DI DANTE BARONTINI
contropiano.org
I trattati tra gli Stati, o tra aree economiche, sono da sempre coperti da un robusto cono d’ombra. Cosa comprensibile ai tempi delle monarchie assolute o dei califfati (un capo religioso con poteri temporali, come la Chiesa fino al 1870), ma alquanto sconveniente – diciamo così – nel tempio ufficiale della democrazia occidentale. Insomma, Stati Uniti e Vecchia Europa.
Eppure il tratto chiamato Ttip è assolutamente segreto. Non se ne sa quasi nulla, solo indiscrezioni sussurrate a mezza bocca, parole dal sen fuggite di un ministro o un incaricato diplomatico. Eppure, trattandosi di un teoricamente banale trattato commerciale, tutto questo segreto sembra decisamente eccessivo.
O meglio, lo sarebbe se si trattasse solo di commerci. Insomma, se il commercio non fosse la vera e propria politica, che finisce dunque sullo sfondo come un attore a fine carriera, chiamato per qualche cameo, un pezzo di bravura e nulla più.
Esageriamo? Parliamo così solo perché siamo dei vecchi comunisti trinariciuti che odiano l’imperialismo yankee, manco fossimo ancora negli anni ’70?
Non ci sembra proprio. Provate a chiedere a un qualsiasi parlamentare italiano – un parlamentare, non uno studente di economia o scienze politiche; insomma uno che teoricamente rappresenta e difende gli interessi di questo paese in forma ufficiale e con l’autorità necessaria – se è riuscito a leggere anche un solo brano dei testi in discussione tra gli sherpa (diplomatici e funzionari nomnai dai governi) incaricati di sviluppare le trattative per poi portarle al’attenzione dei leader che dovranno firmare il Ttip. Nessuno che ne sappia nulla, a meno che non sia anche un ministro del governo; e allora tiene il segreto.
Vabbè, siamo in Italia, i parlamentari sono quel che sono… Con la mitica “discesa in campo della società civile” sono stati proiettati a Montecitorio e Palazzo Madama personaggi con ben scarso curriculum professionale e assai breve cursus studiorum (soltanto per stare ai ministri in carica, provate a guardarvi le biografie di Poletti, Boschi, Madia, Lorenzin…). Che cosa volete pretendere…
Bene. Allora parliamo dei parlamentari tedeschi, sicuramente più preparati, in media. Loro, grazie anche al peso economico internazionale della Germania, sono riusciti ad ottenere una “Leseraum” (Reading Room, Sala di lettura) dedicata al TTIP. Del resto, per averla, hanno portato all’incasso mobilitazioni imponenti (oltre mezzo milione di persone solo a Berlino, qualche mese fa), e una raccolta firme da oltre tre milioni.
Il problema è in quali condizioni possono esercitare il loro diritto di informarsi sul merito del trattato in gestazione. Se ne sa qualcosa solo grazie alla denuncia pubblica di Katia Lipping, battagliera deputata della Linke, una dei primi parlamentari ad entrare nella Leseraum, che ha descritto così la scena in un post intitolato significativamente “L’opposto della trasparenza”(link):
Il TTIP, l’ accordo di libero scambio UE-USA, è dappertutto contrassegnato dalla segretezza. I suoi responsabili vivono nel terrore di un qualsiasi controllo pubblico. Se fosse per me, darei a chiunque sia interessato la possibilità di esercitare la propria mente sul testo dell’accordo nella sua forma attuale. Sigmar Gabriel, Ministro dell’economia e principale cheerleader del TTIP, ha istituito una sala di lettura nel suo ministero, dove dall’inizio di febbraio ogi parlamentare tedesco può passare due ore a testa leggendo i testi su cui è già stato raggiunto un consenso. [ma non quelli in discussione, dunque, ndr]
Un politico mio amico, il giorno prima, mi ha chiesto se poteva venire con me nella sala di lettura. Ho dovuto dire di no. Dopo una lunga e dura lotta con il governo, almeno i parlamentari sono in grado di leggere il testo, ma soltanto loro. Non ci è permesso di portare con noi nella sala di lettura degli esperti che non possiedano il nulla osta di sicurezza. Per quanto riguarda i membri del pubblico, che in ultim analisi dovranno sopportare il peso di TTIP, non potranno avere alcun accesso al testo segreto.
