DI AMBROSE EVANS PRITCHARD
telegraph.co.uk
Il presidente Xi Jinping pensa che sia l’ora che la Cina la finisca con la sua dipendenza dal debito e ingoia una medicina amara. Fonte: South China Morning Post.
Nessuno scaglia la prima pietra sul massimo livello del ciclo di debito, per citare un vecchio adagio. Eccetto in Cina, dove qualcuno molto potente che fa esattamente questo.
Osservatori sulla Cina si stanno ancora struggendo alla ricerca dell’autore dell’elettrificante articolo comparso sul People’s Daily che dichiara guerra al debito e alla “favola” dello stimolo perpetuo.
Scritto in tono imperiale, impone alla Cina di rompere con la sua dipendenza al credito e ne paghi le conseguenze prima che la spirale sia fuori controllo. Significa che i fallimenti debbano fare il suo corso e cosí sia.
Quindici anni fa un articolo tanto misterioso sarebbe stato una questione oscura, roba da sinologi. Oggi è un fatto nevralgico per la finanza mondiale sempre più globalizzata.
Il debito cinese sta raggiungendo i 30.000 miliardi di dollari. Il nuovo credito creato di fresco da dopo il 2007 è maggiore dei debiti pendenti delle banche commerciali di Stati Uniti, Giappone, Germania e India messe insieme.
Moody’s avvisa questo mese che le imprese statali cinesi (SOE) hanno da sole accumulato debiti ammontanti al 115% del PIL, un quinto del quale necessita di essere ristrutturato. I fallimenti stanno già spargendosi dalle imprese pubbliche locali ai grandi colossi, un tempo erroneamente creduti avere garanzia statale.
Per dare un’idea della situazione, l’aumento è stato a stento del 50% rispetto al PIL, sia nel Giappone prima dell’esplosione della bolla del Nikkei nel 1990, sia in Corea prima della crisi dei paesi dell’Asia orientale nel 1998 che negli USA prima del tracollo dei subprime. Questa misura è un’indicatore collaudato di una crisi futura.
Come sappiamo, la Cina è un discorso a parte. Il debito è cresciuto di 120-140 punti percentuali. La scala dell’eccesso di capacità industriale – e l’importanza cinese sui mercati delle materie prime – significa che qualsiasi seria regolazione del Partito Comunista innescherebbe un terremoto globale.
La bolla del debito cinese è in proporzione due volte quella della bolla del Nikkei giapponese nel 90 e molto maggiore in valore assoluto. Fonte: FMI
Quindi l’agitazione febbrile guardo a questo strano articolo pubblicato il 9 maggio nel giornale di casa del Politburo non era tanto per scrivere qualcosa.
Un testo di 11.000 caratteri, citando una “persona autorevole”, è stato piazzato alla maniera di un cartellone pubblicitario. Descriveva l’aumento del debito come un peccato originale dal quale si diramano tutti gli altri pericoli, un debito che”cresce come un albero nel cielo”.
Metteva in guardia da una “crisi finanziaria sistemica” chiedeva di fermare i tradizionali sistemi di stimolo alla crescita quando questa tentenna. “Non è nè possibile nè necessario forzare una crescita economica con una forzosa leva finanziaria.
Chiamava ad una riforma radicale delle aziende a partecipazione pubblica, una riduzione degli interessi personali di patronato e dirigenti di partito con un assalto alle imprese fantasma. Ai governi locali è stato ordinato di abbandonale le proprie illusioni e accettare l’inevitabile diminuzione del gettito fiscale e l’altrettanto aumento della disoccupazione.
Se la Cina non ingoia il rospo ora, i costi saranno molto maggiori in futuro. “La performance dell”economia cinese non sarebbe a forma di U nè di V sarebbe a forma di L, dice il testo, Siamo avvisati.
Jonathan Fenby, un veterano cinese di Trusted Sources (agenzia inglese di analisi di mercato , ndt) dice che si può interpretare il pezzo in due modi molto diversi: sia una “chiamata alle armi” dopo tre anni di di riluttanza della Terza Sessione Plenaria del Partito sulle riforme, o “la fine per i riformatori che vedono la loro agenda scivolare via”.
Dice: “Vediamo l’attuale situazione molto simile a quella della vecchia corte imperiale, dove varie fazioni combattono per richiamare l’attenzione di leader indiscussi, ovvero Xi”.
Fenby fa il paragone con la dinastia Qing alla fine del XIX secolo, quando i riformatori che combattevano per modernizzare l’economia furono definitivamente sconfitti dalla vecchia guardia. Lo stesso percorso si ebbe sotto il Kuomintang di Chiang Kai-Shektra gli anni ’20 e ’30. Ogni volta è finita in stagnazione. La differenza è che oggi la Cina è molto più importante di allora nell’economia mondiale.
I piú pensano che l’autore di lo stesso presidente Xi Jinping in persona o la sia mano destra Liu He, che dirige le questioni quotidiane del “Comitato Direttivo”, la versione cinese del “White House National Economic Council” negli Stati Uniti.
Il giorno dopo il People’s Daily pubblicava un discorso, fino a quel momento era a porte chiuse di Xi che strigliava “gli arrampicatori e i cospiratori esistenti nel nostro Partito ne stanno minando la governabilità”.
Denuncia l’ultima bolla immobiliare e gli eccessi del sistema bancario, ma confusamente ha anche riallacciato questo discorso con citazioni di Confucio, Mao e Marx. nell’ultima parte di questo discorso invoca con un crescendo anche un materialismo dialettico e altre gemme dimenticate.
