DI PAOLO BARNARD
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Il complotto c’è, ma non è quello che credete. Innanzi tutto non ne è protagonista Berlusconi, questa volta. Poi non ci sono eminenze grigie che si incontrano nei palazzi del potere italiano per tramare accadimenti. Infine è smascherabile con facilità. E’ il complotto degli idioti, dei sopraffini stolti che rispondono al nome di Gruppo Editoriale l’Espresso e Repubblica, di IDV (col seguito grill-travagl-guzzan-santoriano), e infine di ‘belle anime’ dell’intellighenzia italiana che stanno fioccando a firmare la cosa più inutile degli ultimi 20 anni. Un drappello di disorientati sepolti da 15 anni di sconfitte a rotta di collo e ridotti a sbraitare di nani e ballerine nel più duraturo smarrimento politico che si ricordi nell’Italia moderna. Ma loro no, duri insistono, fessi indefessi.
Nella foto: Dino Boffo
Prima di svelare il complotto, vi invito a un gioco utile. Facciamo che io non sono un giornalista, e che sono invece un cittadino al bar che legge il giornale, e che usa la sua testa (cioè fa informazione, la vera unica informazione utile per lui/lei persona).
Leggo: ROMA – “Dino Boffo si è dimesso da direttore dell’Avvenire con una lettera inviata al cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana: “Non posso più accettare una guerra sul mio nome”. Immediata la replica della Cei che ha accettato la scelta “con profondo rammarico”. “Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora per giorni e giorni una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani”.
Poi però penso: Perché si è dimesso? Dicono che è innocente, che sono balle già ampiamente smentite. Ha il Vaticano dalla sua, compatto. Allora: ‘sto tizio ha dalla sua un arsenale atomico, e scappa davanti alla cerbottana di Feltri? Non mi quadra.
Leggo: “Bagnasco: Attacco mediatico inqualificabile. Il presidente della Conferenza episcopale Italiana, cardinale Angelo Bagnasco, prende atto con rammarico delle dimissioni irrevocabili del dottor Dino Boffo dalla direzione di Avvenire. “Nel confermargli, personalmente e a nome dell’intero episcopato, profonda gratitudine per l’impegno profuso in molti anni con competenza, rigore e passione, nel compimento di un incarico tanto prezioso per la vita della chiesa e della società italiana – afferma la nota della Cei – Bagnasco esprime l’inalterata stima per la sua persona.”
Leggo: “Avvenire: Bassa macelleria giornalistica. Si è trattato di un’operazione di bassa macelleria giornalistica. Il direttore de Il Giornale – e gli altri che via via si sono accodati – nascondendosi dietro al diritto di cronaca ha frantumato la deontologia del nostro mestiere, ha calpestato i sentimenti e l’onore di Boffo e della sua famiglia. Ringraziando Boffo per i suoi quindici anni alla direzione del loro quotidiano, parlano di un “plateale e ripugnante attacco” e promettono di continuare il loro lavoro al servizio della democrazia e della Chiesa”.
Poi però penso: Un attimo. Stima inalterata, rammarico, gratitudine, uomo competente, rigoroso, prezioso alla Chiesa… e lo scaricano. Al suo giornale parlano di onore, ringraziamenti, ripugnante attacco… e lo scaricano. Volete farmi credere che se Bagnasco o il suo capufficio tedesco avessero detto “Ehi, Boffo, ma dove credi di andare? Tu stai qui e qui rimani”, il pio Dino si sarebbe impuntato? Non quadra. L’hanno scaricato. Perché?
Leggo: ROMA – “La notizia delle dimissioni del direttore di Avvenire viene battuta dalle agenzie mentre il Consiglio dei ministri è agli sgoccioli. Gianni Letta l’aveva saputa in anticipo, direttamente dal cardinale Bagnasco… (Per Berlusconi) ecco i due fronti su cui far scattare la controffensiva: biotestamento e accordi sulle candidature per le regionali di marzo… “Dobbiamo capire cosa fare con Casini” – ha poi proseguito il premier passando a parlare di regionali – “se dobbiamo lasciarlo andare da solo o se invece non ci convenga provare un accordo”. Domanda retorica se è vero che Berlusconi avrebbe già affidato a Franco Frattini l’incarico di trattare riservatamente con Casini le condizioni per un’alleanza con il Pdl. L’accordo con il figliol prodigo insomma è un tassello fondamentale della strategia di Berlusconi. Non solo per riallacciare un rapporto positivo con la Cei…”
Poi però penso: Bagnasco che frigge dall’indignazione per la sorte dell’agnello sacrificato Boffo, ma chiama Letta. Gianni Letta, forse il più notorio mercante di vacche della Storia repubblicana, e per dirgli cosa? Guarda caso, poi Berlusconi rapidamente sgancia l’obolo al Vaticano: assicurazioni del passaggio liscio di un testamento biologico-cilicio fra Camera e Senato, col silenzio assenso di Fini, e l’apostolo Pierferdinando di nuovo fra i dodici. Al mercato delle vacche si sono detti: tu mi levi di torno quel veterinario rompicoglioni e metti in riga la sua truppa, io ti do cinque buoi e dieci galline. Qua la mano.
E vengo al complotto degli idioti.
Leggo: “Dai calcoli che hanno fatto vedere al premier sarebbero infatti 7 su 13 le regioni in cui l’apporto dei centristi è determinante: il Piemonte, la Liguria, le Marche, il Lazio, la Campania, la Puglia e la Calabria. La Lega infatti ha alzato il prezzo e pretende tre regioni ‘pesanti’, mentre Berlusconi non può permettersi di cedere la Lombardia perché teme l’ira di Formigoni e paventa un suo immediato passaggio tra i centristi.”
