DI HICHAM HAMZA
Panamza.com
Perché il governo aveva tolto l’auto della polizia di guardia davanti a CHARLIE HEBDO?
INFO PANAMZA. Poco tempo prima dell’attentato del 7 gennaio scorso, Manuel Valls (il primo Ministro) e Bernard Cazeneuve (il Ministro dell’Interno) avevano allentato la protezione della polizia su Charlie Hebdo, nonostante le nuove minacce ricevute ed attribuite ad Al-Qaida.
Maggio 2013: Stéphane Charbonnier, detto Charb, direttore responsabile di Charlie Hebdo e cittadino sotto la protezione della polizia a partire dal misterioso incendio del novembre 2011 [1], era stato oggetto di nuove minacce attribuite ad Al-Qaida dello Yemen e ripetute tramite una pseudo-rivista chiamata Inspire [2].
Autunno 2014: il Ministero dell’Interno che è a capo del Service de la protection (responsabile della sicurezza delle personalità) mette fine alla presenza permanente di due poliziotti davanti all’ingresso della sede di Charlio Hebdo, situata, dal 1° di luglio, al n. 10 di rue Nicolas Appert. Google Maps, in una fotografia che data del mese di agosto, ha ripreso casualmente un’immagine dell’auto della polizia.
Nella serata di giovedì 8 gennaio, all’indomani dell’attentato perpetrato contro la redazione del settimanale, Jeannette Bougrab, ex segretaria di stato del governo Fillon (François Fillon, tre volte primo ministro durante la presidenza di Nicolas Sarkozy, NdT), vicina ad una organizzazione ultra-sionista americana, esponente del movimento islamofobo “esagonale”[3] e compagna di Charb[4], era l’invitata di BFM TV.
Intervistata da Ruth Elkrief, ha raccontato quello che ha vissuto dopo l’annuncio del dramma di Charlie Hebdo.
Al minuto 1’ 22’’, la signora ha ricordato un particolare inquietante:
“Era stata rimossa una protezione stabile (l’auto della polizia) davanti a Charlie Hebdo che, forse, avrebbe forse potuto evitare il dramma”.
Venerdì 9 gennaio, nel programma mattutino di Europe 2, Laurent Léger, giornalista investigativo di Charlie Hebdo scampato alla strage è stato intervistato a questo proposito da Thomas Sotto (il conduttore del programma, NdT).
Domanda di Sotto (che, peraltro, confonde due apparizioni televisive di Jeannette Bougrab, una a BFM TV, l’altra su TF1):
“Jeannette Bougrab ha dichiarato ieri sera, al telegiornale delle ore 20 di TF1, che il dispositivo di sicurezza di Charlie Hebdo, era stato allentato da qualche settimana. Questo le risulta, oppure no?”
La risposta di Legér (udibile a partire dal minuto 5’55):
“Effettivamente non c’era più l’auto di sorveglianza davanti al giornale”.
Il giornalista aggiunse subito dopo la sua opinione personale: secondo lui, la presenza dell’auto della polizia non avrebbe impedito ai terroristi di eseguire il loro progetto.
Non è detto: due poliziotti armati e pronti a reagire nel caso dell’arrivo dei 2 terroristi con il passamontagna avrebbero potuto ritardare l’operazione, se non addirittura scongiurarla. A maggior ragione, se erano in contatto radio con il poliziotto Franck Brinsolaro, presente nella sala di redazione a fianco di Charbonnier e anche lui morto nella strage.
Franck Brinsolaro: da me incrociato sullo stesso marciapiede, lo scorso autunno, mentre ero di passaggio nel quartiere sede del giornale per un pranzo a Parigi. In compagnia di un collega, scortava il duo Charbonnier – Léger, due metri indietro, in rue Amelot. In qualità di lettore di lunga data di Charlie Hebdo ed ex collega di Léger sul sito internet di Bakchich[5], avevo immediatamente riconosciuto i due giornalisti.
Come i poliziotti di guardia davanti alla sede del giornale, Brinsolaro faceva parte del Service de la protection (ex SPHP, Services de Protéction des Hautes Personnalités) diretto da Frédéric Auréal.
FOTO 12
Quest’ultimo, nominato a luglio 2012 da Manuel Valls (allora Ministro dell’Interno), è stato recentemente promosso (con decreto in data del 22 dicembre scorso) “Ispettore generale dei servizi attivi della polizia nazionale”.
Due peculiarità dell’uomo – considerato vicino a Manuel Valls – alla testa dell’SDLP (Service de la protection):
a) L’ostilità espressa nei suoi confronti dai suoi sottoposti, innervositi da missioni di protezione giudicate eccessive o inutili (come è il caso emblematico del deputato franco – israeliano Meyer Habib).
b) La sua vicinanza a Sammy Ghozlan, ex poliziotto, vice presidente del Concistoro ebraico di Parigi, membro del B’naï Brith, mentore d’Hassen Chalghoumi e militante ultra sionista appoggiato dai buoni uffici del Crif (Conseil Représentatif des Institutions juives de France).
Il 12 giugno 2010, Brice Hortefeux, allora Ministro dell’Interno, nomina Sammy Ghozlan Cavaliere della Legion d’onore.
Nel dicembre 2013, in compagnia della magistrata Sylvie Moisson (allora titolare dell’inchiesta sull’affare Bourarach[6]), Frédéric Auréal ha partecipato ad una serata privata organizzata da Ghozlan in onore del nuovo Prefetto del Dipartimento Seine – Saint – Denis e a nome della comunità ebraica del dipartimento medesimo.
Riassumiamo: nonostante le nuove minacce attribuite ad Al – Qaida manifestate nel maggio 2013, la protezione della Polizia su Charlie Hebdo, iniziata alla fine dell’anno 2011, è stata allentata, un anno e mezzo più tardi, in un punto vitale: l’entrata nell’edificio dentro il quale la redazione si era insediata al secondo piano, dietro una porta blindata e bloccata con un codice. I responsabili di questa decisione dalle tragiche conseguenze nelle settimane che hanno seguito sono: Manuel Valls (Primo Ministro), Bernard Cazeneuve (Ministro dell’Interno) e Frédéric Auréal, (responsabile dell’SDLP).
Resta ancora da sapere se i media Mainstream (tradizionali, nel testo originale), oramai ipnotizzati all’unisono “dalla grave crisi che attraversa la Francia da tre giorni” (per riprendere le parole di Laurence Ferrari su I-Télé), chiederanno ai tre uomini parte in causa di renderne conto oppure continueranno a realizzare il cattivo remake in corso dell’ “union sacrée”[7] degli americani all’indomani della mistificazione dell’11 settembre.
HICHAM HAMZA
Fonte: www.panamza.com
Link: http://www.panamza.com/090115-charlie-police
09.01.2015
I TERRORISTI DI CHARLIE HEBDO HANNO CAMBIATO L’AUTO DAVANTI AD UN LOCALE UTILIZZATO DALL’ESERCITO ISRAELIANO.
INFO PANAMZA. Al momento della loro fuga, gli autori dell’attentato del 7 gennaio scorso avrebbero rubato una vettura davanti ad un negozio collegato al Ministero israeliano della Difesa. Rivelazioni.
E’ una delle fasi più misteriose della giornata del 7 gennaio: cos’è successo esattamente, intorno a mezzogiorno, in rue de Meaux?
Ecco quello che dichiarava il giorno stesso François Molins, Procuratore della Repubblica di Parigi e conferenziere del movimento sionista nell’Exagone:
I terroristi coinvolti sarebbero stati in numero di tre, secondo la testimonianza di una persona con la quale avrebbero avuto un incidente, poi avrebbero proseguito la loro strada verso il nord di Parigi tamponando violentemente un veicolo Volkswagen Touran, in piazza del colonnello Fabien, nel XIX° arrondissement, ferendo la guidatrice.
(I terroristi) avrebbero allora tentato di proseguire per la loro strada ma dovettero ad un certo punto abbandonare precipitosamente la loro auto all’altezza di rue de Meaux e quindi aggredire il guidatore di un veicolo con il marchio della Clio. S’impadronivano del veicolo e…con questo prendevano la fuga.
Numerose immagini dell’auto ritrovata e del quartiere occupato dalla polizia sono state diffuse dalla stampa nazionale.
Nella fotografia qui sopra, si può distinguere, di fronte all’auto, un negozio con dei tavolini all’aperto e una saracinesca metallica parzialmente abbassata. Si tratta di un ristorante – pasticceria cacher[8] chiamato Patistory e situato al n. 45 di rue de Meaux.
La particolarità del luogo? Patistory è uno dei sette “punti vendita” in tutta la Francia predisposti per la serata di gala annuale dedicata all’esercito israeliano e organizzata dall’associazione Migdal[9].
Nel 2008, dei membri del gruppo France – Palestine Solidarité (Francia – Palestina Solidarietà) avevano fischiato il servizio d’ordine della serata di gala: La lega di difesa ebraica.
Action antisioniste paris bataclan di chrisdenhond
Dichiarata il 16 gennaio 2011, alla Prefettura di Parigi, Migdal sarebbe stata fondata nel 1984 secondo il suo presidente David Bittan.
Intervista a David Bittan, Presidente di Migdal.
Alain Sayada: David Bittan, voi siete il Presidente dell’associazione MIGDAL. Potete descriverci brevemente l’attività della vostra associazione?
David BITTAN: MIGDAL è stata creata nel gennaio del 1984, e quindi oggi ha 27 anni. E’ una delle rare associazioni al 100% francese rivolta al 100% verso Israele. Tutte le nostre azioni, le nostre raccolte di fondi, i nostri doni sono diretti verso i nostri fratelli israeliani.
AS: Può farci qualche esempio?
DB: Certamente, l’invio di 450 giubbotti antiproiettili speciali per i bambini nelle zone a rischio, l’invio di numerose tonnellate di vestiti per le famiglie in difficoltà, l’invio di materiale medico e paramedico per delle associazioni specifiche, la costruzione di un GAN[10] per i bambini in memoria della piccola Shalevet Paz a Hebron, l’organizzazione di numerosi viaggi di solidarietà in Israele, e anche durante i momenti più difficili dell’Intifada, la creazione del G2PI (Associazione per la Promozione dei Prodotti Israeliani) che si è battuta contro il boicottaggio dei prodotti d’origine israeliana e per la loro promozione, l’organizzazione del villaggio “Kahol Lavan” blu – bianco alle ultime 12 ore per Israele, la creazione dell’operazione MAGUEN YEROU – CHALAIM, piattaforma d’aiuto e di riadattamento per i bambini e gli adolescenti toccati dal terrorismo a Gerusalemme, la creazione di un sito Internet www. Migdal.org che denuncia con umorismo i detrattori di Israele, la consegna di più di 500 “pacchi d’amore” per i soldati del Tsahal delle unità combattenti ed infine la rappresentanza ufficiale in Francia delle guardie frontaliere israeliane: i MAGAV (acronimo di Mishmar Hagvoul).
AS: perché scegliere i MAGAV?
DB: I MAGAV passano la maggior parte del loro tempo a combattere il terrorismo e a impedire gli attentati suicidi; è una lotta ostinata, senza compromessi, una specie di guerra anonima, senza pubblicità e senza gloria. Sovente a scapito della loro stessa vita, i MAGAV della popolazione civile israeliana. Il loro fine supremo è di assicurare la sicurezza degli abitanti ebrei ed arabi dello stato d’Israele. Come la popolazione israeliana, i MAGAV sono costituiti per il 10% da musulmani drusi, per il 5% da cristiani e il resto da ebrei.
AS: come si possono definire questi soldati?
DB: L’apertura mentale, il dono di se stessi, lo spirito di cameratismo e la comprensione fra le diverse comunità sono gli ingredienti delle robuste fondamenta dello spirito di corpo di questa unità. Tutti questi fattori garantiscono il successo nello svolgimento delle loro numerose e difficili missioni.
AS: Il dono di se stessi non è una parola vana in questa unità?
DB: In effetti quanti aneddoti infelici vi potrei citare, dove dei giovani soldati di 18 o 20 anni hanno fatto scudo con il loro corpo davanti a dei kamikaze islamisti per salvare la vita dei civili.
AS: Voi quindi rendete loro omaggio come si deve?
DB: Noi siamo l’unico loro rappresentante nel mondo. Noi organizziamo tutti gli anni un concerto in loro onore, a Parigi.
AS: Cosa offrite a questi soldati oltre a queste serate?
DB: A tutt’oggi 16 sinagoghe, più di 250 paia di filatteri, dei Moadon; sale di riposo, sale per lo sport, il rifacimento completo dei letti di alcune basi, la sistemazione di un Beth Ayal a Tiberiade, la creazione di un centro di formazione con aule, sale multimedia, Bed & Breakfast, la presa in carico di soldati in grave difficoltà finanziarie…
AS: Quali sono gli altri interessi di MIGDAL?
DB: Dei viaggi contro la perdita della memoria ad Auschwitz con dei soldati in divisa militare, discendenti di deportati, dei viaggi regolari in Israele, la preparazione di 20.000 “pacchi d’amore” per i soldati, un’attività più importante per la lotta contro l’antisemitismo e il suo corollario l’antisionismo e, ovviamente, la lotta contro il boicottaggio di Israele e dei suoi prodotti.
AS: Ma che cos’è che spinge i volontari di MIGDAL?
DB: La sola ricompensa e la sola retribuzione che conta per i miei volontari e me stesso: il sorriso sul viso di un bambino o di un soldato.
La doppia singolarità di questa associazione estremista ma riconosciuta dallo Stato francese: il suo atteggiamento ultra sionista accompagnato dal suo corollario, un razzismo antiarabo come illustra il loro ultimo clip, messo in rete l’estate scorsa.
Nessuna sorpresa quindi che i responsabili di Patistory possano partecipare con Migdal, all’organizzazione di una serata di gala a sostegno di un’armata d’occupazione responsabile di crimini di guerra. In agosto, la coppia alla testa del ristorante, Martine Bismuth Bellaïche e Patrick Bellaïche erano stati casualmente sollecitati da una giornalista americana. Il tema del suo articolo pubblicato da The Christian Science Monitor: l’attitudine della comunità ebraica francese di fronte agli ultimi bombardamenti israeliani di Gaza.
Dopo avere rivendicato la loro partecipazione alle manifestazioni pro – israeliane, i Bellaïche hanno quindi confessato la loro “speranza” di andare presto a vivere “in Israele”.
Sette anni prima, la cinepresa di canale NRJ12 aveva immortalato – casualmente – la coppia sul luogo di lavoro: l’animatore Arturo era venuto a offrire loro dei biglietti per il suo spettacolo.
Riassumiamo: dei jihadisti – terroristi – antisemiti presunti (di cui uno dei “tre” è “evaporato” durante la fuga) si dirigono verso il quartiere dove vive la più importante comunità ebraica di Francia e decidono allora di cambiare il veicolo “rubato” davanti ad un negozio casher gestito da una coppia – ultra sionista che collabora con il Ministero della Difesa israeliano.
A questa situazione contraddittoria, si aggiunga l’opacità del copione politico mediatico relativo allo svolgimento dei fatti in rue de Meaux.
Oltre alla versione sbrigativa del Procuratore della Repubblica (citato precedentemente), disponiamo di sei testimonianze piuttosto confuse o approssimative per tentare di ricostruire quello che è successo.
1. La prima testimonianza è la sola ad essere identificata con nome e cognome. Il sito 20 Minutes ha raccolto le affermazioni di Cédric Le Béchec, agente immobiliare dichiarante di essere “uscito dal n. 45 di rue de Meaux, dopo un appuntamento”. Curiosa coincidenza: l’indirizzo indica un immobile di sei piani adiacente al Patistory, la cui porta d’ingresso si trova al punto di arrivo dei terroristi. Che cosa ci racconta Cédric?
“Una vettura nera era ferma in mezzo alla strada. Due grandi neri (“blacks”, nel testo originale, NdT) vestiti alla maniera militare erano usciti, di cui uno con un lancia – razzi. Hanno fatto uscire un uomo da una vettura che stava dietro. E sono saliti dicendo “Voi direte ai Media che è stata Al Qaida dello Yemen”.
Dei “neri”? Questo testimone, che Panamza ha tentato di raggiungere invano, è il solo a evocare questo elemento informativo. Precisazione: non può avere confuso il colore della pelle con quello delle tute mimetiche perché altri testimoni riporteranno che i fuggitivi non portavano il passamontagna.
2. L’Agenzia France – Presse ha diffuso la testimonianza di un residente anonimo che usciva dal café – bar Le Dauphin, situato ad una decina di metri. “Quello che mi ha colpito, erano gli anfibi. Quei tipi hanno fatto scendere un vecchio dalla sua auto e sono ripartiti verso Porte de Pantin.”
3 4. Un cameramen del sito internet Le Parisien ha ottenuto la testimonianza di due giovanotti con i volti sfocati: “Allora, il veicolo ha percorso la rue Sadi – Lecointe. Sono usciti con dei Kalachnikof e hanno gridato “Allah è con noi”. Hanno preso l’altro veicolo e sono ripartiti verso Porte de Pantin, apparentemente”. Secondo testimone: “Hanno fatto scendere la persona che era nella vettura dietro, hanno detto “Lascia l’auto e di ai giornalisti che dicano “Al Qaida in Allah”.
Attentat à Charlie Hebdo : «Ils ont crié Allah… di leparisien
5. Un “residente”, non identificato e intervistato da TF1 ha riferito che suo fratello che avrebbe preferito non testimoniare “a viso scoperto per timore di rappresaglie” dichiara di avere visto la scena ai punti 3 e 4. Un estratto: “Ha visto semplicemente due individui che hanno aggredito un vecchio che era giusto dietro…Non avevano più il passamontagna in quel momento.”
Charlie Hebdo: I terroristi hanno “chiesto gentilmente” se potevano prendere la sua vettura su WAT.tv.
6. L’ultimo testimone è il più importante: si tratta dell’uomo la cui vettura sarebbe stata rubata dai terroristi. La sua intervista è stata ottenuta e diffusa su Europe 1 due giorni più tardi. “Il guidatore esce dall’auto, armato di una pistola mitragliatrice. Non erano più mascherati…Assomigliavano agli individui che avete visto (nelle foto diffuse). Salvo che in quel momento erano in tenuta paramilitare con le armi in mano. “Partendo, mi hanno detto: “Casomai, tu parlassi…insomma, se i media ti intervistano, tu dirai: “E’ Al-Qaida dello Yemen”.
TEMOIGNAGE EXCLUSIF – “Tu diras que c’est Al… di Europe1fr
La radio, fondata dal Franco – Israeliano Jean Frydman omette di riportare un dettaglio intrigante. L’uomo che si è ritrovato accidentalmente dietro i terroristi incontrava ogni mattina due delle loro vittime: i caricaturisti Cabu e Wolinski presso i quali esercitava la sua professione di venditore di giornali. Meglio ancora: era loro “amico” se si vuole credere alla sua intervista ugualmente diffusa due giorni dopo l’attentato dal settimanale Paris Match.
Altro dettaglio curioso: questo sessagenario lascia intendere che la sua baruffa si sarebbe svolta “all’angolo di rue Simon Bolivar con avenue Mathurin Moreau”. Confusione geografica del testimone o cattivo ascolto del giornalista? Il luogo indicato non corrisponde alla zona del n. 45 di rue de Meaux dove è stata ritrovata la vettura dei terroristi.
Solo la visione della zona ripresa da una videocamera situata esattamente in quest’angolo permetterebbe di dissipare l’incertezza.
Una cosa è comunque certa: prendere l’avenue Mathurin Moreau (venendo da piazza Colonel Fabien), poi l’avenue Simon Bolivar per infilarsi in rue Sadi – Lecointe permette di sbucare direttamente al n. 45 di rue de Meaux, giusto a destra del Patistory, giusto a sinistra del discreto passaggio della Brie.
Angolo della rue Sadi – Lecointe e dell’avenue Simon Bolivar
Il n. 45 di rue de Meaux, di fronte a rue Sadi – Lecointe
Vantaggio raro di questo settore parigino: l’assenza totale, nonostante la forte densità abitativa, di qualsiasi videocamera di videosorveglianza.
A conclusione di questo articolo, vediamo di riassumere questo singolare groviglio di avvenimenti: dei presunti jihadisti – terroristi – antisemiti si danno alla fuga in direzione del quartiere dove vive la più importante comunità ebraica di Francia, abbandonano il loro mezzo davanti ad un negozio casher gestito da una coppia ultra sionista che collabora con il Ministero Israeliano della Difesa e rubano a viso scoperto, secondo dei testimoni anonimi, l’auto di un venditore di giornali non identificato e legato a due delle loro vittime.
Segnaliamo infine un’ulteriore considerazione, ma che fa riflettere: nessuno dei Media MainStream (tradizionali, nel testo originale) ha riportato la testimonianza dei gestori di Patistory. Una tale lacuna mediatica è quantomeno stupefacente: un ristorante, per forza di cose frequentato da clienti all’ora di pranzo, che è stato al centro di una successione di avvenimenti storica (la seconda fuga dei terroristi di Charlie Hebdo), ma la cui esperienza diretta è totalmente stata ignorata da parte dei giornalisti audiovisivi. Contrariamente alle abitudini ricorrenti in casi simili, quest’ultimi non hanno giudicato importante, cinepresa sulla spalla, raccogliere le testimonianze dei ristoratori e dei loro clienti, pertanto testimoni chiave di quanto accaduto.
Ciliegia sulla torta: questo strano basso profilo è stato ugualmente impiegato dai diretti interessati: sulla pagina Facebook di Patistory, nessun accenno a quanto è successo il 7 gennaio. Solo poche righe di solidarietà a Charlie sono state messe sulla pagina.
L’oscuro affaire Charlie Hebdo non ha probabilmente detto la sua ultima parola.
A voi, lettori e cittadini, il compito di rompere la doppia omertà francese degli affaires Fredou e Patistory.
Più che mai, non lasciatevi intimidire dal nuovo pensiero unico che si manifesta nei processi deliranti in stregonerie complottiste, intentati da apprendisti censori e dai loro utili idioti.
Diffondete l’informazione.
Fonte: www.panamza.com
Link: http://www.panamza.com/310115-charlie-israel-patistory
31.01.2015
“COINCIDENZA”: IL PROPRIETARIO D’HYPER CACHER[11] AVEVA CEDUTO LA SUA AZIENDA “UN GIORNO PRIMA” LA PRESA DEGLI OSTAGGI.
INFO PANAMZA. Un quotidiano americano riporta incidentalmente un fatto sconcertante: Michel Emsalem, presidente fondatore e azionista unico del gruppo Hyper Cacher, aveva ceduto la sua partecipazione alla vigilia dell’attentato. Otto mesi prima, aveva anche trasferito la sua famiglia a New York per motivi di sicurezza.
Strana disinvoltura della stampa MainStream dell’Esagono: il suo negozio era al cuore dell’attenzione nazionale il 9 gennaio scorso, ma nessun giornalista delle grandi redazioni si è informato sulla sua reazione di fronte agli avvenimenti del giorno.
Il suo nome è Michel Emsalem.
Da tre settimane, un solo articolo della stampa fa un breve riferimento alla sua persona: il 20 gennaio, il sito del Figaro ha consacrato un articolo alla naturalizzazione di Lassana Bathily, l’”eroe dell’Hyper Cacher”. Ecco un estratto:
Tra il pubblico, un uomo, discreto, si dice “molto fiero di essere qui”.
Si tratta di Michel Emsalem, il presidente del gruppo Hyper Cacher che confida al Figaro: “Ho assunto Lassana. Uno dei miei cugini me l’aveva raccomandato. Io assumo molti del Mali nei miei negozi. Lassana è un ragazzo gentile, molto disponibile e con un buon carattere”.
Prima di concludere, solennemente: “Da noi, si dice: “Colui che ha la fortuna di salvare una vita salva l’umanità”.
Questo 20 gennaio, l’uomo è ugualmente apparso in un reportage realizzato dal sito del Comune di Parigi. Lo si può scorgere (al 5° secondo del video qui sotto) mentre saluta il sindaco di New York venuto in raccoglimento davanti al suo negozio di Vincennes dove era avvenuta la presa degli ostaggi, undici giorni prima.
Revivez la journée de Bill de Blasio à Paris en… di mairiedeparis
I conoscitori del movimento sionista nell’Esagono potranno ugualmente scoprire, al 20° secondo, la curiosa complicità sorridente, in questi giorni di lutto, di Patrick Klugman, vice sindaco di Parigi, e Gil Taïeb (vice – presidente del Crif).
Fondato nel 1992, il gruppo Hyper Cacher dispone di un negozio a Vincennes dal 2010. Fondatore e presidente del gruppo e delle sue filiali: Michel Edmond Mimoun Emsalem, nato il 18 gennaio 1965. Da notare che l’uomo è ugualmente alla testa della società finanziaria Emsalem, creata nel 1982 e disponente di un capitale di 2,5 milioni di Euro.
Il 21 gennaio, all’indomani della visita parigina del sindaco di New York, un quotidiano americano, il New York Post, ha riportato una singolare notizia: “Il PDG (Presidente e Direttore Generale) del negozio casher ha mandato la sua famiglia a New York come reazione all’ondata di antisemitismo a Parigi”.
I giornalisti del tabloïd sono stati visibilmente i soli a voler raccogliere la testimonianza di Michel Emsalem e di sua moglie. Il proprietario d’Hyper Cacher afferma inoltre che le sue figlie, insediate con la madre a New York da aprile 2014 sono “molto più al sicuro”. L’uomo che afferma di pensare di raggiungere ben presto la sua famiglia, ha inoltre dichiarato di “avere, per coincidenza, ceduto la sua partecipazione nel gruppo Hyper Cacher un giorno prima dell’attacco”. Ulteriore dettaglio riportato dal New York Post: rimane comunque il PDG del gruppo.
Una doppia precisazione: Hyper Cacher è una società d’azioni semplice a socio unico. Hyper Cacher a Vincennes è ugualmente di proprietà dello stesso azionista unico: Michel Elsalem.
Altro elemento d’informazione da sottolineare: pur mediamente redditizia, Hyper Cacher era sempre più indebitata in questi ultimi anni. E non a caso: la crescita folgorante dell’emigrazione degli ebrei in Israele, soprattutto nel 2014, suscita inevitabilmente, a medio termine, un calo del fatturato per i commerci con la comunità ebraica,
La presa degli ostaggi del 9 gennaio, accompagnata dall’incoraggiamento di Netanyahou a partire per installarsi in Israele, dovrebbe accentuare questa tendenza nell’anno a venire.
Sincronicità
Cosa spiega la cessione di Hyper Cacher un giorno prima dalla sua figura emblematica? Mistero.
