DI VALERIO LO MONACO
Ilribelle.com
L’asta di ieri è andata bene. Anzi benissimo. Rendimenti dimezzati, praticamente, rispetto a quelli di un mese addietro, quando ancora Monti non si era insediato. E i grandi media hanno riportato la notizia con enfasi, assieme però a quella che ha visto il nostro spread risalire sino a quota 500.
Notizie riportate (quasi) correttamente, però con una inaccettabile omissione: il motivo di una situazione non troppo semplice da capire a prima vista.
Difficile insomma comprendere il perché della grande richiesta dei titoli di Stato di ieri e allo stesso tempo perché il nostro spread non sia sceso di pari passo.
Sarebbe bastato spiegare, invece, la tipologia dei titoli venduti ieri, o meglio il suo significato, e quali sono stati gli eventi accaduti nei recenti giorni passati per portare alla situazione che si è verificata ieri.
Dunque, in primo luogo i titoli di Stato venduti ieri sono stati quelli a sei mesi. In secondo luogo, in larga parte sono stati acquistati dalle Banche.
Cosa significa?
Due cose, principalmente. La prima: rispetto a un mese addietro, quando ancora non si sapeva se Berlusconi avrebbe rassegnato le dimissioni e soprattutto se sarebbe arrivato o meno al governo italiano un uomo delle Banche e dei poteri forti come Monti, oggi si sa invece con una buona certezza che l’Italia non fallirà. Almeno non in sei mesi. Quando i titoli venduti ieri arriveranno a scadenza, e all’incasso per chi li ha sottoscritti, l’Italia sarà ancora in piedi e dunque l’investimento sarà onorato. E dunque i rendimenti per i titoli a sei mesi sono scesi.
La seconda: la BCE, giorni addietro, ha in pratica concesso, mediante l’operazione “liquidità illimitata” alle Banche, la possibilità per queste di rifornirsi di denaro all’interesse del misero 1%. Tale denaro sarebbe dovuto servire, molto teoricamente, per permettere alle Banche di concedere più prestiti e mutui, e insomma per ridare fiato (si fa per dire) a chi andava in banca a chiedere prestiti.
Naturalmente le Banche non lo hanno usato per questo, ma per fare i propri e più sicuri interessi. Cosa di meglio che parcheggiare, e investire, il denaro ricevuto al costo di appena l’1% dalla BCE in titoli di Stato che renderanno in soli sei mesi il 3.5% circa?
Risultato: le Banche hanno investito in porti sicuri per generare propri guadagni a breve, e i cittadini invece sono rimasti a secco.
Ancora una volta: chi ha favorito la BCE? I cittadini europei oppure le Banche?
La risposta è molto semplice ed è inutile anche scriverla.
Il dato che emerge è dunque affatto positivo, come invece qualcuno ha tentato di farlo percepire: le Banche continuano a essere favorite dalla BCE che concede loro denaro ad appena l’1% mentre per legge, e per rimanere al solo caso italiano, è stato alzato il tasso di interesse considerato usura. Le Banche possono insomma comprare denaro all’1% e rivenderlo ai cittadini al 16, 17, 18 e 19%. Tutto legalmente. Malgrado questo, molto spesso non lo fanno, poiché prestare denaro ai cittadini e alle imprese è oggi un rischio molto alto, e preferiscono guadagnarci investendo nei titoli di Stato. Ma solo in quelli a breve.
Cambieranno le cose oggi stesso, invece – vedremo – dove a dover essere piazzati saranno i Bot decennali del nostro Paese con uno spread che al momento nel quale scriviamo è già ben oltre i 500 punti. Per un motivo, anche in questo caso, molto semplice: chi è pronto a scommettere su una Italia ancora in piedi così come ora tra dieci anni?
Valerio Lo Monaco
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29.12.2011
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