Accesso ‘garantito’
Anche la procedura di registrazione per la sala di lettura la dice lunga. Una volta che mi sono registrata, mi sono stato mandate le istruzioni su come utilizzare la stanza. La prima cosa che ho notato è che i termini e le condizioni erano già stati oggetto di negoziati tra la Commissione europea e gli Stati Uniti. Concentratevi su questo aspetto: il TTIP non è ancora neppure stato firmato, e già i singoli paesi hanno perso il diritto di decidere chi può leggere i testi, e in quali condizioni.
Il seguente estratto dal libretto delle regole per i parlamentari che, come me, desiderano utilizzare la sala di lettura rivela l’atteggiamento verso la democrazia che sta dietro il TTIP: “Tu riconosci e accetti il fatto che nell’avere accesso ai testi TTIP ti viene esteso un grado eccezionale di fiducia “.
Ora, io ho sempre pensato che i parlamentari eletti hanno il diritto di informazione. Eppure i negoziatori TTIP (ma chi ha dato loro la loro legittimità?) riconoscono che ci stanno concedendo l’accesso solo per la bontà dei loro cuori. L’accesso come un segno di eccezionale fiducia. Chiunque l’abbia scritto pensa davvero che noi parlamentari ci saremmo sentito lusingati? A me sa più di totalitarismo. ‘La concessione di accesso’ e ‘estendere la fiducia’ non è la linguaggio da utilizzare, se si crede veramente nella democrazia.
Martedì 2 febbraio era il mio giorno. Mi ero registrata per la sala di lettura. Una guardia mi ha portato ai controlli di sicurezza e mi ha chiesto di chiudere a chiave la giacca e la borsa. Ha controllato che non stessi prendendo qualsiasi una macchina fotografica o il cellulare nella sala di lettura, e poi ha bussato a una porta. Il livello elevato di segretezza mi ha reso ancora più curiosa su quello che stavo andando a trovare, ma la camera in sé era non niente di speciale. C’erano otto stazioni di lavoro al computer, e mi è stato permesso di sedermi a quella designata per me. Una donna dall’atteggiamento amichevole era seduta nella stanza. Lei mi ha fatto firmare le regole dei visitatori – se non si firma, non si ottiene l’accesso, così ho firmato. C’era un thermos di caffè e un piatto di biscotti in un angolo. Eppure, nessuna quantità di caffeina o di zuccheri nel sangue mi avrebbe permesso di passare attraverso le circa 300 pagine di testo nelle due ore che ho avuto a mia disposizione.
Mangime per gli avvocati astuti
La critica ha spesso fatto notare che i testi del TTIP esistono solo in lingua inglese. Non ogni deputato è cresciuto conoscendo l’inglese come seconda lingua, e si può solo immaginare cosa accadrebbe se ai senatori degli Stati Uniti fosse stato concesso solo l’accesso ai testi in lingua francese. Questo per quanto riguarda l’uguaglianza tra i partner negoziali. C’erano dei dizionari nella stanza, ma non c’è accesso a internet, e quindi non c’è modo di utilizzare qualsiasi applicazione di traduzione, che possa facilitare la traduzione delle formulazione tecnico-legali.
Anche quei parlamentari che non hanno alcuna difficoltà a leggere i testi ufficiali inglesi si trovano ad affrontare un problema: senza un commento legale si è ancora nel buio per quanto riguarda il potenziale impatto di molti dei termini usati. Vi faccio un esempio che non ho visto direttamente nella sala di lettura, ma nel rapporto di un insider che esce da Bruxelles.
