DI JOHN PILGER
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Nel 1999, mi recai in Iraq con Denis Halliday, che si era dimesso da assistente segretario generale delle Nazioni Unite, piuttosto che dover imporre un embargo punitivo all’Iraq, ideato e gestito da Stati Uniti e Gran Bretagna. La sofferenza estrema che queste “sanzioni” causarono, secondo l’UNICEF, condannò a morte mezzo milione di bambini iracheni al di sotto dei cinque anni.
Dieci anni dopo, a New York, ho incontrato l’alto funzionario britannico responsabile per l’imposizione delle sanzioni. Si trattava di Carne Ross, già conosciuto alle Nazioni Unite come “Mr. Iraq”. Gli ho riletto una dichiarazione da lui rilasciata nel 2007 ad una commissione parlamentare scelta. “È oltremodo evidente che le sanzioni hanno causato enormi sofferenze umane tra gli iracheni, in particolare tra i bambini. Noi, i governi di Stati Uniti e Regno Unito, siamo stati i principali artefici e colpevoli per le sanzioni ed eravamo ben consapevoli dei loro potenziali effetti, ma li abbiamo in gran parte ignorati o ne abbiamo addossato la colpa al governo di Saddam. [Noi] abbiamo di fatto negato a tutta la popolazione i mezzi per la sopravvivenza.”
Gli dissi: “È un’ammissione sconvolgente.”
“Sì, sono d’accordo,” rispose, “Provo molta vergogna al riguardo… Prima di partire per New York, mi recai al Ministero degli Affari Esteri dove mi aspettavo un rapporto dettagliato sulle enormi quantità di armi che pensavamo l’Iraq ancora possedesse, ma il funzionario di turno mi guardò un po’ imbarazzato e disse, ‘Beh, effettivamente, non credo che ci sia granché in Iraq’”.
Questo nel 1997, più di cinque anni prima che George W. Bush e Tony Blair invadessero l’Iraq per motivi che sapevano essere fasulli. Lo spargimento di sangue che causarono, secondo stime recenti, supera quello del genocidio in Ruanda.
Il 26 febbraio 2003, un mese prima dell’invasione, il Dottor Rafil Dhafir, un famoso specialista di tumori di Syracuse, New York, fu arrestato da agenti federali e interrogato riguardo alla fondazione di solidarietà che aveva avviato per aiutare i bisognosi. Il Dottor Dhafir è stato uno dei molti americani, musulmani e non, che nell’arco di 13 anni avevano raccolto fondi per cibo e medicine per gli iracheni affamati e malati colpiti dalle sanzioni. Aveva anche chiesto alle autorità statunitensi se fosse lecito mandare aiuti umanitari all’Iraq e gli era stato risposto di sì, ma una mattina presto degli agenti federali lo trascinarono fuori dall’auto mentre si apprestava ad andare in ambulatorio. Sfondarono la porta di casa sua e puntarono le armi alla testa di sua moglie. Oggi sta scontando 22 anni di carcere.
Il giorno dell’arresto, il procuratore generale del governo Bush, John Ashcroft, comunicava che “finanziatori del terrorismo” erano stati catturati. Il “terrorista” era un uomo che aveva dedicato la sua vita alla cura degli altri, compresi i malati di cancro nella sua stessa comunità di New York.
Furono raccolti più di 2 milioni di dollari, con molte persone che ipotecarono le loro case, ma la cauzione gli fu negata sei volte.
Per l’International Emergency Economic Powers Act, il crimine del dottor Dhafir è di aver inviato cibo e medicine al suo paese di nascita colpito dalle sanzioni. Gli è stata “offerta” la prospettiva di una pena minore, se si fosse dichiarato colpevole, ma lui ha rifiutato per principio.
