IN KURDISTAN IL MOSSAD IMBARAZZA WASHINGTON

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Una battuta d’arresto per una cooperazione di sicurezza di lunga data tra Israeliani e Curdi.

DI GEORGE MALBRUNOT

Rilanciata dopo la guerra che cacciò Saddam Hussein dal potere a Bagdad nel 2003, la cooperazione di sicurezza segreta tra Israeliani e Kurdi d’Iraq ha subito un colpo d’arresto in questi ultimi mesi, sotto l’influenza di Washington.
Dopo la designazione del dirigente kurdo Jalal Talabani alla presidenza della Repubblica d’Iraq nella primavera 2005, “è apparso un conflitto di interessi tra i due alleati”, stima un esperto di questioni di sicurezza del Vicino Oriente. “Per non essere criticato dagli sciiti e dai sunniti, aggiunge Talabani, nuovo capo di Stato, non poteva più lasciar sviluppare delle relazioni condannate per l’immensa maggioranza degli Iracheni. Il doppio gioco kurdo è stato bloccato”. Dopo, una parte degli agenti israeliani avrà lasciato il Nord dell’Iraq. Non ne restavano che un centinaio, e gli uomini d’affari israeliani non agivano praticamente più se non attraverso degli intermediari kurdi o giordani.
Il conflitto aveva pertanto aiutato a rafforzare il partenariato tra il Mossad, il servizio segreto israeliano e i responsabili kurdi, alleati da trenta anni contro il regime nazionalista di Bagdad.

Per Israele, si trattava di spingere le aspirazioni federali dei Kurdi e di contenere l’influenza iraniana in Iraq.
“Dopo le ostilità, gli Israeliani, preoccupati di vedere migliaia di sedicenti pellegrini iraniani penetrare in Iraq, hanno tentato invano di convincere gli Americani a chiudere la frontiera Irano-Irachena” spiega al Figaro Patrick Clawson, direttore aggiunto del centro di ricerche americano Washington Institute for Near East Policy.
Ma gli Stati Uniti, certi di non sterzare i loro alleati sciiti iracheni, hanno fatto le orecchie da mercanti.

Gli Israeliani, constatando che i loro alleati si impantanavano, hanno allora deciso di prendere le cose in mano.
A Erbil e Souleymanieh, degli istruttori israeliani, travestiti spesso in uomini d’affari, sono stati incaricati di migliorare la formazione dei pechmergas, i miliziani kurdi.
Dal 2004, circa 1200 agenti del Mossad o degli informatori militari israeliani operanti in Kurdistan, secondo delle stime militari francesi. La loro missione: mettere in piedi dei commando kurdi sufficientemente forti per neutralizzare le milizie sciite, più o meno manipolate da Teheran, nel sud dell’Iraq, particolarmente quella dell’agitatore Moqtada al-Sadr. I dirigenti kurdi rinviano la scalata con delle dichiarazione favorevoli. Il 6 giugno scorso, Massoud Balzani, del Partito democratico del Kurdistan, stima che una relazione con Israele “non è un crimine dal momento che la maggioranza dei paesi arabi intrattengono dei rapporti” con lo Stato ebraico.

Le montagne del Kurdistan sono state un nido di spie.
“La presenza di molte persone in questa regione, autonoma dal 1991, permette agli Israeliani di reclutare degli agenti in senno di clientela che infiltreranno in altre organizzazioni”, analizza l’antico capo di un servizio di informazioni europeo.
Oggi,la priorità kurda di infiltrare la nuova armata irachena , diretta ormai da uno di loro, non può danneggiare gli interessi israeliani. Alleandosi con i Kurdi d’Iraq, lo Stato ebraico ha rinforzato la sua sorveglianza sull’Iran e sulla Siria, i suoi due grandi nemici in Medio Oriente.

Ma l’attivismo israeliano ha finito per disturbare Washington. “Riceviamo forti pressioni da parte di Washington perché fermiamo le nostre manovre con i kurdi!” confida un israeliano inviato a Erbil sotto una copertura universitaria. “Gli Americani non sono più d’accordo con i piani israeliani”, afferma.
Washington non può più tollerare una presenza imbarazzante per i suoi interessi.

Fonte:www.adelaideinstitute.org
link: http://www.adelaideinstitute.org/Dissenters1/Fisk/adelaide7.htm

28.09.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GAZE

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