La parte americana ha assicurato all’UE che non ci sarà alcuna restrizione sulla sua capacità di introdurre in futuro ‘norme scientificamente fondate’. Qualsiasi persona imparziale potrebbe concludere da questa affermazione che sarà ancora possibile limitare l’uso di alcuni tipi di organismi geneticamente modificati all’interno dell’UE. Ma gli Stati Uniti ritengono che gran parte del regime di sicurezza alimentare della UE non è ‘scientificamente fondato’, così che un qualsiasi avvocato commerciale potrebbe avvalersi della clausola in questione per lanciare con successo una causa contro quelle norme di sicurezza alimentare. Per noi parlamentari, per avere una corretta comprensione del potenziale significato dei termini utilizzati, avremmo bisogno non solo di disporre del testo completo delle TTIP, ma anche di avere a disposizione tutta la formulazione legale controllata da avvocati esperi in commercio internazionale; e queste sono proprio le persone che non siamo autorizzati ad avere con noi nella stanza. In alcuni casi, tuttavia, non è necessaria molta immaginazione per capire in che modo un avvocato scaltro potrebbe fare uso delle formulazioni – nell’interesse delle grandi imprese, naturalmente.
Quello che non ho letto
Dato che Sigmar Gabriel sostiene che TTIP procurerà in particolare benefici per le piccole e medie imprese in Germania, ero naturalmente curiosa di leggere quel che i documenti avevano da dire su in materia. Però, non mi è permesso di dirvi nulla sul testo che ho letto. Ma non ho mai firmato nulla che dica che non posso rivelare quello che non ho letto. Così, per la cronaca: non ho letto nulla che che confermi anche vagamente l’affermazione di Gabriel.
Naturalmente, questa non è una grande sorpresa. Un documento del Consiglio recentemente trapelato non nasconde l’obiettivo principale dei negoziatori dell’UE nei colloqui TTIP, vale a dire: l’accesso ai massicci appalti degli Stati Uniti. Le complesse procedure d’appalto coinvolte non sono il solito terreno d’azione delle piccole imprese, le piccole imprese, sia qui che là.
Le due ore che ho avuto a disposizione nella sala di lettura sono state, ovviamente, insufficienti a leggere tutti i documenti. Eppure, in seguito mi sono resa conto che nulla di quel che avevo letto mi mi potrebbe far ripensare nessuna delle mie precedenti critiche al TTIP. Non ho letto nulla che possa alleviare la mia preoccupazione sul fatto che la parte americana vuole rendere la vita più difficile per le imprese pubbliche e comunitarie e per garantire condizioni migliori per multinazionali nella battaglia per appalti pubblici. Non ho letto neanche nulla per ridurre i miei timori circa il fatto che i negoziatori europei sono disposti a sacrificare i nostri standard sociali e ambientali in cambio della prospettiva di vincere lucrosi contratti per le grandi imprese europee.
Non ho letto nulla che mi avrebbe portato a riconsiderare la mia precedente critica sul fatto che la tutela dei consumatori non svolge alcun ruolo nel TTIP, oltre a proclamare che la libera concorrenza di mercato è la più alta forma di tutela dei consumatori che esiste.
Nuotando tra gli errori di battitura
Spero di non rompere alcun segreto di stato se scrivo il mio stupore per il fatto che i documenti vanno semplicemente nuotando tra gli errori di battitura. La parola ‘e’ è regolarmente scritta ‘andd’ e ‘la’ appare spesso come ‘teh’. I casi sono due: o i negoziatori sono in realtà dei lavoratori scadenti oppure questa è una di quelle famose misure di sicurezza di cui abbiamo sentito parlare. Solo nel caso qualcuno riesca ad aggirare il divieto di fotocamera e copiare una schermata dei documenti segreti, questi ‘errori’ appositamente introdotti permetteranno alle autorità di capire chi è stato la fonte della rivelazione [di parte del testo Ttip, ndr].
