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IL RAPIMENTO DI GIULIANA SGRENA NELLE PAROLE DI HAMID MIR*

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A cura di Davide
Il 23 Febbraio 2005
76 Views

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Ringraziamo gli autori del contributo inviatoci

DI ROBERTO SAVIANO E SERGIO NAZZARO

Secondo il tuo parere perché è stata rapita Giuliana Sgrena ?

“Giuliana Sgrena è stata rapita a causa della presenza di truppe italiane in Iraq. Sta pagando il prezzo della politica del governo italiano. Io penso che i rapitori siano ribelli Sunniti, e sono certi che lei non sia una spia e che è contro la guerra in Iraq. Il governo italiano non ha fatto niente di serio fino ad ora per il rilascio di Giuliana. E’ stata rapita perchè stava lavorando in maniera molto diversa dagli altri giornalisti occidentali. I grandi corrispondenti dei giornali americani e inglesi fanno “giornalismo da hotel” mentre la coraggiosa corrispondente italiana stava seguendo le sue storie con le sue gambe sulla strada, e questa sua attitudine è stata la causa del rapimento. Non ci sono dubbi che molti agenti dei servizi americani e inglesi usino tesserini da giornalisti a Baghdad. Questo comportamento è una minaccia per tutti i giornalisti”.


I rapitori di Giuliana Sgrena sono gli stessi di Florence Aubenas di Liberation?

”Non posso dire che il gruppo sia lo stesso, non ho elementi, ma posso dire attraverso la mia esperienza dire che la maggioranza degli iracheni odia tutte le nazioni coinvolte in questa guerra. Ho notato questo atteggiamento da parte degli iracheni dopo l’invasione del 2003. Sono musulmano ma non ho avuto rapporti facili con la popolazione, perché provengo dal Pakistan, una nazione alleata degli Stati Uniti nella guerra al terrore. Quando sono ritornato di nuovo in Iraq nel 2004, l’atteggiamento degli iracheni era cambiato, perché il Pakistan aveva rifiutato l’invio di truppe in Iraq. Ci sono diversi gruppi nelle aree sannite ma i loro obiettivi sono gli stessi: vogliono che gli americani se ne vadano via. Se gli americani invadono l’Italia oggi, che cosa fareste? Sono sicuro che gli italiani reagirebbero alla stessa maniera in cui gli iracheni stanno reagendo contro gli Stati Uniti e i suoi alleati”.

Dietro la strategia dei rapimenti c’è la mano di Al Qaeda?

”Questa è una domanda molto importante. La prima cosa che devi comprendere è che Al Qaeda non è più un’organizzazione ormai, ma è diventata un’ideologia. Molti gruppi in Iraq stanno usando il nome di Al Qaeda come se fosse un franchising. Posso dirti, assumendomene la piena responsabilità, che Osama bin Ladin è contro il rapimento dei giornalisti. L’ho incontrato molte volte e molte volte l’ho intervistato e so per certo che i suoi combattenti non possono rapire una donna di 56 anni. Tutti quelli coinvolti nel rapimento possono essere stati influenzati da Osama bin Ladin, ma non stanno prendendo ordini direttamente da lui. Posso farti degli esempi recenti. Tre impiegati dell’ONU per le elezioni, sono stati rapiti in Afghanistan l’anno scorso, da un gruppo pro Al Qaeda. Due degli ostaggi erano donne. Immediatamente i leader Talebani hanno condannato il rapimento. So anche che i leader di Al Qaeda hanno mandato un messaggio ai rapitori chiedendo perché avessero rapite delle donne. Gli ostaggi sono stati rilasciati pochi giorni dopo vicino a Kabul. Durante la guerra in Afghanistan, la giornalista inglese Radley era stata arrestata (ottobre 2001) perché era entrata in Afghanistan senza il visto, ma fu rilasciata su richiesta di Al Qaeda. Hanno molto rispetto per le donne gli uomini di Al Qaeda. Anche io sono stato arrestato dai Talebani a Kabul, nel novembre del 2001. Ho affrontato interrogatori per un giorno intero. Alla fine sono stato rilasciato e ho avuto le scuse da parte del ministro degli interni talebano che mi disse chiaramente che Radley era stata arrestata perché gli americani stavano usando molte donne giornaliste e mendicanti come spie. Mi indicò una giornalista della AP Kathey Gannan come spia al servizio degli americani. Era la corrispondente della AP per l’Afghanistan. Ti ho detto tutto questo per spiegarti che Al Qaeda non è direttamente coinvolta nel rapimento di Giuliana Sgrena. Se alcuni simpatizzanti di Al Qaeda sono coinvolti, devono capire che hanno fatto un errore e rilasciarla immediatamente”.

E’ possibile che le forze di occupazione in Iraq siano dietro il rapimento dei giornalisti scomodi?

