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La Redazione

 

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INGHILTERRA: LA CONTROVERSA VENDITA DELLE FORESTE

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A cura di Das schloss
Il 23 Dicembre 2010
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ALLETTA LE SOCIETÀ DI BIOCARBURANTI

DI MARK JANSEN
The Ecologist

Raggiunto l’accordo col governo per la vendita delle foreste, gli
analisti industriali prevedono che buona parte di esse potrebbe
venire smantellata dalle compagnie energetiche per la
produzione di biocarburanti.

Gli elettori sono molto legati alle foreste. La notizia del progetto di mettere in vendita le foreste statali,
elaborato dalla Commissione Forestale, ha diffuso il timore del proliferare di villaggi vacanze e campi
da golf. Il governo si è affrettato a tranquillizzare l’opinione pubblica. Malgrado non abbia voluto far sapere quante foreste sarebbero in vendita, affermando che le trattative
inizieranno a gennaio, il Defra (il Dipartimento inglese dell’ Ambiente e delle politiche Agricole) ha
assicurato che a tutti i nuovi proprietari verrà richiesto di mantenere le biodiversità e l’accesso
pubblico, e ha inoltre affermato: “Il passaggio di proprietà non pregiudicherà il diritto di accedere alle
foreste, né le azioni di protezione ambientale che sono già in atto”. La decisione della vendita è stata
presa dopo l’esame delle spese del mese scorso, che ha imposto al Defra un risparmio del 30% sul suo
budget annuale di 2,9 miliardi di sterline entro il 2015.

Il controllo della Commissione Forestale in Scozia e Galles è stato affidato alle assemblee regionali,
per cui il Regno Unito controlla solo le foreste inglesi. Il patrimonio inglese è stato stimato per 761
milioni di sterline nel rapporto della commissione 2008-2009. Nel tentativo di parlare come se nulla
fosse della liquidazione, la Commissione Forestale ha detto che possiede solo il 18% delle foreste
inglesi; il 12% è in mano agli enti pubblici, come il Ministero della Difesa e i comuni, mentre il resto è
di proprietari privati. “I giornali hanno detto che la proprietà privata delle foreste porterà sviluppo, ma
di fatto, il 70% di esse è già in mano ai privati, e lo sviluppo di cui tanto si parla in realtà non è mai
avvenuto” afferma un portavoce del governo.

Scartato il piano di John Major

Appare comprensibile la sfiducia del governo nei confronti di elettori “fastidiosi” sulla questione. Un
tentativo di liquidazione delle terre della Commissione Forestale c’era già stato con John Major negli
anni ’90, ma fu stroncato dalle proteste pubbliche. Questa volta la vendita ha più probabilità di
continuare, anche perché il diritto pubblico di accesso permarrà a prescindere da chi acquisterà l’area,
in quanto tutelato da un atto del Parlamento del 2000, il Countryside and Rights of Way Act.

Comunque, Mark Avery, Direttore per la Conservazione della RSPB, fa notare che i nuovi proprietari
non saranno obbligati a mantenere i parcheggi e le scalette che consentono l’accesso pubblico. Il
gruppo di pressione farà leva sul governo durante le sedute, per assicurare la tutela del diritto di
accesso: “Quando il rapporto verrà pubblicato lo esamineremo scrupolosamente, per assicurarci che
l’accesso venga dettagliatamente disciplinato” ha affermato Avery, incoraggiato dalla politica del Defra
di mantenere l’accesso pubblico e le biodiversità. “Si stanno facendo sentire e le organizzazioni come la
nostra faranno il loro meglio affinché gli sforzi possano servire a qualcosa” ha aggiunto Avery.

Hilary Allison, direttore delle politiche della Woodland Trust, crede che a causa del sostegno pubblico a
favore della riduzione delle spese proposta dal governo, sarà ancora più difficile far sì che le foreste
rimangano in mani statali. “C’è il desiderio comune di ridurre l’influsso del governo in ogni ambito
della vita dei cittadini. Ci saranno tanti altri tagli alla spesa pubblica che si ripercuoteranno sui cittadini,
come i tagli ai prestiti agli studenti, l’aumento delle tasse universitarie e i tagli alla sanità, per cui sarà
sempre più difficile lottare per far rimanere le foreste in mano allo stato”.

Sarà vietato l’accesso alle foreste

The Trust, un’organizzazione benefica che possiede 20.000 ettari di foresta liberamente accessibili, è
preoccupata che l’accesso possa non essere garantito per circa un quinto delle terre della Commissione
Forestale in Inghilterra, in quanto non ne è proprietaria, ma le detiene in merito a un contratto di
locazione, per cui il Countryside and Rights of Way Act potrebbe non essere valido. Allison ha
aggiunto che l’accesso è vietato al pubblico in circa la metà delle foreste possedute da privati, e ha
affermato: “I proprietari sono scettici a far entrare la gente, perché temono atti di vandalismo, incendi,
scarico di rifiuti e caccia. Inoltre, non vogliono sborsare soldi per il mantenimento dei sentieri, dei
parcheggi, dei recinti e degli alberi”.

Il rapporto di The Trust, Space for People ha reso noto che solo il 38% delle foreste inglesi e aperto al
pubblico. Il Defra insiste che con il passaggio ai privati le foreste non andranno in rovina né verranno
adibite ad aree edificabili. Le restrizioni esistenti rimarranno, a prescindere dai proprietari: “Questa
leggenda che le foreste diventeranno campi da golf e villaggi vacanze è assurda” ha detto un portavoce
del Defra.