Si sta rivelando da solo che il Ministero dell’Economia è pronto ad ricorrere a tali misure estreme al fine di mantenere sotto il testo del TTIP. E hanno tutte le ragioni per farlo. Chiunque stesse andando a questi negoziati per migliorare la protezione dell’ambiente, la tutela dei consumatori e le norme sul lavoro non avrebbe nulla da temere dalla trasparenza. Chiunque sia invece impegnato nella svendita della democrazia, d’altra parte, è ovviamente interessato ad evitare il controllo pubblico. Se Sigmar Gabriel e i negoziatori sono davvero così convinti dei benefici di TTIP, perché non mettono il testo on-line, a disposizione di tutti?
Misure di sicurezza degne di un carcere speciale, deputati trattati come potenziali spie, come nemici inconsapevoli (o peggio) della libertà di commercio… Cosa c’è di tanto segreto in questo Ttip?
Non certo l’abolizione reciproca dei dazi, che tra le due sponde dell’Atlantico non esistono praticamente più. In ballo ci sono le regole, l’attribuzione dei poteri, le priorità da proteggere. E non è da tempo un mistero che le regole Usa su alimentazione, ambiente o farmaci siano assai più lasche di quelle europee, dettate spesso direttamente dalle multinazionali anziché “fondate scientificamente”. Negli Usa, su questi temi, il “principio di precauzione” nel mettere in commercio qualcosa non ha alcun ruolo.
Di fatto, un trattato commerciale tra una comunità non legittimata democraticamente (l’Unione Europea) e la principale potenza capitalistica del pianeta sta disegnando – all’insaputa delle popolazioni e degli stessi parlamentari degli stati nazionali coinvolti – un vero e proprio codice commerciale semiplanetario, immodificabile poi da qualsiasi governo, di qualsiasi orientamento politico, ambientale, sociale. I trattati internazionali, infatti, sono in genere sottratti per principio costituzionale da qualsiasi interferenza popolare (non possono essere sottoposti a referendum, per esempio, in Italia).
Ne viene dunque radicalmente amputata la libertà di un Parlamento nazionale di legiferare diversamente, magari per proteggere la propria popolazione alla luce di nuove scoperte scientifiche che non fossero condivise o approvate dalla “controparte” statunitense. Tutta la discussione sugli Ogm, o anche la decisione Ue di innalzare i livelli di ossido di azoto emessi dalle automobili, sono esempi clamorosi di subordinazione degli Stati ai comandamenti delle multinazionali.
Peggio ancora. Chi decide in caso di causa legale fra una multinazionale e uno Stato? Gli Usa premono da sempre per affidare il verdetto ad arbitrati privati, con il meccanismo di risoluzione noto con l’acronimo anglosassone Isds (Investor-state dispute settlement). In pratica, individui selezionati tra gli avvocati del commercio internazionale, a volte agenti come “consulenti di parte”, altre volte come veri e propri giudici, ampiamente “comprabili”, sia dalle multinazionali che dai singoli Stati. Ovvio che una cosa è dover decidere a favore di un’impresa multinazionale che è opposta alla Grecia o al Portogallo, altra cosa è aver a che fare con la Germania o addirittura con gli Stati Uniti. Sentenze già scritte, insomma, in base al peso specifico dei protagonisti.
Se questo è il futuro immaginato dal Ttip, e lo è, non stupisce davvero che il segreto sia un’esigenza vitale. Per ora e per sempre.
A voi piace, questo futuro? Guardate che ci dovrete vivere dentro, o meglio sotto.
Dante Barontini
Fonte: www.contropiano.org
Liink: http://www.contropiano.org/internazionale/item/34955-il-segreto-del-ttip-democrazia-in-soffitta
5.02.2016