère» beffarda specialmente l’articolo 3: perchè è ben noto che giovani ebrei italiani vanno volontari a fare il servizio militare in Israele – un reato per le leggi italiane, che solo nel loro caso non vengono applicate. Si concedono insomma una vacanza militare, in cui si prendono il gusto di sparare, angariare ed ammazzare un po’ i palestinesi, e tornano in Italia con un addestramento utile per i pestaggi urbani e i «servizi d’ordine».
Kossiga ha l’aria di dire: visto che già commettono il reato, diamogli anche il mantello. Ossia l’Italia tutta. Può confermare l’intento derisorio anche la relazione con cui Kossiga accompagna il suo disegno di legge?
Giudicate voi:
«Onorevoli Senatori. – Come affermato con vigore nell’appello lanciato durante il suo intervento al quinto congresso dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane dal presidente Claudio Morpurgo agli ebrei italiani, è necessario un legame più stretto con Israele. E’ essenziale. ‘Senza Israele siamo più poveri’ – egli ha detto – ‘siamo privi di un riferimento di cui non possiamo e non vogliamo fare a meno. Siamo carenti di una parte di noi’. ‘Questo legame – egli ha aggiunto – deve essere più attivo e portare a rapporti più intensi che coinvolgano la società nel suo insieme, l’economia, la cultura e l’arte. Un legame che non deve essere solamente di Stati ma di popoli’.
Nelle parole del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane trovano conferma il legame inscindibile tra lo Stato d’Israele, il focolare storico degli ebrei, e l’ebraismo anche mondiale ed il legame perversamente naturale tra antiebraismo, antisemitismo ed antisraelismo, ancora oggi istintivamente tipico di una parte della cultura politica europea, dallo ‘chirachismo’ francese, al cattolicesimo-patriottico dei cattolici polacchi seguaci dei partiti leader di quel Paese e degli insegnamenti della cattolica ‘Radio Maria’, preceduta purtroppo dal triste insegnamento del cardinale August Hlond che aveva a suo tempo pubblicato una pastorale nella quale affermava che gli ebrei erano l’avanguardia dell’ateismo e del bolscevismo, inivitava a boicottare le pubblicazioni e il commercio degli ebrei che conducevano una guerra alla Chiesa cattolica, mentre di conseguenza il sinodo dei vescovi polacchi adottò una risoluzione che chiedeva agli ebrei fosse impedito di insegnare agli studenti cattolici e che gli studenti ebrei fossero allontanati dai corsi seguiti dagli studenti cattolici, e inoltre, per i gesuiti polacchi, gli ebrei dovevano essere espulsi dalle società cristiane. E sembra che sia stato il Preposto Generale della Compagnia di Gesù, il polacco Padre Wladimir Ledóchowski S.J., ad ostacolare l’emanazione da parte di Papa Pio XI di un’enciclica da questi preparata con l’aiuto di un gesuita americano, padre John Courtney Murray S.J., contro il razzismo ed in particolare contro la persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti, enciclica che non fu pubblicata per la morte di Papa Pio XI e che il suo successore Papa Pio XII preferì per prudenza non emanare né renderne noto il testo temendo, come fu suo costante timore, che vi potessero essere ritorsioni contro la Chiesa cattolica. Per un ebreo la causa dello Stato d’Israele non può essere che la sua causa, e la difesa di questo Stato un proprio dovere, anche religioso. In riconoscimento di questa realtà, culturale e religiosa, e almeno tendenzialmente nazionale, ed anche a tutela dell’identità e della sicurezza della comunità ebraica italiana, presento il seguente disegno di legge sull’acquisto della cittadinanza italiana da parte degli ebrei, sulla doppia cittadinanza italiana ed israeliana e sulla libertà di prestare servizio militare anche volontario nelle forze di difesa ed anche servizio in altre amministrazioni dello Stato d’Israele, pur se soltanto cittadini italiani. Analoghe disposizioni potranno stabilirsi anche per gli appartenenti all’Islam, in riferimento all’appartenenza a Stati nei quali sia ufficiale la religione islamica, quando sia introdotto nel nostro ordinamento un sistema garantito dallo Stato di appartenenza delle persone all’Islam».
Cosa avete deciso?
Impossibile decidere. Tutto può essere una sperticata adesione noachica allo sperticato israelismo del Morpurgo, che pretende «rapporti più intensi» fra Sion e «la società nel suo insieme» (quella italiana), «un legame non solo di Stati ma di popoli»; ma può essere anche una presa per i fondelli dei fanatici, di Napolitano (il «legame perversamente naturale fra antiebraismo, antisemitismo e antiisraelismo»), con una botta contro la Chiesa cattolica polacca (un massone britannico, sia pure subalterno, non può farne a meno) con però il gusto di dire qualche verità oggi impresentabile attribuendola ad altri (il «triste insegnamento del cardinale August Hlond che aveva a suo tempo pubblicato una pastorale nella quale affermava che gli ebrei erano l’avanguardia dell’ateismo e del bolscevismo»).
