La redazione non esercita un filtro sui commenti dei lettori, a meno di segnalazioni riguardo contenuti che violino le regole.

Precisa che gli unici proprietari e responsabili dei commenti sono gli autori degli stessi e che in nessun caso comedonchisciotte.org potrà essere considerato responsabile per commenti lesivi dei diritti di terzi.

La redazione informa che verranno immediatamente rimossi:

Messaggi che entrano automaticamente in coda di moderazione per essere approvati prima di pubblicarli o vengono sospesi dopo la pubblicazione:

Nota: se un commento entra in coda di moderazione (e quindi non appare immediatamente sul sito), è inutile e dannoso inviare di nuovo lo stesso commento, magari modificando qualcosa, perché, in questo caso, il sistema classifica l’utente come spammer e non mostra più nessun commento di quell’utente.
Quindi, cosa si deve fare quando un commento entra in coda di moderazione? bisogna solo aspettare che un moderatore veda il commento e lo approvi, non ci sono altre operazioni da fare, se non attendere.

Per qualsiasi informazione o comunicazione in merito, scrivere alla redazione dal modulo nella pagina dei Contatti

Una persona può avere un solo account utente registrato nel sito.

Commentare con utenti diversi è una pratica da trolls e vengono immediatamente bannati tutti gli utenti afferenti ad un’unica entità, senza preavviso.

SANZIONI IN CASO DI VIOLAZIONE DEL REGOLAMENTO STABILITE DALLA REDAZIONE CDC:

1) Primo avviso da parte del moderatore (in rappresentanza della redazione) e cancellazione del commento.

2) Secondo avviso da parte del moderatore (in rappresentanza della redazione) e conseguente ammonizione: l’account del commentatore verrà sospeso temporaneamente per 72 ore previo avviso individuale

3) Terzo avviso da parte del moderatore (in rappresentanza della redazione) e conseguente blocco dell’account con l’impossibilità permanente di accedere al portale web

Consigliamo caldamente di leggere anche la pagina delle F.A.Q. le domande frequenti e la nostra Netiquette

La Redazione

 

I piu' letti degli ultimi 7 giorni

I piu' letti degli ultimi 30 giorni

I QUATTRO SCENARI A CUI L'ITALIA IN CRISI VA INCONTRO

blank
A cura di Davide
Il 13 Agosto 2012
90 Views

DI ANTONIO COSTATO
lindipendenza.com

In molti sperano che il punto di rottura si consumi con una Rivoluzione. Catalizzatore potrebbe essere un evento traumatico come il gesto di qualcuno dei molti decisi a tutto che realizzi che con un suicidio si occupano le pagine dei giornali mentre con un omicidio politico quelle dei libri di storia. Ed è effettivamente possibile che la serie di gesti estremi di cui si legge in questi mesi conosca un crescendo di tale fatta, e magari una teoria di emuli a seguire.Tuttavia non sono convinto in Italia si arriverà mai ad una Rivoluzione. Per due motivi.

Il primo è che non esiste una tradizione in questo senso. Mai nei secoli in Italia è stata fatta una Rivoluzione. Gli ultimi moti di cui si ricordi che hanno investito l’establishment capitolino al punto da metterne in pregiudicato la continuità risalgono all’epoca di Menenio Agrippa, 2500 anni fa.

Roma quella volta se la cavò per un pelo e il popolo fu calmato negli umori non solo dalle chiacchiere del console e dal suo famoso apologo ma dall’adozione di una politica sociale che salvaguarderà la capitale nei secoli, quella del panem et circenses. Anche nei momenti più bui, come peraltro sono i nostri giorni, i palazzi romani sono protetti da una fascia di pasciuti notabili e di popolino al quale non viene fatto mancare di che vivere e divertirsi. E così perfino la Roma del 2012 quella degli Alemanno e dei Patroni Griffi, per capirci, non conosce cassintegrati e i drammi legati alla mancanza di lavoro e alle nuove povertà che vediamo altrove. Leggi di spesa estemporanee, adozione di provvedimenti speciali, deroghe, accettazione di situazioni tra le meno giustificabili in ossequio del quieto vivere, sono la regola.

