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DI MICHEL COLLON
globalresearch.ca

Sull’onda dei Latini, gli Arabi. E domani, gli Africani? Perché Washington e Parigi hanno dovuto ritirarsi in Tunisia ed Egitto. Come hanno intenzione di salvare le fondamenta del sistema neocoloniale? E qual è il nostro ruolo nel comprendere che il mondo si sta davvero trasformando?

Per un lungo periodo l’Impero sembrava essere invincibile. Gli Stati Uniti potevano – a piacere, servendosi dei pretesti più assurdi, violare la Carta delle Nazioni Unite, imporre crudeli embargo, bombardare o occupare Paesi, assassinare capi di stato, provocare guerre civili, finanziare terroristi, organizzare colpi di stato (in francese, nel testo, n.d.T.), armare Israele per le sue aggressioni.

Sembrava che gli Stati Uniti potessero fare tutto ciò che volevano ed il pessimismo ha preso piede. Quante volte ho sentito la gente dire: “Sono troppo forti, come possiamo liberarci di questi regimi arabi corrotti che sono complici di Israele?”. La risposta è arrivata dal basso: la gente è più forte dei tiranni.

Ma noi tutti ci rendiamo conto che la battaglia non è finita eliminando soltanto Ben Ali e Mubarak. E’ appena cominciata. Per strappare cambiamenti veri, coloro che da dietro tirano le fila devono essere neutralizzati. Quindi è di vitale importanza definire i meccanismi di questo sistema che produce tiranni, li protegge, e quando necessario, li rimpiazza. E comprendere perché questo Impero si sta indebolendo e come tenterà di mantenere il suo potere a tutti i costi.

Nessun Impero è eterno

Nessun Impero è eterno. Presto a tardi l’arroganza dei loro crimini provocherà una resistenza generale. Presto o tardi il costo del “mantenimento dell’ordine” sarà maggiore dei profitti che queste guerre portano alle multinazionali. Presto o tardi, gli investimenti nell’esercito saranno a discapito di altri settori dell’economia, in modo da far perdere competitività internazionale.

E gli Stati Uniti non fanno eccezione alla regola. Dal 1965, la percentuale di profitto delle multinazionali si è abbassato; l’indebitamento e le bolle speculative hanno soltanto procrastinato e peggiorato la situazione. La loro parte di share nell’economia mondiale è passata dal 50% del 1945 al 30% degli anni ‘60. Oggi si aggira intorno al 20%, e nel giro di vent’anni arriverà a circa il 10%. Nessun esercito può essere più forte della propria economia e gli Stati Uniti sono quindi sempre meno in grado di essere il “poliziotto del mondo”. Ora il pianeta sta diventando multipolare: c’è un equilibrio diverso tra Stati Uniti, Europa, Russia e, soprattutto, i grandi Paesi del Sud del mondo. La Cina, in particolare, ha dimostrato che essere indipendenti è il modo migliore di fare progresso. Gli Stati Uniti e l’Europa non possono imporre il loro volere come facevano un tempo. Il loro neo-colonialismo sembra essere destinato ad una fine precoce.

Infatti, nell’ultimo decennio questo declino degli Stati Uniti è stato sempre più evidente. Nel 2000 è scoppiata la bolla di Internet. Nel 2002, la popolazione venezuelana ha sventato il colpo di Stato “made in the United States” e Hugo Chavez ha dato inizio alle sue riforme sociali che hanno portato alla resistenza delle popolazioni in tutta l‘America Latina. Nel 2003 la macchina da guerra di Bush si è impantanata in Iraq così come in Afghanistan. Nel 2006 Israele ha fallito in Libano, e nel 2009 a Gaza. Le sconfitte stanno aumentando.

Sull’onda dei Latini, gli Arabi. E domani, gli Africani?

La splendida rivolta dei tunisini e degli Egiziani ha prodotto miracoli: oggi sentiamo gli Stati Uniti magnificare la “transizione democratica” mentre per decenni hanno fornito ai tiranni carri armati, mitragliatrici e corsi pratici per la tortura! Ed è lo stesso per la Francia.
E questa rivolta sta creando angoscia per le strategie del Grande Impero Statunitense, il Piccolo Impero Francese e i loro protégé (in francese nel testo, n.d.T.) d’Israele. Grazie, Arabi!

Soggetto di questa angoscia: come cambiare un po’, senza che in sostanza niente cambi? Come mantenere il dominio sul petrolio mediorientale, materie prime e – più in generale – sulle economie? E ancora, come fare per prevenire l’emancipazione dell’Africa?

Ma dobbiamo andare alle radici della situazione. Rallegrarsi dei primi passi non deve significare ignorare il cammino che ancora deve essere perseguito. Non è stato soltanto Ben Ali a depredare la Tunisia ma un’intera classe di profittatori, Tunisini ma soprattutto stranieri. Non è stato soltanto Mubarak ad opprimere gli egiziani, è stato un intero regime intorno a lui. E dietro a questo regime, gli Stati Uniti. Ciò che era importante non era la marionetta ma chi stava tirando i fili. Washington, come Parigi, sta soltanto cercando di rimpiazzare le vecchie marionette – ormai in disuso – con altre, più presentabili.

Non c’è democrazia reale senza giustizia sociale

Ciò che Tunisini, Egiziani e altri vogliono definire non è: “quale nuovo leader farà nuove promesse che non manterrà prima di averci piegato, esattamente come è sempre accaduto?”. La loro domanda è piuttosto “Avrò un vero lavoro con un vero salario e una vita dignitosa per la mia famiglia? Oppure dovrò scegliere tra prendere un barcone che affonderà nel Mediterraneo, o ritrovarmi in una di quelle prigioni europee per persone senza documenti?”.

