DI AMBROSE EVANS-PRITCHARD
Telegraph.co.uk
Ancora una volta la crisi del debito in Europa è andata in metastasi, e ancora una volta le autorità finanziarie affrontano un contagio sistemico senza prendere iniziative immediate e radicali.
Anche se Jean-Claude Trichet della BCE ha ragione nel dire che l’Europa è sull’orlo di un cataclisma finanziario stile anni ’30 – e anche io lo credo – è difficile capire perché questa minaccia non venga presa seriamente.
Le ricadute dalla Grecia
hanno coinvolto il Portogallo e l’Irlanda nella scorsa settimana.
Stanno ingolfando la Spagna e l’Italia, paesi che hanno un debito
pubblico e privato pari a 6,3 triliardi di dollari messi assieme.
Venerdì gli interessi
sui titoli di stato italiani a dieci anni hanno raggiunto il massimo
post-UEM pari al 5,3 per cento. Non si tratta di un prezzo teorico:
il Tesoro italiano deve racimolare 69 miliardi di euro in agosto e settembre;
deve spillare ai mercato 500 miliardi di euro prima della fine del 2013.
Lo stock di 1,84 triliardi di debito pubblico sulle spalle degli italiani
aumenterà molto velocemente.
I rendimenti sui titoli
spagnoli sono schizzati ancora più in alto, oltre la linea di
pericolo del 5,7 per cento. I mercati delle obbligazioni di entrambi
i paesi stanno ricalcando il modello visto in Grecia, Portogallo e Irlanda
prima che siano precipitati nell’insolvenza. E il virus potrebbe spostare
sulla cartina europea. Solo le banche francesi hanno 472 miliardi di
dollari di esposizione con l’Italia e 175 miliardi con la Spagna,
secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali.
“Crediamo che
la crisi europea del debito pubblico possa entrare in una nuova fase
con un contagio che toccherà le economie maggiori”, ha detto
Jacques Cailloux, capo economista per l’Europa alla RBS.
“Non ci è
chiaro come questa ultima crisi di fiducia venga risolta in assenza
di una risposta politica ‘impressionante’.”
Il Primo Ministro italiano,
Silvio Berlusconi, ha scelto questo momento di pericolo acuto per mettere
in difficoltà il ministro delle Finanze, Giulio Tremonti, l’unica
figura del suo governo rispettata dai controllori globali dei bond.
“Non riesce a giocare di gruppo, crede di essere un genio e che
tutti gli altri siano dei cretini”, ha detto Berlusconi.
Intanto, Tremonti risiede
gratuitamente nella sua casa di Roma di un alleato politico arrestato
per corruzione. Le voci delle sue dimissioni sono in circolo a tutte
le ore. Si sentono affilare i coltelli.
“C’è
un governo che non esiste più da mesi“,
ha scritto Massimo Giannini su La Repubblica: “In
un’Eurozona destabilizzata dal debito sovrano della Grecia e impaurita
dallo spettro del «contagio», quale altro Paese può permettersi il
lusso suicida di offrire al cinico giudizio dei mercati un simile spettacolo
di delegittimazione istituzionale e di disgregazione politica? […]
In Italia c’è un manipolo di irresponsabili che danza sotto il vulcano.
E il vulcano sta già cominciando ad esplodere.”
Cosa può fare
l’eurozona per giocarsi l’ultima mossa “impressionante”? Altri
prestiti non risolverebbero niente. Credere che questa sia una crisi
di liquidità è uno specchietto per le allodole.
Quello che servirebbe
adesso è un tardivo riconoscimento della Germania che questa crisi
non è una fiaba morale che oppone i virtuosi, oculati Teutoni
agli inetti greco-latini e ai celti confusi dalle Guinness, quanto una
crisi strutturale Nord-Sud causata dal funzionamento dell’unione monetaria.
Le implicazioni sono
vaste. La Germania dovrà ora voler acquistare o garantire il debito
spagnolo e tedesco, e nel fare questo attraversare il Rubicone per un’unione
politica e fiscale, oppure accettare che l’UEM si rompa con conseguenze
calamitose per la politica estera tedesca. Questioni complesse, che
vanno oltre le capacità intellettive degli odierni leader della
Germania.
Ci vorrà anche
un’epurazione totale della leadership della BCE, che si affida
alle folli dottrine per cui la politica monetaria possa essere separata
dalle altre iniziative di emergenza, e che ha scelto proprio la scorsa
settimana per alzare ancora i tassi di interesse e spaccare i denti
alla Spagna. Lo ha fatto sapendo che il tasso Euribor a un anno, che
aveva un prezzo superiore del 90 per cento rispetto ai mutui spagnoli,
dovesse andare di pari passo. Come ha rilevato un commentatore spagnolo,
l’Eurotower a Francoforte dovrebbe essere abbattuta e poi sparso
il sale sul terreno.
