FONTE: MOVISOL.ORG
Due esponenti dell’attuale alleanza strategica-imperiale tra Regno Unito e Francia, Jacques Attali e Ambrose Evans-Pritchard, hanno evocato una prossima guerra mondiale come sbocco alla crisi finanziaria. I loro scenari presentano i tempi e le dinamiche come lo sviluppo inevitabile e meccanicistico della crisi, ma vanno invece interpretati come dichiarazioni di intenti da parte di un’oligarchia che punta alla guerra pur di evitare una soluzione alla crisi che sacrifichi i suoi privilegi e il suo potere.
Intervistato il 29 dicembre 2013 da un gruppo di giornalisti sulla francese Radio Europe 1 (ascolta dall’istante di tempo 13:30), Jacques Attali, consigliere permanente di Mitterrand, Sarkozy e Hollande, e sempre in linea con l’oligarchia finanziaria globale, ha affermato che il mondo è pronto per un nuovo crac finanziario e per l’esplosione di conflitti armati tra superpotenze.
“È molto probabile” che il 2014 sia l’anno del peggio, ha detto Attali, “dunque non accadrà, poiché è sufficiente dire che le cose avranno luogo affinché si possa creare le condizioni per cui non abbiano luogo. Sul piano internazionale, è un anno estremamente pericoloso. Molti conflitti si fanno sentire in Cina, nel Mare della Cina, in Africa e in molti altri luoghi. Globalmente, la crisi finanziaria non è stata affrontata in alcun modo, anche se registriamo una forte crescita negli Stati Uniti, che è una crescita gonfiata da una politica à la [Bernard] Madoff. L’unica differenza sostanziale tra Madoff e i governi occidentali è che Madoff è in prigione. Prescindendo da ciò, le loro politiche sono identiche”.
Invitato a parlare della possibilità di un nuovo crac finanziario, Attali ha affermato che il crac ci sarà, “ma non credo nel 2014; nel 2016-2017, non sappiamo. Guardate i grafici: il debito pubblico sta crescendo ovunque; ovunque si stampa moneta dal nulla; i veri fattori di crescita da riscontrare nel progresso tecnologico sono disfunzionali”.
E saremmo minacciati da una iperinflazione o da una crisi di deflazione? “Da entrambe”, ha risposto Attali, “o da una guerra capace di sostituire l’inflazione come motore di crescita. Conosciamo da sempre questo fenomeno. Un forte conflitto tra Cina e Giappone potrebbe coinvolgere gli Stati Uniti tramite una reazione a catena di alleanze, come nel 1914. Altri potrebbero essere gli scenari, ma questa è l’ipotesi più probabile. Potrebbe accadere qualcosa intorno al Kurdistan, ove interagirebbero tutti i ‘covi di serpi’ della regione… Si deve pensare a tutti gli scenari i quali potrebbero, tramite una reazione a catena di reciproche alleanze, scatenare le grandi potenze e coinvolgerle in una guerra. Questo è possibile. Penso che da qualche parte vi sarà una grande tensione militare che creerà le condizioni per l’affiorare di una sorta di ‘economia di guerra’ capace di ingurgitare il debito pubblico mondiale, poiché il debito pubblico è ridotto soltanto dalla crescita o dalla trasformazione di debito in tasse. E oggi siamo piuttosto nel secondo scenario”.
Questa settimana anche Ambrose Evans-Pritchard, l’agente dell’MI6 piazzato nella redazione del londinese Daily Telegraph, ha unito la sua alle voci che delineano un parallelo tra il 1914 e il presente. Evans-Pritchard prevede che una grande turbolenza a livello globale avrà una pesante influenza sul dollaro americano: secondo lui gli investitori saranno costretti a ritirare 4 migliaia di miliardi di dollari dai mercati emergenti per sostenere il tesoro americano. La migrazione di capitale, simile a quella che si ebbe nel 1998 dall’Asia orientale, lascerà alle sue spalle altra instabilità, nelle regioni più rilevanti del mondo in via di sviluppo.
Anche nella sua analisi globale è previsto l’acuirsi degli attriti tra Giappone e Cina, “passi di quasi-guerra” che i due Paesi in realtà stanno già compiendo sul piano monetario (le svalutazioni dello yen comportano ulteriori riduzioni del valore dello yuan, mentre la Cina tenta di negoziare il suo debito di 24 migliaia di miliardi di dollari).
Per l’Asia sudoccidentale Evans-Pritchard ha questo paragone: si tratta di una Guerra dei Trent’Anni tra sunniti e sciiti.
Cinicamente Evans-Pritchard fa osservare come la miglior prova del fatto che siamo alla vigilia di una guerra sia in ciò che egli definisce l’indice Dow Aerospace and Defense. Aggiunge che la Raytheon e altre società produttrici di armamenti e sistemi difensivi, negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone, hanno incassato profitti senza precedenti, lo scorso anno. Il mondo dunque è al riarmo.
Evans-Pritchard auspica anche un Quantitative Easing europeo da mille miliardi di euro, proposto come rimedio alla infinita spirale del debito, prima che le elezioni europee di maggio portino all’affermazione di partiti anti-euro di estrema destra, contrari a un tale programma di salvataggi iperinflattivo.
Fonte: http://www.movisol.org
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5.01.2014