DI SPENGLER
Asia Times
Le persone sembrano agire irrazionalmente
quando non hanno più nulla da perdere. In guerra spesso si vede che
la parte sconfitta ha un tributo di sangue e di risorse ancor maggiore
quando la sua posizione diventa senza speranza.
Gli Americani del Sud, nella Guerra
Civile, hanno subito la maggior parte delle perdite dopo il luglio 1863,
quando la duplice sconfitta di Gettysburg e di Vicksburg rendeva le
loro posizioni indifendibili. Atene ha sofferto il maggior numero di
vittime per la scommessa siciliana alla fine della Guerra del Peloponneso.
Gli Spagnoli hanno rovinato il proprio
impero e spopolato le province più importanti nella seconda metà della
Guerra dei Trent’Anni del 1618-1648 piuttosto che cedere il dominio
alla Francia. La Germania ha avuto la gran parte dei morti dopo Stalingrado.
Il Giappone si era preparato a sostenere un numero enorme di vittime
dopo Okinawa, e la sua resistenza è terminata con un attacco nucleare.
Alcuni degli aspetti nel comportamento
apparentemente suicida nelle grandi guerre potrebbe essere presente
nell’odierno stallo per il tetto del bilancio a Washington, dove la
destra Repubblicana e la sinistra Democratica potrebbe riuscire a disfare
un compromesso. Non credo che questo accada, ancora. Ma gli estremi
della polarizzazione nel corpo politico americano sono differenti da
qualsiasi cosa a cui ho assistito nel corso della mia vita.
Se il Tea Party avesse voluto più di ogni altra cosa governare,
avrebbe dichiarato che un governo così frazionato non può realizzare
il programma per cui i suoi membri sono stati nominati al Congresso,
e che le elezioni presidenziali del 2012 dovrebbero essere un referendum
nazionale sul futuro dell’America. Si sarebbe accordato per un compromesso
temporaneo sul tetto del debito.
Il guaio è che sia il Tea Party che il Presidente Barack
Obama hanno ragioni di sopravvivenza per forzare una crisi. Obama, come
ho scritto due settimane fa, affronta una probabile sconfitta con un’economia
in bonaccia e potrebbe beneficiare da una crisi nella quale ritagliarsi
il ruolo di salvatore (vedi Obama
could stir a Tea Party crisis,
19 luglio). Gli aderenti al Tea Party potrebbe capire che non
esiste compromesso che possa andare a loro vantaggio, e quindi decidere di mandare all’aria il sistema per vendetta.
C’è anche una ragione di fondo per questo confronto: la cura per l’economia americana non è necessariamente una cura per la maggioranza della classe media. L’unico recupero fino a questo momento (e anche l’unico recupero possibile con queste circostanze) è avvenuto nei profitti aziendali e nelle quotazioni azionarie.
Ma questo va a vantaggio solo della piccola minoranza di famiglie ricche
americane che hanno titoli finanziari. La gran parte degli americani detiene la maggioranza della propria ricchezza in beni reali (principalmente nelle loro case). Non hanno alcun tipo di ripresa e nessuna prospettiva. E il cammino più rapido per il recupero è quelli di offrire anche a loro qualche beneficio.
La bolla del mercato immobiliare si è nutrita di un fiume di investimenti
stranieri in titoli garantiti dalle ipoteche e in altri asset degli
Stati Uniti; gli americani hanno risparmiato ben poco, perché gli stranieri
hanno mandato i loro risparmi fuori dall’America.
Dopo la crisi i risparmi sono saliti bruscamente e il deficit
delle partiti correnti si è ridotto della metà. E questo è quello
che si pensava accadesse: da un punto di vista macroeconomico, questa
è stata la ragione per cui la crisi era così necessaria.
I risparmi ristagnavano mentre il deficit delle partite correnti
si allargava:
dopo la crisi, l’esatto opposto
Fonte: Bureau of Economic Affairs
I risparmi del resto del mondo sono stati investiti nel mercato immobiliare americano già ipertrofico, con poche prospettive di recupero. Il dentifricio non si può far rientrare nel tubetto. L’America ha bisogno di compensare i suoi anni di mancati risparmi, e il modo normale per farlo è esportando di più altri paesi e mettere da parte i ricavi (oppure importare di meno). La riduzione del deficit delle partite correnti è un risultato corretto, in modo particolare se è provocato da un salto nelle esportazioni.
Le esportazioni statunitensi di beni e servizi
Fonte: Bureau of Economic Affairs
Solo una piccola parte della forza
lavoro americana, comunque, contribuisce all’incremento delle esportazioni.