Se il governatore della
Banca di Spagna appoggiasse questo innalzamento (si suppone in modo
“unanime”) dovrebbe essere trascinato in tribunale per spiegare
l’origine di tale locura: se le autorità europee obbiettassero,
dovrebbero sentirsi dire in modo duro che la Spagna è un paese grande
e antico che sta affrontando un’emergenza nazionale e farà quello
che reputa giusto.
Dove è la minaccia
inflazionistica? La dotazione di M1 nell’eurozona si è contratta
negli ultimi due mesi, con un declino ancora più pronunciato nella
periferia. La crescita annuale dell’M1 sta diminuendo, non salendo:
era il 2,9 per cento a marzo, l’1,6 in aprile e l’1,2 a maggio.
L’M3 è cresciuto al tasso del 2,3 per cento negli ultimi tre mesi.
I dati sul PMI di Italia
e Spagna sono calati solo la linea della recessione. L’indice globale
PMI di Goldman Sachs mostra che l’80 per cento del mondo sta andando
verso un rallentamento, India e Cina comprese. Le esportazioni di punta
di Taiwan verso la Cina in giugno sono calate del 12 per cento rispetto
al mese precedente.
I dati catastrofici
del lavoro negli USA pubblicati lo scorso venerdì non lasciano
dubbi che gli Stati Uniti sono ancora intrappolati nella recessione.
La disoccupazione U6 in giugno è salita dal 15,8 al 16,2 per cento;
le persone occupate sono diminuite di un quarto di milione arrivando
a 153,4 milioni; il tempo medio senza riuscire a trovare un nuovo impiego
ha raggiunto il nuovo record di 39,8 settimane; la paga oraria
è diminuita; le ore lavorate idem; il rapporto tra occupati e popolazione
è arrivato al nuovo minino del 58,2 per cento.
Non è il momento
che la BCE alzi i tassi. Sta ripetendo l’errore fatto alla metà del
2008 quando stava cercando di far fronte alla fase finale di uno
shock petrolifero, mentre metà dell’eurozona era ancora in recessione.
Sbagliare è umano, perseverare è diabolico.
Finora l’Italia è
riuscita a schivare il vortice, malgrado la perdita del 30 per cento
della competitività per posto di lavoro nei confronti della Germania
sotto l’UEM. Ha un debito privato più basso degli altri membri del
G7. Le sue banche hanno evitato le bolle del mercato immobiliare degli
USA e del Club Med. Comunque, hanno concesso prestiti allo stato italiano,
il terzo più grande debitore al mondo per una somma pari al 120 per
cento del PIL, e ora ne stanno pagando le conseguenze. Anche se il
deficit italiano del 4,7% del PIL sembra poca cosa, non è piccolo
quando si ha a che fare con un’economia moribonda, con gli interessi
che salgono e un aumento dello stock del debito.
Il PIL italiano non
cresce da un decennio. Le previsioni ufficiali sono dell’1,1% quest’anno,
l’1,3% nel 2012 e l’1,5% nel 2013, ma gli analisti esteri sono pessimisti.
David Owen di Jefferies
Fixed Income ha detto che si fa finta di non vedere che i pagamenti
degli interessi sul debito dell’Italia esploderanno entro tre o quattro
anni se il costo medio del prestito si aggirerà tra i 200 e i 300 punti
percentuali. La traiettoria apparentemente stabile potrebbe prendere
una ben differente forma. Questa è la paura che sta attanagliando i
mercati.
Non ha granché
senso cercare di stabilire esattamente il perché sia scoppiato
questo periodo di contagio. Si può incolpare Moody’s per il suo
downgrade al Portogallo, o condannare la Krieg tedesca dichiarata
contro gli investitori privati che ha poi costretto Moody’s a prendere
questa iniziativa. La causa più profonda è da attribuire all’intero
apparato demolitore creato dal processo di Maastricht nella metà degli
anni ’90.
Un recupero totale
a vele spiegate potrebbe mitigare tutto questo; cinque anni di denaro
facile dalla BCE per indebolire il sopravvalutato euro e anche il prevenire
la deflazione del debito sarebbe un buon segno. Senza le due cose, Italia
e Spagna possono solo sperare in un miracolo.
10.07.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE