Ciò che il New York Times ha omesso sulla conta dei morti
DI DAVE LINDORFF
Nell’edizione domenicale del New York Times, sulla pagina dedicata alle opinioni, un elenco orribile ed una mappa che riporta graficamente il massacro causato dalla guerra Usa in atto in Iraq. L’assistente per la ricerca al Brookings Institution, Adriana Lins de Albuquerque, mostra che 202 persone sono morte “come risultato della ribellione” in un periodo di 14 giorni durante le prime due settimane del nuovo anno.
Ma il quadro non e’ veritiero, lasciando fuori almeno tanti quanti ne sono stati inclusi.
Prima di tutti, e piu’ importante, come Lins de Albuquerque ne dà nota nella sua breve spiegazione, la tabella non dà nessuna informazione sul numero di ribelli iracheni uccisi dalle forze Usa durante lo stesso periodo, e neppure fornisce la cifra dei civili iracheni “uccisi accidentalmente dalle forze della coalizione”.Come Lins de Albuquerque spiega, questa informazione non è disponibile “a causa dei limiti posti ai reporters”, (si e’ dimenticata di menzionare che mancano anche le persone uccise dalle truppe irachene e dalla polizia).
In realta’ noi sappiamo, dai resoconti del governo iracheno supportato dagli Usa, che gli Stati Uniti hanno ucciso “accidentalmente” civili iracheni in percentuale straordinariamente più alta di quella con la quale gli americani hanno ucciso i ribelli e piu’ alta della percentuale con la quale le forze Usa sono state uccise dai ribelli. Se questo resoconto e’ corretto, allora una conta delle vittime causate dall’esercito americano sarebbe molto piu’ alta di quella realizzata dalla signora Lins de Albuquerque.
Se queste proporzioni sono corrette, gli Usa stanno probabilmente uccidendo ancora piu’ civili nella media del 38 percento o del totale dei morti (76 civili nelle prime due settimane di Gennaio) causate dalla ribellione.
Per tutti questi mass media che sono focalizzati sulle brutalita’ delle ribellioni, sembrerebbe che i ribelli siano diventati piu’ selettivi ed efficienti degli Usa nei loro attacchi, uccidendo principalmente truppe irachene, polizia irachena e truppe della coalizione.
Naturalmente, molti civili uccisi dagli americani e dalla coalizione sono state delle vittime “accidentali” secondo una definizione forzata del termine. La verità è che, per tutto il tempo, gli aerei americani stanno bombardando obiettivi urbani con armi al napalm da 500 e 1000 libbre. Occasionalmente sara’ riportato che una di queste armi ha colpito un obiettivo sbagliato, ma anche quando colpiscono il vero bersaglio, e’ giusto dire che il cosidetto “danno collaterale” e’ esteso e terrificante.
In aggiunta, ci sono elicotteri e mitragliatrici, progettati per coprire completamente la vasta area sotto il fuoco mortale, uccidendo ogni cosa vivente in queste “zone morte” con proiettili che penetrano anche muri di cemento. Quando i civili muoiono per mano di queste genuine armi di distruzione di massa, la loro fine puo’ essere duramente chiamata “accidentale”.
Una piccola sorpresa che il resoconto del governo iracheno abbia scoperto che un terzo delle morti casuali per mano Usa sono bambini sotto i 14 anni.
Infine, le truppe Usa di terra stanno uccidendo i civili ad un tasso scandoloso, grazie alla politica dello “spruzza e prega” nello smantellare ogni cosa nel raggio di 360 gradi in ogni momento essi giungono sotto il fuoco nemico.
E’ poco sorprendente che i giornalisti in Iraq siano tanto spaventati di essere uccisi “accidentalmente” dalle forze americane quanto di essere attaccati dai ribelli o coinvolti in un attentato.
Piccola sorpresa che anche le autorità dell’esercito Usa hanno una politica del non rivelare il numero totale di civili o ribelli morti. Gli orribili dettagli della loro campagna di massacro non sono conosciuti nè in Medio Oriente nè in America.
Neppure al New York Times, dove la stampa dell’elenco completo non sarebbe entrata in una sola pagina dedicata alle opinioni.
Dave Lindorff
Fonte:www.counterpunch.org/lindorff01172005.html
17.01.05