IL CAPITALISMO, UN SISTEMA ECONOMICO CONDANNATO DALLA SCIENZA

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DI GILLES BONAFI
Mondialisation.ca

Quando si parla della crisi attuale si dicono un sacco di sciocchezze, ma numerose voci cominciano ora a porsi il problema di un sistema economico strutturalmente irrecuperabile che spinge l’umanità alla catastrofe, che, come avevo già sottolineato, non è se non il riflesso di noi stessi secondo la legge della potenza (legge di Pareto) e dei frattali. A trionfare sono dunque i peggiori (non i migliori), quelli che non hanno scrupoli e il cui ego è più sviluppato, i superpredatori; indipendentemente dal sistema all’opera (comunismo o capitalismo che sia), s’impone la legge della potenza e dei frattali. Non dimentichiamo che la legge di Pareto è esponenziale; una curva, in altri termini, che tende all’infinito, cosa impossibile nel nostro mondo finito, la biosfera.

Il funzionamento del nostro sistema non può dunque sfuggire a uno dei principi scientifici fondamentali: l’entropia.


Principio d’equilibrio

Per meglio capire, bisogna ricominciare dall’inizio e rendersi conto di cosa è il principio d’equilibrio, che si applica anche al nostro sistema economico. La chiave di tutto sono i matematici, che però disgraziatamente dimenticano l’essenziale – la spiritualità, o meglio la coscienza – e ci fanno ripudiare una materia in grado di spiegare tutto.

Cominciamo dallo zero e osserviamolo: 0. La parola viene dall’arabo “sifr”, che vuol dire “vuoto”, e rappresenta il vuoto delimitato da un cerchio, il serpente che si morde la coda (Ouroboros), simbolo dell’equilibrio che troviamo in tutti gli angoli dell’universo (l’atomo, la cellula, l’uovo, la terra) e in tutte le religioni.

Una curva esponenziale tende all’infinito, come la retta. Avrete capito dove voglio arrivare: tracciare una retta in un cerchio è impossibile, si finisce col toccare la circonferenza. Il rapporto dell’infinito, il caos (esponenziale e retta) e del finito (cerchio) si chiama “pi”.

Gli antichi savi l’avevano perfettamente compreso e definivano il principio d’equilibrio come la successione di fasi di disordine, di espansione e di contrazione, di ordine dal caos come spiega la teoria del Tsimtsoum (teoria che nasce dagl’insegnamenti di Isaac Louria. NdT).

In effetti, niente può svilupparsi all’infinito, e finiamo sempre con l’arrivare alla contrazione (tsimtsoum); la si ritrova a livello dell’uomo con la respirazione o delle stelle che divengono giganti rosse (espansione) poi nane bianche (contrazione), ma anche nella famosa favola della rana che voleva diventare più grande di un bue, un racconto che si applica perfettamente alle nostre elite e a quel che sta succedendo ai nostri giorni.

È sotto quest’angolo che bisogna analizzare l’attuale crisi economica. La nostra economia è in una fase distruttiva, di contrazione (principio fondamentale dell’equilibrio), di entropia.

Entropia e crisi economica

Einstein ripeteva costantemente che secondo lui la legge della fisica più importante era “il secondo principio della termodinamica”, cioè il concetto di entropia.

Per capire la nozione di entropia bisogna riportarsi alle leggi della termodinamica.
Studiare l’entropia di un sistema significa misurare il suo grado di disordine.
Secondo le leggi della termodinamica, un sistema la cui entropia aumenta finisce col generare disordine (caos) e col disperdere in modo incoerente l’energia; e la situazione si applica perfettamente a noi e al nostro sistema economico.

In effetti l’uomo consuma in modo incoerente l’energia (alimentazione, energie fossili) e quindi aumenta il disordine, il caos (inquinamento, distruzione delle altre specie). I matematici Arnaud Chéritat e Xavier Buff hanno recentemente dimostrato che il caos è onnipresente nei sistemi dinamici, e dunque nel nostro sistema economico. Si tratta di una rivoluzione profonda, perché prova in modo matematico l’impossibilità di prevederne il comportamento a lungo termine.

