DI ENRICO MORICONI
Liberazione
Come maiali e mucche diventano riciclatori di rifiuti industriali
E’ di nuovo tempo di allarmi alimentari legati alla filiera di prodotti animali: qualche giorno fa sono stati comunicati gli esiti di una ricerca svedese che accusa gli hamburger di essere tra gli agenti scatenanti dell’Alzheimer, quasi contemporaneamente in Italia si è avuta la segnalazione di bambini colpiti da escherichia coli presente nel latte crudo contaminato, in questi giorni verranno abbattute le 1600 pecore vicino a Taranto colpevoli di aver pascolato in prati alla diossina e l’Europa si trova di nuovo alle prese con la diossina rilevata nelle carni di maiale e di bovino allevati in Irlanda.
Di nuovo, perchè già nel 1999 si era avuto un episodio di contaminazione di moltissimi allevamenti a causa di mangimi contenenti diossina prodotti in Belgio. Le carni ed i mangimi si erano diffusi in tutto il continente. Adesso la vicenda si ripropone e, mentre nel ’99 erano interessati polli e suini, questa volta insieme ai maiali sono stati colpiti i bovini.
In verità dopo quel primo episodio arrivato alle cronache la diossina è stata compagna sgradita delle attività zootecniche in tutti questi anni: nel gennaio del 2006 prosciutti e carne di maiale proveniente dal Belgio avevano presentato la stessa problematica in modo grave, dal 2003 è iniziata la trafila di ritrovamenti nel latte di bovini e bufali soprattutto a sud, con una continuità inarrestabile, dall’inizio del 2008 sono iniziate le plurime segnalazioni di contaminazione nel Tarantino e di nuovo in Campania.
La presenza di diossina è in costante e preoccupante aumento. La diossina che esce da impianti industriali, da inceneritori o che è causata dal traffico automobilistico si deposita sui terreni e da qui passa nei vegetali e poi nel latte, nelle uova, nelle carni di animali che hanno mangiato questi vegetali, passa cioè nella catena alimentare animale e poi umana.
La presenza della diossina è comune a tutta la penisola, dal sud al nord: in Valtellina è stata trovata nei polli, a Vercelli nelle uova e nel latte dell’unica azienda controllata.
I casi più gravi, come quello dei polli del Belgio e dei maiali e bovini dell’ Irlanda, indicano però un altro meccanismo: la molecola non arriva “dal cielo” ma viene direttamente immessa nei mangimi. La causa è sempre una sola e cioè il desiderio di guadagno da parte di imprenditori senza scrupoli che, non contenti di lucrare su sostanze di basso costo vendute a caro prezzo, approfittano della capacità degli animali di riciclare sostanze di scarto per introdurre nei mangimi rifiuti veri e propri, anche pericolosi. Da sempre agli animali allevati sono stati dati degli scarti come cibo, in particolare il maiale era allevato con gli scarti di cucina. Nelle fattorie, con gli animali, da un punto di vista ecologico, si chiudeva il cerchio. Si trattava di pochi animali e di rifiuti organici. Ora invece nell’allevamento industriale si riciclano … rifiuti industriali.
La diossina è un prodotto di scarto che invece di essere smaltito come rifiuto tossico viene somministrato agli animali. Il guadagno è enorme: si incassa il costo dello smaltimento e in più si ricavano i soldi dalla vendita del mangime così addizionato. Un bell’affare non c’è che dire anche se nel caso dell’Irlanda la causa ufficiale si dice sia un problema tecnico dovuto al guasto di una apparecchiatura.
Ora c’è la corsa a rassicurare i consumatori per non danneggiare la filiera e gli operatori del comparto, che però invece di dimostrare coscienza sociale ed etica imprenditoriale non smettono di speculare sulla salute dei consumatori e di trattare gli animali come pattumiere.
Infine due considerazioni. In Italia si fanno circa 200 campioni di routine ogni anno in tutto il paese per la ricerca della diossina, e solo in caso di riscontri positivi o di segnalazioni la ricerca si infittisce, ed è facilmente immaginabile che le positività non sono che una piccola punta di un iceberg enorme, perché se bastano pochi campioni a individuare la molecola vuol dire che il problema è diffusissimo.
Inoltre abbiamo qualche difficoltà a credere alle raccomandazioni sulla sicurezza per i consumatori se è stato ammesso, solo dopo cinque anni, che il primo famoso scandalo (quello del 1999) ha causato la morte di almeno 250 persone per colpa della diossina.
Enrico Moriconi
Fonte: www.liberazione.it
11.12.08