L’ultima frase, sui pari diritti alla doppia cittadinanza che propone di concedere ai musulmani, possono essere il compimento della derisione, o una memoria che le leggi, come si usava dire una volta, sono «uguali per tutti».
Il tutto, con la ben nota abilità: ognuno può vedere in Cossiga il più zelante servo di Sion, oppure al contrario il pazzo che dice all’imperatore la verità sui suoi vestiti nuovi. Dico «il pazzo», anche se nella fiaba di Andersen a dire la verità è un bambino: un bambino Cossiga non è.
La stessa abilità, se ricordate, il nostro pazzo isituzionale l’ha mostrata di recente a proposito dell’11 settembre, quando se l’he presa con Prodi (era lui allora l’inquilino di Palazzo Chigi): «Da ambienti vicini a Palazzo Chigi, centro nevralgico di direzione dell’intelligence italiana, si fa notare che la non autenticità del video è testimoniata dal fatto che Osama Bin Laden in esso ‘confessa’ che Al Qaeda sarebbe stato l’autore dell’attentato dell’11 settembre alle due torri in New York, mentre tutti gli ambienti democratici d’America e d’Europa, con in prima linea quelli del centrosinistra italiano, sanno ormai bene che il disastroso attentato è stato pianificato e realizzato dalla CIA americana e dal Mossad con l’aiuto del mondo sionista per mettere sotto accusa i Paesi arabi e per indurre le potenze occidentali ad intervenire sia in Iraq sia in Afghanistan».
I «complottisti», specie quelli americani (che non conoscono, beati loro, la perversità di Kossiga), hanno arruolato il «former italian president» fra i complottisti stessi, sostenendo che aveva detto finalmente la verità inconfessabile sull’attentato dell’11 settembre 2001.
Non è così: anzi secondo me Cossiga si fece allora gioco di discorsi a mezza bocca che correvano nella cosiddetta «sinistra» italiana, forse negli ambienti di Prodi e D’Alema; forse voleva ammonirli che su quella faccenda bisogna stare zitti, evitando anche di mormorare; forse, con la scusa di prendersela con la «sinistra» al governo (per cui ha sempre votato), dire ad alta voce una verità bruciante, di cui è sicuramente al corrente dati i suoi legami con i servizi segreti, e che solo lui può dire, proprio perchè è il pazzo del villaggio.
Ricordo a questo proposito quel che disse, in risposta all’ipotesi di un governo tecnico d Mario Draghi dopo la caduta di Prodi: «Cossiga ha replicato, senza tentennamenti, che non si potevano affidare le sorti del Paese ad un socio della Goldman & Sachs, nota grande banca d’affari americana: ‘Impossibile immaginarlo a Palazzo Chigi. E’ un vile affarista che venderà l’economia italiana. E così avrà modo di svendere, come ha già fatto quando era Direttore Generale del Tesoro, quel che resta dell’industria pubblica a qualche cliente della sua antica banca d’affari».
«Poi Cossiga accenna anche al Britannia (il panfilo della Regina Elisabetta dove si tenne la riunione cospirativa con i banchieri della City, il 2 giugno 1992, che imposero all’Italia di privatizzare tutto ciò che era in mano allo Stato), al fatto che avesse incautamente raccomandato Draghi a Berlusconi per portarlo al vertice di Bankitalia, nonché alla nefasta possibilità che un Draghi presidente del Consiglio possa essere capace di regalare ai suoi mentori americani anche la Finmeccanica o l’ENI».
Verità palesi, da querela. Ovviamente nessuno querelò, meno di tutti Draghi: Cossiga è il pazzo del villaggio, il che è una buona scusa – sia per Draghi sia per Cossiga. Il quale, en passant, ha alluso al fatto che anche Prodi è un servente della Goldman Sachs, e che «non si possono affidare le sorti del Paese a un socio di Goldman Sachs». Ancora una volta, senza suscitare la minima reazione.
Sicchè, penso, è inutile allarmarsi: Cossiga lascia sempre aperta l’uscita di sicurezza, a sè e a quelli che morde per pura cattiveria, o perchè la sua coscienza distorta è piena di «verità nascoste» che bruciano, a volte, sulle labbra. Ciò che dice Cossiga non ha conseguenze.
Vedo un solo rischio: che i volontari leccapiedi di Israele, gli Alemanno, i Fini e gli altri che da Israele hanno ricevuto il governo, prendano sul serio la proposta di legge del Kossiga, e la approvino a schiacciante maggioranza (veltroniani sicuramente compresi). Le teste di Katz sono tante, e non capiscono il sarcasmo.
Maurizio Blondet
Fonte: www.effedieffe.com
Link: http://www.effedieffe.com/content/view/3325/174/
26.05.08