Se volete approfondire l’argomento, studiate l’affermazione dei due matematici secondo cui “esistono insiemi di Julia positivi”.

La dichiarazione di Paul Jorion sulla necessità di vietare le scommesse sulle fluttuazioni dei prezzi ha trovato un alleato importante, la scienza!

Non vi saranno sfuggite le principali implicazioni della scoperta. La finanzia non dovrebbe più esistere perché introduce caos nel sistema.

Le soluzioni

Fino ad oggi sono state proposte poche soluzioni per risolvere questo profondo disfunzionamento, questo iato fondamentale nel funzionamento dell’uomo (microcosmo), che opera in circuito aperto in un mondo finito (macrocosmo). Ora, a lungo termine la vita non può sussistere senza l’unione tra il principio di equilibrio e l’armonia alla base della nostra vita spirituale comune (coscienza) e della vita presso i popoli primitivi.

Frédéric Lordon, ricercatore del CNRS, criticava l’ideologia neoliberale sostenendo che “Alain Minc non è capace di sostenere un solo argomento economico senza invocare la legge della gravità”.

Eppure Alain Minc ha fondamentalmente ragione, ma ha scelto il peggio (legge della giungla) e non il meglio (legge di Pareto, entropia e frattali) per giustificare un sistema economico che non resiste a un’analisi anche solo superficiale, e meno ancora a un’analisi matematica. Per l’ideologia neoliberale tutto si riassume infatti nella legge della giungla: la legge del più forte diventa la legge della potenza (legge di Pareto), e dunque “il lato oscuro della forza”.

Frédéric Lordon non si limita però a criticare, e avanza una proposta che nessun media ha ripreso: chiudere la Borsa. Ecco un’idea interessante; la finanza è il cuore del sistema e favorisce l’evoluzione esponenziale dei debiti e del caos. Inoltre oggi sappiamo che 5 banche statunitensi controllano quasi la metà dei prodotti derivati (oltre 20.000 miliardi di dollari) e hanno messo in opera un gigantesco insider trading, grazie ad algoritmi finanziari che permettono di guadagnare sempre e, ovviamente, senza nessun collegamento con la realtà economica. Nel mio articolo “Perchè l’economia mondiale non è crollata nel 2009 ?” sostenevo che “Bisogna capire che la Borsa non ha che una sola funzione sociale, fornire capitali alle aziende. Ma attualmente accade il contrario, ed è l’intera società ad essere presa in ostaggio e spogliata delle sue ricchezze a esclusivo vantaggio di pochi”.

Siamo sempre più numerosi a protestare, come Omar Aktouf, professore dell’HEC Montréal o Paul Jorion.

Frédéric Lordon mette oramai in luce il vero funzionamento della finanza: “in Borsa, le aziende più che approvvigionarsi di capitali vengono depredate, perché quel che gli azionisti prendono (in dividendi e rastrellamento di azioni) finisce per superare quel che concedono. In conclusione non è più la Borsa a finanziare le aziende, ma sono le aziende a finanziare la Borsa”.

La finanza è dunque il punto in cui si concentrano le “metastasi” di un corpo malato, che bisogna amputare prima di una loro propagazione.

Bisogna però essere chiari: si tratterà solo di una tappa. Il cuore del dibattito dovrà essere la necessaria rimessa in causa del capitalismo: pensare un sistema economico che funzioni in circuito chiuso, al cui centro si trovi l’uomo e non il denaro, criminalizzare la ricchezza eccessiva fissando un tetto per i patrimoni personali, ideare un sistema distributivo (e non ridistributivo) che metta la conoscenza al giusto posto e che innalzi l’uomo invece di trasformarlo in animale (mito di Circe) e in schiavo.

“Per capire impariamo a sognare!” August Kekulé.

Gilles Bonafi (professore di analisi economica)
Fonte: http://gillesbonafi.skyrock.com
Link: http://gillesbonafi.skyrock.com/2829664192-Le-capitalisme-un-systeme-economique-condamne-par-la-science.html
3.04.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CARLO PAPPALARDO

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