Difficile quindi immaginare una Presa del Quirinale o cose simili come già accadde invece per la Bastiglia o il Palazzo d’Inverno. Chi ha provato a marciare su Roma con il proposito di cambiarla ha sempre fallito. Una sorta di muraglia di impiegati pubblici e beneficiari in grande e piccolo dello status quo protegge i centri di potere. E chi ha creduto di essere arrivato a conquistare Roma per il solo motivo di averne varcato le mura e occupato fisicamente i palazzi si è ritrovato poco dopo conquistato e mutato a sua volta o paralizzato nella sua azione dalla gelatina della capitale che anche sui più convinti ha lo stesso effetto prodotto dall’ambra su quegli insetti di ere geologiche primordiali che troviamo nei musei di scienze naturali immobili all’interno di una goccia colatagli senza accorgersene addosso. Il secondo motivo che mi convince dell’improbabilità di uno scenario di questo tipo è l’impossibilità di raccogliere attorno al progetto una élite, che sempre ci deve essere per dare corso ad una Rivoluzione intesa in senso classico.

Il controllo a cui siamo tutti sottoposti attraverso strumenti di identificazione continua degli spostamenti, degli acquisti, delle frequentazioni (sino agli accessi alle informazioni) impedisce che si creino gruppi sovversivi così come accadde negli anni ’70 del secolo scorso o andando indietro nel tempo negli anni ’20 e ’30 o prima ancora all’epoca del cosiddetto Risorgimento. Il fatto che una Rivoluzione di stampo classico sia improbabile non sta però a significare che in Italia non ci saranno dei cambiamenti. L’esperienza del déjà vu fa immaginare numerose ipotesi di evoluzione della situazione. Assunto che il patto che tiene unito territori e classi sociali è da riscrivere e che la nuova stesura non potrà che avvenire attraverso un percorso naturale, e non necessariamente semplice e senza traumi (e non certo per la mano di qualche altro Uomo della Provvidenza partorito dal sistema stesso), gli scenari ai quali andremo incontro sono molteplici. Ed il materializzarsi di uno non esclude l’altro.

Un primo è quello di tipo Giapponese. Il blocco sociale dominante non molla, le giovani generazioni non si sostituiscono alla gerontocrazia per mancanza di coraggio o per la mancanza oggettiva di numeri causata dal calo demografico. Il paese si consuma senza traumi ma lentamente, come una candela. Con l’agonia allungata da nuove scuse per rimandare sine die le riforme e aumentare la spesa pubblica come gli eurobond, i project bond, la golden role, ecc.. Si fanno autostrade che nessuno percorre, un piano di edilizia scolastica per un paese con l’età media di 43 anni e così via. Fino alla fine.

Il secondo scenario è quello di tipo Greco. Il debito pubblico diventa ingovernabile per l’incapacità di applicare il rigore in quella parte del paese che è da sempre fuori controllo e magari perché saltano fuori buchi fino a ieri nascosti, negli enti locali, nelle partecipate pubbliche, nelle banche, nella previdenza, nei “conti d’ordine” dello Stato (ricordiamo che il mercato stima il Tesoro abbia sottoscritto derivati sulle proprie emissioni per 300 miliardi di euro e che gli stessi abbiano oggi un market to market negativo di oltre 30). Tra quanto ho appena citato e i famosi 100 miliardi di debiti tra Pubblica Amministrazione e Fisco e il calo del numeratore effetto della recessione salta fuori che il nostro debito consolidato non è del 120% ma del 130% o 140% rispetto al PIL e la comunità finanziaria ci induce alla ristrutturazione non prima di averci imposto una cura sul modello di Atene. Va precisato che la comunità finanziaria si sta preparando ad un evento del genere e da mesi sta scaricando sulle nostre banche il peso del debito pubblico italico del quale oramai detiene solo poco più del 30%.

Un terzo scenario è quello di tipo Argentino. La morsa di debito e manovre per contenere e rimborsare lo stesso diventa insostenibile e si decide di non onorare gli impegni e di uscire dall’euro. Si torna alla lira (con la corallizzazione dei conti correnti e un rapporto Lira /Euro che il primo giorno magari arriverà a 4000:1 o 2:1 se, per ragioni di praticità, si adotterà un nominale uguale alla moneta unica) felici di esserci liberati del giogo del rigore pur nella consapevolezza di venire espulsi dalla comunità finanziaria globale e vederci interdetta la possibilità di emettere debito sino a che il mercato si dimenticherà del nostro default. La qual cosa non è necessariamente un male, specie se si ha già introdotto l’obbligo di pareggio in Costituzione (N.B. anche se resta da capire come si farà ad uscirne senza soia, senza petrolio e con da esportare solo manufatti e idee).