Allison crede che, malgrado le restrizioni, la proprietà privata possa portare allo sviluppo delle foreste
in qualche caso. Per esempio, nonostante lo sviluppo sia vietato nei siti di interesse scientifico, ce ne
sono molti altri che non godono della stessa tutela. “Per i costruttori esiste una scappatoia. Sappiamo di
un centinaio di casi in cui ci sono richieste di costruire sulle foreste. Non si tratta di una cosa
impossibile, specialmente se il costruttore è insistente”.

The Trust è anche preoccupata che la sostituzione delle conifere con piante native a foglie decidue su
circa 20.000 ettari delle aree della Commissione Forestale possa non avvenire se le foreste venissero
vendute. Queste conifere sono mature e pronte a essere tagliate per farne legname. La Commissione si
è impegnata molto per sostituirle con piante native, ma il processo potrebbe andare a monte a causa
della vendita. The Trust è rammaricata per il fatto che tutti i ricavati probabilmente andranno nelle
casse del Tesoro, invece di essere investiti per la creazione di nuovi boschi.

Le compagnie energetiche vorrebbero le foreste

Nonostante il Defra rifiuta di concentrarsi sui dettagli, si dice che le società forestali faranno le loro
offerte per le aree ricche di legname della Commissione. Le conifere coprono la maggior parte delle
aree della Commissione Forestale in Inghilterra: 144.000 ettari, contro i 55.000 di foreste decidue o a
foglia larga.

La Confederazione delle Industrie Forestali (ConFor), che rappresenta i proprietari delle foreste, i
mietitori e coloro che svolgono attività legate ai boschi, è preoccupata che alcuni di essi possano essere
spazzati via dalle compagnie energetiche, interessate a utilizzare la legna per la produzione di
biocarburanti, il che permetterebbe loro di ricevere dei sussidi per la produzione di energia verde.

Scottish & Southern Energy ha già 3000 ettari di boschi nel Regno Unito. ConFor sta facendo pressioni
sui ministri per metter fine all’acquisto di boschi da parte delle compagnie energetiche, e sostiene che è
possibile evitare di disperdere enormi quantità di carbonio se si continuasse a usare il legno per
costruire, piuttosto che per bruciarlo, cosa che potrebbe avere effetti negativi anche sull’impiego nel
settore industriale. “Questo per noi rappresenta un grave problema” ha affermato il direttore generale di
ConFor Regno Unito, Stuart Goodall.

ConFor vorrebbe che i politici garantissero che le foreste siano vendute a quelle società che
manterranno 170.000 posti di lavoro in attività connesse ai boschi. “Vogliamo assicurarci che queste
vendite non andranno a favore delle grandi compagnie energetiche, interessate solo a bruciarne la legna
e a mettere in ginocchio industrie come le segherie, che creano posti di lavoro più verdi e imprigionano
il carbonio il prodotti di legno” ha detto Goodall.

Mark Avery della RSPB fa notare che le conifere sono piuttosto inutili in termini di biodiversità e la
perdita sarebbe minima se avvenisse il passaggio ai privati. “La produzione di legname è un business e
secondo noi non c’è alcun bisogno che lo stato se ne occupi. Comunque, capiamo che i posti importanti
per la flora e la fauna dovrebbero rimanere in mani pubbliche ed essere gestite per il bene comune, o
dovrebbero godere di una protezione infallibile prima di disfarsene”.

Come gestire così tanti proprietari?

La RSPB è preoccupata che sarebbe più difficile mantenere le biodiversità nei boschi se la
Commissione Forestale venisse sostituita da un patchwork di proprietari privati. Avery ha spiegato che
in alcune zone del Dorset e del New Forest, per esempio, la RSPB è riuscita con successo a persuadere
la commissione a lasciare aperte delle parti di sottobosco dopo l’abbattimento delle piante, in modo da
creare un habitat ottimale per specie come lucertole, vipere, allodole e silvie di Dartforf.

“Comunicando con singole entità come la Commissione Forestale, le organizzazioni come la nostra
hanno l’opportunità di far comprendere la loro visione ed essere ascoltate. Al contrario, se le aree
venissero acquistate da venti proprietari diversi, sarebbe tutto più difficile” ha detto Avery. Il Defra ha
detto che le organizzazioni di volontari e no profit saranno incoraggiate a fare le loro offerte per le
foreste. “I ministri vorrebbero che le comunità locali e i gruppi ambientalisti acquisissero le foreste” ha
affermato il portavoce, ma la Allison e la Woodland Trust dubitano che ciò possa avvenire: “Molte
persone come volontari, ma acquistare e gestire un appezzamento di terreno è alquanto difficile”.
Nonostante le paure, la coalizione appare determinata ad andare avanti con la liquidazione. Comunque,
rifiutandosi di dire pubblicamente quanta parte di patrimonio boschivo è intenzionato a vendere, il
governo non sembra escludere la possibilità di un eventuale passo indietro. Chi vivrà vedrà.

Titolo originale: “England’s controversial forest sale could attract biofuel energy companies

Fonte: http://www.theecologist.org
Link
08.12.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di STEFANIA MICUCCI

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