La produzione negli US è così basata sul capitale che un notevole
incremento nel prodotto ha un impatto trascurabile sull’occupazione.
L’America sta esportando e risparmiando. Un incremento dei risparmi
equivale a un incremento della domanda di beni. Ma il bene scelto alla
fine degli anni ’90 e all’inizio degli ‘00, gli immobili, continuano
a soffrire un declino delle richieste.
I prezzi delle abitazioni (30 maggiori mercati metropolitani)
Fonte: S&P Case-Schiller Index
L’immobiliare deve affrontare un
vento contrario che potrebbe durare in modo indefinito, come ho mostrato
nello studio del maggio 2009 per First Things intitolato “Demografia
e Depressione.” Come scrissi:
La popolazione degli Stati Uniti è
salita da 200 a 300 milioni dal 1970, mentre il totale delle famiglie
di due genitori con figli è oggi lo stesso di quando fu nominato Richard
Nixon, circa 25 milioni. Nel 1973 gli Stati Uniti avevano 36 milioni
di unità abitative con tre o più stanze, non molte di più delle famiglie
di due genitori con prole, il che significa che l’offerta di case
era più o meno in linea con il numero delle famiglie. Nel 2005 il numero
delle unità abitative con tre o più stanze è raddoppiato giungendo
a 72 milioni, anche se gli Stati Uniti avevano lo stesso numero di famiglie
con due genitori e figli.
E la cosa andrà a peggiorare, non
a migliorare: l’economista di Virginia Tech, Arthur C. Nelson, prevede
che negli Stati Uniti le famiglie con figli nel 2025 saranno solo un
quarto del totale, in confronto al 50% del 2010, proprio quando i
Baby Boomers andranno in pensione, e che la domanda per la case
singole di ampia metratura cadrà del 40%.
Tutto questo lascia la gran parte delle
famiglie americane nei guai: secondo il più recente sondaggio della
Federal Reserve sulla ricchezza personale, gli immobili delle famiglie
americane valgono circa un terzo in meno del 2006, ossia 16,1 trilioni
contro 22,7 trilioni. Il problema è che la maggior parte degli statunitensi,
che nel 2007 si avvicinavano all’età della pensione, ha la maggior
parte della propria ricchezza netta in beni non finanziari.
A parte l’immobiliare, la seconda
più grande componente della ricchezza della classe media era formata
da azioni delle piccole imprese. Le piccole imprese non hanno avuto
alcuna parte nel recupero. Un metro approssimativo degli introiti delle
piccole imprese è fornito dalle entrate degli imprenditori non agricoli,
riportato nelle tabelle del PIL.
Come indica la tabella sottostante,
i profitti delle grandi aziende hanno raggiunto il massimo, ma le entrate
degli imprenditori sono rimaste al di sotto livello di picco precedente
alla recessione. Giudicando dai sondaggi pubblicati dalla National
Federation of Independent Business e da altre organizzazioni, le
piccole imprese rimangono in piena crisi. E la cosa non sorprende per
le ragioni elencate in un recente studio degli economisti della New
York Federal Reserve. La gran parte della crescita delle piccole
imprese nel corso dello scorso decennio era dovuta alla bolla immobiliare.
I profitti delle grandi aziende
salgono
mentre i redditi dei piccoli imprenditori ristagnano
Fonte: Bureau of Economic Affairs
Quando i profitti aziendali salgono,
lo stesso avviene per le azioni. Il problema è che il 10% delle famiglie
più ricche americane per patrimonio netto possiede circa l’80% di
tutte le azioni possedute dalle famiglie. Questo dato non prende in
considerazione i fondi pensione aziendali, il veicolo tramite il quale
i meno abbienti riescono a partecipare al mercato azionario.
Ciononostante, la vasta maggioranza
delle famiglie statunitensi ha concentrato la propria ricchezza nell’immobiliare
nel decennio che ha preceduto la crisi, e apparentemente per buone ragioni.
Con i prezzi delle case che salivano del 10% l’anno e le banche che
chiedevano un anticipo del 10% o anche meno per la gran parte dei mutui,
il tasso di resa on equity per un proprietario di case a questi termini
era spesso del 100% all’anno. Nessun altro genere di asset poteva
offrire un così alto ritorno a disposizione per le grandi masse.
Il cammino degli Stati Uniti verso
il recupero si poggia sulle esportazioni. Non c’è altro sistema.