Solo recentemente l’America Latina ha sperimentato la stessa povertà e la stessa disperazione. Gli enormi profitti derivati da petrolio, gas e materie prime andavano a gonfiare i forzieri di Exxon e Shell, mentre un Latino su due viveva al di sotto della soglia di povertà senza essere in grado di pagare un dottore o una buona scuola per i propri figli. Tutto è cominciato a cambiare quando Hugo Chavez ha nazionalizzato il petrolio, modificato tutti i contratti con le multinazionali, richiesto che pagassero tasse e che condividessero i profitti. L’anno successivo, 11.4 miliardi di dollari sono stati pagati al Ministero del Tesoro (per 20 anni la cifra era stata zero!) e questo ha dato inizio all’attuazione dei programmi sociali: salute pubblica e scuola per tutti, il raddoppio del minimo salariale, contributi per le cooperative e piccole aziende che creano posti di lavoro. In Bolivia Evo Morales sta facendo la stessa cosa. E l’esempio, il modello, si allarga. Raggiungerà il Mediterraneo e il Medio Oriente? Quando ci saranno un Chavez o un Evo arabi? Il coraggio di queste masse di persone che si stanno ribellando merita un’organizzazione e un leader che sia onesto e determinato ad andare fino in fondo.

Una vera democrazia politica è impossibile senza giustizia sociale. Ed in effetti le due questioni sono profondamente collegate. Nessuno mette in piedi una dittatura per piacere personale o semplice perversione. E’ sempre per mantenere i privilegi di una ristretta cricca che arraffa tutta la ricchezza. I dittatori sono gli impiegati delle multinazionali.

Chi è che assolutamente non vuole la democrazia?

 
Messo di fronte alla furia dei Tunisini, qual è stato “l’uomo nuovo” proposto da Washington? Il Primo Ministro del dittatore uscente! Di fronte alla volontà di cambiamento degli Egiziani, chi si sta cercando di portare al potere? Il capo dell’esercito, un uomo della CIA! Ci hanno presi per matti? Ci prendono in giro?

Cinque anni fa, Védrine, ex Primo Ministro degli esteri francese, ebbe il piglio di dichiarare che gli Arabi non erano pronti alla democrazia. Questa teoria rimane la prevalente tra l’elite francese che è più o meno apertamente anti – araba e “Islam fobica”.

In effetti, è la Francia a non essere pronto alla democrazia. E’ la Francia che ha massacrato i Tunisini nel 1937 e nel 1952, e i Marocchini nel 1945. E’ la Francia che ha condotto una guerra lunga e sanguinosa per impedire agli Algerini di esercitare il loro legittimo diritto di sovranità. E’ la Francia che, servendosi della dichiarazione del suo presidente revisionista, ha rifiutato di riconoscere i suoi crimini e di pagare i propri debiti ad Arabi e Africani. E’ la Francia che ha protetto Ben Ali fino a quando è salito su di un aereo che lo ha portato via. E’ la Francia che in tutta l’Africa ha imposto e sostenuto i peggiori tiranni.

L’attuale razzismo anti-musulmano prende due piccioni con una fava. Prima di tutto, in Europa divide i lavoratori in base alle origini (un terzo dei lavoratori francesi e belgi sono immigrati di ultima generazione) e mentre c’è tutto un fantasticare intorno al burqa, gli imprenditori, i padroni, vanno allegramente all’attacco di salari, condizioni di lavoro e pensioni di tutti i lavoratori, con o senza velo. Invece di chiedersi: “Ma chi ha imposto questi dittatori?”, e rispondere: “L’Europa, l’Europa in cima a tutti, l’Europa delle multinazionali”, gli Arabi vengono dipinti come “non pronti alla democrazia” e, di conseguenza, pericolosi. Invertendo vittima e colpevole, la vittima viene demonizzata.

Questa è la questione fondamentale e dipende da ognuno di noi fare in modo che sia evidenziata: perchè Stati Uniti, Francia & Co. – che hanno sempre in bocca la parola “democrazia” – non vogliono assolutamente una democrazia reale? Perché, se le persone possono decide da sole come utilizzare le proprie risorse ed il proprio lavoro, allora i privilegi del corrotto e dei profittatori saranno in serio pericolo!

Per nascondere il loro rifiuto della democrazia, gli Stati Uniti ed i loro alleati scuotono i media con la “minaccia islamica”. Che ipocrisia! Li vediamo forse richiamare attenzione e creare allarmismo su quegli Islamici che a loro sono sottomessi, come il regime odioso dell’Arabia Saudita? Li sentiamo forse scusarsi per aver finanziato gli Islamici di Bin Laden per far cadere un governo afghano di sinistra che aveva emancipato le donne?

Il nostro ruolo è importante

 
Il nostro mondo sta cambiando molto velocemente. Il declino degli Stati Uniti apre nuove prospettive per la liberazione dei popoli. Si possono facilmente prevedere e sono verosimili grandi sollevazioni di massa…

Ma quale direzione prenderanno? Il loro risultare positive dipende dalla capacità di ognuno di noi di far circolare informazioni autentiche, che vengano rese note le vergognose storie del passato e che le strategie segrete vengano smascherate. Tutto questo sarà utile a dare il via ad un importante dibattito, popolare ed internazionale: qual è il sistema economico, quale la giustizia sociale, di cui le persone hanno bisogno?

Le informazioni ufficiali su questo argomento sono catastrofiche, e non lo sono a caso. Quindi, se il dibattito deve cominciare ed allargarsi, ognuno di noi ha un importante ruolo da recitare. Informare è la chiave. Come si dovrebbe fare? Torneremo a parlarne in un altro articolo, fra pochi giorni.

Michel Collon
Fonte: www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=23610

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cuar di DANIELA FANTONI

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