Era l’usuale incoerenza che ci si aspettava dal nuovo Timoniere. Lui non é chiarificatore, uomo misterioso dopotutto, corteggerebbe il destino ignorando tutti gli avvertimenti del People’s Daily.
L’ultimo ciclo del credito iniziò a metà 2015 e da quanto ha accelerato fino ad un epico sgonfiamento con l’aumento della massa monetaria M1 ora cresciuta del 22,9%, il passo piú veloce dal dopo crisi Lehman.
Wei Yao della Société Générale reputa che il totale dei prestiti cresca di 11.500 miliardi di dollari nel primo quadrimestre, equivalente al 46% del Pil. Dice: “Tutto questo sembra in tipo di investimento sostenuto dal debito e diretto al risanamento che mantiene un’inspiegabile somiglianza con l’inizio dello pacchetto di stimolo da 4000 miliardi del 2009. La conseguenza di questo stimolo fu l’inflazione bolle azionarie e eccessi di produzione”.
Le vendite di case salgono dl 60% in Aprile, nonostante il freno per raffeddare la bolla. Le nuove start-up crescono del 26%. I prezzi sono saliti del 63% a Shenzhen, 34% a Shanghai, 20% a Pechino e 18% a Hefei. La folle corsa agli acquisti si sta spargendo alla citta di terzo e quarto livello con il massimo margine di crescita.
Il mercato immobiliare in Cina sta ribollendo ancora. Fonte: SocGen
A tutto questo ha fatto eco il boom della borsa valori lo scorso anno. “Gli investitori sono convinti che i governanti garantiranno che il costi delle case non cadrà”. dice il professor Zhu Ning dello Shanghai Advanced Institute of Finance, parlando al South China Morning Post. Sembra di essere in Inghilterra.
C’è stato un aprile freddino ma meno di quanto suggerito dai titoli di giornali. La vecchia misura della finanza totale sociale (TSF) è scivolata ma questo è stato più che un riequilibrio con l’emissione di 180 miliardi di titoli emessi. In totale hanno raggiunto il massimo degli ultimi 26 mesi.
Capital Economics dice il budget dei fondi che devono essere sborsati entro la fine di questo quadrimestre con le nuove regole della ministero delle finanze, intendendo altri 310 miliardi di dollari entro fine giugno.
L’aumento fiscale sarà emanato. Il denaro si accumulerà nei conti e il fluirà nell’economia a fine estate. Se i tempi consueti sono rispettati il mini-boom durerà ancora per alcuni mesi. Poi i problemi inizieranno. Senza bisogno di dirlo i mercati si muovono prima dell’economia.
La massa monetaria M1 cinese cresce in modo esplosivo. Fonte: SocGen
Lo scorso anno un gran numero di manager occidentali gestori di fondi anticiparono la partenza. Fra questi Crispin Odey scommette che la lungamente attesa crisi cinese si stava dispiegando. Una certa sovrastimata importanza del fiasco delle equity di Shanghai; altri errori sulla svalutazione del regime monetario cinese (che non è avvenuta), e molti altri errori su credito trasporti e dati industriali.
Bloomberg riporta che Roslyn Zhang del fondo sovrano di sicurezza della Cina (CIC) la settimana scorsa (metà maggio, ndr) alla conferenza Skybridge Alternatives di Las Vegas li prende in giro per la loro “mentalità da pecore”.
“Loro in verità non sanno molto della Cina danno un’occhiata di due secondi e vanno sui mercati Dovremmo pagare due e venti per un trattamento di questo tipo?” lei dice, intendendo la tassa sui profitti del 2,2% che l’industria deve versare. Lei giura di epurare spietatamente i dilettanti dal CIC.
Già quest’anno gli orsi cinesi possono avree la loro rivincita, a patto di avere qualche moneta con cui giocare. La spazzatura di nel paese da 7.700 miliardi di dollari di titoli si sta metastatizzando. Bo Zhuang di Trusted Sources dice che più di 100 imprese hanno cancellato o rimandato i loro titoli di aprile in seguito all’allargarsi del credito.
Il mercato dei bond cinesi è orav l’epicentro del rischio
Dieci compagnie hanno dichiarato bancarotta quest’anno, e inoltre i cantieri navali Evergreen, Nanjing Yurun Foods, e il gruppo di pannelli solari Yingli Green Energy sono nei guai in questo mese. Ma quello che ha veramente spaventato i mercati è la sospensione di nove emissioni di titoli con giudizio AA+ della China Railways Materials, la prima delle grandi SOE centrali a dare segnali di default. Ha detto:”Questo ha indebolito molto gli investitori di lungo periodo che aspettavano un automatico sostegno del governo”.
Bo Zhuang ha asserito che gli investitori hanno versato danaro in tutoli durante l’ultima frenesia. Lo stock di buoni corporativi é balzato del 78% ad un valore di 2.300 miliardi di $ nell’ultimo anno. è l’epicentro dello stimolo delle transazioni ‘pronti contro termine’, e ora va in pezzi.
“L’esperienza con i mercati azionari mostra come possa essere difficile che contenga una scommessa in direzione contraria. Dal nostro punto di vista una crisi del mercato dei titoli sarebbe molto più distruttiva” dice.
Per fortuna noi altri fuori dalla Cina avranno tre o quattro mesi in più in modo da riordinare i nostri propri affari prima che tempesta si ammassi. Se é un terreno accidentato, o un terreno difficile o uno schianto dipende su chi sarà la “persona autorevole” a Pechino.
Fonte: www.telegraph.co.uk
Link: http://www.telegraph.co.uk/business/2016/05/18/chinas-communist-party-goes-way-of-qing-dynasty-as-debt-hits-lim/
18.05.2016
Scelto e tradotto per www.comedonchsciotte.org da PAOLOG