DI ALEX CALLINICOS
Socialist Worker
Viviamo in un’epoca di imperialismo. E’ improbabile che cambi questa situazione il caos nel quale si sono immessi gli USA e la Gran Bretagna in Iraq.
Prendete il caso della NATO—l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico che questa settimana tiene a Riga, capitale della Lettonia, il suo summit. La NATO fu fondata nel 1949, apparentemente come un’alleanza militare difensiva contro l’Unione Sovietica, in realtà come un mezzo per mantenere gli USA come potenza dominante nell’Europa occidentale post bellica.
E’ per questo che la NATO non venne smantellata alla fine della Guerra Fredda. Invece di scomparire, si è estesa fino ad incorporare l’Europa centrale ed orientale, stendendosi vicino ai confini con la Russia. La Lettonia fino al 1991 faceva parte dell’Unione Sovietica.
Ma la NATO non aiuta gli USA solamente ad accerchiare la Russia. Al summit di rilancio di Washington nell’aprile del 1999 l’alleanza ha approvato una dichiarazione di intenti che la impegnava ad operazioni “fuori area”. Le forze europee agirebbero globalmente come soci minori dell’imperialismo USA.
A seguito, Il terzo incomodo: il ruolo della NATO tra la Russia e l’Europa (Stefano Vernole; Eurasia Rivista);A giudicare dalla “guida politica globale”, un documento per il summit di Riga apparso la scorsa settimana nel Financial Times, la NATO ora vuole portare questo più avanti. “L’aggressione convenzionale su vasta scala contro l’alleanza continueranno ad essere altamente improbabili”, dice il documento, ma “futuri attacchi potrebbero avere origine da fuori l’area euro-atlantica e coinvolgere forme convenzionali d’assalto”.
Di qui l’importanza di accrescere “l’abilità della NATO di dissuadere, distruggere, difendere e proteggere contro il terrorismo”. A questo fine, la NATO dovrebbe essere in grado di condurre più di una grande operazione alla volta come pure numerosi compiti su scala ridotta. All’incirca il 40% delle forze di terra dell’alleanza dovrebbero essere in grado di intraprendere missioni all’estero.
E’ difficile sapere quanto seriamente prendere tutto questo. Alla NATO, notoriamente, è stato dato il via da Donald Rumsfeld dopo l’11 settembre 2001. Gli USA hanno fatto affidamento sulla loro “coalizione dei volonterosi” in Afghanistan ed in Iraq.
Comunque, successivamente, un George Bush sempre più assillato è divenuto più interessato al sostegno degli alleati degli USA. Una delle prime cose che ha fatto dopo essere stato rieletto è stato visitare il quartier generale della NATO a Bruxelles.
La Francia e la Germania hanno bloccato il serio coinvolgimento della NATO in Iraq. Ma la NATO è divenuta sempre più impegnata in Afghanistan, dove recentemente ha assunto la direzione della Forza di assistenza alla sicurezza (ISAF) che occupa il paese.
L’Afghanistan non è per nulla una vetrina per la NATO. Le truppe USA, britanniche e canadesi sono state impegnate in combattimenti molto duri con i risorgenti talebani nell’Afghanistan meridionale, mentre le 2.700 truppe tedesche con base nel nord hanno regole di ingaggio che impediscono loro di lasciare le loro basi per qualsiasi operazione offensiva.
Un articolo del Financial Times della scorsa settimana preannuncia che il malcontento contro il governo di Hamid Karzai potrebbe diffondersi al nord. Gli USA sconfissero i talebani nel 2001 con una combinazione di potenza aerea ed enormi somme di denaro che furono utilizzate, come dichiarò il sito web di intelligence Stratfor, per “noleggiare” le forze dell’Alleanza del Nord.
Ma ora i capi dell’Alleanza del Nord esclusi e spremuti da Karzai fiutano la sua debolezza, accumulano riserve di armi e riorganizzano le loro milizie.
Il governo di coalizione di Angela Merkel in Germania recentemente ha approvato un libro bianco della difesa che richiede che le forze armate tedesche giochino un ruolo internazionale più attivo, per le solite ragioni —terrorismo ed armi di distruzione di massa.
Il libro bianco dice pure che “La Germania, la cui prosperità economica dipende dall’accesso a materie prime, merci ed idee, ha un elementare interesse nella concorrenza pacifica”.
Questo è il tipo di ragionamento utilizzato dai governanti degli USA nel secolo passato per giustificare globalmente la proiezione della loro potenza. Ora sembra che i governanti della Germania, oggi la maggiore economia esportatrice mondiale, stiano cominciando a pensare negli stessi termini.
Indicherebbe un vero mutamento di direzione che lo stato più potente della “vecchia Europa” che si oppose alla guerra in Iraq iniziasse a guardare il mondo con gli occhi di una potenza imperiale.
Versione originale:
Alex Callinicos
Fonte: http://www.socialistworker.co.uk
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02.12.3006
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