Un quarto scenario comprende la scomposizione del paese. La storia racconta di una penisola che nei millenni è stata un coacervo di popoli retti in forma autonoma o etero governati, ma sempre per ambiti territoriali distinti (pensiamo a quanto successo prima e dopo la caduta di Roma, alla lunga stagione del medioevo, al Rinascimento o al sistema di signorie e regni sino all’Unità). Le diversità culturali che ancora il paese mantiene, la differente scala di valutazione delle priorità e necessità che si coltivano dalle Alpi alla Sicilia, gli orgogli e le rivendicazioni mai sopite e il clima di reciproche accuse che sempre si crea nei momenti in cui non ce n’è abbastanza per tutti, potrebbero aprire uno scenario che non chiamerei Jugoslavo, e neppure Cecoslovacco, ma piuttosto Cavouriano. Cavour, come peraltro Cattaneo, riconosciuta l’opportunità di creare un ambito il più vasto possibile, considerava come confacente alla situazione della penisola una organizzazione statuale di tipo Confederale.

All’epoca si ragionava di tre stati, Nord, Stato Pontificio e Mezzogiorno. Con una (debole) rappresentanza nazionale affidata, per comprensibili ragioni, al Capo dello Stato 183 Come andrà a finire Pontificio. Oggi potremmo immaginare un certo numero di macro regioni con in comune la politica estera, la difesa e poco altro ma con conti separati e forse anche divisa di riferimento. Difficile immaginare infatti un Nord Est che si allontani dall’euro e dall’Europa per condividere le sorti del sud. E altrettanto difficile è immaginare il Mezzogiorno che si adatti al rigore teutonico, inutile per gli obiettivi di benessere che i suoi cittadini inseguono e che tutto sommato hanno da sempre avuto alla portata senza sottostare a modelli comportamentali imposti dal nord e che non solo non hanno funzionato ma hanno distrutto quel tanto di buono che nei secoli si era costruito se è vero (e lo è) che l’uomo si è inurbato e ha prosperato prima e molto più a lungo a Siracusa che nel Magdeburgo.

*Testo tratto da Round Trip, scaricabile qui

Antonio Costato
Fonte: www.lindipendenza.com
Link:http://www.lindipendenza.com/i-quattro-scenari-a-cui-litalia-in-crisi-va-incontro/

13.08.2012

via rischiocalcolato.it

ISCRIVETEVI AI NOSTRI CANALI
CANALE YOUTUBE: https://www.youtube.com/@ComeDonChisciotte2003
CANALE RUMBLE: https://rumble.com/user/comedonchisciotte
CANALE ODYSEE: https://odysee.com/@ComeDonChisciotte2003

CANALI UFFICIALI TELEGRAM:
Principale - https://t.me/comedonchisciotteorg
Notizie - https://t.me/comedonchisciotte_notizie
Salute - https://t.me/CDCPiuSalute
Video - https://t.me/comedonchisciotte_video

CANALE UFFICIALE WHATSAPP:
Principale - ComeDonChisciotte.org

Notifica di
47 Commenti
vecchi
nuovi più votati
Inline Feedbacks
View all comments

FORUM DEI LETTORI

RSS Come Don Chisciotte Forum – Argomenti recenti

  • La forza della debolezza 30 Novembre 2024
    Ultimamente non ho partecipato molto nel forum. Spesso era semplicemente della serie "chi tace acconsente". Altre volte, pur avendo l'impulso di postare qualcosa, sentivo di non avere le ide...
    INTP
  • Ansia di Verità e Tormento dell'Animo 30 Novembre 2024
    AAh, se le cose fossero chiare fin dal principio ! Il centro della comunicazione, ciò che ha di più e di meglio da dire è il cuore NON il cervello, quindi il centro (di tutto) è il cuore......
    GioCo
  • Amnesty International---Palestina, Manifestazione del 5 ottobre a Roma: gravi violazioni dei diritti umani (da parte delle Forze dell' Ordine n.d.r.) 28 Novembre 2024
    Amnesty International Italia ha pubblicato oggi una ricerca che esprime profonde preoccupazioni per le violazioni dei diritti umani, compresi i diritti alla libertà di espressione e di riuni...
    marcopa
  • MILANO BRUCIA 27 Novembre 2024
    Come ea facile prevedere e come ho segnalato io in molti commenti su questo sito la bufala (meglio : Lebenslüge) dell'integrazione degli immigrati si è rivelata nella sua cruda realtà anche ...
    PietroGE
  • Come Out Ye Black And Tans 27 Novembre 2024
    Per il vostro diletto, vi propongo un'altra stupenda interpretazione di Colm McGuinness di una delle più belle canzoni dell'IRA, dedicata in tono di sfida a una milizia paramilitare protesta...
    BrunoWald


blank