Continuano le pressioni dei governi occidentali sui paesi asiatici per convincerli ad applicare anche loro le sanzioni nei confronti della Russia. Washington però lo sa bene, quando si tratta di Europa è un conto, quando si va più verso est il rischio di sentirsi rispondere picche è molto più alto.
Dopo il gigantesco no della Cina, affermato e ripetuto più volte, anche il Kazakistan – membro dell’Unione Economica Eurasiatica (UEE) insieme a Bielorussia, Russia, Armenia e Kirghizistan – prende posizione ufficialmente e afferma la sua contrarietà alle sanzioni economiche alla Russia.
Ad affermarlo Mukhtar Tleuberdi, vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri, in un’intervista rilasciata la scorsa settimana a un canale statale.
“Il nostro paese si oppone tradizionalmente all’uso delle sanzioni come strumento di pressione nelle relazioni interstatali. […] L’applicazione di qualsiasi sanzione economica o politica, come dimostra l’esperienza, non è il modo più efficace per risolvere le controversie e i conflitti internazionali, quindi il Kazakistan non intende unirsi alla pressione delle sanzioni sulla Federazione Russa e prendere qualsiasi iniziativa che possa in qualche modo violare gli interessi della Russia e contraddire lo spirito del nostro partenariato. In generale, l’isolamento dell’economia russa, una delle più grandi del mondo, è naturalmente dannoso per lo sviluppo dell’intera economia globale nel lungo periodo. A questo proposito, crediamo che la comunità internazionale dovrebbe continuare a promuovere la ricerca di una risoluzione pacifica del conflitto tra Mosca e Kiev”.
Dopo il fallimento delle rivolte di inizio 2022, dietro le quali qualcuno sentiva puzza di rivoluzione colorata, ecco che l’Occidente incassa dal Kazakistan la seconda batosta in pochi mesi.
Massimo A. Cascone, 11.04.2022