Poi però penso: Fa sempre schifo il mercato delle vacche romane, ma a pensarci bene anche se nelle stanze dei bottoni i politici giocano il loro Monopoli, come fanno poi a trasformarlo in realtà? Perché un conto è dire “Pierferdinando, tu mi dai tot voti per avere la Liguria”, oppure, “Silvio, io la Lombardia non la mollo a Umberto”, ma poi devono fare i conti con la gente che vota, e come fanno a essere così sicuri che voteranno esattamente secondo gli inciuci prestabiliti? Già, come fanno? Come fa Casini a promettere tot casalinghe e benpensanti a colpo sicuro al destinatario? E allora diciamocelo chiaro: siamo noi italiani a fare la differenza, siamo noi alla fine che da capre fetenti permettiamo ai politicanti di rimestare sterco all’infinito. Siamo noi, gli stronzi, e allora che senso ha fare i crocchi di belle anime intelligenti e firmare appelli che solo la minoranza dei disorientati perdenti di cui sopra abbraccia? Che senso ha questo stolido complotto che si accanisce maniacalmente sul Cavaliere, quando egli è solo l’ombra sul muro di milioni di italiani? Non converrebbe lavorare per cambiare quegli italiani?
Siamo noi, non lui, cari Repubblica, Espresso, Times, El Pais, D’Avanzo, Flores D’Arcais e soci. E piantatela di sbraitare baggianate come “Dino Boffo è stato ucciso sulla pubblica piazza con una menzogna”, o “per punirlo delle sue opinioni, un uomo è stato disseccato da una mano micidiale che ha raccolto contro di lui il potere della politica, dello Stato, dell’informazione”, perché quel povero Cristo lo ha fatto fuori Ratzinger in cambio di cinque buoi e dieci galline. Piantatela di scrivere “Ora che c’è un morto, viene il freddo alle ossa pensare che anche una prudente critica, una sorvegliata disapprovazione può valere, nell’infelice Paese di Berlusconi, il prezzo più alto: la distruzione morale e professionale”. Davvero? Allora spiegaci, D’Avanzo, come è possibile che da anni le orde grill-travagl-guzzan-santoriane troneggino in prima serata RAI e nei maggiori teatri, riversando di tutto su Berlusconi, se è vero, o anche solo ipotizzabile, che nell’Italia del Cavaliere persino “una prudente critica, una sorvegliata disapprovazione può valere, il prezzo più alto: la distruzione morale e professionale”. Ma la piantate di prenderci per il sedere? Perché tu e il tuo giornale di perdenti recidivi e di spocchiosi Micromegalici, mentre complottate da straccioni per incidere un’inezia nella fiancata del bolide PDL, tacete oculatamente su ciò che a noi persone vere sta stracciando l’esistenza. Infatti, i vostri ignari intelligenti fioccano ad apporre la loro firma contro l’insignificante peduncolo italiano dei poteri sovranazionali, mentre il Trattato di Lisbona sta abolendo il nostro parlamento e il 90% delle leggi del Paese; mentre Obama ci costringe a sobbarcarci 28 miliardi di euro di spese militari, soldi che servirebbero ai disperati servizi pubblici italiani per reggere l’impatto divorante dell’apertura degli appalti al Libero Mercato delle corporations secondo gli accordi GATS dell’Organizzazione Mondiale del Commercio; mentre il ‘senato mondiale degli investitori internazionali’ ha già deciso in sei mesi di crisi il futuro lavorativo, matrimoniale, educativo, riproduttivo e democratico di due generazioni di esseri umani in tutto il pianeta, Italia inclusa; mentre “nel solo marzo del 2009, il governo di Roma ha stanziato 12,8 miliardi di euro per salvare il settore bancario e quello auto/elettrodomestici… una cifra quasi identica a quella della finanziaria di quest’anno (13,1 miliardi), con la quale si sarebbe potuto aiutare il 38% delle famiglie italiane in difficoltà”; mentre le crisi – finanziarie, sanitarie o terroristiche – vengono create ad arte e a ritmo costante proprio per usare l’emergenza come demolitrice dei nostri diritti fondamentali acquisiti in 250 anni di lotte dal basso.
Ma voi, complottisti ossessionati dal peduncolo Berlusconi, chissà perché su queste cose non le fate mai le prime pagine, mai le raccolte di firme. Macché, e avete la faccia tosta di scrivere che gli inciuci Vaticano-Cavaliere o le sue scopate sono “la scena che dentro le istituzioni e nel Paese dovrebbe preoccupare chiunque”. Ma sta-te scher-zan-do? Non siete in malafede, salvo note eccezioni, siete proprio idioti purosangue. E voi, seguaci non pensanti dei complottisti disorientati, non ce la fate proprio a vedere che la pochezza di alcuni vostri paladini, e la palese falsità di altri, vi hanno ficcato in massa contro un muro a tirar calci a delle ombre per non farvi vedere l’orda di barbari che alle spalle sta saccheggiando la vostra vita?
Al mio bar chiudo il giornale, ma non prima di aver letto le parole più vere di tutta questa vicenda, cortesia di Silvio: “…i sondaggi ci danno sempre altissimi come fiducia, io sono oltre il 68 per cento”. Bè, se due più due facesse quattro a Repubblica, saremmo in un’altra Italia.
Paolo Barnard
Fonte: www.paolobarnard.info
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5.09.2009