Una sola cosa è sicura: nella primavera del 2014, Michel Emsalem aveva già valutato necessario cominciare un nuovo corso prima di farlo successivamente cambiando mestiere. Con riferimento alle perdite finanziarie della sua attività provocate dalle imminenti partenze degli ebrei Francesi per l’estero, era tempo, in extremis, di girare pagina.
Cedere la propria attività dopo gli eventi del 9 gennaio (giorno della presa degli ostaggi) avrebbe potuto essere male interpretato.
Fonte: www.panamza.com
Link: http://www.panamza.com/300115-hypercacher
30.01.2015
UNA SEMPLICE COINCIDENZA, UN SEGNO DIABOLICO O UN MESSAGGIO CRIPTATO? A VOI GIUDICARE.
Mercoledì 7 gennaio, verso le 11h30: i terroristi si presentano al n. 6 di rue Nicolas Appert, a Parigi (XI arrondissement), dove si trova il magazzino del settimanale Charlie Hebdo). Capiscono che hanno sbagliato il numero civico perché la sede del giornale è al n. 10 di rue Nicolas Appert ed è li che si dirigono per la mattanza.
Ora attenzione!
Tre ore più tardi, i terroristi mangiano a 130 km. di distanza, al ristorante Quick (una catena di fast food, NdT), situato al…n. 6 di rue Nicolas Appert a Laon (Comune capoluogo del dipartimento dell’Aisne nella regione della Picardie).
Precisazione: su 36.700 Comuni francesi, solamente 73 (lo 0,2%) hanno una via dedicata a Nicolas Appert, l’inventore della conservazione alimentare ermetica.
Fonte: www.panamza.com
Link: http://www.panamza.com/090115-charlie-police
9.1.2015
Tutti e tre gli articoli sono stati scelti e tradotti per www.comedonchisciotte.org da PAOLO
NOTE:
[1] Attentato del 2 novembre 2011. Nella notte tra il 1° e il 2 novembre 2011 la sede del giornale venne distrutta a seguito del lancio di diverse bombe Molotov, appena prima dell’uscita del numero del 2 novembre dedicato alla vittoria del partito fondamentalista islamico nelle elezioni in Tunisia. Sulla copertina del numero in questione sono apparsi una vignetta satirica con Maometto che dice “100 frustate se non muori dalle risate” e il titolo “Charia Hebdo”, gioco di parole tra Sharia e il nome del giornale. Anche il sito internet della rivista è stato bersaglio di un attacco informatico (http://it.wikipedia.org/wiki/Charlie_Hebdo).
[2] http://en.wikipedia.org/wiki/Inspire_%28magazine%29
[3] “L’hexagone” è un termine di uso comune per indicare la Francia perché la conformazione geografica del territorio ricorda vagamente la figura geometrica di un esagono (NdT).
[4] O perlomeno proclamatasi tale perché il fratello di Charb, parlando a nome suo e dei suoi genitori, in una dichiarazione resa a l’Agence France Presse, il 10 gennaio 2015, ha negato l’esistenza di una relazione sentimentale tra il fratello e Jeannette Bougrab (NdT).
[5] https://www.bakchich.info. Un sito Internet di informazione e satira.
[6] http://fr.wikipedia.org/wiki/Affaire_Sa%C3%AFd_Bourarach
[7] http://fr.wikipedia.org/wiki/Union_sacr%C3%A9e_%28mouvement%29
[8] Casher in italiano. Per casher si intende un cibo adatto a essere consumato secondo le regole alimentari ebraiche. Queste regole riguardano, in maggioranza, il consumo di carne.
[9] http://www.migdal.org/
[10] Giardino. Da Gan Eden, il giardino dell’Eden (NdT).
[11] Casher in italiano. Per casher si intende un cibo adatto a essere consumato secondo le regole alimentari ebraiche. Queste regole riguardano, in maggioranza, il consumo di carne.