DI GIULIETTO CHIESA
megachip.globalist.it/
Leggo anch’io, come molti stanno facendo, l’ultimo post di Grillo-Casaleggio che critica pesantemente i due senatori del M5S che hanno promosso l’emendamento sull’abolizione del
reato di clandestinità. Non entro nel merito degli argomenti
che riguardano i metodi interni del M5S. Non mi riguardano: ciascuno
sceglie i criteri di disciplina interna che ritiene opportuni, e se ne assume la responsabilità.
Intervengo dunque sul merito di alcune affermazioni che – per esprimersi in modo urbano – risultano stupefacenti quanto rivelatrici. “Opinione pubblica” e “volontà popolare”, come esse si manifestano nella attuale società manipolata, sarebbero dunque sacri punti di riferimento? A me pare che questo contraddica perfino le fondamenta di ogni discorso che si proponga di trasformare questa società. Così come l’affermare che non si deve affrontare il problema della “educazione” dei cittadini. Pensano forse, Grillo e Casaleggio, che la grande massa degli elettori e dei cittadini sia già bella e pronta ad affrontare le trasformazioni della loro vita che questa crisi comporta e comporterà, anche nella migliore, nella più favorevole ai ceti popolari, evoluzione degli eventi? Se lo pensano, si sbagliano di grosso.
Dunque un problema di educazione alla politica si pone. A meno di non pensare che, dopo generazioni di quel consumismo e di quella caduta morale che anche Grillo denuncia, l’«opinione pubblica» finirà per rinsavire automaticamente, d’un tratto, per volere di qualche Provvidenza, sicuramente divina.
Una “identificazione” totale tra il M5S, i cittadini che ne fanno parte, e coloro che lo hanno votato è una evidente sciocchezza. Questa affermazione non regge alla più elementare delle verifiche.
Basta leggere i commenti che hanno seguito questo post per toccare
con mano esattamente il contrario. A me fa venire in mente «l’unità
indistruttibile di partito e popolo»
di sovietica memoria. Sappiamo com’è andata a finire.