INCONTRO ERDOGAN–PUTIN: “UNA NUOVA PIETRA MILIARE NELLE RELAZIONI BILATERALI?

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DI STEPHEN LENDMAN

sjlendman.blogspot.it

Intervistato dalla Tass [1] in vista della riunione con Putin, è stato chiesto ad Erdogan di spiegare i suoi piani. Al centro dei suoi pensieri c’era sicuramente il ripristino delle lacerate relazioni economiche.

Ha definito la sua visita: “un nuovo punto di riferimento nelle relazioni bilaterali, una tabula rasa da cui rincominciare da capo”. Ha ringraziato Putin per essere stato il primo leader straniero a chiamarlo ed esprimere sostegno alla sua leadership, dopo gli eventi abortiti del 15 Luglio.

Ha detto: “Mister Putin ha agito rapidamente e praticamente senza indugio. Gli esprimo la mia gratitudine.” Allo stesso tempo i suoi commenti sono stati meno che rassicuranti sul risolvere gli anni di conflitto in Syria.

Da un lato ha detto: “La Russia fondamentalmente è il giocatore chiave ed il più importante nello stabilire la pace in Syria … Se necessario coinvolgeremo anche l’Iran … il Qatar, l’Arabia Saudita e l’America.”

Dall’altro, mentre aggiungeva: “Non vogliamo la disintegrazione della Syria”, ha ignorato quello che è sempre stato il suo obiettivo di annettersi illegalmente parti del loro territorio settentrionale. Egli sostiene “la partenza di Bashar Assad”, che definisce irresponsabilmente “colpevole della morte di 600.000 persone.”

“L’unità della Syria non può essere mantenuta con Assad. E non possiamo appoggiare un assassino (sic) che ha commesso atti di terrorismo di Stato. Lasciamo che il popolo siriano si elegga da solo un individuo che vuole vedere al potere.”

Nel Giugno del 2014 lo hanno rieletto quasi all’unanimità con una maggioranza dell’89% – con delle elezioni che gli osservatori indipendenti hanno definito aperte, libere e corrette. I siriani non vogliono nessun altro alla loro guida.

Nonostante ci siano prove lampanti che lo dimostrano, Erdogan ha negato il proprio coinvolgimento nell’aiutare l’ISIS e gli altri terroristi in Syria – che operano dal territorio turco ricevendo armi pesanti, munizioni e cure mediche per i feriti.

Fatti concreti dimostrano che Erdogan, i suoi familiari e gli altri funzionari turchi traggono enormemente profitto dalla vendita del petrolio rubato ai siriani ed agli iracheni. Ha negato tutte le accuse.

A sangue freddo ha detto che i killer di Jabhat al-Nusra (rinominato Jabhat Fatah al Sham) “non devono essere considerati come un’organizzazione terroristica … Questo è un approccio non corretto”, ha aggiunto.

Ha evitato le proprie responsabilità nella macellazione dei Curdi in patria, in Siria ed in Iraq – che chiama terroristi – dicendo “(è necessario) distruggere(li) per garantire la pace.”

Lascia che la CIA ed altri elementi della NATO operino dal territorio turco per sostenere l’ISIS e gli altri gruppi terroristici. È complice nel portare avanti la guerra contro Assad e nel massacrare i civili siriani, seguendo i suoi personali interessi mentre aiuta quelli di Washington.

Armi, munizioni ed equipaggiamenti militari provenienti dall’America, dalla Turchia e da altre nazioni vengono riversati in Syria attraverso il suo confine.

Finora nulla fa pensare che Erdogan abbia smesso di aiutare i terroristi sostenuti dagli Stati Uniti. L’8 Agosto, il giorno precedente la sua visita a San Pietroburgo, il Financial Times [2] ha intitolato “Aiuti esterni dietro l’avanzata dei ribelli ad Aleppo”, dicendo:

“L’offensiva contro le truppe del Presidente Bashar al-Assad potrebbe aver avuto più aiuti stranieri di quanto sembri”. Una fonte anonima ha detto che “decine di camion (sono stati avvistati) mentre importavano armi” attraverso il confine “ogni giorno per settimane … arsenali, artiglieria – non stiamo affatto parlando di un po’ di proiettili o qualche pistola.”