“Non posso negare questa possibilità a priori, che le forze di occupazione siano dietro il rapimento di Giuliana. Lei stava indagando proprio sulle atrocità commesse dalle forze di occupazione, può darsi che lei abbia scoperto delle prove molto importanti delle atrocità perpetrate. Un altro scandalo come quello di Abu Gharib sta per uscire fuori e forse questo è il perché è stata rapita. Ci sono molti falsi siti pro Al Qaeda che operano per creare confusione”.

Ma possono anche essere semplici criminali rapitori che hanno fatto tutto questo solo per un riscatto?

“Ti racconto questa storia: ho incontrato alcuni criminali comuni nell’area Al Mansoor di Baghdad che mi hanno offerto molti soldi per far cadere in trappola un giornalista occidentale. Avrebbero richiesto un riscatto ed io avrei avuto la mia parte. Sono scomparso il giorno dopo dall’ hotel Palestine per questa offerta”.

Dietro a questo rapimento ci può essere il suo interesse per quanto è accaduto nei combattimenti a Falluja?

“Sono sicuro e so anche con sicurezza che lei stava dietro una storia molto importante. E riguardava le forze di occupazione non i ribelli. Il suo rapimento è una sfida lanciata contro Al Zarqawi, se lui è veramente un seguace di Osama bin Ladin, allora deve fare qualcosa per il rilascio di Giuliana, perché Osama non ha mai avuto come suoi bersagli nella sua vita le donne, e questo rapimento può dare una cattiva impressione su Al Qaeda anche tra gli stessi musulmani”.

Credi che Giuliana Sgrena sia stata rapita per il suo interesse nella resistenza laica anti Saddam che combatte sia contro le forze di occupazione che contro i terroristi, c’è questo tipo di resistenza realmente?

“Sono sicuro che ci sia questa resistenza. Molti musulmani da diverse parti del mondo stanno giungendo nelle aree sannite dell’Iraq per combattere contro gli americani. Io spero che la vostra giornalista sia rilasciata quanto prima e che possa scrivere anche un libro su questa brutta avventura, così come ha fatto la giornalista inglese Radley, cosi che si possano spiegare i molti misteri intorno a questa vicenda”.

Hai notizie o informazioni dall’Iraq su quale sia una possibilità per arrivare alla sua liberazione?

”Si, sono in contatto con molti giornalisti amici in Iraq, e loro credono che i leader Musulmani e i giornalisti devono insistere sempre di più per il rilascio di Giuliana, fare continue dichiarazioni”.

Rimanendo sul concreto che cosa credi si possa fare per poter liberare le due giornaliste, sia Giuliana che Florence Aubenas?

“Cercate di pubblicare appelli dei giornalisti musulmani sulla stampa irachena. Inoltre bisogna contattare i capi religiosi come l’Immam Abu Hanifa della Moschea di Baghdad e lo sceicco Abdul Qadir Gillani sempre della moschea di Baghdad.I loro appelli avranno sicuramente effetto se Giuliana è nella mani dei ribelli sunniti”.

Credi che Osama Bin Laden possa dare ordini di rapire o rilasciare giornalisti?

“Ho già risposto a questa domanda. Osama bin Ladin non può ordinare di uccidere o rapire dei giornalisti. Anche il giornalista americano Daniel Pearl non è stato ucciso per ordine di Osama in Pakistan. E’ stato ucciso da estremisti anti americani del luogo, e quella uccisione ha gettato terribili ombre sui musulmani. Mi auguro che gli iracheni non commettano lo stesso errore”.

*Hamid Mir è capo redattore della GEO Television a Islamabad e biografo ufficiale di Osama Bin Laden e ultimo giornalista ad averlo intervistato.

Roberto Saviano (Napoli, 1979) scrive inchieste, reportage e racconti per Il manifesto, l’inserto campano del Corriere della Sera, Diario, Pulp Libri e collabora al blog collettivo www.nazioneindiana.com. Un suo scritto è inserito nell’antologia Best off Minimum fax 2004.

Sergio Nazzaro (Uster, Svizzera 1973) è direttore responsabile ed editoriale nel campo del fumetto. Giornalista pubblicista ha collaborato con le agenzie di stampa Clorofilla.it, Romaone.it, Radio Kossuth (Ungheria) con il quotidiano MF DNS (Praga), il settimanale Avvenimenti, Megachip. Collabora con il mensile musicale Rumore, la rivista d’arte Next Exit. Ha pubblicato “Un giorno in Messico” (Edizioni della Rosa), “…e forse anche ottobre” (Oppure Editore), “Qualcosa di sconosciuto: la poesia di György Petri” (Aracne Editrice), Ferenc Juhasz poesie scelte, (Accademia d’Ungheria).

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