Il tasso di crescita delle nazioni emergenti con popolazioni giovani
che lottano per entrare nel mondo moderno supera di molto quello delle
economie mature, compresi gli Stati Uniti. Gli americani devono risparmiare,
e le esportazioni generano ricavi da risparmiare. Ma il tipo di esportazioni
in cui l’America eccelle, tra cui i prodotti agricoli, impieghi una
frazione irrisoria della forza lavoro. E i benefici finanziari di questo
cambio di approccio – nella forma quotazioni più alte per le azioni
– toccherà principalmente il 10% delle famiglie più ricche.
Il Tea Party riflette le frustrazioni
della classe media, specialmente la classe media di mezz’età in posti
dove non riesci a vendere la casa, a tirare avanti un’impresa e pagarsi
la pensione. Crede che i taglio del deficit sia il problema e
un bilancio più equilibrato sia la soluzione. Hanno una parte di ragione.
Il deficit federale è il mostro che ha divorato il mercato del
credito. La crescita del debito pubblico corrisponde esattamente al
declino delle somme prese a prestito.
Il collasso dei mutui contemporaneo all’ascesa
delle somme prese a prestito dal governo
Fonte: SIFMA
Eliminando il debito pubblico (che
al momento vorrebbe dire ridurre le spese governative di circa il 10%
del PIL) non porterebbe, comunque, a un recupero della quantità di
mutui, ma a un schianto economico sul livello del 1933. l’idea che
un bilancio equilibrato risolva i problemi dell’America ha il fetore
di un culto millenario. L’America sta spendendo davvero troppo, e
ha bisogno di rimettere in sesto le sue finanze.
Ma questo richiede la crescita economica
e alzare le entrate fiscali, e un taglio massiccio alla spesa non porterebbe
quasi a niente. Per questo, gli Stati Uniti hanno bisogno di deregulation
e di tagli alle tasse, e questo porterebbe a vivere con il deficit
un po’ più a lungo. È stato Ronald Reagan che scioccò la saggezza
convenzionale nei primi anni ’80 quando disse al paese di non preoccuparsi
del deficit e i suoi tagli alle tasse fecero ripartire l’economia.
Il Tea Party ha la possibilità
di diventare un catalizzatore per un cambio economico fondamentale.
Ma potrebbe anche diventare la Ghost Dance della bolla immobiliare
americana, un movimento millenario ispirato dalle situazioni più angoscianti,
come la patetica resistenza degli Indiani delle pianure già sconfitti
dopo il 1890, o i culti dei cargo in Nuova Guinea negli anni ’40.
La cura economica di cui gli Stati Uniti hanno bisogno beneficerà lentamente
la bersagliata classe media, e troppo tardi per impedire la miseria
di molti.
Se i fondamentali dell’economia lasceranno
la classe media al freddo, allora il nocciolo dell’elettorato della
sinistra più radicale sarà ben congelato. Lo stato sociale sta collassando
perché non ci sono soldi per sostenerlo. I governi locali e statali
hanno eliminati 400.000 posti di lavoro dall’agosto del 2008, e stanno
tagliando le spese al tasso annuale del 2,4%. Tutto questo devasta i
sindacati del settore pubblico, il cuore degli attivisti nell’elettorato
del Partito Democratico.
Inoltre, gli statunitensi più poveri
e meno istruiti non hanno visto traccia del recupero. Gli studenti che
hanno abbandonato le superiore hanno un tasso di disoccupazione del
13%, mentre quelli con una laurea hanno un tasso pari al 4,5%. La discrepanza
è molto più acuta, perché la partecipazione alla forza lavoro di
quelli che hanno lasciato le superiori è solo del 46% contro il 77%
dei lavoratori che hanno completato gli studi superiore.
Né i Repubblicani della classe media
che seguono il Tea Party, né il cuore dell’elettorato Democratico
che ha eletto Barack Obama possono fare molto per gli esiti del dibattito
sul bilancio. Questo spiega il perché il tetto del debito è diventato
come una parete di roccia da scalare, per lo sgomento dei mercati finanziari.
Non credo che l’America questa volta
sorpassi il limite. Gli aderenti al Tea Party accetteranno alla
fine l’idea di dover tenere delle polveri asciutte per le elezioni
presidenziali del 2012. Ma la polarizzazione della politica americana
peggiorerà, e non farà altrimenti, e la crisi della governance
verrà ritardata ma non disinnescata se il congresso e il presidente
raggiungeranno questa settimana l’accordo sul bilancio.
Fonte: http://www.atimes.com/atimes/Global_Economy/MH02Dj05.html
01.08.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
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