“Contanti e forniture (sono stati) introdotti per settimane.” Mentre s’incontrava con Putin a San Pietroburgo, Erdogan stava continuato ad aiutare attivamente i terroristi a macellare i civili siriani.

Le loro discussioni hanno cambiato qualcosa? Finora non c’è nessuna prova che lo suggerisca, ma è troppo presto per dirlo. La Turchia è un membro della NATO che ha stretti legami con i regimi anti-Assad.

Erdogan vuole ripristinare delle relazioni normalizzate con la Russia pur insistendo che Assad deve andarsene – dimostrando che lui e Putin rimangono distanti su una risoluzione diplomatica del conflitto in Syria, almeno finora.

Passerà dall’essere anti-Assad ad un’alleanza con la Russia nella lotta al terrorismo in Syria – o almeno smetterà di sostenerlo? Chiuderà il confine della Turchia con la Syria per fermare i flussi quotidiani di armi, munizioni e combattenti terroristi che vanno a ricostituire i ranghi esausti?

Cambierà dall’essere un bellicoso anti-siriano a sostenitore dell’iniziativa di pace della Russia? Solo il tempo ci dirà quale direzione avrà scelto. Non c’è da aspettarsi nulla di positivo, a meno che non lo dimostri definitivamente e resti fedele a qualsiasi impegno possa prendersi.

Data la sua complicità con Washington durante gli anni del conflitto, come membro della NATO, ed i suoi personali interessi, è difficile essere ottimisti su ciò che succederà.

Nonostante i rapporti tesi con Washington, potrebbe provare a giocarsi contemporaneamente sia la carta degli Stati Uniti, sia quella della Russia, dimostrando, se questa è la sua intenzione, che non ci si può fidare di lui.

Stephen Lendman è nato nel 1934 a Boston, nel Massachusetts. Nel 1956 si laurea ad Harvard. Dopo due anni di servizio nell’esercito, nel 1960 consegue un Master in Business Administration alla Wharton School (Università della Pennsylvania). Lavora per sette anni come Analista di ricerca del Marketing e nel 1967 entra a far parte dell’azienda di famiglia, il “Lendman Group”. Vi rimane fino alla fine del 1999, quando va in pensione. Nell’estate del 2005 inizia a scrivere sulle principali questioni mondiali e nazionali. All’inizio del 2007 inizia ad essere ospitato in radio. Oggi conduce tre volte alla settimana il programma “Progressive Radio News Hour” su Radio Network Progressive, in cui discute con illustri ospiti le maggiori questioni nazionali e mondiali. Nel 2008 vince il premio “Project Censored”. Nel 2011 è il destinatario del premio “International Journalism” del prestigioso Club of Mexico’s Journalists. Ha scritto diversi libri:
“THE IRAQ QUAGMIRE – The Price of Imperial Arrogance” (2007, con J.J. Asongu)
“HOW WALL STREET FLEECES AMERICA – Privatized Banking, Government Collusion and Class War” (2011)
“BANKER OCCUPATION – Waging Financial War on Humanity” (2012)
“FLASHPOINT IN UKRAINE – How the US Drive for Hegemony Risks World War III” (2014).
Vive a Chicago. Potete scrivergli a: [email protected] https://it-mg42.mail.yahoo.com/neo/b/[email protected]

Fonte: http://sjlendman.blogspot.it

Link: http://sjlendman.blogspot.it/2016/08/erdoganputin-meeting-new-landmark-in.html

10.08.2016

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da CLEMENS
Note

[1] http://tass.ru/en/world/893204

[2] https://www.ft.com/content/da076830-5d77-11e6-a72a-bd4bf1198c63

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