Il patteggiamento, che attribuisce ai pubblici ministeri i poteri di giudice, giuria e boia è un sopruso del sistema giuridico americano. Per averlo rifiutato, Dhafir è stato punito con ulteriori accuse, tra cui quella di frode del sistema “Medicare”, un “crimine” che si basa sul non aver compilato correttamente i moduli per il rimborso fondi, e per riciclaggio di denaro ed evasione fiscale, tecnicismi gonfiati relativi al suo stato di fondatore dell’associazione benefica “Help the Needy”.
George Pataki, l’allora governatore di New York, lo definì “riciclaggio di denaro per aiutare le organizzazioni terroristiche […] a condurre atti orribili”. E descrisse il dottor Dhafir e i sostenitori dell’associazione “Help the Needy” come “terroristi che vivono qui a New York in mezzo a noi… che sono complici e sostenitori di coloro che vorrebbero distruggere il nostro modo di vivere e uccidere i nostri amici e vicini di casa”. Un messaggio altamente manipolativo per i giurati. Questa era l’America sulla scia emotiva dell’11 settembre.
Il processo nel 2004 e nel 2005 è stato kafkiano. Iniziò con il pubblico ministero che inoltrava un’istanza, accolta dal giudice, di vietare ogni accenno alla parola “terrorismo”. “Questa decisione si trasformò in un ostacolo insormontabile per la difesa”, dice Katherine Hughes, una osservatrice. “Il pubblico ministero poteva alludere ad accuse più gravi, ma alla difesa non è mai stato permesso di seguire quella linea di domande e demolirla, pertanto il processo non è stato, in realtà, quello che avrebbe dovuto essere”.
È stato invece un farsesco processo politico di proporzioni staliniane e di carattere anti-musulmano svoltosi ai margini della “guerra al terrore”. Alla giuria fu gravemente detto che il dottor Dhafir era un musulmano salafita, come se questo fosse un’infamia. Fu fatto il nome di Osama bin Laden senza alcuna rilevanza. Che l’associazione “Help the Needy” avesse apertamente pubblicizzato i propri scopi umanitari e che le fatture e le ricevute per l’acquisto di aiuti d’emergenza e cibo fossero disponibili non fu di alcun interesse. Lo scorso febbraio, lo stesso giudice, Norman Mordue, ha ribadito la sentenza e condannato il dottor Dhafir a 22 anni di reclusione. Una crudeltà degna del Gulag.
Dopo aver “vinto” il loro caso “terrorista” i pubblici ministeri tennero una cena di celebrazione, “festeggiando”, scrisse un avvocato di Syracuse al giornale locale “come se avessero vinto il Super Bowl … dopo aver perpetuato una menzogna mostruosa [nei confronti di un uomo] che aveva aiutato migliaia di persone che ingiustamente soffrono in Iraq … il processo è stato un’aberrazione”. “Nessuno dei dirigenti di compagnie petrolifere che facevano miliardi di dollari di affari illegali con Saddam Hussein durante le sanzioni è stato processato. Sono sbalordito per la condanna di questa generosa persona”, ha ribadito Denis Halliday, “tanto più che il Dipartimento di Stato americano ha violato le sue stesse sanzioni per ben 10 miliardi di dollari.”
Durante la campagna presidenziale di quest’anno, entrambi i candidati hanno concordato sulle sanzioni all’Iran perché, hanno dichiarato, rappresenta una minaccia nucleare per il Medio Oriente. Quest’affermazione, ripetuta più volte, ricorda le bugie raccontate sull’Iraq e l’estrema sofferenza di quel paese. Già adesso le sanzioni stanno devastando la vita degli ammalati e disabili iraniani. Mentre i medicinali importati diventano incredibilmente costosi, i malati di leucemia ed altri tumori sono le prime vittime. Per il Pentagono si tratta semplicemente di “dominio a raggiera”.
John Pilger
Fonte: http://johnpilger.com
http://johnpilger.com/articles/the-political-trial-of-a-caring-man-and-the-end-of-justice-in-america
8.11.2012
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte da GIANNI ELLENA