IL PROBLEMA AMERICA

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Intervento di Giulietto Chiesa sul tema
“Bush raddoppia: la Sinistra Europea davanti alla sfida dei neocons Usa”
Roma, 12 novembre 2004, sede dell’Autorità Garante per i dati personali, Piazza Montecitorio

DI GIULIETTO CHIESA

Concordo con Luciana Castellina quando afferma che il problema non è Bush ma l’America di oggi e ne prendo spunto per soffermare l’attenzione su un aspetto del problema finora ignorato nei commenti di stampa e nel dibattito italiano.
Mi pare che sia più importante riflettere su quella parte di America che ha votato per Bush (purtroppo per tutti noi quella che ha votato per Kerry non è, in molte componenti, molto diversa dalla prima). Kerry ha rappresentato questa ambiguità, niente di più.
La sinistra ha commesso il solito errore di ottimismo nel credere che Kerry avrebbe vinto, e il titolo del Manifesto che ne annunciava la vittoria è un esempio di debolezza analitica e politica.

Io ho sostenuto in diversi articoli la previsione di una vittoria di Bush, non perchè sono un profeta ma perchè analizzo costantemente e con attenzione tutti i segnali. La vittoria di Bush, così come la vittoria di Berlusconi nel ’94, erano già annunciate.
Si deve capire una buona volta la centralità del potere mediatico. Il controllo che i mezzi di comunicazione esercitano è impressionante, visibile, incontestabile. Solo chi non vuole vedere non vede. Il popolo americano è stato manipolato dai media e dall’american way of life versione Bush che gli è stata proposta già molto tempo prima delle elezioni. Lo stesso dicasi per l’Italia che ha votato Berlusconi. Molto sbagliato pensare che Berlusconi ha anche perduto delle elezioni, nel frattempo, e quindi il dominio mediatico non conta. Conta sempre, anche se conta insieme ad altri fattori (lotte sociali, cultura popolare che resiste, società civile ecc) che possono contrastarlo.

Il fatto è che questi fattori negli Stati Uniti sono ormai ridotti al minimo. I 60 milioni di americani che guardano la Fox, i 10 milioni di italiani che seguono le reti Mediaset: sono questi i dati che modificano politicamente, culturalmente, psicologicamente un paese. Alla lunga determinano i comportamenti, non solo quelli politici. Tutti. Le tv veicolano un certo stile di vita ed hanno trasformato gli spettatori – che coincidono con gli elettori – in consumatori compulsivi, e li hanno convinti che è meglio farsi rappresentare da qualcuno che sta dicendo loro che non dovranno rinunciare alla terza automobile.

Cito a questo proposito Gore Vidal quando afferma che gli Stati Uniti hanno un mono-partitismo quasi perfetto: esistono due schieramenti, e sono tutti e due di destra. Kerry non godeva di nessuna stima neanche da una parte di coloro che lo hanno appoggiato pur di non far vincere Bush. Non ha saputo offrire nessuna idea alternativa, ha centrato la campagna elettorale su questioni insipide. non è un caso: Kerry ha votato per la guerra, e non ha cessato di dire che lui l’avrebbe fatta meglio di Bush. Ritengo che molti dei suoi elettori la pensino come lui. Purtroppo.

E’ finita la democrazia negli Stati Uniti, that’s all. Dobbiamo prenderne atto. Non basta che si svolgano delle elezioni in un paese per definirlo democratico. Se fosse questo il criterio, dovremmo dire che anche la Russia è oggi un paese democratico. Negli Stati Uniti il potere è in mano ad un’oligarchia dominante, il popolo non conta niente. E il discorso sulla democrazia va reimpostato di nuovo e a più ampio raggio: gli stessi processi stanno avvenendo anche qui, anche altrove.

Se questo è il quadro, dobbiamo prendere le distanze dall’America, altro che “asse atlantico”. E dobbiamo farlo prima che gli Stati Uniti ci costringano a farlo prendendo le distanze da noi. Dobbiamo inoltre evitare di concentrarci solo sull’America e cercare di capire cosa sta avvenendo nell’intero pianeta e renderci conto del fatto che gli Stati Uniti sono indebitati fino al collo, sfruttano una quantità immane di risorse che non sanno più come pagare. Anzi non intendono affatto pagare.
Bush li ha assicurati che potranno continuare a vivere come stanno vivendo, anche contro il resto del mondo. Non è importante sapere se potranno farlo. Importante è sapere, adesso, che ci proveranno.

Fonte:www.giuliettochiesa.it
12.11.04

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